Le acque minerali devono essere imbottigliate così come sono. Al massimo possono essere addizionate di anidride carbonica. La loro caratteristica principale consiste proprio nell’essere pure perché prelevate da falde profonde e incontaminate. Per questo restiamo colpiti, quando questa purezza viene messa in discussione: è quello che sta succedendo in Francia, dove un’indagine durata anni ha portato a un reportage realizzato in tandem dal quotidiano Le Monde e dal team investigativo di Radio France che svela le frodi commesse da importanti produttori, tra cui il gruppo Nestlé Water che appartiene alla multinazionale svizzera.
Frodi di cui il governo sarebbe stato a conoscenza da anni, senza intervenire. Anzi il governa avrebbe avallato l’adozione di alcune misure non ammesse dalla legge francese, ma ritenute necessarie dai produttori per garantire la salubrità dell’acqua evitando contaminazioni chimiche o biologiche: si va da microfiltrazione a livelli più fini di quelli ammessi per legge, all’uso di filtri a carboni attivi e raggi ultravioletti. Oltretutto secondo Le Monde, il problema non riguarda solo Nestlé, ma il 30% circa dei marchi francesi.
La normativa francese e italiana
Può essere utile precisare che la normativa francese definisce tre tipi di acque confezionate destinate al consumo umano, le acque minerali naturali e le acque di sorgente, che hanno in comune il fatto di essere in genere protette da contaminazioni e per cui sono ammessi in via eccezionale solo determinati filtri, non inferiori a 0,8 micron, e l’acqua potabilizzata attraverso trattamenti.
Qualcosa di simile avviene in Italia: secondo la nostra normativa, le acque minerali e di sorgente non subiscono trattamenti di potabilizzazione, ma solo eventualmente una filtrazione per eliminare composti di ferro o zolfo. Le acque minerali però possono vantare degli effetti sulla salute e non hanno un limite di contenuto salino, mentre le acque di sorgente devono rispettare i parametri delle acque potabili. In vendita si trovano anche altre “acque destinate al consumo umano” (disciplinate dal D.lgs n. 18/2023) che subiscono gli stessi trattamenti delle acque di rubinetto (ne abbiamo parlato in questo articolo sull’acqua Mia Sant’Anna). Proprio la sua purezza dovrebbe giustificare il prezzo dell’acqua minerale eppure, osserva l’articolo di Le Monde, le indagini del governo mostrano che le acque Nestlé non hanno più niente di puro o naturale.
I primi problemi per le acque minerali
I primi segnali che qualcosa non andava sono del 2019, quando i controlli in alcune fonti del gruppo Alma, terzo imbottigliatore francese dopo Nestlé e Danone e produttore dell’acqua Cristaline, la più venduta nel Paese, oltre che della Vichy Célestins, hanno evidenziato aggiunte di anidride carbonica non segnalate in etichetta. Ne è seguita un’indagine che ha fatto emergere altri problemi: trattamenti con sostanze non autorizzate come il solfato di ferro, microfiltrazione inferiore al livello consentito e anche acque etichettate come minerali o di sorgente miscelate con acqua di rubinetto.
In questa fase è emerso che Alma non è il solo a utilizzare metodi non legittimi: una quota importante delle imprese del settore acquista filtri non autorizzati, e tra queste Nestlé Waters, la divisione mondiale per l’acqua minerale del gruppo, che detiene da sola oltre un terzo del mercato, con etichette come Vittel, Contrex, Hépar e Perrier.
Nestlé ammette i trattamenti vietati
A questo punto, secondo la stampa francese, è stata Nestlé a rivolgersi alle autorità ammettendo di aver utilizzato trattamenti ultravioletti vietati su alcune delle sue acque minerali per preservarne “la sicurezza alimentare”, e chiedendo un ammorbidimento della normativa. Le analisi mostrano che non si tratta solo di prevenire eventuali incidenti: alcune sorgenti sarebbero contaminate – da pesticidi o da batteri Escherichia coli – e l’unico modo per utilizzarne le acque è quello di depurarle. Oltretutto Radio France e Le Monde segnalano documenti che rilevano la presenza negli impianti della Nestlé di filtri nascosti negli armadi elettrici e di controlli sull’acqua “non depurata” effettuati in realtà su acque già passate attraverso trattamenti a base di UV e carboni attivi.
Il governo, nel corso di un incontro avvenuto nel febbraio del 2023, avrebbe accettato di negoziare con l’azienda, senza informare né la magistratura né le autorità europee e indicando alle prefetture di autorizzare pratiche di microfiltrazione al di sotto degli 0,8 micron, consentendo così il proseguimento della produzione. In cambio Nestlé avrebbe rinunciato ad alcuni trattamenti non regolamentari, sospeso alcune fonti dedicate ai marchi Hépar e Contrex e avviato la produzione di una nuova gamma di bevande non etichettate come “acqua minerale”, vendute sotto il nuovo marchio Maison Perrier.
