È stato pubblicato il 7 dicembre 2020 sulla Gazzetta Ufficiale il DECRETO 19 novembre 2020 con le norme sul logo nutrizionale facoltativo “NutrInform Battery” in alternativa all’etichetta a semaforo, assunta ormai come modello di riferimento da diversi Paesi europei. La dizione sulla Gazzetta recita così “Forma di presentazione e condizioni di utilizzo del logo nutrizionale facoltativo complementare alla dichiarazione nutrizionale in applicazione dell’articolo 35 del regolamento (UE) 1169/2011” ed è firmata da tre ministri ( Sviluppo economico, Salute e Politiche agricole). Per leggere in decreto clicca qui.
Il “NutrInform Battery” è costituito da una rappresentazione grafica (vedi sotto). All’interno del simbolo a “batteria” (numero 4) si trova la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalla singola porzione, rispetto alla quantità giornaliere di assunzione per un adulto medio.
1.Tutti i valori espressi sono relativi alla singola porzione che viene stabilità liberamente dal produttore
2. Ogni box contiene l’indicazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale di ogni porzione. Il contenuto energetico è espresso sia in Joule che in calorie. I valori di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale sono espressi in grammi.
3. All’interno del simbolo a «batteria» è indicata la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati da ogni porzione rispetto alla quantità giornaliere di assunzione raccomandata. Le quantità di assunzione giornaliera raccomandate per un adulto medio sono: energia: 8400 KJ/2000 Kcal; grassi: 70 g; grassi saturi: 20 g; zuccheri: 90 g; sale: 6 g.
4. La parte carica della batteria rappresenta graficamente la percentuale di energia o nutrienti contenuta in ogni porzione. Per una dieta quotidiana equilibrata la somma di ciò che si mangia durante il giorno non deve superare il 100% delle quantità giornaliere raccomandate.
Gli operatori che vogliono adottate la nuova etichetta devono informare il Ministero della salute con modalità che saranno definite in una successiva comunicazione, e si impegnano a estendere l’etichetta a tutti i prodotti appartenenti alla medesima categoria merceologica. La dimensione del logo, i colori e gli altri dettagli tecnici per la stampa, verranno resi pubblici in un manuale di prossima pubblicazione. La nuova etichetta non si potrà utilizzare per gli alimenti confezionati in imballaggi o in recipienti la cui superficie maggiore misura meno di 25 cm². La regola vale anche per i prodotti DOP, IGP e STG in ragione del rischio che la presenza di ulteriori loghi impedisca al consumatore di riconoscere il marchio di qualità che certifica la distintività di tali prodotti.
Le criticità sono evidenti. In primo luogo è un sistema poco immediato rispetto al Nutri-Score, sia per il rifiuto di utilizzare i colori per sottolineare le differenze tra un prodotto e l’altro, sia perché l’etichetta contiene più di una dozzina di numeri da decifrare in un logo che, una volta apposto sulle confezioni, sarà di dimensioni molto ridotte.
In seconda battuta c’è la questione delle porzioni a cui sono riferiti i valori nutrizionali espressi. Non esiste infatti uno standard per le porzioni imposto alle aziende per l’applicazione del logo, o che sia quantomeno condiviso. Ogni produttore può scegliere liberamente la porzione che vuole per abbassare il livello di riempimento delle batterie. In questo modo, c’è il rischio che sulle etichette compaiano porzioni irrealistiche, difficili da rispettare per il consumatore, che si ritroverà a consumare più zuccheri o grassi di quanto immagina. Ed è proprio per questo motivo che nel Nutri-Score si utilizza lo standard di 100 g (o 100 ml).
