Etichetta a semaforo Nutri-Score, l’Italia dice no senza motivi plausibili. Petizione in Francia di 900 scienziati e 42 società scientifiche
Etichetta a semaforo Nutri-Score, l’Italia dice no senza motivi plausibili. Petizione in Francia di 900 scienziati e 42 società scientifiche
Roberto La Pira 22 Dicembre 2021
La storia italiana del Nutri- Score (l’etichetta a semaforo per i prodotti alimentari che politici e lobby dell’industria alimentare non vogliono) assomiglia per alcune aspetti a quella dei No-Vax che si oppongono ai vaccini messi a punto dalle grandi aziende farmaceutiche per arginare il Covid. La differenza è che questa volta i ruoli sono invertiti. Mentre i contrari al vaccino sono una piccola ma rumorosa minoranza che si scontra con il mondo scientifico, le istituzioni e il grosso della popolazione, il fronte contrario al Nutri-Score comprende invece la stragrande maggioranza delle forze politiche, delle associazioni industriali e delle lobby che propongono un modello alternativo chiamato NutrInform Battery di complessa e difficile interpretazione, che si oppone a poche voci favorevoli.
In Francia (Paese di origine del Nutri-Score) il fronte di scienziati, nutrizionisti e società scientifiche a sostegno al Nutri-Score è talmente vasto da risultare imbarazzante opporsi. Da noi ci sono lobby come Coldiretti che pur di difendere gli interessi di categoria si mettono di traverso e diffondono ogni settimana un comunicato stampa per ribadire il no all’etichetta a semaforo. Visto che in Italia si trovano pochissimi prodotti con il Nutri-Score sulla confezione (noi ne abbiamo trovati solo due da quando è stato approvato, entrambi importati) tanto accanimento si giustifica solo con la paura che tra pochi mesi la Commissione europea darà il via libera alla nuova etichetta a semaforo avallata dai pareri di scienziati e nutrizionisti.
Anche in Francia dove ci sono oltre 500 aziende che lo adottano, i produttori di salumi e formaggi hanno iniziato a protestare cercando di mettere in discussione il modello. La risposta è scattata subito. Un appello pubblicato su Le Monde il 16 novembre 2021 ha raccolto in poche settimane le firme di oltre 900 scienziati, nutrizionisti, medici e docenti universitari convinti che il modello non debba essere messo in discussione. A sostegno di questa tesi si sono schierate anche la Società francese di epatologia (Afef), la Società francese della salute pubblica (Sfsp) insieme ad altre 40 associazioni scientifiche che hanno inviato una lettera di sostegno indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri responsabili della Salute, dell’Agricoltura e dell’alimentazione, dell’Economia e delle finanze e degli Affari europei. L’altro elemento da considerare è che altri cinque Paesi europei (Spagna, Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi), oltre alla Svizzera, hanno adottato l’etichetta a semaforo. L’Italia sta facendo di tutto per ostacolarne l’adozione con poche possibilità di riuscirci.
In Italia il Nutri-Score può contare su due sostenitori (Il Fatto Alimentare e Altroconsumo) e cinque autorevoli scienziati – tra cui Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza Covid-19, e Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” – che due anni fa insieme a Paolo Vineis, Elio Riboli e Mauro Serafini, avevano ribadito il valore del sistema a semaforo “al di là delle strumentali polemiche politiche”.
(*) Adottato nel 2017, l’etichetta a semaforo risponde a un duplice obiettivo: informare meglio i consumatori sulla qualità nutrizionale degli alimenti rendendo possibile il confronto tra le marche esposte sugli scaffali. L’etichetta è stata effettuata dal governo francese sulla base di lavori scientifici riconosciuti il cui effetto positivo è stato documentato da nuove ricerche. Il Nutri-Score si è rivelato uno strumento molto utile per sensibilizzare l’opinione pubblica al corretto consumo, grazie alla sua facilità di interpretazione che semplifica la lettura dei valori nutrizionali specifici dei diversi alimenti.
