Avevo inserito un commento in merito alle considerazioni di un lettore che riteneva l’articolo “Grano duro: il Piano straordinario di controlli è propaganda?” troppo rassicurante, quasi teso a sminuire i rischi del glifosato. Alla redazione è piaciuto e ne ha trasformato una parte in articolo.
Nel commento sottolineavo la pervasività dei pesticidi (l’agricoltura italiana ne impiega ogni anno 122.000 tonnellate, a base di circa 400 principi attivi, perché cadere nel tranello di preoccuparsi solo del glifosato e trascurare gli altri 399?), che non contaminano solo suoli, falde acquifere e buona parte dei prodotti coltivati: si veda un breve filmato che consente di inquadrare meglio la questione.
Segnalavo anche la recente ricerca francese che ha trovato glifosato nelle urine del 99.8% delle circa 7.000 persone campionate e una ricerca statunitense che ha trovato una correlazione tra alti livelli dell’erbicida nelle urine e minore durata della gravidanza. Questo e altri studi precedenti avevano indotto sin dal 2019 la Federazione internazionale dei ginecologi e ostetrici a prendere posizione chiedendo la messa al bando del glifosato nel mondo.
Glifosato in Europa
Vogliamo escludere che le pressioni delle organizzazioni agricole abbiano contato più delle preoccupazioni sulla tutela della salute pubblica di chi è già nato e dei nascituri?
Allora vuol dire che, per uno sfortunato errore, il documento di ginecologi e ostetrici è finito, assieme a numerosi altri dello stesso tenore, in qualche cassetto di una scrivania dei ministeri: nell’autunno 2023, contrari Austria, Croazia e Lussemburgo, astenuti Germania, Francia, Belgio, Bulgaria, Paesi Bassi e Malta, gli altri governi, italiano compreso, si sono espressi a favore del rinnovo per dieci anni dell’autorizzazione all’uso del diserbante.
Detto questo, la risposta al quesito posto dal titolo del primo articolo è “Sì, il piano straordinario di controlli sul grano importato è propaganda”. Perché?
Perché, contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, storicamente, le partite di cereali provenienti dall’estero non presentano irregolarità legate a residui di pesticidi oltre ai limiti.
Il sistema di allerta
Dal 1 gennaio 2023 a oggi il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) europeo, che mette in rete gli organi di vigilanza di tutti i Paesi UE non ha registrato nessuna non conformità su carichi da Usa o Canada, mentre è stata rispedita al mittente qualche partita di origine europea (insetticidi o micotossine oltre i limiti), ivi compresi carichi di prodotti italiani (tetrametrina oltre i limiti su una partita di farina di frumento e di fumonisina su una di farina di mais, peraltro con classificazione “no risk”).
I controlli
Emettere comunicati roboanti e impegnare incolpevoli tecnici delle strutture pubbliche (cui va la nostra solidarietà) e laboratori di analisi in una campagna straordinaria di controlli su prodotti che già si sa non presenteranno problemi di sorta equivale a un colpevole spreco di risorse e a fumo negli occhi.
Queste campagne straordinarie, ciliegina sulla torta di una pluriennale narrativa di un’organizzazione agricola che si ostina a calunniare gli agricoltori degli altri Paesi, inducono i consumatori a ritenere che mulini e pastifici siano criminali che si portano in casa derrate contaminate e che il personale degli Uffici di Sanità Marittima e di Frontiera del Ministero della Salute e le loro relative Unità territoriali sia costituito da incompetenti o fannulloni.
Abbiamo visto, per caso, la stessa enfasi a tutela del consumatore da parte del ministero (per non dire delle molto distratte organizzazioni agricole) in occasione dello scandalo tutto italiano di Prosciuttopoli, con milioni di prosciutti non conformi al disciplinare venduti per qualche anno?
Biologico: l’alternativa
Questo vuol dire che il glifosato è meglio dell’acqua santa? Manco per sogno, vi rimando all’apertura.
Vuol dire che il grano importato, né più né meno di come devono rispettarle i prodotti europei e italiani, rispetta le norme europee sui residui di pesticidi e sulle micotossine.
E qui bisogna parlarci chiaro. Volete alimenti coltivati senza pesticidi? In Italia ci sono 82mila agricoltori biologici e 10mila imprese di trasformazione che da anni devono esportare il 40% di quanto producono perché i consumi nazionali crescono lentamente e che sono pronti a riempirvi la dispensa con (auspicabilmente) reciproca soddisfazione.
