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Dopo la classificazione come “probabilmente cancerogeno” del glifosato, alcuni agricoltori americani hanno fatto causa a Monsanto

Nell’ambito di un’azione giudiziaria intentata contro la Monsanto da centinaia di agricoltori colpiti da un tumore maligno del sistema linfatico noto come linfoma non-Hodgkin, un tribunale federale della California ha declassificato più di 250 pagine di corrispondenza interna a Monsanto, che dimostrano come la società fosse seriamente preoccupata sin dal 1999 dal fatto che l’erbicida glifosato, il principio attivo del suo prodotto di punta, il Roundup, fosse potenzialmente mutageno.

La causa degli agricoltori contro Monsanto si basa sulla valutazione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità, che nel marzo 2015 ha giudicato il glifosato “probabilmente cancerogeno”. Gli agricoltori attribuiscono la causa della loro malattia al contatto prolungato con il Roundup prodotto da Monsanto, che aggiunge tensioattivi al glifosato, rendendolo ancor più tossico di quanto lo sia il principio attivo da solo, e accusano la multinazionale di aver cercato di nascondere queste informazioni.

Dalle email interne di Monsanto si scopre l’abitudine dell’azienda di scrivere documenti rassicuranti da far firmare a scienziati esterni

Come riferisce l’organizzazione no-profit U.S. Right to Know, dalle email interne a Monsanto emerge la pratica di scrivere documenti rassicuranti sui rischi dell’erbicida all’interno dell’azienda, cercando poi qualche scienziato esterno disposto ad apporre la propria firma, dietro pagamento di un compenso. Dalle mail emerge anche che un alto funzionario della divisione pesticidi dell’Environmental Protection Agency (EPA) ha collaborato con Monsanto per difendere la sicurezza del glifosato in fase di valutazione scientifica.

La pubblicazione di queste email interne a Monsanto è avvenuta il giorno dopo che l’Agenzia europea per sostanze chimiche (ECHA), al contrario dello Iarc, ha giudicato il glifosato non cancerogeno, né mutageno, né tossico per la riproduzione e neppure genotossico.

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