© Riproduzione riservata
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
In Italia non si vuole adottare per paura della penalizzazione di certi prodotti “della tradizione” (salumi, formaggi ecc.). Purtroppo molte persone sono “ignoranti” (senza offesa) e non si rendono conto che al di là dell’etichetta a semaforo, andrebbero da tempo consumati saltuariamente (io vedo colleghi di media cultura pranzare quasi quotidianamente con un piatto di prosciutto e mozzarella..) Mi chiedo però queste stesse persone cosa sceglieranno fra 250 grammi di pizza o coca zero classificati B , e una spalmata su pane di marmellata classificati C o D.
Nonostante ci siano molti esperti a favore , ce ne sono molti anche sfavorevoli, non perchè servi del potere, ma perchè 100 grammi di un prodotto non sono comparabili a 100 grammi di un altra categoria. A chi dice che è utile per confrontare prodotti dello stesso tipo , ecco sei già uno scalino avanti e non hai bisogno del nutri-score.
Ma non è difficile spiegare che il confronto va fatto fra prodotti simili. È un concetto abbastanza elementare
Assurda comunque la classificazione che ne risulta per l’extravergine di oliva ormai riconosciuto come alimento salutistico dalla maggioranza di medici e nutrizionisti
E’ difficile spiegare che NELLO STESSO BANCO FRIGORIFERO devi essere comunque in grado di capire che uno spalmabile light (Nutriscore C, ma ricco in acqua, grassi e zuccheri) sia peggiore che un Parmigiano Reggiano (Nutriscore D)
Ma il confronto va fatto fra i vari formaggi light, poi fra i vari formaggi stagionati, poi tra i vari vasetti di yogurt e così via!
Continuo a notare che nella difesa del Nutriscore siate faziosi. Decidete Voi se i motivi siano plausibili o no? Faziosi tanto da non lasciarmi pubblicare tempo fa un commento ove dimostravo che per ingerire un dato quantitativo di proteine di un formaggio spalmabile (con buona votazione Nutriscore), si era obbligati ad ingerire quantitativi di grassi e di zuccheri estremamente superiori rispetto alla medesima ingestione di proteine in un Parmigiano Reggiano. Finché non si parla di quantità di ingestione (serving size non gestite dall’azienda, ma da un Ministero) il Nutriscore risulta dannoso. Lo spalmabile ultraprocessato ed il Parmigiano Reggiano saranno nello stesso banco frigorifero, e la richiesta di inserire il Nutriscore anche per i DOP arriverà (dalla UE o dai clienti). Un inutile regalo a chi produce cibi ultraprocessati, dove si dosano acqua ed additivi per aggiustare il voto. Per una volta che Coldiretti si schiera dalla parte giusta gli date contro?
Il Nutri Score serve per confrontare alimenti simili fra di loro. Un formaggio fresco non può essere affiancato da. un formaggio stagionato , si tratta di prodotti diversi
Completamente d’accordo con Paolo. E non riesco a capire come mai Il Fatto Alimentare di cui condivido molte battaglie si sia imbarcato nella difesa di questa follia.
Considerare una follia un sistema adottato in cinque Paesi Europei, sottoscritto da oltre 800 medici e nutrizionisti francesi e da oltre 40 società scientifiche è forse scorretto. IL sistema va valutato con rispetto. In Italia nessuno vuole valutare con il rispetto che merita perché si penalizzano alcuni prodotti. Vorrei solo ricordare che i Francesi non hanno un menù molto diverso dal nostro e sono schierarti a favore . Vuol dire che sono tutti folli !
Purtroppo il Parmigiano e il formaggio spalmabile verranno percepiti come formaggi. Non è come confrontare salame e jogurt.
Ad oggi ci sono già gli strumenti per seguire una dieta equilibrata. Non è che cambia molto nel mangiare un biscotto D o E. Cambia se al posto dei biscotti mangi l’avena A, ma a sto punto confrontiamo prodotti diversi. Stessa cosa per mille altri esempi. Mangiare uno jogurt A non fa differenza se lo mangi B, l’importante è che sostituisca i biscotti. Allo stesso modo se scegli uno jogurt alla frutta C o D non è che ti cambia molto, era meglio quello bianco. Se sei informato il nutri-score non serve. Se sei ignorante può essere un’arma a doppio taglio. Non trovo catastrofico adottarlo, ma non credo possa essere così influente.
dott. La Pira, continuo a ripetermi, il confronto verrà fatto tra prodotti nello stesso banco frigorifero! Se una persona sa fare confronti merceologici fra formaggi light e formaggi duri, facilmente non ha bisogno di una etichetta nutrizionale. Ma se invece ne ha bisogno, fargli mangiare uno spalmabile ultraprocessato, pieno di acqua, zuccheri, grassi ed addensanti al posto del Parmigiano Reggiano che ha un rapporto grasso/proteine mostruosamente migliore, nessuno zucchero né addensanti, che non mi fa nemmeno pagare il suo enorme quantitativo di acqua (altrimenti sarebbe un E) . E comunque tanti Auguri di un Santo Natale a Tutti!
