Da dov’è arrivato il Covid? La colpa, con ogni probabilità, è stata della carne venduta al mercato Huanan di Wuhan, mentre l’ipotesi di un virus modificato in laboratorio e sfuggito chissà come è estremamente improbabile. Non ci possono essere certezze definitive sulla prima e neppure sulla seconda seconda ipotesi, soprattutto perché la Cina non ha risposto del tutto alle richieste, ma dopo cinque anni e centinaia di studi, le idee sull’origine della pandemia sono abbastanza chiare. Lo hanno messo per iscritto i 27 esperti riuniti nel Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens (SAGO) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2021, che hanno appena pubblicato un corposo documento con il risultato dei loro sforzi.

Come il direttore generale Tedros ha ricordato durante la conferenza stampa di presentazione, la pandemia ha fatto non meno di venti milioni di vittime, ed è costata all’economia mondiale dieci trilioni di dollari. Il SAGO aveva due compiti fondamentali: individuare il tipo di studi che possono essere utili per capire l’origine di un’infezione potenzialmente capace di generare una pandemia, e poi, nello specifico, comprendere come abbia avuto inizio quella di Covid 19.

Ancora un’ipotesi

Ciò cui è stato possibile arrivare è un’ipotesi molto probabile, a fronte di una quanto mai improbabile. Tuttavia non è possibile esprimersi con certezza assoluta, perché le autorità cinesi hanno consegnato alcuni materiali, ma non hanno mai rivelato centinaia di sequenze virali di campioni prelevati da pazienti nei primi giorni della pandemia, né hanno fornito dettagli sugli animali in vendita a Huanan né, tantomeno, su ciò che si stava facendo nei laboratori di massima sicurezza della stessa città. Inoltre, ha ricordato Tedros, altri governi, che hanno svolto indagini indipendenti, per lo più coinvolgendo le autorità militari, non hanno mai reso noti i loro risultati.

La conclusione resta dunque parziale, anche se conferma quella del 2021, che già escludeva una precedente circolazione del virus al di fuori della Cina e, soprattutto, una modifica genetica avvenuta in laboratorio: non c’era e non c’è neppure oggi alcuna prova del fatto che sia avvenuto qualcosa del genere. E ciò contraddice platealmente le affermazioni di Donald Trump, che a loro volta contraddicevano le conclusioni dei suoi stessi esperti di intelligence nel 2023. Ma, si sa, per Trump le prove scientifiche non hanno alcun significato: conta solo ciò che lui ritiene essere la verità.

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C’è più chiarezza anche sulle specie che potrebbero aver ospitati il Covid prima del salto di specie all’uomo

Va detto che non tutti e 27 i membri del SAGO erano d’accordo sulle conclusioni del rapporto: uno dei 27 (brasiliano) si è dimesso, e tre (di Cambogia, Russia e Cina) hanno chiesto che il loro nome non fosse presente nella versione finale del rapporto, ma quanto contenuto in esso, comunque, conferma decine di studi usciti in questi cinque anni, che propendono tutti per l’ipotesi del wet market.

I tre sospettati

C’è più chiarezza anche sulle specie che potrebbero aver ospitati Sars CoV2 prima del salto di specie all’uomo: sarebbero il ratto del bambù, lo zibetto e il cane procione, tutti venduti a a scopo alimentare nel mercato di Wuhan. Lo aveva dimostrato, anche in quel caso con prove convincenti, anche se non definitive, uno studio uscito pochi mesi fa su Cell, in cui erano i ricercatori avevano analizzato 800 campioni prelevati da lavoratori del mercato il giorno dopo la chiusura. Incrociando quei dati con altri prelevati all’interno del mercato, i ricercatori avevano selezionate le tre specie che, con maggiori probabilità, avevano ospitato il coronavirus: il ratto del bambù (Rhizomys pruinosus), la civetta delle palme o zibetto (Paguma larvata) e i cani procione (Nyctereutes procyonoides), tutti venduti come cibo.

Covid & Co….