Secondo le dichiarazioni di Nestlé, che ha annunciato di avere avviato dei lavori per ripristinare la qualità delle fonti, le misure straordinarie sono dovute “all’evoluzione delle condizioni climatiche e ambientali e al moltiplicarsi di eventi estremi, come siccità e inondazioni. Cui si aggiunge l’espansione delle attività umane intorno alle sorgenti che rendono molto difficile mantenere stabili le caratteristiche delle acque minerali”.
Le reazioni di sindacati e altri produttori di acque minerali
Anche i sindacati interni hanno reagito per bocca di Yannick Duffner, rappresentante in Nestlé Waters Supply della Confédération française démocratique du travail (CFDT). Duffner ha affermato che si tratta di un annuncio inatteso e che i lavoratori hanno ricevuto per anni informazioni false in merito alla qualità dell’acqua. “Non ci sorprende che siano stati costretti a filtrare quest’acqua per mantenere la sua composizione (minerale) che deve essere stabile“ ha commentato invece su Le Monde Bernard Schmitt, un ex medico membro del collettivo ‘Eau 88’, che lotta contro il sovrasfruttamento da parte di Nestlé delle falde acquifere locali. “È un’azienda che fa ciò che vuole e nessuno ha i mezzi per controllare ciò che fa”.
Mentre un altro dei principali produttori francesi, Danone, proprietario tra l’altro dei marchi Evian e Badoit, ha preso le distanze dalle polemiche dichiarando che “le nostre acque minerali naturali hanno sempre risposto alle esigenze di qualità e di conformità previste dalla legge, che sono la nostra priorità assoluta”. Tuttavia Le Monde non esclude che ci siano altre aziende coinvolte oltre a quelle già sotto accusa.
Intanto la procura di Epinal ha aperto un’indagine preliminare nei confronti di Nestlé mentre alcuni giornali svizzeri hanno pubblicato dichiarazioni in cui Nestlé ammette di aver fatto ricorso anche lì a procedure non autorizzate, per adattare la loro attività all’evoluzione dell’ambiente.
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giornalista scientifica
Interessante!
molto interesante
Prima di tutto, voglio ringraziarvi di portare alla nostra conoscenza sempre informazioni importantissime.
Per quanto riguarda l’argomento, sommessamente ho notato che le acque minerali effervescenti naturali, trattandosi della stessa marca: quella in bottiglia di vetro è sempre doppiamente frizzante rispetto a quella nella plastica.
È solo una constatazione personale?.
Grazie.
Grazie per il lavoro che fate. Che mi dite sulle caraffe Brita o simili? Grazie
E in Italia qualche ente sta controllando che acqua ci danno da bere o no?
I controlli spettano alle Asl
Nestlé, come tante multinazionali nel mondo, agisce dando priorità ai propri interessi. non c’è nulla di cui stupirsi se leggiamo di scandali emergenti da ogni zona del “globo terracqueo”…
se uno ha dubbi meglio l’acqua del rubinetto .per esempio io mi bevo l’acqua di lurate caccivio provincia di como , a volte puzza di cloro , ma basta lasciarla decantare una notte nella brocca , e’ buonissima , la preferisco a quella in bottiglia almeno so da dove viene e i controlli sono regolari e attendibili . i valori delle sostanze sono sempre rispettati e a disposizione di tutti .
La ringrazio del suggerimento per il cloro, io peraltro uso l’acqua del fontanello comunale, ma proverò quella del rubinetto
Il “fontanello” comunale, se allacciato all’acquedotto come presumo, eroga la stessa acqua che le arriva in casa al rubinetto.
Al massimo un po’ più fresca perché corrente.
non capisco questa mania di comperare acque minerali che oltre al consumo spropositato di plastica per l’imbottigliamento secondo me non garantiscono,visti i controlli superficiali, la purezza richiesta. Beviamo acqua del rubinetto.
Come giustamente dice il Docteur Bernard Schmidt i grandi gruppi e/o multinazionali se ne fregano assolutamente della legislazione vigente in Europa e fanno tutto ciò che possa aumentare i propri profitti. Chi fa i controlli ? Sono tutti compiacenti….
Mi sembra che la normativa italiana consenta qualche trattamento in più sulla parte chimica oltre “composti di ferro o zolfo” e che non debbano essere indicati in etichetta.
Nulla è permesso per la parte microbiologica.