Mi sembra un giro tortuoso distinguere, agli occhi di persone poco attente, gli alimenti non più solo in categorie merceologiche ma anche in sottocategorie molto ristrette, sarà difficile da spiegare ma andiamo avanti.
Abbiamo già capito che confrontare cxxxxx e prosciutto non è corretto ma ho bisogno di spiegazioni se tra le bevande perfettamente intercambiabili sulla tavola di molte famiglie ci sono similitudini come questa allegata:
https://it.openfoodfacts.org/product/80493426/dolomiti-acqua-minerale-naturale-esselunga
Punteggio NutriScore B
Livelli dei nutrienti per 100 g
0 g Grassi in basse quantità 0 g Acidi Grassi saturi in basse quantità
0 g Zuccheri in basse quantità 0 g Sale in basse quantità ( sodio 1.6 mg/L )
———-invece la famosa cxxxxxx-zero oltra a valori abbastanza simili, pur con ben più consistente presenza di sale ma con alcuni altri componenti …….Additivi:
E150d – Caramello solfito-ammoniacale
E338 – Acido fosforico Alto rischio di sovraesposizione Alto rischio di sovraesposizione
E331 – Citrati di sodio
E951 – Aspartame
E950 – Acesulfame K
Riguardo ai suddetti additivi:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/02/colorante-caramello-un-rischio-nascosto-in-molti-alimenti/3393411/
https://www.altroconsumo.it/alimentazione/sicurezza-alimentare/calcola-risparmia/banca-dati-additivi-alimentari/dettaglio/E338
———L’acido fosforico viene utilizzato principalmente come antiossidante. È anche un regolatore di acidità e un agente sequestrante. Studi recenti hanno dimostrato l’esistenza, all’interno delle popolazioni, di un aumento del livello di fosfato nella parete dei vasi sanguigni. Ciò sarebbe potenzialmente dannoso poiché costituirebbe un fattore di rischio cardiovascolare, in particolare in caso di insufficienza renale. Nel 2019 l’EFSA ha rivalutato la sicurezza associata al consumo di fosfati assunti sia come additivi, che attraverso la normale alimentazione. È stata stabilita una nuova DGA, più rigorosa della precedente….————
Riguardo all’E331 sembra valere l’allerta su dosi molto consistenti ma solo i produttori lo difendono a spada tratta…..
Per l’aspartame consiglio di leggere questo:
https://www.ramazzini.org/wp-content/uploads/2008/03/Rischi-cancerogeni-dei-dolcificanti-artificiali-il-caso-dellaspartame_2011.pdf
Per l’acesulfame k esistono dei limiti giornalieri di pochi mgr/kg dovuti al fatto che sembra venga espulso senza interferenze ma su questa e altre sostanze c’è il problema che a livello di microbioma anche per questi artefatti ospiti di passaggio fanno dei danni nel medio periodo.
Nonostante queste sostanziali differenze entrambe le bevande sono equiparate B/B dal nutriscore, perchè?
Premesso che credo il punteggio NOVA non otterrà il benestare ( di chi? ) EU deve ancora decidere cosa fare, nonostante il nostro parere di tifosi pro e contro, se la risoluzione di approvare questo strumento in questa forma avrà luogo sarà chiaro da che parte stanno questi personaggi.
Spero di sbagliare ma credo che stiate sostenendo più o meno consapevolmente la guerra dell’industria contro il cibo tradizionale non solo italiano, a ognuno il suo.
Il punteggio di Nova cerca di ovviare ad alcuni aspetti da lei evidenziati. Resta il fatto che quasi 1000 nutrizionisti, medici e 42 società scientifiche francesi appoggiano il Nutri-Score. Pensare che queste persone stiano “sostenendo più o meno consapevolmente la guerra dell’industria contro il cibo tradizionale” mi sembra una tesi azzardata.
