Oltre 18mila mucche da latte sono morte e una persona è rimasta seriamente ferita a causa di un incendio che nella serata di lunedì 10 aprile ha devastato un grande allevamento dell’azienda casearia South Fork Dairy Farm, nel nord del Texas. Lo sceriffo della contea di Castro, dove si trova il sito dell’incidente, ha dichiarato di aver ricevuto le prime segnalazioni dell’incendio nell’allevamento intorno alle 19.20, ora locale (le 2.20 in Italia).
Secondo le prime ricostruzioni, le fiamme sarebbero divampate in seguito a un’esplosione. Un macchinario utilizzato per aspirare il letame dai recinti degli animali si sarebbe surriscaldato e avrebbe fatto esplodere il metano presente nell’edificio. L’incendio che ne è seguito non ha lasciato scampo alle mucche che si trovavano nei recinti in attesa di essere munte. Si stima che più del 90% delle mucche allevate nello stabilimento sia morto nell’incendio. Altri animali sono sopravvissuti, ma probabilmente moriranno o saranno abbattuti a causa delle ferite riportate.
L’incendio è uno dei peggior incidenti che si sono verificati nel settore degli allevamenti bovini negli Stati Uniti e, secondo il quotidiano Huston Chronicle, potrebbe essere il più letale: gli animali morti nell’incendio rappresentano il 3% di tutte le mucche da latte del Texas, che sono circa 625mila, e poco meno di un terzo delle 59mila della contea di Castro. Non si tratta comunque dell’incendio più mortale in assoluto per il settore degli allevamenti intensivi: secondo l’Animal Welfare Institute, nel 2013 un incendio ha ucciso un milione di galline ovaiole in un allevamento intensivo in Indiana. In totale, negli ultimi 10 anni, negli allevamenti americani il fuoco ha ucciso quasi 6,5 milioni di animali, di cui finora ‘solo’ 7.300 mucche. Ora, al triste conto, si aggiungono le 18mila morte in Texas.
© Riproduzione riservata Foto: Ufficio dello Sceriffo della Contea di Castro
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Questa notizia che avevo già letto qualche giorno fa ,mi ha profondamente toccata, soprattutto dopo aver visto il video annesso con i lamenti strazianti delle mucche bruciate vive durante l incendio …Gli allevamenti intensivi nascono per soddisfare la richiesta di proteine animali per una popolazione sempre in continua crescita .Se in Italia l indice demografico è basso ( e ci rimarrà qualsiasi cosa faccia lo Stato x incrementarlo perché siamo tartassati da una miriade di tasse ) ,in Stati come la Cina o L America con una densità di popolazione molto alta questi mega allevamenti sembrano soddisfare la continua richiesta di carne ,latte e uova.. Forse ,dopo i combustibili fossili ,non esiste nulla di più inquinante x l ambiente come i mega allevamenti intensivi, per non parlare della “sofferenza intensiva” a cui vengono sottoposti gli animali . O
il mondo diventa veg ,o si mangiano meno proteine animali( una volta la carne si mangiava solo alle feste comandate ) ,o si mettono al mondo pochi figli…
Personalmente non vedo altre vie d’ uscita …
Gina con tutto il rispetto, il mondo non può diventare “veg”, perchè chiaramente le bestie soffrono a stare rinchiuse in un allevamento intensivo, ed attenzione, che qui si sta parlando di allevamenti intensivi massicci, tipici degli Stati Uniti a numerosità e disponibilità di cibo, dove il latte per il consumo umano, come i succhi di frutta va venduto al gallone (circa 4 litri) e non al litro, certo che in una società come quella Americana i rischi che capitino certe cose esiste, se pretendi di mettere 25000 vacche da latte concentrate in uno spazio minimo indispensabile capitano anche queste cose, ma non veniamoci a raccontare che possiamo stare senza proteine animali, perchè è falso, non è vero che il mondo può diventare vegano per più motivi:
1) Le piante, subiscono al pari degli animali esattamente le stesse modalità: se vi sono allevamenti intensivi per gli animali, vi sono allevamenti intensivi per le piante, vedi ettari ed ettari destinati a Soia in Argentina o al mais nella pianura Padana;
2) Le piante vengono sempre trattate come essere viventi di serie B, ma esattamente come un vitello si mette a piangere perchè va al macello, anche le piante manifestano il loro malessere: si stressano pure loro, e sono soggette ad una miriade di malattie tipo Oidio, oppure muffe varie, malattie da infestanti tipo la piralide ed avanti di questo passo, e sono tutte manifestazioni di stress, per le quali la pianta si ammala;
3) Il mondo non può diventare vegano per un motivo molto semplice: manca la superficie che consente questo, se volessimo sfamare esclusivamente con matrici vegetali, quindi cereali e piante varie, dovremmo avere a disposizione tre pianeti e mezzo, per poterlo fare in modo completo, cosa impossibile, immaginando di poter togliere gli allevamenti intensivi, così additati come il male in assoluto per la poca ecosostenibilità, ma pensiamo veramente che la produzione agricola mondiale non abbia esattamente gli stessi problemi?