C’è poi un altro problema sui valori di riferimento utilizzati dalla batteria. La proposta italiana usa i livelli di assunzione giornaliera del Regolamento (UE) 1169/2011, che però, per alcuni nutrienti, non sono in linea con le raccomandazioni dell’Oms e con le linee guida italiane. La batteria prende come riferimento una dieta da 2.000 kcal, con 90 grammi di zuccheri semplici (totali) e 6 grammi di sale. Le linee guida italiane, invece, raccomandano di non superare 75 grammi di zuccheri (pari al 15% dell’energia), sia aggiunti che naturalmente presenti nei cibi, e 5 grammi di sale al giorno. Sugli zuccheri le raccomandazioni dell’Oms sono ancora più restrittive, mettendo il limite a 50 grammi al giorno di zuccheri aggiunti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Trovo che l’utilizzo del quantitativo fisso di 100 grammi del nutri-score sia fuorviante: difficilmente si consumano 100 grammi di bibite gassate o 100 grammi di olio extravergine di oliva, o di Parmigiano Reggiano.
Per evitare che ogni industria possa decidere la dose di riferimento, basterebbe fare come negli USA, dove è definita per classi merceologiche.
Per quanto riguarda la mancanza dei colori, penso che basterebbe colorare le batterie.
In questo caso preferisco una informazione difficile da leggere che una sbagliata come nel Nutri Score.
La “porzione” non è una cifra tonda, gestibile intuitivamente come invece il riferimento ai 100 grammi (12 grammi di grasso = 12%) e non permette confronti, che a mio parere sono indispensabili: davanti a due prodotti in apparenza uguali DEVO poter scegliere quello che PER ME è il migliore o peggiore (se ad esempio devo tenere sotto controllo magari più il sale che i grassi).
Trovare il riferimento a un peso chiaro, fisso, intuibile e facilmente gestibile come i 100 grammi è utilissimo, quale che sia il prodotto, non importa quanto se ne consumi abitualmente, competerà poi al consumatore se sporzionare 75 grammi o 125 della burrata da 300 grammi o del pezzo di parmigiano da 400, in base a quanto la sua dieta, le sue esigenze o le sue abitudini gli consigliano.
Trovo che proprio l’impostazione della grafica a batterie sia l’esatto contrario di quanto serva per convincere le persone a mangiare sano: la batteria è ok quando è piena (e viene da pensare: meglio ancora se è più che piena), mentre qui lo scopo è di cercare di tenere le batterie appena appena piene, e magari per alcuni nutrienti (zuccheri e grassi) anche meno che piene. La batteria mezza vuota mette in allarme il nostro bisogno ancestrale di nutrirci: scelgo un alimento che mi carica la pila ben bene, così non muoio di fame.
Come hanno fatto a ideare un sistema di etichetta così demenziale?
E questo ancor prima di entrare nel merito delle porzioni e dei valori di riferimento…
@Mauro, tutti i ragionamenti hanno un fondo di vero, ma se devo scegliere fra due prodotti simili e la Serving Size fosse definita per Legge, tutti i prodotti avrebbero la stessa quantità di riferimento, perciò il paragone sarebbe semplice; ma se il Suo problema fossero le calorie, ed il mio fosse la pressione, Lei osserverebbe con più attenzione la batteria delle calorie o dei grassi, io guarderei il sale. Trovo assurdo vedere bibite zuccherate gassate (di cui bevo 330 gr) in fascia B come un alimento salutare, e l’olio extravergine di oliva (di cui consumo pochi grammi) in fascia D o E come un alimento che fa male. Deresponsabilizza chi consuma bibite zuccherate gassate.
Far cambiare ai produttori le dimensioni delle loro merendine confezionate in porzioni preincartate non mi sembra fattibile, e comunque stabiire che la “porzione giusta” è, poniamo di 47 grammi, su quale base lo si può fare, ci si riferisce a un uomo sedentario di 90 chili, uno sportivo di 70, una donna di 40, un ragazzino di 18?
Molto più semplice usare un riferimento assolutamente neutro come il peso in modo da sapere subito la percentuale: 100 grammi, 8% di zucchero sono 8 grammi di zucchero, 12 grammi grasso sono il 12% grasso e così via
Nessun giochetto possibile con avvisatori industriali che mi danno il “verde” o la “A” per una margarina con poco grasso ma elaboratissima e piena di componenti vari, stabilizzanti, coloranti, emulsionanti… e il “giallo” o la “B” per l’olio extravergine d’oliva perché è quasi solo grasso naturale e nient’altro.