La Commissione europea ha proposto il primo atto legislativo che mira esplicitamente a ripristinare la natura in Europa che si può inserire nel progetto del Green Deal. Si tratta di riparare l’80% degli habitat europei che versano in cattive condizioni e riportare la natura in tutti gli ecosistemi, dalle foreste e dai terreni agricoli agli ecosistemi marini, di acqua dolce e urbani. In base alla presente proposta saranno assegnati a tutti gli Stati membri obiettivi vincolanti. L’obiettivo è far sì che le nuove misure coprano almeno il 20 % delle superfici terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e si estendano a tutti gli ecosistemi che necessitano interventi entro il 2050.
Il ripristino della natura non comporta automaticamente un aumento delle aree protette, si tratta di un’operazione che consiste nel vivere e produrre insieme alla natura, riportando una maggiore biodiversità ovunque, anche nelle zone in cui si svolge un’attività economica, come ad esempio le foreste gestite, i terreni agricoli e le città. Gli investimenti per il ripristino della natura a fronte di 1 euro investito apportano un valore economico compreso fra 8 e 38 €. In questo modo aumenta la presenza del verde nei paesaggi e nella nostra vita quotidiana. Questa normativa fisserà obiettivi e obblighi rispetto a un’ampia gamma di ecosistemi terrestri e marini.
Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha dichiarato: “Stiamo facendo progressi nell’affrontare la crisi climatica e oggi aggiungiamo due atti normativi che rappresentano un enorme passo avanti per affrontare l’incombente ecocidio. Quando ripristiniamo la natura, le consentiamo di continuare a fornire aria, acqua e cibo puliti e di proteggerci dagli impatti peggiori della crisi climatica. Anche la riduzione dell’uso dei pesticidi contribuisce al ripristino della natura e protegge gli esseri umani che lavorano con queste sostanze chimiche.”
Dovrebbe infatti aumentare il potenziale di rimozione e stoccaggio del carbonio e di prevenzione o riduzione dell’impatto delle catastrofi naturali (come le inondazioni). La nuova normativa si basa sulla legislazione esistente e ha l’obiettivo di avviare il percorso di recupero di tutti gli ecosistemi entro il 2030. L’operazione prevede un investimento finanziario pluriennale di circa 100 miliardi. Con questi soldi si vuole fermare la moria degli insetti impollinatori entro il 2030 e garantire loro un significativo incremento numerico negli anni successivi. Non dovranno esserci perdite di spazi verdi urbani entro il 2030, ed è previsto un aumento del 5 % entro il 2050. La copertura arborea minima nelle città dovrà essere del 10%, guadagnando spazi verdi integrati negli edifici e nelle infrastrutture. Negli ecosistemi agricoli, l’aumento complessivo della biodiversità servirà per incrementare il numero di farfalle, l’avifauna nelle aree agricole, il carbonio organico nei suoli minerali coltivati e gli elementi caratteristici del paesaggio rurale nei terreni agricoli.
La riumidificazione delle torbiere drenate a uso agricolo e nei siti di estrazione della torba. Si provvederà al ripristino degli habitat marini o dei fondali di sedimenti per favorire l’habitat di delfini, focene, squali e uccelli. Anche l’eliminazione delle barriere nei fiumi in modo da rendere 25 000 km di tratto a flusso libero entro il 2030. Per contribuire al conseguimento degli obiettivi, mantenendo nel contempo una certa flessibilità in funzione delle circostanze nazionali, la normativa imporrebbe agli Stati membri di elaborare piani nazionali di ripristino, in stretta collaborazione con i ricercatori, i portatori di interessi e i cittadini.
La proposta è molto importante perché concretizza un elemento chiave del Green Deal europeo: l’impegno assunto nell’ambito della strategia sulla biodiversità per il 2030 per ripristinare la natura. I vari progetti si inquadrano in un programma globale che sarà adottato nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica COP15 che si terrà a Montreal dal 7 al 15 dicembre 2022. La proposta di ridurre l’uso di pesticidi chimici è un altro elemento che concretizza l’impegno stabilito con il Green Deal europeo. Gli scienziati e i cittadini sono sempre più preoccupati per l’uso dei pesticidi e per l’accumulo dei loro residui e metaboliti nell’ambiente.