Ogni volta si pensa che gli animali siano da privilegiare dal punto di vista etico-morale, mentre le piante dopotutto non sono poi così importanti, senza contare che anche la produzione vegana ha un impatto ambientale che non è assolutamente di poco conto, il trasporto a volte e ben più lungo rispetto per esempio ad una produzione equivalente sul proprio territorio, ma siccome il produttore non scrive esplicitamente “vegan OK” oppure “Adatto ad una dieta vegana”, non lo si prende nemmeno in considerazione.
Buongiorno Sign. Gabriele, accetto volentieri la sua critica perché ha condiviso con me e con i tanti lettori
che leggono il *Fatto alimentare* argomentazioni più che valide come risposta .. .
Vorrei però dire che gli esseri umani hanno bisogno delle proteine nella giusta quantità e non eccessivamente come purtroppo si usa fare oramai da moltissimi anni…Come ho già scritto una volta la carne si mangiava solo alle feste comandate e mi pare che non sia morto nessuno per questo…tutt’ altro…Tutti gli eccessi prima o poi costituiranno solo un male x il nostro organismo . Quindi, chi non ha desiderio o non ce la fa ,per le più svariate cause ,a divenire vegano o vegetariano potrebbe decidere almeno di diminuire l eccesso di proteine e di cibo che introduce con la propria alimentazione. per avere un impatto minore sull’ambiente Almeno quello ,credo che si possa fare …!!!
Certo , anche i vegetali sono esseri viventi di tutto rispetto ,ma il dolore che provano, non possedendo delle terminazioni nervose come invece accade x esseri umani e animali , non è quantomeno paragonabile al dolore di questi ultimi negli allevamenti intensivi e ne loro i lunghi viaggi per arrivare ai macelli…..Facciamo ognuno la nostra piccola parte per migliorare la qualità di vita di tutti, umani e animali
Signora Gina, il mio pensiero era rivolto alla Sua affermazione, ed alla concezione generale, che il mondo possa diventare “vegano”, ma il fatto che possa diventare vegano fatte salve le condizioni che ci sono e che ho scritto prima, non vuoldire che sia un modo ecosostenibile, specialmente se si intende anche nel futuro andare avanti con metodi intensivi, stavo semplicemente mettendo sullo stesso piano l’impatto dato dall’agricoltura intensiva e l’allevamento intensivo, ovviamente è chiaro che sta alla consapevolezza di ognuno costruire una dieta equilibrata e consapevole, e quindi, l’educazione alimentare, oppure anche decidere in autonomia di rinunciare alla carne almeno una volta alla settimana, e di riflesso rinunciare a prodotti dell’agricoltura intensiva almeno una volta a settimana, perchè la logica è l’impatto complessivo che questi metodi comportano, e purtroppo sono l’uno il riflesso dell’altro.
Con le dovute differenze, perchè negli USA c’è la pretesa di avere solo ed esclusivamente allevamenti intensivi, hanno poi di riflesso un’incidenza elevatissima di malattie cardiovascolari, obesità diffusa costi crescenti per la Sanità, e vanno avanti a galloni e kg di carne giornalieri.
La dieta Italiana sarebbe da insegnare proprio come materia a scuola, se proprio vuole la piena sincerità perchè culturalmente siamo uno dei pochissimi popoli, che prevede la dieta varia…
Bisognerebbe imparare ad acquistare di meno in genere ,solo prodotti vegetali locali , e a km 0( in molti supermercati oramai si trova frutta e verdura locale,tocca solo al consumatore saper scindere e selezionare ) . Bisognerebbe imparare ed insegnare a chi ci e’ vicino che mangiare meno proteine animali in genere ,dimezzandone la quantità settimanale ,può giovare alla propria salute in primis.. Come conseguenza le famiglie di tutto il mondo riuscirebbero a fare economia ,e quindi a risparmiare, per eventuali desideri, o investimenti presenti o futuri da realizzare Toccherebbe all individuo più predisposto saper amministrare l’ economia famigliare … Non tutti purtroppo sono predisposti x farlo ….. !!!! Ci si ponga un obbiettivo raggiungibile e a breve scadenza , può essere un bel viaggio per l’ estate a venire , riposante o avventuroso che sia ,o un bel regalo per noi stessi o per chi ci e vicino e si riferisca che risparmiando sull acquisto di proteine animali lo si realizzerà presto …. Volere è potere,sempre!!
