“Nessuna etichetta a batteria e neppure a semaforo sul Parmigiano Reggiano e sui prodotti Dop e Igp come propongono il Governo e Federalimentare”. Sono chiare le parole di Nicola Bertinelli, presidente del consorzio del Parmigiano quando dice che il formaggio “non ha bisogno di un logo in etichetta che rassicuri il consumatore”, e motiva la presa di posizione evidenziando la qualità e il “riconoscimento da parte dei nutrizionisti come formaggio dagli altissimi valori nutrizionali, ricco di proteine, vitamine, sali minerali”.
La bocciatura cade come un macigno su Governo, Coldiretti e Federalimentare che da mesi propongono il modello di etichetta a batteria come alternativa al modello a semaforo francese Nutri-Score (*), anche se il sistema italiano è talmente confuso da rendere quasi imbarazzante il confronto. Per capire meglio il contesto va detto che il Nutri Score è lo schema di etichetta adottato in sei paesi europei, e che Bruxelles sta pensando di usarlo come modello di nuova etichetta da applicare a titolo volontario.
In Italia il tema è diventato di attualità dopo la dichiarazione di Salvini di un mese fa contro lo schema francese , accusato di penalizzare i prodotti alimentari tipici del Made in Italy. Negli ultimi giorni si registrano dichiarazioni simili di Mariastella Gelmini di Forza Italia, del Movimento 5 Stelle e anche alcuni programmi come Porta a Porta e Agorà della Rai hanno dedicato molto spazio all’argomento. Da una parte è positivo, perché qualcuno deve dire agli italiani che una parte dell’Europa sta adottando una nuova etichetta colorata. Per contro è stupefacente ascoltare le argomentazioni addotte contro il semaforo da parte di improvvisati “esperti” invitati nei dibattiti tv . C’è chi parla di attacco ai prodotti Made in Italy, di minacce alla dieta Mediterranea, chi confronta l’etichetta della Coca-Cola con il prosciutto di Parma, chi si arrabbia con l’Europa in un crescendo di assurdità. Quando però tra gli ospiti c’è un nutrizionista la musica cambia, perché chi si occupa di cibo difficilmente può schierarsi contro la nuova etichetta. Per difendere il modello francese cinque autorevoli scienziati come: Paolo Vineis dell’Imperial College di Londra, Elio Riboli dell’Humanitas University Milano e dell’Imperial College Londra, Walter Ricciardi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Mauro Serafini dell’Università degli Studi di Teramo e Silvio Garattini dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, hanno sottoscritto un appello a favore del semaforo. Ma questo aspetto interessa poco ai politici e ai rappresentati delle lobby, che per raccogliere consenso ricorrono a slogan e argomentazioni distanti dalla dalla verità scientifica.
In attesa di nuovi sviluppi bisogna puntualizzare alcuni elementi contro le fake news. Il semaforo è un’etichetta volontaria che un’azienda può decidere di utilizzare liberamente anche da subito, per cui non si può obbligare per decreto un consorzio ad adottare la nuova etichetta. L’Europa nei prossimi mesi proverà a ufficializzare un modello unico per tutti i Paesi senza alcuna imposizione. Come è successo in Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Paesi Bassi e Germania l’adesione al progetto è volontaria e non comporta spese, se non la modifica dell’imballaggio. Remare contro come fa l’Italia non ha molto senso, visto che molte aziende europee e persino alcune multinazionali del cibo inizialmente contrarie hanno cambiato idea.
Per quanto riguarda i prodotti Dop ci sembra corretto evidenziare che la funzione del semaforo risulta dimezzata. Trattandosi di alimenti sottoposti a un disciplinare con l’obbligo di usare certi ingredienti, il colore dell’etichetta sarebbe lo stesso per tutte le marche. In questo caso verrebbe meno uno degli scopi della nuova etichetta, pensata per permettere al consumatore di confrontare prodotti simili e di scegliere il migliore da un punto di vista nutrizionale.
(*) Il Nutri-Score è un logo a cinque colori e cinque lettere – dalla A verde alla E rossa – da riportare nella parte frontale delle etichette. Ad ogni prodotto viene assegnato un colore in base al contenuto di zuccheri, grassi saturi, sale e calorie (elementi considerati negativi se presenti in eccesso) e di fibre, frutta, frutta secca e verdura, e proteine (elementi considerati positivi).
