
Negli ultimi dieci anni l’Europa ha visto una crescita costante degli allevamenti intensivi, in particolare di polli e suini. Oggi se ne contano oltre 24 mila, di cui più di 10.800 dedicati all’allevamento avicolo, e l’Italia è tra i Paesi con il maggior numero di impianti: terza per i polli e quinta per i maiali, con 2.146 strutture concentrate soprattutto nella Pianura Padana. Lo rivela un’indagine di IrpiMedia e AGtivist.agency (agenzia giornalistica britannica che indaga sulle attività delle grandi aziende agricole e zootecniche), che per la prima volta ha mappato gli allevamenti intensivi italiani.
Per aprire un nuovo allevamento intensivo, quindi con più di 40mila polli, duemila maiali da ingrasso o 750 suini da riproduzione, serve l’Autorizzazione integrata ambientale (AIA). Dal 2014 al 2023, il nostro Paese ha rilasciato ben 546 nuovi permessi per allevamenti intensivi, secondo Paese in Europa dopo la Spagna. Di questi, 337 sono impianti avicoli: a livello europeo, solo la Polonia e la Francia ne hanno autorizzati di più. L’obiettivo è chiaro: rispondere alla crescente domanda interna e mantenere la competitività delle esportazioni di carne bianca. Ma questo modello produttivo ha un prezzo, e non solo per gli animali.
Il prezzo degli allevamenti intensivi
I polli da carne selezionati per crescere il più rapidamente possibile (broiler) sviluppano in poche settimane un petto sproporzionato, che li porta spesso a problemi di deambulazione. I segni visibili, come le striature bianche sulla carne (white striping), sono solo uno degli effetti collaterali della crescita accelerata (ne abbiamo parlato spesso su Il Fatto Alimentare, per esempio in questo articolo sui polli delle principali aziende produttrici).
Oltre al benessere animale, preoccupa l’impatto ambientale. Il settore zootecnico è tra i principali responsabili delle emissioni di ammoniaca e gas serra in Europa: secondo l’European Environmental Bureau contribuisce per il 12-17% alle emissioni totali dell’UE, ed è tra le cause principali dell’inquinamento dell’aria e delle acque. La concentrazione degli allevamenti in aree ristrette – come le province di Brescia, Verona e Forlì-Cesena, dove si trova il 39% di tutti gli impianti per il pollame – crea veri e propri hotspot di inquinamento. In più, il sistema intensivo aumenta il rischio sanitario: tra il 2024 e il 2025 si sono contati in Italia oltre 60 focolai di influenza aviaria, con l’abbattimento di più di quattro milioni di capi di pollame.

Perché aumentano gli allevamenti intensivi
Non bisogna sottovalutare però il contribuito della Politica agricola comune dell’Unione Europea (PAC), che attraverso il sistema dei sussidi potrebbe aver favorito la crescita degli allevamenti intensivi. Lo sostengono diverse associazioni, come Greenpeace, mentre la Commissione UE afferma che i sussidi per il settore zootecnico servano a incoraggiare una “diversità di sistemi di produzione” e a garantire “la sicurezza alimentare e l’accessibilità economica” della carne.
Superare l’allevamento in gabbia
Ma non ci sono solo gli allevamenti di polli da carne: in Italia oltre il 36% delle galline ovaiole vive ancora in gabbia. Nel 2020, l’iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age ha raccolto quasi 1,4 milioni di firme per chiedere alla Commissione europea di eliminare progressivamente le gabbie negli allevamenti. Ma oggi, a cinque anni di distanza, nonostante le promesse della Commissione, la riforma è ancora in stallo, soprattutto a causa della pressione dell’industria zootecnica.
Le associazioni chiedono quindi che questa proposta venga rilanciata e inserita in una strategia più ampia per ridurre il numero e l’impatto degli allevamenti intensivi. Le misure in discussione comprendono l’etichettatura obbligatoria sul benessere animale, un fondo europeo di transizione per riconvertire gli impianti esistenti e l’esclusione dai sussidi PAC delle strutture non sostenibili.

Al momento, quindi, la spinta al cambiamento arriva soprattutto dal basso, grazie alla pressione delle Ong e all’adesione di alcune aziende allo European Chicken Commitment (ECC), che promuove criteri minimi di benessere animale. Ma la stragrande maggioranza della carne avicola in commercio proviene ancora da impianti intensivi.
