Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Giovanni Ballarini (professore emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002 e collaboratore de Il Fatto Almentare), su alcuni programmi tv che vorrebbero fare divulgazione scientifica, ma finiscono per dare spazio a personaggi impreparati, bizzarri o addirittura alla disinformazione.
La lettera sui programmi tv
Gentile direttore,
non ho più intenzione di seguire in televisione i servizi che si qualificano di divulgazione scientifica, in particolare Quinta Dimensione e Report su Rai 3. I motivi sono i seguenti. Sono abbastanza anziano per aver seguito, come giovane ricercatore, l’inizio della carriera di divulgazione scientifica di Piero Angela, a Torino, negli anni Settanta del secolo scorso, dove andavo assieme a Danilo Mainardi e qualche altro ricercatore che faceva riferimento alla Biologia di Parma. Nelle sedute preparatorie dei programmi, più lunghe delle riprese, ogni mia asserzione doveva essere ben documentata per assolvere alle tre esigenze di Angela (“precisione, precisone, precisione”).
Report su Rai 3 non fa divulgazione scientifica secondo Ballarini
Si lavorava inoltre per argomenti ‘puntuali’ perché, nella pur giovanissima televisione, Angela si era reso conto che non si potevano superare i dieci minuti nei quali condensare il messaggio, che doveva essere unico e ben preciso. Da qui i successivi programmi di Piero Angela costruiti su un’equilibrata serie di brevi interventi su argomenti diversi, sempre non più lunghi di dieci minuti, limite necessario per avere l’attenzione dell’ascoltatore. Lo stesso modo di lavorare che ho poi avuto con Indro Montanelli per il quale ho scritto oltre cento articoli di divulgazione scientifica, ciascuno secondo il modello di: una sola idea, una cartella dattiloscritta, linguaggio comprensibile al benzinaio. Metodo che vedo presente su Il Fatto Alimentare.
Un’assurda par condicio
Oggi mi trovo una televisione che non fa divulgazione scientifica, ma solo una spettacolarizzazione che si svolge in base non solo alla disponibilità di immagini, ma soprattutto a un’assurda e scientificamente improponibile ‘par condicio’ di competenti e incompetenti. Se un ricercatore in cinque minuti espone un argomento sul quale ha lavorato anche per decenni, per l’assurda par condicio bisogna che segua un intervento di cinque minuti di qualsiasi incompetente purché abbia un certo richiamo mediatico. Inoltre, mantenere per due ore l’attenzione sullo stesso argomento è impossibile e per questo si divaga su argomenti che con quello principale hanno ben poche relazioni, creando una bella confusione.
Per questo non seguo più queste trasmissioni, preferisco un buon programma di musica preferibilmente classica o leggere un libro.
Giovanni Ballarini
© Riproduzione riservata – Foto: Depositphotos
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Scusi Professore, ma cosa ci azzecca Report con la divulgazione scientifica ?
Report è un programma di investigazione giornalistica che spazia in vari campi. La sua mission è un’altra.
Andare a cercarvi la divulgazione scientifica è come cercare contenuti altamente culturali in uno spaghetti western…
Se poi la si mette sul piano dell’accuratezza (precisione, precisione, precisione) si possono anche fare dei distinguo.
Ma per fare un riscontro immediato basta cercarsi le reazioni ai vari servizi che Report propone nei giorni seguenti la proposta dei vari servizi.
Se le reazioni degli addetti ai lavori (non del pubblico che ragiona con la pancia) sono molteplici e tutte orientate contro il servizio ci si trova davanti probabilmente a proposte un po’ raffazzonate (vedasi i servizi di Report sul mondo del vino).
Se gli addetti ai lavori si chiudono nel silenzio (e succede purtroppo spesso) il servizio ha colpito nel segno (sempre per fare degli esempi recenti i servizi di Report su Farinetti o i servizi di Giulia Innocenzi sugli allevamenti o sulle DOP).
Il grosso problema è che spesso su investigazioni e denunce circonstanziate spesso cala un velo di silenzio che getta sinistri sospetti su chi dovrebbe indagare nel nostro paese su alcune materie.
Siti come il Fatto Alimentare hanno mission varie e diverse (divulgazione scientifica, informazione ma anche investigazione giornalistica come le vicende Prosciuttopoli e Peste suina Africana).
Lo stesso dicasi su portali come “Il Salvagente” o GIFT.
Il mestiere di Report è un altro…
Report fa il nostro stesso mestiere e valgono le stesse regole. Se non ci sono reazioni non vuol dire che il programma abbia sempre colpito nel segno. Lo dimostra la rettifica ufficiale fatta da Ranucci in diretta per la prima trasmissione di Innocenzi su Fileni.