Altrimenti, ragazzi miei, dovete tenervi i residui (nel caso specifico, entro i limiti di legge – pur con tutti i dubbi legati al multiresiduo, che però riguardano anche il prodotto nazionale o UE – altrimenti i carichi sarebbero respinti alla dogana), ma non tirate in ballo muffe e micotossine, OGM, pesticidi non autorizzati e astenetevi dall’accusare neanche tanto velatamente di collusione gli organi di vigilanza.
Piaccia o meno, la realtà è che un prodotto dell’agricoltura convenzionale canadese è tale e quale a un prodotto dell’agricoltura convenzionale europea e italiana.
Anzi, a voler fare i pignoli, egoisticamente è meglio un prodotto convenzionale del Canada: per produrlo hanno contaminato i loro suoli e le acque dell’Athabasca e del McKenzie, mica quelle dell’Adige e del Tevere.
Glifosato: un problema serio
Detto questo e ripetuto che i limiti di contaminazione da glifosato sono uguali sia per il grano canadese che italiano,
- è del tutto vero che in Puglia e Sicilia, che da sole producono il 45% del grano duro italiano l’andamento climatico è tale che il grano (per la pasta) arriva alla raccolta al giusto grado di umidità senza necessità di disseccanti;
- se parliamo di grano tenero (per pane e prodotti da forno), le regioni con la maggior produzione sono quelle settentrionali (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte), il cui clima è ben diverso;
- se in Italia non si è mai utilizzato il glifosato come disseccante, perché mai è stato emanato il decreto 9 agosto 2016 del ministero della Salute che da allora ne vieta l’uso in pre-raccolta quando teso a ottimizzare il raccolto o la trebbiatura?
- Il glifosato è etichettato con le indicazioni di pericolo H411 “Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”, SP 1 “Non contaminare l’acqua con il prodotto o il suo contenitore” e il consiglio di prudenza P273 “Non disperdere nell’ambiente”.
- Nonostante queste indicazioni il glifosato è presente nel 42% dei punti di campionamento delle acque superficiali e supera i limiti indicati dagli standard di qualità ambientale nel 21,2% dei casi; il suo metabolita acido aminometilfosfonico (per gli amici, AMPA) è presente nell’84.7% dei siti monitorati e supera i limiti nel 52.7% dei casi. Sono le sostanze che più spesso determinano il superamento dei limiti ambientali di qualità delle acque di superficie;
Dai campi alla tavola
- Nelle acque delle falde sotterranee il glifosato è presente nel 10,6% dei punti di monitoraggio, l’AMPA nel 9,8% dei siti.
- Ciò nonostante solo 14 Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente ne monitorano la presenza. Le altre temono per caso risultati antipatici?
- In Italia se ne utilizzano 4mila tonnellate (che sta a dire 65 grammi per residente, se in famiglia siete in quattro ne avete in dote due etti e mezzo);
- Ai fini ambientali e della contaminazione delle acque è ininfluente che il trattamento avvenga in pre raccolta o in post emergenza;
- Considerato che la situazione delle acque peggiora di anno in anno, le organizzazioni degli agricoltori, anziché far pressione sul governo per il rinnovo dell’autorizzazione della sostanza che più di frequente contamina le acque oltre i limiti (e per lo stop alla strategia europea Farm to Fork che intendeva ridurre queste contaminazioni), non trovano che sarebbe il caso di guadagnarsi il riconoscimento del ruolo di agricoltore custode dell’ambiente e del territorio regalato loro dalla legge 28 febbraio 2024, n. 24?
- Credono che se i consumatori sapessero qualcosa in più di agricoltura starebbe in piedi la loro accusa al Canada di utilizzare una sostanza nociva come disseccante mentre da noi la stessa sostanza nociva – che si sono impegnati a non far mettere al bando – si usa “solo” come diserbante?
Roberto Pinton
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Articolo bellissimo, specie per chi vuol capire… Grazie. Una nota. Il grano che arriva dal Canada e dagli USA immagino non viaggi a 50 chili per volta… Ne arrivano navi intere. Immagino che chi spedisce non si prende il rischio che una intera nave venga bloccata per residui fuori norma, quindi certamente anche chi invia si fa i suoi bei controlli per mandare prodotti che rientrino nei limiti. Magari con altri paesi meno avanzati potrei avere dubbi, ma con Canada ed USA no.
Unico punto critico dell’articolo, l’acquisto di prodotti biologici. Purtroppo un po’ per il rischio di biologico falso, molto più per il problema del talvolta notevole divario di prezzo, è un auspicio di non facile attuazione. E certamente non facilita il fatto che, come nel caso del glifosato sul grano straniero, ci vengono vendute bufale che fanno il paio coi falsi paesaggi bucolici incontaminati che si attribuiscono a tanti alimenti. Il consumatore poi dubita ed ha ragione di farlo.
