“Punto di non ritorno – Before the flood”: il cambiamento climatico secondo Leonardo Di Caprio. Il documentario mette sotto accusa anche palma e carne rossa
“Punto di non ritorno – Before the flood”: il cambiamento climatico secondo Leonardo Di Caprio. Il documentario mette sotto accusa anche palma e carne rossa
Redazione 2 Dicembre 2016Innalzamento del livello degli oceani, desertificazione di vaste aree del pianeta, eventi climatici estremi sempre più frequenti. Sono alcune delle conseguenze che dovremo affrontare in un futuro non molto lontano narrate nel documentario Punto di non ritorno – Before the flood , prodotto da Leonardo Di Caprio e National Geographic.
Il fulcro centrale del filmato è chiaro: il cambiamento climatico non è solo una distante teoria scientifica, ma è sotto i nostri occhi e se non facciamo niente per arginarlo, è a rischio la sopravvivenza dell’umanità e delle specie viventi. Secondo le tante personalità del mondo scientifico, politico e ambientalista intervistate dall’attore premio Oscar e attivista ambientalista, anche le cause del riscaldamento globale sono chiare. In cima alla lista troviamo l’economia mondiale basata sui combustibili fossili, che ha immesso in atmosfera tonnellate e tonnellate di anidride carbonica responsabile dell’aumento delle temperature medie globali.
Allo stesso tempo, racconta Di Caprio, si stanno anche riducendo le foreste pluviali, perdendo così la loro capacità di convertire il carbonio atmosferico in biomassa. È quello che sta accadendo a Sumatra, dove la conversione in coltivazioni di palma da olio ha ridotto le foreste dell’80%. In Indonesia, incendi dolosi quotidiani stanno distruggendo l’ecosistema di Leuser, habitat naturale di orangutan, tigri, elefanti e rinoceronti. Gli incendi liberano nell’atmosfera grandi quantità di CO2. Nel 2015 durante un grande incendio, spiega all’attore Farwiza Farhan, presidentessa di HAkA (organizzazione per la tutela della foresta indonesiana) è stata rilasciata più CO2 degli Stati Uniti.
Il documentario parla anche dal prezzo ambientale dell’allevamento intensivo, in particolare di quello bovino. Secondo Gidon Eshel, professore di fisica ambientale, non solo l’allevamento di bestiame è una delle principali cause di deforestazione, ma è la più irrazionale. Negli USA il 47% del suolo è destinato alla produzione alimentare: di questo terreno, il 70% è dedicato alla produzione di mangimi per il bestiame. Ma l’allevamento di bovini non danneggia l’ambiente solo distruggendo foreste e consumando risorse, produce anche metano, un gas serra dal potere 23 volte superiore all’anidride carbonica.
Il messaggio del documentario è semplice: per arginare il cambiamento climatico non sono sufficienti interventi governativi come carbon tax e accordi internazionali come quello di Parigi, ma è necessario modificare anche il nostro stile di vita e le nostre abitudini alimentari. Prima di arrivare al punto di non ritorno.
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Provo un certo imbarazzo quando star del Cinema si fanno paladini delle sorti del pianeta.
Solo un ridimensionamento dei nostri standard di vita sono compatibili con la sopravvivenza del pianeta, ed il business del Cinema non si può proprio dire che sia simbolo di sobrietà.
Un comune mortale non potrebbe mai avere una visibilità come Di Caprio. E’ ovvio che è molto comodo prendersela con lo stile di vita dell’altro e non recepire un messaggio. Un messaggio semplice ma che vuoi o non vuoi ci fa uscire dalla nostra confort zone. Invece di vedere sempre il marcio intorno a noi e non far altro che aumentare lo scoraggiamento globale forse sarebbe ora di cogliere il lato positivo delle proposte e cercare di portare tutti verso una salvezza! …..oddio parlo come un prete…..aiuto!
L’eventuale incoerenza del portavoce non esclude ne nasconde il problema trattato.
Perché nascondersi dietro a qualche alibi?
Ammettiamo anche che le cause siano diverse, molteplici e non tutte condivise da tutti, ma la realtà è innegabile e non salva nessuno.
Quindi bando alle sterili ed inutili polemiche, cerchiamo insieme delle soluzioni, iniziando dal nostro piccolo e personale mondo, consumando meno e meglio.
Certamente il compromesso è notevole…ma è alquanto strano (e stupisce non poco) vedere e sentire Leonardo di Caprio al minuto 14:05 quando dice alla guida artica Jake Awa: “Questo è pelo d’Orso? Fantastico!” (riferendosi al cappuccio del giaccone). Perchè complimentarsi quindi di aver ucciso un Animale e poi preoccuparsi dell’Ambiente?! E’ un approccio alquanto ipocrita tipico dei giorni nostri! Come dire: mangio “alcuni” Animali (Mucca, Maiale ecc.) ed “altri” no (Cane, Gatto ecc.).
Bisogna essere coerenti per concepire le nostre azioni, altrimenti non serve a nulla denunciare le problematiche della nostra società prevalentamente egoista e accentrata sui bisogni personali.
Roberto contestabile,
visto che sei così preoccupato per la sorte degli orsi,
perché non te ne tieni uno in casa?
hai mai provato a trovarti a faccia a faccia con un orso?
Per quel che io so,
l’orso ha sempre costituito un pericolo mortale per l’essere umano; o sbaglio?
L’unico pericolo per l’essere Umano (e quindi anche per gli Animali)…sono le persone che scrivono simili sciocchezze!
Cari saluti…e magari la prossima sarebbe gradito un vero nome (la faccia è già chiedere troppo).