È soltanto una misera guerra commerciale ❗Si dice che bisogna confrontare spalmabile con spalmabile. La maggior parte delle persone non legge neanche lo stop in strada. Figuriamoci se confronta. Vede i colori e giudica. Quindi ORRENDA GUERRA COMMERCIALE ❗❗❗
Se la gente non legge l’etichetta non leggerà anche il semaforo . Se spieghi alla gente che deve fare il confronto può darsi che il semaforo funzioni.
Io credo che la tabella degli ingredienti (magari con alcune robuste correzioni) e la tabella nutrizionale siano più che sufficienti per informare chi VUOLE informarsi. I terrificanti messaggi messi sulle sigarette (altro che semaforo!) hanno prodotto qualche effetto? Mi associo agli auguri di Buone Feste a tutti.
I messaggi sulle sigarette sono terrificanti perché gli effetti del fumo sono terrificanti.Il semaforo è una sorta di allerta che si aggiunge agli altri strumenti.
Carissimo dott. La Pira la vedo in difficoltà. Tra una scritta minuscola e un rosso acceso vedo una “leggera” differenza. Poi che lei difenda il semaforo tesi sua. Ma data la spiegazione assolutamente inappropriata credo di avere ragione io. Spero in una pubblicazione.
Il confronto va fatto tra l’etichetta a semaforo e l’etichetta Nutrinform battery che non è proprio una scritta minuscola.
Purtroppo tra i numerosi commenti che ho letto, come al solito ho notato tanta ignoranza in materia di nutrizione e come al solito la tendenza a vedere o tutto bianco o tutto nero. Intanto la scienza dell’alimentazione non può essere ridotta ad una mera somma di ingestione di nutrienti. Nessun alimento a priori può essere definito sano,(in alcuni commenti ho letto “un sano olio di oliva”) non ha alcun significato, uno stile di vita che rispecchia certi canoni può essere sano e magari prevedere per una volta un hamburger. La Società Italiana di Nutrizione a mio avviso si è espressa in maniera un po troppo neutrale in merito, analizzando pregi e difetti sia del Nutri score che del Nutriform battery. Però quello che vorrei fa notare ai detrattori del Nutri score è che l’etichettatura frontale sui prodotti alimentari è richiesta dalla comunità europea in un’ottica di fornire maggiore consapevolezza al consumatore delle sue scelte, il fine dovrebbe essere quello di integrare e non sostituire la tabella nutrizionale che per legge deve essere apposta sui prodotti alimentari. La sua funzione dovrebbe essere anche quella di dare uno spunto di riflessione alle aziende nel riformulare certi prodotti , molte persone pensano che comprare i cereali per colazione sia una scelta migliore solo perché leggono parole come ” fitness, light o arricchito di qualsiasi cosa..” mentre con il nutri score si percepisce che qualcosa è diverso. Non è che ci si può improvvisare nutrizionisti tra gli scaffali di un supermercato, ma almeno avere una maggiore consapevolezza delle proprie scelte quella si. Pur non essendo uno strumento perfetto in toto per lo meno il Nutri score ha un impatto frenante verso un acquisto istinivo.
Guardi che non la richiede espressamente la Comunità Europea!
Rientra nell’ambito dell’art. 36 del reg. (UE) 1169/2011 che definiva su basi volontarie l’eventuale aggiunta di informazioni. Articolo creato perché già ai tempi della stesura del regolamento gli inglesi si orientavano ad inserire il semaforo in etichetta
Del resto sarebbe bastata una sana e precisa educazione sull’etichetta nutrizionale che di per sé è sufficiente per spiegare adeguatamente al consumatore i requisiti nutrizionali di un alimento. Gli americani che sono molto più pragmatici di noi non si pongono il problema di un’etichetta a semaforo ma punta sul Nutrition fact, che dell’etichetta nutrizionale europea è di fatto un’estensione più completa.
Tra l’altro nello stesso momento in cui discutiamo di Nutriscore, l’EFSA ha avviato una campagna per ricevere pareri in vista della revisione dei regolamenti sull’etichettatura.