Il Fatto Alimentare è da sempre favorevole alle etichette a semaforo e sostiene l’iniziativa dei cittadini europei Pro Nutri-Score. Invitiamo tutti i nostri lettori a firmare la petizione.
Per aderire clicca qui
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Ammettendo la pur corretta etichetta a semaforo non lo sono altrettanto i criteri con cui viene determinata. Infatti nell’articolo postate due foto di 4 salti in padella che risulterebbero in fascia A, quindi agli occhi di un consumatore medio più salutari di altri prodotti.
Il paradosso non è forse evidente? Secondo l’etichetta a semaforo infatti dovrebbe fare meno male un prodotto, confezionato pronto, che da sempre viene additato come una delle principali cause dell’aumento di obesità in America?
Credo che il sistema ed il criterio con cui vengono valutati i nutrienti del nutri-score, debbano essere rivalutati.
Il Nutri-Score serve a confrontare prodotti simili fra di loro sulla base del valore nutrizionale. Per questo abbiamo inserito la foto di due prodotti simili con due colori diversi.
Da quel che leggo i “Quattro salti in padella” risultano in fascia B! O vedo male?
certamente ma un consumatore medio non confronterà solo iprodotti simili tra loro…trarrà conclusioni, spesso affrettate e scorrette sulla salubrità di un prodotto.
Non dico che il sistema sia sbagliato in toto, a mio parere andrebbe rivisto e non per fare un piacere al Parmigiano Reggiano o ai vari politici di turno, ma per favorire una comunuicazione trasparente a tutela del consumatore.
Ricordo sempre che si tratta di un sistema volontario.Premesso ciò i prodotti Dop possono essere esentati rendo lo stesso tipo di ingredienti .
Il bandierone blu con le stelle è astratto e molti lo associano alle holding,al Ceta, alle banche anti Pigs e al finanz-capitalismo. Per attirare firmatari italiani metterei la tabellina amica su un bandierone italiano
Informare è sempre un bene.
Ben vengano etichette e informazioni chiare e trasparenti.
L’etichetta dovrebbe avere come scopo la presentazione del prodotto nei suoi aspetti più utili per il consumatore: ingredienti (cosa c’è dentro), istruzioni (come lo dovrò conservare e come sarebbe da preparare), qualità nutrizionali (quali e quanti principi nutritivi sono effettivamente presenti).
La mia impressione è che, con questo sistema di informazione, avremo due “modalità di lettura sociali”: quella propria dei cittadini formati e informati che interpreteranno le etichette correttamente col medesimo spirito del legislatore (comprendere ciò che potrebbe essere dannoso o utile mangiare per stare in salute) e quella propria dei cittadini che, superficialmente e con scarsa nozione di causa (come capita spesso di questi tempi in ogni campo di questa società) , emetteranno un giudizio netto, manicheo dopo la presa visione del colore
stampato sulla confezione (rosso alimento cattivo, verde alimento buono) senza considerare, appunto, la similarità dei prodotti a confronto.
Il problema del Nutri-Score è che non ha la finalità primaria di dare informazioni, lasciando poi al consumatore la decisione. Il Nutri-Score dà un giudizio ! Da A a E, come la valutazione nel sistema scolastico anglosassone.
Di fatto con questo sistema lo Stato dice al consumatore cosa deve mangiare. E’ vero che un cittadino informato potrà infischiarsene del giudizio espresso dal Nutri-Score. Ma analogamente lo stesso consumatore informato potrà decidere se acquistare o meno un prodotto con la lettura dell’attuale etichetta nutrizionale.
Il consumatore che invece ha basse conoscenze di nutrizione non leggerà con attenzione l’etichetta che oggi trova sulla confezione ma finirà con seguire l’indicazione del Nutri-Score.
SI all’educazione alimentare, NO allo Stato etico.
Ho letto che la proposta di legge sull’etichettatura a batteria notificata alla Commissione esclude i prodotti a indicazione geografica…E’ davvero un controsenso e fa capire il peso corporativista dei vari consorzi. Le DOP sono gia’ esentati dal decreto di origine (non tutte le DOP devono essere prodotte con materie prime italiane!). Che problema hanno con la trasparenza?