Non capisco tutti i dubbi in merito al presunto “biologico falso”. Non conosco statistiche che pongano i prodotti certificati BIO come più frequentemente oggetto di frode rispetto ad altri tipi di certificazione, o, più banalmente, rispetto alla conformità che tutti i prodotti alimentari dovrebbero avere nei confronti della legislazione cogente di base sull’igiene e sulla sicurezza alimentare. Sarebbe ora di comprendere cosa realmente voglia dire “produzione biologica” e di smetterla di vituperarla sulla base di presunzioni non fondate
Buongiorno sig. Pinton,
Dopo questo articolo non credo che la inviteranno più in qualche trasmissione a diffusione nazionale e, coi tempi che corrono, penso che lei potrebbe addirittura essere inserito in una lista ad hoc di propagandisti anti italiani, anti patriottici e perfino antioccidentali!
In più, in questi ultimi giorni, vedo passare improvvisamente il principale paese accusato, il Canada, nostro alleato politico e militare nelle guerre per il mondo, in subordine rispetto al nostro attuale peggiore nemico politico e militare, la Russia, dalla quale, viene denunciato, sarebbe arrivato quest’ anno in Italia addirittura più del 1000 per cento di grano rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente (cito a memoria).
Sembrerebbe perciò che si tratti ora più di una guerra commerciale contro quelli che la Grande Cupola ha deciso essere i nostri nemici, che “salute dei consumatori, difesa del grano Italiano, difesa degli agricoltori nostrani, e così via ingannando”.
Lei ha scoperto le carte sul glifosato, ora occorrerebbe l’ aiuto di un esperto di geopolitica e guerre commerciali.
Distinti saluti.
Buongiorno, quello che lei ha scritto non c’entra niente con la notizia pubblicata. Legga meglio per cortesia e tragga le sue considerazioni in modo più appropriato. Grazie
Ottimo articolo
Le chiacchiere devono finire, agli agricoltori canadesi è permesso fare ciò che ai nostri non è permesso e se vi prendete la briga di consultare le fonti di informazione estere vedrete quali e quanti sono i movimenti civili contro queste pratiche.
Il trattamento che fanno è dannoso per la salute umana e ambientale indipendentemente da tutte le altre condizioni.
Se anche in ambiente BIO non si crede a questa condizione ebbene c’è da riflettere, su quali siano i vostri veri obiettivi, io non l’ho capito ma penso che cerchiate di normalizzare l’uso del diserbante.
Questa non è una commedia in cui gli attori recitano per lavoro prezzolato, i ragionamenti devono individuare esattamente ruoli e responsabilità di tutti evitando strabismi ignobili e facili semplificazioni che salvano la schiena ai veri colpevoli.
I fatti odierni.
In Canada ci sono circa 60 milioni di ettari coltivabili totali e si usano circa 50/55 mila tonnellate di glifosato all’anno, più che in tutta Europa messa insieme.
Lo spruzzano su tutto diverse volte nella ( spesso breve ) stagione di coltura e le analisi lo rivelano, lo hanno sempre rilevato ma con assai poca risonanza mediatica, perchè? perchè va tutto bene o per non danneggiare gli affari?
Stagioni atmosferiche e illazioni vigliacche.
Per fare un esempio il 23 marzo 2024 alle ore 9 del mattino a Regina in sud Saskatchewan, un granaio canadese, ci sono -11 °C e a Saskatoon stesso stato -14°C….in aprile quando si semina e in settembre quando si miete le temperature medie sono sottozero secondo statistiche ufficiali canadesi degli ultimi 30 anni, con alcune conseguenze facilmente deducibili.
Ci sarà anche differenza tra sud e centronord Italia ma oggi in pianura padana ci sono +20/25°C, signor Pinton nota qualche analogia con il clima canadese? Io no.
Cosa prendete a supporto per dire che siccome le stagioni d’Italia sono diverse tra Sud e Nord in Em.Romagna per esempio si è usato in passato ( prima del 2016 ) il gl. come disseccante?
È vero che quelli della mia generazione sono stati altro prima di diventare sostenitori del biologico, attraverso vari gradi di maturazione ma che c’entra questo con le decisioni del giorno d’oggi?
