Una domanda a Giorgio Calabrese il guru della nutrizione, presidente del CNSA, consulente di 9 programmi Rai, collaboratore di 8 giornali, docente di 3 università e titolare di 4 studi
Una domanda a Giorgio Calabrese il guru della nutrizione, presidente del CNSA, consulente di 9 programmi Rai, collaboratore di 8 giornali, docente di 3 università e titolare di 4 studi
Roberto La Pira 20 Ottobre 2016Giorgio Calabrese è un personaggio noto al grande pubblico televisivo che ricopre incarichi importanti. Il più prestigioso è forse quello di presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, un organismo promosso dal Ministero della salute che raggruppa studiosi e scienziati del settore e fornisce pareri su aspetti molto delicati della sicurezza alimentare. L’ultima nomina è quella di consigliere del Consiglio di amministrazione della Fondazione Einaudi di Roma. L’area di azione del professore è però molto più vasta. Dal curriculum pubblicato in rete risulta consulente di nove trasmissioni Rai ( cinque della prima rete: Unomattina, Sabato&Domenica, Porta a Porta, Linea Blu, La Vita in Diretta e quattro per la seconda TG-2 Salute, Medicina 33, Eat-Parade e I Fatti Vostri. Per la precisione Calabrese ricopre un incarico analogo per i tre canali di Radio-RAI e molte radio private nazionali. Oltre a ciò il professore collabora con rubriche spesso settimanali su: La Stampa, Il Corriere della Sera, La Repubblica i magazine: Sette, Io Donna del Corriere della Sera, I Viaggi del Sole 24ore, Famiglia Cristiana e Noi Genitori & Figli di Avvenire. Nel curriculum si dice che ci sono anche altri periodici femminili e il settimanale Oggi. Per completare il curriculum va detto che il professore è docente di alimentazione e nutrizione umana presso tre università, quella del Piemonte Orientale di Alessandria, quella di Torino e di Messina. Gli studi si trovano in quattro città: Asti, Torino, Milano e Roma.
Il personaggio è sicuramente un tipo dinamico per riuscire a gestire tutti questi incarichi e anche versatile visto che ha addirittura cambiato idea su un tema importante come quello dell’olio di palma. Giorgio Calabrese era fino a pochi anni fa un acerrimo nemico dell’olio tropicale da lui stesso definito in un’intervista un olio che “sporca le arterie e favorisce il colesterolo” ricco di grassi saturi che “sporcano le arterie … essendo aterogenici, danno al sangue una maggiore viscosità... Nel mio Piemonte si chiama “sangue spesso” il sangue viscoso, il sangue che, quando fai un ecodoppler, dici “ma scorre male!”, perché è come fosse della ricotta, è troppo ricco di grassi, non è fluido». Poi in tempi recenti il professore ha cambiato idea come ci ha scritto in questa lettera, e ha pubblicato numerosi articoli e interviste sdrammatizzando il problema e difendendo in modo deciso l’olio tropicale. Un’altra stranezza riguarda la posizione forse troppo morbida verso il consumo di zucchero da parte degli italiani, che il professore ha portato avanti in diverse occasioni.
Di fronte ad un personaggio così noto e così influente considerato quasi un guru della nutrizione ci sembra doveroso fare una domanda al professore In virtù della carica di presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del Ministero della salute e di consulente del Ministero delle politiche agricole per il progetto Frutta nelle scuole vorremmo avere qulache informazione in più sull’attività professionale. Vorremmo sapere se ha avuto negli ultimi 5 anni – o ha ancora in corso – rapporti di consulenza e collaborazioni con aziende alimentari o associazioni di categoria o fondazioni collegate in qualche modo alle aziende e mondo alimentare. La domanda non è frutto di curiosità ma è una questione di trasparenza e di onestà intellettuale, doverosa per una persona che ricopre un ruolo molto importante nel panorama della sicurezza alimentare italiana. Se la risposta è affermativa forse varrebbe la pena conoscere l’importo di queste collaborazioni e la durata.
A nostro avviso è importante sapere se il presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è stato o è ancora collegato alle aziende alimentari e in che modo. Il conflitto di interessi è un problema molto diffuso tra i nutrizionisti italiani e noi lo abbiamo evidenziato più volte su questo sito. All’estero quando si parla o si dibatte di certi argomenti, è buona norma precisare se nella propria attività professionale ci sono rapporti che potrebbero generare conflitti di interessi. Anche nelle pubblicazioni scientifiche è buona norma indicare se la ricerca è stato finanziata da qualcuno o se gli autori hanno un conflitto di interessi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Di personaggi come Calabrese è bene parlarne al fine di circosciverne i poteri, ma senza creare diverbi tra quelli del “Pubblico Ministero”.