Il ruolo della grande distribuzione
Alcuni segnali positivi arrivano dal mondo della grande distribuzione. Coop è stata la prima catena italiana ad eliminare, già dal 2010, le uova da galline allevate in gabbia a marchio proprio, estendendo nel tempo questa scelta anche ai prodotti trasformati. Nel 2023 ha avviato un percorso per garantire maggiori standard di benessere ai polli delle proprie linee a marchio, anche se non ha ancora aderito allo European Chicken Commitment.
Carrefour, Eataly, Cortilia e il produttore Fileni hanno invece sottoscritto formalmente l’impegno ECC, che prevede tra le altre cose l’uso di razze a crescita più lenta, maggiore spazio per ogni animale e arricchimenti ambientali nei capannoni. Tuttavia, nel caso di Fileni l’impegno vale solo per il pollo venduto con il proprio marchio, mentre non riguarda i polli allevati per conto terzi, che rappresentano il circa il 70% della sua produzione (ne abbiamo parlato in questo articolo sull’annuncio di Fileni).
Secondo le Ong animaliste, queste iniziative dimostrano che anche la Gdo può contribuire concretamente a trasformare le filiere, rendendo disponibili sul mercato prodotti più sostenibili a prezzi accessibili. Ma per farlo servono volontà politica, trasparenza e pressione da parte di consumatori e consumatrici.
© Riproduzione riservata Foto: iStock, Il Fatto Alimentare, Depositphotos
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
MAI avrei pensato che in Italia VENISSERO COSTRUITI NUOVI
ALLEVAMENTI INTENSIVI!!!!!!!!!)
Ma NON si era parlato o c’erano proposte di LEGGE per
IMPEDIRE LA COSTRUZIONE DI
NUOVE STRUTTURE?????
Sono allibita!!! Così si va verso un INQUINAMENTO sempre maggiore
sia del suolo che dell’aria, e, NON
PER ULTIMO, verso una sofferenza animale MOLTIPLICATA ALL’ENNESIMA
POTENZA!!!!!!!
La gente vuole mangiare più carne
e a basso costo???
CON TUTTO CIO’ PURTROPPO PER NOI, A BREVE, IL CONTO CHE CI VERRA’ PRESENTATO DA PAGARE, SARA’ ALTISSIMO!!!!!
“Complimenti” ai nostri Governanti!!!!
Il Paradiso? Non so se esiste. Di sicuro esiste l’inferno! È qui in Terra.. per gli animali negli allevamenti intensivi e nei macelli.
purtroppo in Italia manca una corretta percezione del problema legato al benessere animale negli allevamenti. le associazioni di rappresentanza dei consumatori non sono abbastanza rilevanti da poter pesare sulle decisioni dei nostri governanti, per cui il relativo mercato è guidato solo dalla forza del danaro.
.
Produzione di proteine animali a basso costo +,mangime per animali a basso costo = peggioramento del benessere animale negli allevamenti intensivi , peggioramento per la sostenibilità ambientale ,nonché peggioramento della salute umana per chi mangia carne e per di più “carne a basso costo.”.
Sono convinta che le scelte politiche ed economiche non possano che partire dal basso, cioè da noi. Ben vengano i vegani o chi punta ad un consumo minore ma di qualità. Con quale altro linguaggio la terra deve dare i suoi segnali? Ed è giusto che l’uomo abbia l’arroganza di poter ritenere di maltrattare qualsiasi altra specie per i propri interessi???
Che differenza c’è tra l’ abbigliamento usa e getta prodotto sfruttando manodopera e costi di paesi emergenti e allevamenti intensivi proposti sempre di più in paesi a basso reddito costi di cereali per noi bassi ma per loro profittevoli e con leggi ambientali molto permissive? Nessuna! Poi le aziende più furbe o con meno remore morali dichiarano sostenibilità benessere e molto altro per i loro prodotti mentre vivono e fanno utili con marchi terzi che operano senza questi limiti. Non far sapere al consumatore cosa acquista rendilo sempre più ignorante e distratto oltre che più povero e sara’ sempre più gestibile!!