Mangiare meno e più di qualità! Gli allevamenti intensivi vanno aboliti/ smantellati! Non sono il futuro!
Perfettamente d’accordo sign.Matteo…Mangiare meno ma con qualità è il segreto x stare e sentirsi bene …
Gabriele, quando scrive che “ci vorrebbero tre pianeti e mezzo” ha dei dati scientifici per dirlo? O ripete quanto letto da qualche parte evidentemente poco scientifica e molto a corto di aritmetica?Lei ha esperienza che a una media latitudine (non in Italia!) un uomo si sfama completamente con 50mq, destinati a orto e animali domestici? E che quindi bastano 400mila kmq per sfamare 8mld di uomini? E se anche fossero 800mila, o 1600mila kmq … Le terre emerse coprono 150mln di kmq.
I miei commenti sono sempre poggiati su premesse Legislative, Normative o su report di organi ufficiali, sia Nazionali, sia dell’Unione, sia Internazionali. In questo caso, le fonti sono il report sull’impronta ambientale che l’uomo ha sul Pianeta, nel quale si evidenzia che le risorse prodotte naturalmente vengono consumate sempre più brevemente, dalle attività antropiche nel loro complesso oppure disperse naturalmente, perchè vi è pure questo problema.
Nello specifico il report “Global Footprint Network” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, corroborati da dati FAO, oltre che dell’Unicef e il WFP (World Food Program), rilevano che “Il saldo del Pianeta è in Rosso: oggi quello che viene consumato è maggiore di quanto venga si riesca a rigenerare, Per continuare con lo stile di vita attuale servirebbero 1,5 pianeti, se si volesse basare il sostentamento mondiale su l’esclusiva produzione agricola, servirebbero 3 pianeti nel giro di 40 anni…).
Io non posso tenere conto dell’aritmetica, casomai di dati statistici, molti Paesi hanno estensioni territoriali notevoli, ma che stranamente non sono adatti alla coltivazione di piante da reddito o ad allevamento, quindi l’aritmetica ha un limite evidente.
Le statistiche geografiche mondiali, ed il Report più specifico della FAO, esprimono un giudizio severo, ovvero che i cosiddetti Paesi del primo mondo, quindi tecnologicamente avanzati e con rese medie generalmente elevate, nei prossimi 30-40 dovrebbero condividere tali tecnologie, adattandole a Paesi del terzo mondo, addirittura fornendo tecnici e materiali per indicare la via su come poter utilizzare terreni e piante da reddito che altrimenti non sono sufficienti per il sostentamento della popolazione di questi Paesi.
L’Italia, è stata fra i primi Paesi ad aderire a questo protocollo di intesa, poichè su alcune produzioni agricole ha rese elevatissime, ed è nota per la sua solidarietà verso altri Popoli.
L unica “nota positiva ” che ho ascoltato durante uno dei tanti servizi report presentati a ” Indovina chi viene a cena” e’ stata quella raccontata da diversi contadini svizzeri che stanno riconvertendo gli allevamenti di suini ,di bovini e di polli in grandi santuari sostenuti economicamente dagli stessi cittadini con donazioni…!!!! Un “servizio giornalistico confortante” in cui gli stessi contadini svizzeri raccontano come e’ avvenuta questa riconversione positiva per loro e per gli stessi animali..
Il servizio non spiega bene che fine fanno poi gli animali a fine vita
In realtà non spiega tantissime cose, l’ho trovato estremamente “parziale” dal punto di vista tecnico, e specialmente, a tratti sensazionalistici, come meravigliarsi che le scrofe venissero inseminate in modo programmato, con la collocazione del seme del Verro, in modo preciso, cosa si aspettavano? che ogni scrofa venisse in contatto col Verro? Ovvio che questa è una via, ma siamo disposti poi al sostenimento dei costi che ne derivano? Così un prosciutto o una lonza verrebbe a costare diverse centinaia se non migliaia di euro, perchè si terrebbe conto dei ritmi circadiani degli animali, dei loro bioritmi ed avanti così, con produzioni molto limitate e conseguente crisi mondiale dovuta all’approvvigionamento di carne e suoi derivati, di questi aspetti non ne ha parlato, ma alla “scoperta dell’acqua calda” siamo sempre disponibili.
Qualche giovane contadina svizzera ha fatto intendere che sarebbero vissute sempre vicino a loro ,senza essere inviate più al macello…In ogni caso meglio morire libere che in un terrificante e infernale macello…! Non esiste paragone