Le immagini degli scaffali dei supermercati svuotati dai consumatori preoccupati dall’epidemia coronavirus sono state sostituite da quelle delle persone in coda davanti ai punti vendita, per via degli ingressi contingentati. Ma com’è cambiato il carrello degli italiani in queste prime settimane di emergenza sanitaria? Ci ha pensato Coop ad analizzare i dati delle vendite provenienti dai suoi supermercati, scoprendo che non è solo cambiato il modo di fare compere, ma anche cosa acquistiamo.
Nelle prime due settimane di emergenza, dal 24 febbraio all’8 marzo, Coop ha registrato un aumento generalizzato delle vendite quasi del 13% rispetto alla media del periodo, con punte del 90-100% in alcuni momenti. A crescere sono soprattutto i prodotti per igienizzare la casa e per la persona, e i cibi a lunga conservazione.
Coronavirus: boom dei disinfettanti
Il vero boom lo hanno registrato i disinfettanti: l’ormai famosissima Amuchina ha segnato un aumento del 547%, l’alcol denaturato cresce del 203%, i disinfettanti per superfici del 197% e la candeggina del 47%. Schizzano in alto anche le vendite di salviette disinfettanti (+478%), comprate come alternativa agli ormai introvabili gel per le mani, e addirittura le semplici salviette umidificate (+361%). In assenza di alternative per igienizzare la casa, o forse spinte dai tutorial online che spiegano come farsi i gel disinfettanti fai da te contro il coronavirus, sono cresciute anche le vendite di alcol etilico alimentare (+82%), nonostante costi intorno ai 14 euro al litro. In aumento anche le vendite di prodotti per l’igiene personale.
I carrelli e le dispense degli italiani si sono riempite di pasta (+51%) e riso (+39%), legumi e carne in scatola, che aumentano rispettivamente del 55 e del 60%. Ma il prodotto che ha visto crescere di più le vendite è stata la farina con un aumento dell’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Segno positivo anche per tutti gli altri prodotti a lunga conservazione come conserve di pomodoro e sughi pronti, olio, zucchero, prodotti per la colazione come latte UHT, biscotti, marmellate e fette biscottate, che fanno registrare aumenti tra il 10 e il 40% circa. Crescono anche le vendite di pesce, sia in conserva (+26% del tonno) che surgelato (+21%).
Le rinunce
Ma per fare spazio a tutte queste scorte, a qualcosa gli italiani hanno rinunciato. Calano le vendite di molte bevande alcoliche, con birra e vino che perdono tra il 7% e il 20%, ma anche quelle analcoliche, come i succhi di frutta (-13%) e le bibite (-10%). Anche se potrebbe sembrare naturale che in questo periodo di emergenza coronavirus gli italiani cerchino di consolarsi con i dolci, non è così: merendine e pasticceria industriale hanno fatto registrare cali fino al 12%, e addirittura la Nutella ha visto le sue vendite calare dell’8%.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Prendo atto che di fronte ad uno “spavento” collettivo, emerge dal subconscio la capacità di mettere in atto la “conoscenza”, messa a tacere per debolezza caratteriale, con conseguente trasgressione della elementare legge del rispetto del proprio corpo e quindi della propria salute. Ed ecco, all’insegna dell’incubo di una imminente carestia, fare incetta di beni di prima necessità, trascurando il superfluo, quel superfluo già da tempo mal appellato, ma protagonista della nostra alimentazione. Dagli scaffali sono scomparsi i pacchi di farina: come nel “miglior” medioevo: AI GRANAI!!. Si sta apprezzando il valore del “cibo”, discernendo quello che vale da quello che non lo è. Ma passata la tempesta si tornerà al sereno, il sereno oblio della correttezza.
Nell’ultimo capoverso dell’artico si evidenzia che nelle scorte si è rinunciato, in percentuale sino al 20%, alle bevande alcoliche, analcoliche, merendine, succhi di frutta, pasticceria industriale, persino la Nutella, simbolo della dolce Italia, e, dulcis in fundo, bibite.
Eppure … la bibita, generica, appellata ma non dichiarata “spazzatura”, dolce, ricca di acqua e di zucchero, elementi che insieme all’ossigeno, formano il trittico del processo energetico delle cellule, se rispettata con una carezza e non con una stretta al collo, è una gradevole fonte di conservazione in vita delle cellule: al momento dell’ultima ratio, nessuno la butterebbe via: la razionalità deve prevalere sull’impulso, ma ciò è possibile solo se il dogma viene sostituito dalla cosciente conoscenza del funzionamento della più piccola e vitale parte del corpo umano: la cellula. I tre elementi citati hanno una gerarchia e quindi una priorità così ordinata: ossigeno, acqua, fonte energetica. Il coronavirus chiude una frontiera: quella da cui parte l’ossigeno.
Ma la frutta e verdura sfusa venduta nei supermercati ok che lavata ma alcune tipo Ananas kiwi come si fa?
cara Giulia, lavoro nella GDO e le posso assicurare che fai fatica a trovare la Nutella. I dati Sellout dell’ultima week dicono altro. Dati IRI.
Io non so dove lei abbia preso questi risultati.