Buongiorno, ritengo l’intervento del Prof. Ballarini decisamente generico e impreciso. A prescindere dal fatto che “Quinta Dimensione” sia un programma di Rai Tre e non di Rai Uno come affermato nell’intervento, mi sembra che l’accostamento tra i due programmi sia inopportuno. “Report” non è mai stato un programma di divulgazione scientifica: nasce come programma di “inchiesta” sempre finalizzato a ricercare scandali, corruzione, complotti in senso lato. Talvolta “usa” la scienza (vedasi gli interventi del Prof, Armaroli in tema di transizione energetica) ma gli autori non si sono mai fatti problemi ad ignorarla se ciò si rende utile allo scopo: in tema di auto elettriche, per esempio, hanno recentemente “divulgato” informazioni decisamente imprecise quando sarebbe bastato chiedere al suddetto Armaroli un parere veramente scientifico. Anche in passato (almeno 15 anni orsono) ricordo servizi sulla nocività dei telefonini veramente ai limiti della tollerabilità. Ciò non toglie che taluni “scandali” (soprattutto legati al rapporto tra politica e industria) sia emersi grazie a questo programma che, comunque, lo ribadisco non è mai stato votato alla divulgazione scientifica.
Diversamente, “Quinta dimensione” è un prodotto figlio di “Quark” di cui la Gallavotti è stata autrice negli ultimi 20 anni di messa in onda nonchè stretta collaboratrice di Piero Angela nella fase finale della sua carriera.
Non mi risulta che in “Quinta dimensione” si sia mai sacrificata la verità scientifica in nome dalla par condicio: sarebbe bene che il Prof. Ballarini portasse degli esempi concreti in tal senso al fine di argomentare la sua critica.
Concordo sul fatto che la lunghezza dei programmi imposta dalle reti imponga talvolta delle divagazioni “leggere” per non stancare lo spettatore così indebolendo il prodotto complessivo: Piero Angela sosteneva che un documentario dovrebbe durare al massimo 90 minuti ma purtroppo le reti per la prima serata impongono almeno i 120 minuti. Da qui la necessità di aggiungere immagini ed interventi spesso “tappabuchi” ma non certo tali da invalidare la qualità complessiva del programma.
Pienamente d’accordo. Non conosco Quinta Dimensione, ma riguardo a Report sicuramente è una trasmissione che affronta gli argomenti già con il pregiudizio di colpevolezza, fornendo spesso notizie fuorvianti e rese da chi non ha titolo per farlo. Per non parlare del modo di operare a dir poco fastidioso di alcuni inviati.
Pur guardando Report con un certo interesse, condivido entrambe le sue affermazioni. Ormai a Report faccio la tara, nei settori di cui un po’ capisco mi rendo conto che non sono sempre precisi precisi precisi. Troppo bianco e nero, gli stugge spesso il grigio
Credo che il prof. confonda le cose, Report è un programma d’inchiesta e da collega sono felice che ancora si abbia il coraggio di denunciare le cose che non sono come dovrebbero. Resto dell’idea che sia cosa tipica del nostro paese, invece di ragionare sui fatti si colpevolizza chi li racconta e spesso senza avere ben chiaro il tema.
È veramente assurdo che persone che si definiscono “colleghi” Quindi presumo giornalisti, non abbiano il polso della situazione, con Report..una banale ricerca su google per “sbagli ed errori di report” restituisce articoli, scritti da giornalisti che diversamente da Report forniscono le loro fonti, dove viene descritto il comportamento illogico, le asserzioni prive di fondamento, e i cosiddetti “giudizi degli esperti” che a volte Report sostituisce con “persone che hanno una propria opinione”. Nessuno se ne accorge tranne gli esperti del settore che viene trattato nella puntata. Quando hanno trattato il dark web, molti esperti informatici in Italia si sono indignati, quando hanno trattato la moda pure. Il professore ha ragione, e il suo non è un banale richiamo al passato. Chi ha commentato contro la lettera di Ballarini, si è messo a fare analisi e controlli durante la normale visione di una puntata di Report.
Questo significa che quando incontrano una trasmissione polemica che sembra dare addosso a tutto e tutti, si siedono sul divano e la assorbono senza mai chiedersi quanto possano essere vere o corrette le informazioni che stanno ascoltando, poi sentono parlare di una persona anziana che ha fatto divulgazione anche con Piero Angela, ed ecco che “scattano i controlli”.
Apprezzo la pubblicazione della lettera del Professor Giovanni Ballarini, pur non condividendo le sue opinioni in merito al servizio di Report su Rai 3.
Colgo tuttavia l’occasione per segnalare che nella presentazione della lettera non viene menzionato il fatto che il Professor Ballarini è anche autore di articoli per “Il Fatto Alimentare”. Ritengo che questa omissione possa far sorgere dubbi sull’imparzialità del suo commento, e che per garantire la massima trasparenza sia opportuno informare i lettori del legame esistente tra il Professor Ballarini e la testata.
Cordiali saluti,
Lugi
Fatto
Condivido quanto scritto dal prof. Ballarini, spesso con la scusa dell’investigazione giornalistica si danno notizie fuorvianti per il pubblico, ammantandole di pseudo-scientificità con il solo fine dello scoop.
Non mi sembra che Report faccia divulgazione scientifica mentre rappresenta un pilastro nell’informazione, forse il lettore si affianca a chi la vorrebbero vedere finalmente chiusa?
Proprio perché si tratta di una trasmissione importante il rigore è importante. Il Fatto Alimentare ha più volte evidenziato le criticità di programmi importanti televisivi quando trattano in modo approssimativo tematiche alimentari .