È vero l’etichetta a semaforo non è richiesta dall’ UE ma è prevista che si possa aggiungere all’etichetta tradizionale dalla 1169/2011. Per questo 5 Paesi europei e la Svizzera l’hanno adottata volontariamente. Sul fatto che l’attuale tabella nutrizionale sia in grado di dare le informazioni chiare ai consumatori ci sarebbe da discutere e proprio perché viene ritenuta insufficiente si è arrivati all’etichetta a semaforo oppure alla molto più difficile Nutrinform Battery
Per restare nella sottocategoria merceologica -bevande- alcune acque minerali naturali e la famosa cxxxcxxx-zero piena di additivi sospetti sulla cui pericolosità ci sono già numerose testimonianze ottengono su opefoodfacts la stessa B, senza contare i discorsi in itinere sui docificanti……Dal momento che i condizionamenti commerciali pubblicitari hanno un impatto molto invasivo a dire la verità preferirei si parlasse delle lacune oggettive del nutriscore e non di sondaggi e inchieste, anche perchè ci sono pure i contrari, impossibili da nascondere.
Per carità è comprensibile cambiare idea rispetto a questo vs articolo—https://ilfattoalimentare.it/additivi-sospetti-sporca-dozzina.html——nero su bianco:
—–Ma è accaduto anche di peggio: l’industria ha sistematicamente inserito i propri rappresentanti, o persone da essa pagate, nei famosi panel, i quali, guarda caso, si sono sempre espressi in maniera molto tollerante. Uno studio pubblicato nel 2012 sulla rivista JAMA rende l’idea del groviglio di interessi in gioco: analizzando i dossier di 451 sostanze per le quali era stata avanzata la richiesta della dicitura GRAS, gli autori hanno visto che nel 20% dei casi i test di sicurezza erano stati compiuti solo dalle stesse aziende, e che in NESSUN CASO le analisi erano state effettuate da enti di ricerca estranei a interessi economici con le medesime.——-
Per chi non vuole vedere questi enti di ricerca sono composti di esperti e scienziati, stipendiati dall’industria legalmente consentita ma…..e hanno un successo strepitoso visti i prodotti risultati approvati, invero qualche bocciatura esiste ma sempre in ritardo e spesso con scappatoie.
Avrete da spiegare ben più di questo pallido fraintendimento perchè una volta che lo strumento verrà approvato di esempi di questo tipo ce ne saranno a migliaia, e in nessun modo sarà possibile tollerare che sostanze nutrizionalmente inutili non studiate facciano ancora ottenere voti migliori a scapito di sostanze fondamentali per la vita ma dannose solo in un certo eccesso nell’insieme della nutrizione nemmeno sfiorato dallo strumento in discussione.
L’etichetta a semaforo non è un ‘enciclopedia ma un segno grafico per cui non si può pretendere che dia tutte le risposte. È un’etichetta nutrizionale e quindi non può dare risposte esaustiva sulla presenza di additivi che sono molto presenti negli alimenti ultraprocessati. Pr cercare di dare una risposta a questo problema, il Nutri-Score propone di inserire un anello nero intorno al semaforo per indicare al lettore che, il profilo nutrizionale può essere anche buono, ma si tratta di un alimento ultraprocessato probabilmente con tanti additivi .
Complimenti per il tentativo di chiarezza da lei fatto nel programma “Mi manda rai tre”. In realtà in Italia la discussione su questo argomento é impossibile. Si é creato un muro ideologico montato dalla potentissima lobby dei produttori (coldiretti) e industriali (Federalimentare) individuando l’ennesimo “nemico contro l italianità ” che trova facile consenso tra gli italiani , necessariamente i politici si sono aggregati anche a livello di istituzioni, MIPAAF e Min Salute. La proposta italiana é inapplicabile e infatti nessuno dei proponenti ha chiesto di applicarla in Italia. Si preferisce contrastare il nutriscore che certamente ha molti limiti ma é un primo passo verso l’informazione .In definitiva la lotta é contro qualsiasi sistema di informazione nutrizionale ai consumatori italiani Personalmente faccio acquisti saltuari in Francia e mi viene spontaneo guardare il nutriscore sulle confezioni di prodotti dello stesso tipo ,non mi fa certo cambiare la tipologia di prodotto che voglio acquistare. In sintesi lo trovo utile.