Oltre tutto sapendo che il disseccamento forzato è per certi versi controproducente in termini di qualità del grano? (Chiedere ad Amedeo Reyneri)
Quando? quanto? dove? Pretendete le fonti per contro-commentare ma certamente voi avrete prove documentate per le vostre affermazioni, allora forza vediamole giusto per capire di chi ci si può fidare.
A me NON risultano comportamenti generalizzati tali da costituire regola pur essendo informato, conoscendo moltissimi coltivatori e una ampia varietà di strategie diverse sia nel convenzionale che nel biologico e sono sull’argomento da tempo considerevole.
La questione, terra terra, è che agli agricoltori italiani è consentito l’uso in post emergenza, mentre ai canadesi è permesso anche in pre-raccolta, il che da noi non si può fare dal 2016 (in Puglia e Sicilia, peraltro, non l’hanno mai fatto,. non per una maggior sensibilità ambientale, ma perché fa caldo e non serve). I coltivatori canadesi stanno facendo qualcosa di illegale? No.
Il grano che ci spediscono presenta residui di glifosate oltre i limiti di legge?
No, altrimenti le navi sarebbero rispedite al mittente da qualsiasi dogana europea: il loro grano rispetta gli stessi limiti che deve rispettare il grano europeo.Questo vale sia per il glifosate (H411 Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata), che per dozzine di altre sostanze del tutto ammesse in Italia, come il pinoxaden, il bromuconazole e il tebuconazole (tutti H361D – sospettato di nuocere al feto, oltre che H410 molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata), il protioconazolo, la cypermethrin e il florasulam (tutti H410 molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata), eccetera.
Francamente non si vede perché si strepiti per la presenza di residui di glifosate entro i limiti di legge e si ritenga trascurabile e non meritevole di attenzione la presenza di residui delle altre dozzine di sostanze ammesse, che esibuiscono etichette di pericolo altrettanto se non più preoccupanti.
Non si tratta di difendere gli agricoltori canadesi, ma di non prendere in giro i consumatori, facendo una grande ammuina sventolando il facile spauracchio del glifosate sperando che non si accorgano di tutto il resto.
Non è che ci stanno bene i residui di glifosate: non ci stan bene i residui di nessuna sostanza che presenti avvertenze di pericolo per l’uomo e l’ambiente. Ma non ci stiamo a cascare nella trappola di ritenere nocivo il glifosate usato da altri e benefico quello utilizzato da noi. Se è nocivo, è nocivo per tutti (e non si briga per ottenerne l’autorizzazione per un altro decennio sostenendo che senza di esso la conservazione del suolo sarebbe complessa).
Mi sembra di notare due piccoli cortocircuiti, se il glifosate è tossico o anche solo potenzialmente tossico si dovrebbero prendere delle misure per prima ridurre il limite legale oppure di limitare comunque il suo utilizzo. Poi che non ci sia solo il glifosate ma tanti altri prodotti chimici potenzialmente dannosi, vale anche per questo lo stesso discorso.
Affermare che i limiti del grano italiano sono gli stessi dei limiti del grano Canadese ed Affermare che non si registrano sforamenti di questi limiti legali, non mi tranquillizza, perché forse questi limiti sono da rivedere con una logica prudenziale, anche con le effettive nuove ricerche e scoperte scientifiche.
Comunque anche a rigore di logica, il normale cittadino non riesce a comprendere come irrorare il glifosate direttamente sulle spighe in Canada è legale, mentre se si compie a casa nostra si finisce in galera, abbiamo compreso le motivazioni climatiche, ma comunque questo grano poi è destinato al consumo alimentare. Sarebbero corrette legislazioni coerenti tra paesi che desiderano commerciare tra di loro i prodotti agricoli. Quindi la difesa del made in italy non mi sembra particolarmente peregrina, quando si mette in condizioni concorrenziali diverse le aziende italiane rispetto alle aziende di altri stati con normative meno rigide.
a me sembra che quello che conti sia la presenza di residui da pesticidi, erbicidi, fungicidi e altro, che si trova sul prodotto finale commercializzato, non se le procedure nei vari Paesi produttori siano diverse. ripeto, quello che conta è ciò che mettiamo nel piatto e, quindi, nel nostro organismo.
La presenza di pesticidi, fungicidi ed altro è presente in tutti i prodotti alimentari sia nazionali che esteri, fanno eccezione solo i prodotti Bio (ma che siano veramente bio e non bio-farlocchi).