Cari Alessandro e Roberto, state trattando un argomento che potrebbe sviare il vero intento di questa serie di commenti su un personaggio che secondo molti “professa” senza competenza.
Quella del latte è una questione che varrebbe, veramente, la pena di trattata in modo approfondito.
Come per lo zucchero, anche per il latte sono state realizzate campagne pubblicitarie pro consumo senza intravvederne i danni che avrebbero creato.
Innanzi tutto il latte vaccino diventa deleterio, al genere umano, dopo lo svezzamento; quindi non è cibo per adulti.
Il latte vaccino è indicato per trasformare un vitellino di circa 40 kg in un vitellone di 300/400 kg.
Le differenze che rendono il latte vaccino dannoso è il suo contenuto in acidi grassi insaturi: la metà di quello materno; mentre invece contiene il 300% di proteine rispetto a quello materno.
Quindi, nell’alimentazione di un neonato che non può godere del latte della “sua mamma” viene somministrato quello vaccino dovutamente diluito in quanto le proteine contenute sono troppo elevate, e precipitano a livello dello stomaco in grossi fiocchi, creando una specie di massa nodulare che viene “regolarmente rigurgitata dal neonato.
E non da poco, va considerato che il latte, essendo un prodotto ghiandolare tende a depositarsi nel sistema ghiandolare umano (con grande preferenza delle mammelle e prostate). Vedi ampia bibliografia.
Sig. Marcialis la sua opinione riguarda al fatto che il latte vaccino sia dannoso fa a scontrarsi con quanto riportato in un articolo di cui riporto il link http://www.ilfattoalimentare.it/latte-intolleranza-benefici-allergie.html così se dovrà smontare le teorie di chi l’articolo lo ha scritto lo potrà fare.
Concordo sul fatto che non c’entri con l’articolo su Calabrese, quindi per me la discussione è chiusa.
Nell’articolo menzionato da Alessandro non è più possibile commentare…allora lo faccio qui.
Cito dall’articolo:
“non ci sono studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine di origine animale, in particolare i latticini.”
Quindi? Che non ci siano studi significa che non si possono eliminare? E i milioni di vegani/vegetariani che lo fanno da anni? Tutti malati o morti? Non mi risulta!
Roberto La Pira dice: “mi chiedo come mai il latte sia ancora uno degli alimenti più consumati al mondo.È tutto un complotto?”
No non lo è, semplicemente è una tradizione correlata ad interessi di profitto! Anche le armi, la droga, l’alcol, i farmaci…generano “consumo”, e tanto! Ma non sono sintomo di buona salute. Quindi non significa che tutto ciò che crea consumismo sia giusto e sano! O mi sbaglio?
[“non ci sono studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine di origine animale, in particolare i latticini.” Quindi? Che non ci siano studi significa che non si possono eliminare? E i milioni di vegani/vegetariani che lo fanno da anni? Tutti malati o morti? Non mi risulta!]
Sig. Contestabile, quella frase significa semplicemente quello che c’è scritto, ovvero che non c’è uno studio che sostiene che eliminare i latticini (tanto per restingere l’ambito) porti benefici rispetto al non farlo. Non significa che chi ritiene di farlo non lo si possa fare. Non significa che chi decide di farlo muoia o si ammali. Non significa che uno studio in futuro non possa eventualmente dimostrarlo. Significa solo che chi decide di farlo lo fa sulla base di proprie legittime e rispettabilissime convinzioni, non sulla base di un dato scientifico. L’esperienza personale dei vegani (i vegetariani in questo caso non c’entrano perchè non si precludono il latte), per quanto ampio sia il campione, non rappresenta uno studio.
Ma, come detto giustamente dal sig. Marcialis, si sta divagando dall’articolo originale, anche (e ancora) per colpa mia.
Il discorso in realtà è corretto e fa riferimento ad un aspetto specifico, ovvero i conflitti d’interesse…e quindi il ragionamento è piuttosto coerente. Ovvero creare profitto opportunista da una produzione (latte) ritenuta indispensabile per la salute (falso). Il prof. in questione è stato testimonial di una campagna a favore del consumo di latte, oltre ad essere presente in numerose trasmissioni televisive e/o dibattiti dove (guarda caso) si cercava di demonizzare la dieta vegana/vegetariana…escludendo tra l’altro altri principi etici e consapevoli che si distaccano principalmente da un atteggiamento salutista.
Sig. Constestabile, ho semplicemente scritto che il modo in cui lei ha interpretato quella parte di articolo non è corretta, non sto certo difendendo Calabrese….
Il prof. Calabrese, così versatile e poliedrico, tenta di salvare capra e cavoli, ma poi dovrà decidersi se salvare la prima o i secondi. Con tanti incarichi è facile che si confonda e pronunci poi affermazioni contraddittorie …
Conflitto di interessi? No, anzi coincidenza di interessi… per lui.