Ogni articolo del Fatto Alimentare sull’etichetta a semaforo oramai segue sempre lo stesso schema: il Fatto ed il Dott. La Pira a difenderlo a spada tratta (con il solito mantra: “bisogna confrontare classi merceologiche omoegenee”, come se fosse facile farlo per tutti i consumatori) e dall’altra parte i lettori che, con argomentazioni ineccepibili, smontano tale sistema.
Attribuire tutto al “gomblotto” delle lobbies alimentari mi sembra un argomento perdente. E’ l’argomento cui ricorrono i no vax o quelli delle scie chimiche quando non hanno più argomenti. Non mi deludete.
Nessuno ha mai pensato o accennato al complotto. Si tratta di interessi ben precisi che vengono difesi ad oltranza negando l’utilità del semaforo.
La resistenza del sistema industriale e legislativo oltre che dei suoi numerosissimi sostenitori alle evidenze che giornalmente vengono rivelate dai ricercatori sulla pericolosità degli alimenti ultratrsformati mi fa pensare che si stà introducendo uno strumento manipolato di dubbia utilità., tra qualche mese vedremo quale sarà essendo le decisioni europee tuttaltro che certe.
Riconoscere che ci sono incongruenze sarebbe utile ma si preferisce buttarla in discussione politica, nel muro contro muro, elementi settoriali contro il resto del mondo, nel tifo da stadio invece che parlare nel merito dell’argomento e delle contestazioni.
In tutti i siti ufficiali del Nutriscore si dice che, per fare un altro esempio, questo strumento non è contrario alla dieta mediterranea, anzi……..
Ma contesto questa difesa che è solo un controsenso perchè il Nutriscore mette in cattiva luce alcuni alimenti fondamentali che andrebbero solo normati meglio sulle quantità, e promuove un mucchio di mediocre macedonia etichettandola con B-C-D-E, i consumatori saranno cosi facilitati a fare confronti ma alla fine acquisteranno solo cose mediocri e poco salutari perchè sempre più troveranno solo questi negli scaffali.
In tutte le premesse si dice che sarebbe meglio mangiare cibi semplici e il più possibile naturali ma nell’impossibilità allora il semaforo sarà utile……..penso che sarebbe meglio istruire e facilitare le persone a ricorrere alla prima scelta che è quasi sempre possibile con un pò di istruzione e minimo sforzo. e spesa.
Lo sforzo profuso per fare questa classifica dei mediocri anzichè promuovere maggiormente l’opzione naturale migliore mi delude, niente di grave ma indicativo di chi dirige l’orchestra, e non è azzardato affatto affermarlo.
Tempo al tempo.
Nel caso passasse questo semaforo, succederebbe questo: L’industria alimentare, soprattutto quella che produce cibi “complessi”, cioé ultraprocessati, pur di avere il colore migliore metterebbe subito all’opera i propri laboratori chimici e togliendo di qua, sostituendo di là, riuscirebbe ad apparire con colori positivi (vedi quello che è successo con l’olio di palma: nel giro di qualche mese erano tutti senza!). I piccoli produttori di qualità e i prodotti monoingrediente resterebbero con il cerino in mano. L’olio extravergine di oliva, il parmigiano, il prosciutto, la mozzarella, a meno di pesanti snaturamenti o manipolazioni genetiche difficilmente riuscirebbero a truccare il loro colore!
discussione cessata?
Gli scenari suggeriti dal signor Germano sono verosimili, ma non saranno solo i piccoli produttori nostrani a soffrire, è una rivoluzione mondiale industriale contro un modo di nutrirsi e produrre in maniera non-industriale.
Ora noi stiamo commentando degli anelli di fumo, non è discussione perchè chi decide non risponde a noi, non risponde a nessuno di noi, i favorevoli e i contrari si fronteggiano ma è una recita minore perchè finora le decisioni importanti sono prese in autonomia burocratica e così proseguirà.
La discussione esiste ma non trapela dalle stanze di potere, come nel caso TTIP e CETA e altri non siamo considerati all’altezza di capire cosa ci è utile, triste ma è così, possiamo solo intuire quali sono i contendenti e alla fine saremo fortunati se le decisioni saranno comunicate in modo limpido e chiaro da chi di dovere, ma io non ci spero molto.
