Tra le misure di contenimento della pandemia più efficaci, soprattutto quando è in fase espansiva, c’è la chiusura dei ristoranti, o meglio il divieto di servire ai tavoli all’interno. Lo dimostra uno studio appena pubblicato su Epidemiology, nel quale i ricercatori della Dornsife School of Public Health della Drexel University hanno analizzato che cosa è accaduto in 11 grandi città americane, tra le quali Atlanta, Filadelfia e Dallas, dove tra marzo e ottobre del 2020 è stato vietato il servizio al chiuso nei locali per almeno sei settimane consecutive, e lo hanno confrontato con quanto si è verificato in altre città dove non era stata varata questa misura. I dati hanno lasciato pochi dubbi sul ruolo di questo provvedimento: l’incidenza del Covid-19 nelle zone con il divieto di consumazione all’interno dei ristoranti è risultata ridotta del 61% rispetto a quella delle aree di confronto.
Naturalmente ci sono molte variabili da tenere presenti: il contagio tra persone che rimangono per il tempo di un pasto in un ambiente chiuso dipende, in larga misura, dall’ammissione nel locale o meno di chi è vaccinato, guarito o comunque negativo ai tamponi. Tuttavia, nel periodo dello studio, nessuno era stato vaccinato e non esistevano ancora, negli Stati Uniti, forme di controllo come i green pass, e questi elementi non hanno avuto quindi un ruolo. Un altro fattore cruciale per il contagio, e invece presente già nei primi mesi del 2020, è il sistema di filtraggio e di ventilazione dell’aria, così come lo è il distanziamento tra le persone: caratteristiche che hanno avuto certamente un ruolo, ma che variano da locale a locale. In più potrebbero aver contribuito altri elementi, come il fatto che se un’amministrazione locale non adotta una politica rigorosa, implicitamente invia alla popolazione un messaggio rassicurante, che le persone possono interpretare come una forma di autorizzazione a tenere comportamenti meno prudenti, con il risultato di aumentare i contagi.
Ci sono stati, comunque, anche aspetti positivi associati alla chiusura dei ristoranti e alla limitazione del servizio al chiuso. In molti Paesi, per superare i vincoli, i ristoratori hanno lavorato sugli spazi esterni, sfruttandoli più e meglio di prima. In questo sono stati più o meno aiutati dalle amministrazioni locali, che hanno modificato le regole per l’occupazione dei suoli pubblici, e liberato spazi nuovi, prima quasi sempre occupati dalle auto. Questa eredità probabilmente resterà, così come resteranno gli investimenti fatti proprio sui sistemi di aerazione e filtraggio dell’aria, o sugli arredi. Secondo gli autori, tutto ciò potrebbe tornare molto utile e aiutare i gestori dei locali a tenere aperto anche se la variante omicron, più contagiosa delle precedenti, si diffondesse come purtroppo le stime prefigurano, o in caso ne arrivino altre ugualmente o maggiormente diffusive.
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Giornalista scientifica
Gli Americani sono spettacolari nel fare studi per scoprire l’acqua calda…
“Vietare il servizio all’interno dei ristoranti riduce i contagi da covid”, fantastico!
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Vi comunico le mie prossime pubblicazioni, derivate da studi molto approfonditi:
– “Vietare l’uso della biclcletta riduce le cadute in bicicletta”
– “Vietare l’uso dell’automobile riduce di molto gli incidenti automobilistici”
– “Astenersi dai rapporti sessuali riduce di molto le gravidanze indesiderate”
Mode sarcastic OFF
Incredibili geniali questi ricercatori americani, ci hanno messo solo due anni a capire che se non permetti che stiano insieme al chiuso per ore persone senza mascherina i contagi diminuiranno, uno studio che merita sicuramente un igNobel.