Il mito dell’unicità della ricetta della Coca-Cola è stato messo alla berlina poche settimane fa quando il presidente Trump ha chiesto all’azienda di usare negli USA come dolcificante lo zucchero di canna al posto dello sciroppo di glucosio. Visto che in Europa Coca-Cola usa quasi dappertutto lo zucchero di barbabietola e non lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (HFCS), se Trumph verrà accontentato, vuol dire che negli States ci sarà anche la terza tipologia di Coca-Cola classica addolcita con zucchero di canna che secondo gli esperti risulta più dolce in punta di lingua, ma il retrogusto è meno “pulito”.
In altre parole basta il capriccio di un presidente per cambiare la formula “segreta” della Coca-Cola? In realtà la formula della bibita di Atlanta è segreta come quella della Pepsi-Cola, della Esselunga Cola firmata dalla catena di supermercati milanese e della Gaza-Cola inventata da un palestinese di Londra. Tutte le bevande hanno un proprio segreto che è l’aroma.

La formula della bibita più famosa al mondo non è un brevetto che scade, ma un segreto industriale (Trade Secret) dalla durata illimitata. Questo significa che finché l’azienda riesce a custodire la formula in cassaforte, le componenti rimangono un’esclusiva e copiarla risulterà molto difficile.
Il segreto è l’aroma
Il “segreto” della ricetta non è però l’acqua o lo zucchero e nemmeno l’anidride carbonica o il colorante caramello (tutti ingredienti facilmente replicabili da un buon tecnologo alimentare). Il vero nocciolo è la “Merchandise 7X”, ovvero la miscela di oli essenziali, estratti e composti aromatici che conferisce aCoca-Cola un sapore unico e inconfondibile. Anche conoscendo tutti gli ingredienti (cosa molto complicata essendo l’aroma composto da decine di estratti di piante miscelate tra di loro) copiare è difficilissimo perché sarebbe necessario conoscere le proporzioni.
Si tratta di oli essenziali di: limone, arancio, estratto di noci di cola, cannella, estratto di vaniglia bacche ed altri costituenti aromatici. Replicare l’aroma è pressoché impossibile, ma questa regola vale per tutte le bibite. Anche replicare l’aroma della Pepsi-Cola è altrettanto complicato e praticamente impossibile come per la Coca-Cola.
La ricetta di una bibita è segreta, ma quello che in realtà risulta difficile da copiare è l’aroma che alla fine diventa una sorta di firma indelebile una sorta di equilibrio gustativo distintivo del prodotto che lo rende diverso da tutti gli altri. Proteggere la ricetta è quindi un elemento fondamentale per mantenere il vantaggio competitivo e l’identità del marchio.
L’unicità dell’aroma
Ma un identico segreto sull’aroma è custodito da Pepsi-Cola, da Esselunga per la sua Cola, dalla San Pellegrino per il Chinotto e così via. Tutte le bevande hanno un profilo gustativo unico. La differenza è che la bibita di Atlanta ha trasformato una banalità in un mito costruendo un’aura di mistero intorno al marchio, rendendolo ancora più iconico e difficile da imitare nella percezione dei consumatori. Questo gioco di marketing resiste da 50 anni e, a dispetto di ogni logica, continuerà a funzionare, perchè certi miti non vengono ridimensionati da semplici ragionamenti.
Le bibite alla Cola quindi si assomigliano tutte fra di loro, ma nessuna è uguale all’altra. La leggenda vuole che Coca-Cola sia però l’unica inimitabile, ma si tratta solo di marketing. Si potrebbe fare un discorso analogo per altri prodotti iconici. Nutella Ferrero ad esempio è la crema alla nocciola regina del mercato. La sua ricetta è unica, come pure il suo sapore ormai è diventato il gusto di riferimento per i consumatori, anche se secondo gli esperti non si tratta certo della migliore crema alla nocciola sul mercato. Detto ciò molti cercano di imitarla utilizzando gli stessi ingredienti ma non sarà mai possibile copiarla. Altre creme hanno un loro profilo altrettanto nobile come quello della Nutella.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



nel museo di Atlanta c’è perfino una (finta?) cassaforte con all’interno, si presume, la ricetta segreta! Anche l’associazione del marchio a Babbo Natale è stata una strategia vincente.
grazie
Ci sono alcuni refusi, amen, questo però magari va messo a posto, più evidente:
una sotta di
Buon lavoro.
Ultimamente vedo poi diversi doppi spazi. Non è una tragedia, piuttosto la fretta. Suggerisco trucco alla fine della stesura: Cerca e Sostituisci: cercare 2 SPAZI sostituire con UNO
E pensare che fu inventata per rimedio contro il mal di testa e la stanchezza, dal Farmacista Perberton che mischiò la coca meglio l’estratto delle noci di coca con il vino,in Europa ebbe un buon successo ma era sul lastrico in USA,venduto il brevetto alla multinazionale che intorno agli anni 20 fiutò l’affare ne fece un colosso mondiale mantenendo il nome Coca-Cola, che l’uso delle noci di coca era stato proibito,vennero usati altri eccipienti, fu gasata, e da lì il successo, con le altre marche che nel dopoguerra entrarono nel vecchio continente, Sprite e Fanta,la formula fu corretta ancora ma non di molto, il contenuto passò dalla bottiglia di vetro al PET e alla lattina,adesso new entry per Trump più zucchero, come non ce ne fosse già abbastanza, ma contento Maga contenti i consumatori di Coca-Cola.
Siete sempre i migliori .l ‘ alimentazione è la base della vita , e in questa epoca dove il profitto a tutti i costi è l unico ideale rimasto ,come ci possiamo difendere ?solo con la conoscenza e Voi , con i Vs articoli , a me e penso a tanti la date