In ogni caso le scelte personali sono ancora possibili e quindi tutta questa contesa inter nos al momento serve solo a capire chi siamo e cosa vorremmo per il presente e per il futuro, nient’altro.
Anche in Germania is inizia a vedere il Nutri-Score su molti prodotti.
E devo dire che è comodo.
Misono accorto che, per esempio sui cerali destinati aai bambini ci sono differenze notevoli di voto su prodotti simili. E con il Nutri-Score è veramente un attimo vederne le differenze.
E trovo corretti i commenti dell Dott La Pira il confronto si fa su prodotti simili.
Per esempio tornando ad quanto citato in molti commenti
In genere chi compra una bevanda light, non vuole acqua, ma una bevanda “alternativa” e non ‘ sarà il Nutri-Score a fargli cambiare idea. Quindi l’alternativa sarà con la stessa bevanda in versione “normale”
Per cui ben venga un Nutri-Score basso se l’alternativa è la contenente enormi quantita di zucchero
Questo sarà forse il primo passo verso l’informazione, liberissimi di pensarlo,……..ma queste equivalenze rimangono assurde e sbagliatissime, creare infinite sottocategorie merceologiche mi sembra inutile a fare scelte più salutari ma ognuno decida pure per se, che ci sia il nutriscore o qualche altra cosa similare.
Per evitare gli zuccheri basterebbe leggere l’etichetta attuale e usare un pò di aritmetica sottintendendo un ragionamento, ma forse non c’è più tempo per pensare …meglio far risolvere il problema ad un algoritmo molto parziale e pilotato da altri uomini, l’intelligenza artificiale non c’entra niente.
Oggi molti calcoli sono affidati a un algoritmo, non vedo perché non possa essere applicato anche all’etichetta nutrizionale se si rivela utile.
Gli algoritmi vanno presi con le pinze, e dipende molto da chi li produce (e a che pro).
Ci sono anche degli algoritmi per investire in Borsa ma non mi sembra che tutti si arricchiscano.
L’algoritmo è stato elaborato dopo numerosi studi e ricerche fatte in Francia da ministeri, associazioni di categoria di consumatori e nutrizionisti.
Probabilmente il problema è sopravvalutato, perchè la gran parte dei consumatori italiani non legge le etichette, probabilmente all’estero la situazione è diversa, quindi questo aberrante sistema di etichettatura va evitato nel modo più assoluto, perchè potrebbe pregiudicare le Ns esportazioni e migliaia di posti di lavoro.
In ogni caso è aberrante assimilare i contrari al Nutri-Score ai No-Vax.
Non sono un politico e non faccio parte di una lobby, mi aspetto da un sito come il Fatto Alimentare informazione, non propaganda e tanto meno insulti a chi ha una posizione diversa.
Ma la Francia e gli altri Paesi che vogliono adottare il Nutri-Score rischiano di pregiudicare le loro esportazioni? Il problema è che l’ Italia dice no al Nutri-Score e propone un’alternativa incomprensibile, supportata da ricerche di mercato sulla cui accuratezza è lecito avere dei dubbi
L’export alimentare francese è in crisi da anni, li abbiamo recentemente sorpassati, e se consideriamo che gran parte del loro export sono vini e superalcolici, sul resto hanno veramente poco da insegnarci.
Le motivazioni ci sono e sono inoppugnabili, ma ovviamente la Francia continuerà a dire che il suo Nutriscore è la quintessenza della perfezione salvifica, e l’oste continuerà a dire che il suo vino è buono.
Ma quali sono le buone argomentazioni italiane? E poi non è solo la Francia a considerare positivamente il Nutri-Score
Caro La Pira, le argomentazioni sono state esposte da tanti utenti meglio di quanto saprei fare io, in questa e in tutte le discussioni precedenti su questo sito, sarà la sesta o settima volta che vi battete per spingere il semaforo e ogni volta senza badare alle critiche, O CON GIUSTIFICAZIONI RISIBILI “bisogna confrontare tra prodotti simili” per me utente vuol dire ad esempio “formaggio con formaggio”, non mi sogno minimamente di non poter confrontare il formaggio camembert col formaggio parmigiano, per me consumatore sono formaggi e basta… comunque aggiungo i miei 5 centesimi:
IL CONSUMATORE SCEGLIERA’ GUARDANDO *****SOLO***** IL SEMAFORINO, sulla base del ragionamento elementare “se ci hanno messo il VERDE allora E’ VALIDO E MI FIDO e non perdo tempo a leggere la noiosa e incomprenìsibile lista degli ingredienti”.
