L’epidemia in Italia è in rapido peggioramento e la situazione in molte regioni è ormai compatibile con uno scenario di trasmissione incontrollata, con criticità evidenti per i servizi sanitari territoriali. È quanto emerge, in sintesi, dal report settimanale delle Regioni per il periodo tra il 26 ottobre e il primo novembre, redatto dalla Cabina di regia e pubblicato dal ministero della Salute lunedì 9 novembre, con qualche giorno di ritardo rispetto al consueto. Dai dati di questo monitoraggio dipende il “colore” attribuito alle Regioni – giallo, arancione o rosso – a seconda del livello di rischio e la severità delle misure di contenimento del coronavirus.
Secondo il rapporto, la situazione italiana è molto grave. La maggior parte del territorio è compatibile con lo scenario 3 di trasmissione diffusa e sostenuta, ma cresce il numero di regioni in cui la velocità di trasmissione del coronavirus è già in uno scenario 4, vale a dire fuori controllo. E infatti, tutte le regioni sono state classificate ad alto rischio di epidemia non controllata oppure a rischio moderato, ma con un’alta probabilità di progredire a un livello più critico.
Il rapido aumento dei contagi accertati in tutto il Paese ha portato l’incidenza su 14 giorni a quasi 524 casi per 100 mila abitanti nel periodo 19/10-01/11, quasi il doppio dei circa 280 per 100 mila abitanti calcolati nel periodo 12/10-25/10. Nello stesso periodo, il numero di casi sintomatici è più che raddoppiato da oltre 54 mila a più di 129 mila dell’ultimo report. Tra il 15 e il 28 ottobre, l’indice di trasmissione Rt, calcolato sui casi sintomatici, è pari a 1,72, con valori medi superiori a 1,5 nella maggior parte delle Regioni, dati che indicano un progressivo avvicinamento allo scenario 4 per tutto il Paese.
Sono state segnalate criticità sulla tenuta dei servizi sanitari territoriali in nove Regioni. A riprova di queste situazioni di difficoltà diffusa, si registrano anche problemi nella comunicazione dei dati, che iniziano ad arrivare incompleti e in ritardo e hanno fatto a loro volta ritardare la pubblicazione del report. Le conseguenze di queste criticità comunicative, però, potrebbero non fermarsi qui, ma comportare anche una sottostima della velocità di trasmissione del coronavirus e dell’incidenza dei contagi.
Secondo gli esperti, considerando i tempi tra contagio e insorgenza dei sintomi, test e comunicazione dei risultati, molti dei casi notificati nella settimana in esame riguardano persone che hanno contratto il coronavirus nella prima parte di ottobre. Di questi, il 35,1% è stato identificato in seguito alla comparsa dei sintomi, il 27,4% attraverso attività di screening e il 19,5% mediante il tracciamento dei contatti. Per un altro 18% non è stato riportato il motivo del test diagnostico. È considerato preoccupante il numero di casi non riconducibile a catene di trasmissione note, che nella settimana del 26 ottobre sfiorava quota 75 mila (rispetto i circa 50 mila della precedente) e che in alcune regioni supera l’80% dei nuovi contagi, un segno del completo cedimento dei sistemi di tracciamento.
Con la continua e rapida crescita dei contagi, l’attività di tracciamento non potrà che diventare sempre più difficoltosa, mentre aumenterà ancora il carico sui servizi sanitari e assistenziali. Per questo il report raccomanda “una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari”, evitando il più possibile i contatti con le persone al di fuori del proprio nucleo familiare e rimanendo a casa il più possibile, nonché rispettando le misure preventive come l’igiene delle mani, l’uso della mascherina e il distanziamento quando si deve uscire per lavoro o per fare la spesa.
Il documento si conclude con un invito alla tempestività nell’adozione di nuove misure per contenere il contagio. In particolare per le Regioni a rischio moderato ma con un’alta probabilità che si verifichi un aggravamento della situazione, vista la rapidità con cui il virus sta circolando, gli esperti raccomandano di anticipare il più possibile le misure previste per il livello di rischio più alto.
Il giorno stesso della pubblicazione del report è stata deciso il passaggio di cinque regioni – Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana – dall’area gialla a quella arancione, mentre la provincia autonoma di Bolzano entra in area rossa a partire dall’11 novembre. Al momento, le Regioni sono così distribuite nelle diverse aree:
- area gialla: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Veneto
- area arancione: Abruzzo, Basilicata, Liguria, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria
- area rossa: Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano.
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