Che poi queste presenze siano quasi sempre entro i limiti di legge, anche perché una industria seria si guarda bene a mettere in circolazione prodotti con livelli di pesticidi oltre i limiti consentiti (ci mancherebbe altro!), comunque essere entro i limiti di legge non significa nulla se questi limiti non siano periodicamente rivisti e corretti proprio anche con una logica di favorire un principio di prudenza. Glifosate lo troviamo poi nell’urina delle persone o anche nel latte materno, e non casi isolati o casi eccezionali, ma anzi è la quasi normalità.
Poi c’è un altro aspetto se nel grano italiano convenzionale (quindi non Bio) in fondo non si trova nulla di Glifosate invece nel grano Canadese c’è sempre anche se nei limiti di legge , vuol dire che un consumatore attento alla propria salute preferisce un prodotto con Zero pesticidi piuttosto che con presenza entro i limiti di legge.
Scusi ma quanti rapporti di analisi ha visto per affermare che sul grano canadese c’è SEMPRE il glifosate, e i pesticidi fungicidi ed altro sono SEMPRE presenti nei prodotti alimentari? Negli articoli si fa riferimento ai limiti di legge perché costituiscono un valore soglia misurabile, quindi il discrimine è: sotto il limite OK, sopra il limite prodotto non conforme. In realtà la stragrande maggioranza delle ricerche analitiche riporta come esito: inferiore al limite di quantificazione del metodo analitico utilizzato. In pratica non è possibile quantificare la presenza di una sostanza, e di solito parliamo di parti per miliardo come unità di misura. Ovviamente concordo che le sostanze chimiche che spargiamo nell’ambiente vanno a finire da qualche parte: suoli, acque, esseri viventi, alimenti, ecc. Ma avendo esaminato per lavoro centinaia di rapporti analitici su alimenti e mangimi, le assicuro che utilizza con troppa sicurezza dei SEMPRE non fondati su dati reali. Cordiali saluti
Articolo molto esaustivo. Una domanda: è vero che l’Ampa è metabolita anche di altre molecole?
Gentile Pinton,
leggo sempre con interesse questi articoli, tuttavia, al di là delle necessarie cautele che dovrebbero riguardare ogni attività, si deve sottolineare che non esiste attività umana o naturale che sia priva di rischi, così come non esiste alcun tipo di produzione o di prodotto che non determina una qualche conseguenza più o meno indesiderata.
Per questo esistono Istituzioni/Enti/Centri di Ricerca ecc. preposti a vigilare su ciò che necessita l’assunzione di cautele o addirittura di divieto e ciò che non determina pericoli o li determina in modo accettabile.
Sul glifosato si dibatte da anni e anni: Eppure l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare – EFSA ha condotto valutazioni approfondite, assicurandone la sicurezza entro limiti regolamentati, immagino non escludendo a priori un fattore di rischio nullo. Questo dovrebbe farci ragionare sulla necessità di valutare in modo non strumentale i costi/benefici, senza pregiudizi e da un punto di vista scientifico piuttosto che emotivo.
Anche la IARC ha studiato il glifosato e lo ha inserito nel gruppo 2A in cui ricadono i “probabili carcinogeni” e non nel gruppo 1 in cui ricadono i “carcinogeni certi”, tra i quali invece ritroviamo prodotti di larghissimo consumo come le bevande alcoliche o il tabacco, solo per citare prodotti di uso quotidiano che vengono regolarmente consumati da miliardi di persone.
Lei cita l’agricoltura biologica come alternativa, ma ricordiamoci ad esempio che in questa pratica agricola è consentito l’uso del rame, una sostanza ritenuta altamente inquinante per l’ambiente e per le falde, prodotto anche fitotossico e non propriamente benefico per la salute umana. Ciò nonostante ne è considerato legittimo l’uso (come è legittimo l’uso del glifosato in agricoltura convenzionale) seppure utilizzando le dovute cautele indicate anche dal Ministero dell’Agricoltura, proprio ad evitare danni all’ambiente e/o alla salute. Anche qui il rischio zero non esiste.
E allora? Non vorrei essere considerato banale, e pur se è giusto mantenere alta l’attenzione, siamo troppo spesso tentati da un eccesso di allarmismo, quando la soluzione è in molti casi meno complicata di quanto si immagini. Già nel 1500 ce la anticipava il medico alchimista svizzero Paracelso: “Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.” (“Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.”).
Grazie per l’articolo, purtroppo le lobby sono molto potenti e alla gente non interessa nemmeno più la salute. Oltre ai pesticidi, identici problemi per l’inquinamento delle falde da parte di altre lavorazioni industriali, l’aria malsana con tutte le patologie annesse, allevamenti intensivi di bestiame, acquacultura etc., etc.
Bravissimo Roberto Pinton. Chiaro e duro al punto giusto.