Tuttavia, le norme vigenti sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi si sono rivelate troppo deboli e sono state attuate in modo disomogeneo. Inoltre, sono stati compiuti progressi insufficienti nell’uso della difesa integrata (IPM – Integrated pest management) e di altri approcci alternativi. I pesticidi danneggiano la salute umana e causano il declino della biodiversità nelle aree agricole oltre a contaminare l’aria, l’acqua e l’ambiente. Per questo motivo la Commissione propone norme vincolanti per ridurre del 50 % l’uso entro il 2030. Gli Stati membri fisseranno i propri obiettivi per garantire il conseguimento del risultato. L’invito è di vietare tutti i pesticidi nelle aree verdi urbane, compresi i parchi o giardini pubblici, le aree gioco, le scuole, i campi ricreativi o sportivi, i sentieri pubblici e le zone protette nel rispetto delle prescrizioni di Natura 2000 e qualsiasi area ecologicamente sensibile da preservare per gli impollinatori in pericolo.
La Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides ha sottolineato: ” Dobbiamo ridurre l’uso di pesticidi chimici per proteggere il suolo, l’aria e i prodotti alimentari e, in ultima analisi, la salute dei nostri cittadini. Per la prima volta, vieteremo l’uso di pesticidi nei giardini pubblici e nei parchi giochi, facendo in modo che si riduca drasticamente la nostra esposizione” La proposta prevede la trasformazione della direttiva vigente in regolamento che dovrà essere direttamente applicato in tutti gli Stati membri e convalidato da una relazione annuale sui progressi compiuti. Un pacchetto di politiche sosterrà gli agricoltori nella transizione verso sistemi di produzione alimentare più sostenibili. Per quanto riguarda i costi connessi a queste operazioni si metteranno a disposizione degli agricoltori fondi per la compensazione dei costi per un periodo transitorio di 5 anni. Contributi sono previsti anche per la ricerca e le nuove tecnologie, compresa l’agricoltura di precisione.
In linea con la politica per un uso sostenibile dei pesticidi, la Commissione proporrà per la prima volta in assoluto, una misura per tenere conto di considerazioni ambientali a livello mondiale sui livelli massimi di residui negli alimenti. L’obiettivo è di ridurre a zero i residui sugli alimenti di tiametoxam e clotianidin, due sostanze non autorizzate in Europa della classe dei neonitotinoidi che contribuiscono in misura significativa al declino degli impollinatori. Una volta adottata la misura, gli alimenti importati contenenti residui misurabili di queste due sostanze non potranno essere commercializzate. Entrambe le proposte saranno ora esaminate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria. Dopo la loro adozione, l’impatto sul terreno sarà graduale: le misure di ripristino della natura dovranno essere attuate entro il 2030, mentre gli obiettivi in materia di pesticidi dovrebbero essere conseguiti entro il 2030.
Nota La natura in Europa è in declino allarmante con oltre l’80 % degli habitat in cattive condizioni. Le zone umide, le torbiere, i pascoli e le dune sono gli habitat più colpiti. Dal 1970 a oggi nell’Europa occidentale, centrale e orientale le zone umide si sono ridotte del 50 %. Il 71 % dei pesci e il 60 % delle popolazioni di anfibi sono diminuiti nell’ultimo decennio. Tra il 1997 e il 2011 la perdita di biodiversità equivale a un valore compreso fra 3.500 e 18.500 miliardi di €.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Spero che sappiano quello che fanno …., ma non ne sono per niente convinto!
Le intenzioni sono ottime, l’ applicazione tardiva ma speriamo bene, lobby permettendo. Altrimenti sempre meno di noi saranno qui a raccontarlo.