Come per l’etichetta delle classi energetiche, se leggo AAAA++++ (o comunque sia adesso) sono spinto a non ragionarci troppo e fare l’acquisto, ma per un elettrodomestico che uso per pochi minuti al giorno come ad esempio il minipimer o il rasoio elettrico la differenza in termini di consumo mensile rispetto a un classe E è irrisoria (mentre per lo scaldabagno elettrico il frigorifero la differenza può essere notevole).
Ma PER IL FATTO ***DI ESSERCI*** l’etichetta energetica mi spinge a sostituire il minipimer classe E che ho in casa con un AAAA++++, anche se poi mi ci vorranno dieci anni per ripagarmi la spesa col mancato consumo e sto contribuendo all’aumento dei rifiuti rottamando inutilmente un oggetto funzionante.
E’ normale, è umano, è indotto dalla presenza ossessiva di millantamila simboli con fiori frutti soli
lune stelle faccine occhi triangoli che cercano di orientarci spesso in modo surrettizio, ad esempio il “coniglietto” sui cosmetici ci fa intendere che il prodotto “non è stato testato sugli animali” QUANDO ORMAI DA ANNI IN EUROPA E’ ******VIETATO****** fabbricare, detenere, importare, vendere prodotti (o ingredienti) testati sugli animali…
Un po’ come se sull’hamburger scrivessero “NON CONTIENE CARNE UMANA”, e graziearca, il cannibalismo è vietato per legge, non è più virtuso di altri.
L’etichetta italiana a batteria è nata male perché monocromatica, ma proprio per questo non semplifica all’osso, non esonera l’acquirente dal leggere almeno quei quattro dati, non gli dice ROSSO = PESTE = NON COMPRARE, VERDE = BUONO = COMPRALO, non si impone graficamente, nel suo piccolo è più utile e più completa (quanto può esserlo una semplificazione).
L’etichetta a semaforo non è stato il frutto di un gioco tra quattro amici ma è il frutto di una elaborazione collettiva durata anni portata avanti da nutrizionisti ,scienziati della nutrizione e addetti ai lavori.L’obiettivo è dei tradurre in un modo comprensibile ai più l’etichetta nutrizionale. Certo che se lei considera il formaggio tutto uguale il semaforo perde di significato. Io confido invece in un consumatore più arguto e intelligente al quale basta spiegare una sola volto che il confronto va fatto tra prodotti analoghi . Non è difficile da capire, sicuramente più semplice che decodificare una tabella nutrizionale o la batteria proposta dall’Italia che presuppone discrete conoscenze della materia.
Ho già espresso a suo tempo il mio parare negativo sul Nutri-Sscore così declinato. Attribuire l’etichetta a semaforo alla stessa quantità di ogni prodotto senza tenere conto delle quantità ottimali da utilizzare in una dieta corretta ed equilibrata genera solamente grossi equivoci nelle persone. E’ questa la pecca maggiore.
@Roberto La Pira
“Certo che se lei considera il formaggio tutto uguale il semaforo perde di significato.” Grazie, ma se si prendesse il disturbo di parlare con le persone scoprirebbe che la stragrande maggioranza normalmente distingue tra formaggi freschi e stagionati, e mai si sognerebbe qualora vedesse il “semaforino verde” in bella evidenza di dover complicarsi la vita confrontando invece mozzarella con mozzarella, quark con quark, grana con grana…
Nota: il Mario che parla di quantità è un mio omonimo, forse dovremmo cominciare a numerarci Mario1 Mario2 Mario3.
Le sue perplessità hanno un fondamento, però è altrettanto vero che spiegare come funziona il semaforo quando e se sarà approvato il provvedimento europeo non è proprio così difficile. Mi sembra che capire e decodificare la tabella nutrizionale che è sull’etichetta dei prodotti sia una cosa molto più complicata eppure è stata fatta.