Freakshakes with donuts and candy floss

food blogger cellulare foto ristoranteSembra solo una delle tante declinazioni del successo del cibo sui social, ma i video ‘food porn’ virali, ovvero la diffusione di video ricette esagerate, può avere conseguenze negative, a causa del messaggio trasmesso. Ne è convinto Chris Baraniuk, giornalista scientifico della BBC, che dedica all’argomento un articolo prendendo spunto da alcuni video popolarissimi in queste settimane, come quello sulla preparazione del tacchino al forno ripieno di cheddar di Chefclub, che ha già avuto più di quattro milioni di visualizzazioni.

Si tratta di un esempio perfetto di ciò che Baraniuk vuole sottolineare: il tacchino viene infatti farcito con quantità abnormi di formaggio cheddar, di per sé molto grasso, e poi ricoperto, insieme alle patate, di burro e salse varie. Il risultato è una specie di inno alle pessime abitudini alimentari, allo spreco di cibo e all’eccesso di sale, grassi, carne e calorie. Dello stesso tipo sono quello dei coloratissimi bagel arcobaleno, preparati con una base industriale di pasta per biscotti, o quello delle lasagne a cento strati, che ha già più di due milioni di visualizzazioni, e tanti altri, tutti per lo più realizzati da content creator come Tasty, BuzzFeed, Twisted, Spoon University e Chefclub e accomunati da sequenze rallentate che mettono in evidenza alcune caratteristiche dei cibi pronti volte a renderli particolarmente desiderabili.

https://youtu.be/Ljm9wBFiWEE

Ma che cosa c’è di sbagliato nel diffondere ricette di questo tipo? Secondo alcuni commentatori parecchio. “Mettete un piatto su Instagram – ha spiegato Thom Eagle, food writer e chef esperto di alimenti fermentati e pochissimo lavorati – e il giorno dopo lo chiederanno in molti”. È successo, per citare un esempio, a un ristorante di New York che ha postato un video con una raclette particolarmente filante, che in una notte ha conquistato otto milioni di visualizzazioni: il giorno dopo il proprietario ha dovuto assumere dieci dipendenti per star dietro all’esplosione di richieste.

Ma gli effetti si fanno sentire su ciò che le persone ordinano a domicilio. Del resto, il mercato del cibo da asporto sta crescendo ovunque in modo vertiginoso (in Gran Bretagna del 13% in un anno) anche grazie alle app di food delivery, e chi ordina a domicilio ha un’idea precisa di ciò che vuole, grazie alle immagini accattivanti dei piatti. Ma se l’oggetto del desiderio è veicolato da foto e video irrealistici, il danno è fatto, perché il cliente spesso non si rende conto di acquistare e consumare alimenti che fanno malissimo a lui e al pianeta.

Anche su chi cucina a casa, poi, ci sono conseguenze negative, perché i video di food porn non dicono mai nulla sull’aspetto nutrizionale, anche se basano il loro successo su veri tripudi di salse, grassi, zuccheri, additivi e chi più ne ha più ne metta. A supporto, Baraniuk cita un sondaggio effettuato dall’Agriculture and Horticulture Development Board (AHDB), che monitora le abitudini degli inglesi, secondo cui il 12% degli intervistati si ispira a ciò che vede su YouTube per le proprie ricette, valore che nel 2015 era del 4%.

Anche se cucinare da sé il proprio pasto pone al riparo dal rischio di consumare ingredienti di pessima qualità che possono celarsi negli alimenti preparati da altri, ispirarsi ai video di YouTube, soprattutto quando non sono indicate le caratteristiche nutrizionali e quando le ricette sono palesemente esagerate (fatto che, oltre a tutto il resto, comporta quasi sempre lo spreco di materie prime o del piatto finito), non sembra una buona idea, da nessun punto di vista. Per quanto il risultato finale possa sembrare accattivante e squisito e apprezzato da milioni di persone.

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marco
marco
30 Dicembre 2019 09:05

Non siamo consumatori, siamo cittadini. Non ridurrei gli esseri umani a bipedi “Consumatori”. Un noto pubblicitario diceva “Le comunità felici non consumano”

Massimo
Massimo
4 Gennaio 2020 11:30

Da tecnologo alimentare dico , che sarebbe l’ora di mettere l’educazione alimentare sin dalle scuole elementari, visto che solo un ignorante in alimentazione umana può fare certe proposte culinarie…. Ps se al posto di mettere like mettessimo commenti realistici in questi video, ad es. Calorie stimate per 100 g: 5000… Oppure” nuoce gravemente alla salute” ecc, magari potremmo evitare che qualche altro ignorante in alimentazione riproduca certe ricette…

alba
alba
Reply to  Massimo
4 Gennaio 2020 19:06

Concordo con Massimo. Educazione alimentare dovrebbe essere una materia base importante a scuola. E invece vengono privilegiati programmi scolastici di 100 anni fa….

Mila
Mila
Reply to  Massimo
7 Gennaio 2020 06:16

Veramente è già presente nei programmi ministeriali (indicazioni) e viene regolarmente svolta nella scuola secondaria di primo grado. Personalmente lavoro moltissimo con i miei alunni su questa tematica e, devo dire, è uno degli argomenti che li vede più attenti e interessati

Lucia Ballarin
Lucia Ballarin
4 Gennaio 2020 15:30

Preoccupante che circolino simili video. Non ho parole. Sono orripilata. Esterrefatta fino alla nausea.
Se continuano a inventare e proporre cibi e dolci di questo genere, cuochi e pasticceri non avranno più clienti fra qualche tempo… Dov’è finito il buon senso?
Che orrore! Che aberrazione! Semplicemente abominevole! Disgustoso!
Gentile Agnese Codignola, scusi la mia esternazione. Sono molto colpita dal Suo interessante articolo di cui La ringrazio.
Cordiali saluti,
Lucia Ballarin

agnese codignola
agnese codignola
Reply to  Lucia Ballarin
5 Gennaio 2020 15:41

Grazie! Condivido il disgusto ma evidentemente, se i like ci sono vuol dire che non tutti sono in grado di capire che cosa c’è dietro piatti come questi. PCondivido anche totalmente l’idea di fare educazione alimentare nelle scuole, anche in considerazione di certe castronerie che si sono sentite di recente quando si è discusso di sugar tax, da parte di persone che si suppongono istruite (politici, giornalisti e così via). Condivido parola per parola l’articolo di Roberto La Pira sulla pubblicità assolutamente debordante della nota azienda-patrimonio nazionale. Nessuno osa mai sottolineare che sulla qualità nutrizionale delle 30 e più merendine ci sarebbe parecchio da ridire…a cominciare proprio dal contenuto di zucchero, come ben sa chiunque abbia figli o abbia assaggiato qualcuno dei prodotti, tutti iper-dolci fino a essere stucchevoli dopo un boccone.
In Italia l’unico argomento che fa presa sembra essere quello dei posti di lavoro, e ogni volta si riproduce il circolo infernale salute/lavoro, come se fosse impossibile trovare giuste mediazioni e come se la tutela della salute non avesse anche un valore economico, se non si vuole considerare quello umano. Per questo c’è tanto bisogno di educare alla consapevolezza e di informare correttamente.

Serena Rezoagli
Serena Rezoagli
12 Gennaio 2020 11:59

Avete mai letto i commenti ai video? Sono capolavori di satira gastronomica. Io seguo alcune di queste pagine come divertimento, e a volte metto like se mi diverto particolarmente.
Leggendo i commenti non credo che in molti eseguano le ricette.
È come guardare un film parodia per ridere.
Io dico questo da ottima cuoca e laureata in scienze alimentari, con buone conoscenze di nutrizione, ma sono certa che anche chi è specializzato in altro abbia un buon accesso alla cultura nutrizionale.
Alle medie lo studiano proprio (e bene), il tema è proposto nei giornali, in tv, nei telefilm per ragazzini e persino nei cartoni (penso a Peppa Pig, ad esempio).
Chi fa scelte diverse e sbagliate spesso non lo fa per ignoranza ma per fatalismo e menefreghismo, o umana debolezza, come ad esempio si fuma, sapendo che fa male