Nel 2020 le autorità cinesi avevano introdotto alcune limitazioni come il divieto di vendita di carne di pangolino, inizialmente sospettato di essere l’animale serbatoio, ma oggi la situazione è tornata a essere come prima della pandemia, e i wet market sono in piena attività in Cina come in decine di altri paesi. Si stima che la cosiddetta wildmeat, la carne di animali selvatici, nutra non meno di quattro miliardi di persone, che non hanno accesso facile ad altre fonti proteiche.

Se si vuole evitare un altro spillover, è necessario affrontare la questione nel suo insieme, scrivono gli esperti dell’OMS. Fornire fonti alternative di proteine, incentivi per l’abbandono della caccia di frodo e la nascita di piccoli allevamenti locali o familiari di molte delle 500 specie che possono essere definite wildmeat (o bushmeat, per quelle tipiche del bush), e controllare il traffico internazionale. Tutte cose che, in questo momento, nessuno sembra preoccuparsi troppo di progettare, finanziare e realizzare. Fino alla prossima pandemia.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

Giallone 03.07.2025 dona ora

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Vegetariana
Vegetariana
3 Luglio 2025 16:01

Il silenzio della Cina e sempre stato ‘ alquanto imbarazzante al livello mondiale , sotto diversi profili, e non solo sulla nascita del COVID…Di cosa ha paura il Governo cinese ??? Di creare scompiglio chiudendo il “terribile e maleodorante ” mercato di Wuhan ??? Una cosa e certa.Il COVID in Italia secondo me e’ giunto tramite la Ex “Via della seta”,una via che l Italia non avrebbe mai dovuto aprire e soprattutto percorrere. La Cina e’. in silenzio sul COVID ( ma prima o poi qualcuno troverà la forza di parlare ) , e’ in silenzio sulla chiusura definitiva del sanguinoso quanto antigienico mercato di Wuhan.E vogliamo parlare del silenzio dell orrido Festival di Yulin?? La Cina e’ in silenzio .. ma il mondo continuerà a fare molto rumore….

gianni
gianni
3 Luglio 2025 18:06

Su questo argomento particolare i silenzi della Cina sono secondi ai silenzi di chi aveva commissionato gli studi sui guadagni di funzione, finanziandoli……………
https://usrtk.org/covid-19-origins/who-top-scientist-farrar-was-collaborator-of-peter-daszak/

marco
marco
4 Luglio 2025 12:19

A leggere l articolo si ha l’ impressione che in realtà non ci sia nessuna certezza e che tutte le ipotesi siano tuttora plausibili. Per me, la cosa più importante è che si capisca che i lockdown e le chiusure dei confini sono stati provvedimenti sbagliati, che hanno causato danno e sofferenza a milioni di persone senza assolutamente fermare il decorso naturale dell’ epidemia. E purtroppo l’ OMS ha raccomandato questi provvedimenti per mesi e mesi, senza tenere in alcun conto quello che stava succedendo sul campo

luigiR
luigiR
Reply to  marco
9 Luglio 2025 13:18

a mio modo di vedere, i governi e l’OMS, ognuno per i propri ruoli, male hanno fatto per essere intervenuti troppo tardivamente a chiudere i confini e a guidare le politiche sanitarie globali, al fine di porre un freno alla diffusione della pandemia. a causa di questi ritardi, la popolazione mondiale ha sofferto tutte le conseguenze che conosciamo.

gianni
gianni
9 Luglio 2025 13:04

La cosa peggiore che si può fare è credere alla propaganda da qualunque parte arrivi, non siamo in buone mani.

Questo è quello che ci fanno credere, a proposito di covid, pesci del Baltico e TUTTO il resto……………..
https://formiche.net/2025/07/pechino-covid-segreti-accusa-usa-hacker/

Poi si scopre che…………….
https://usrtk.org/?mc_cid=d853fccf66&mc_eid=5c8c8b9783
“L’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) ha spedito migliaia di campioni virali a un laboratorio di Wuhan nel corso di un programma di 10 anni, anche se non aveva alcun accordo formale con il laboratorio in atto, secondo documenti precedentemente non riportati”, ha riferito Emily Kopp per il Daily Caller.
US Right to Know ha ottenuto i documenti attraverso il contenzioso FOIA contro il Dipartimento di Stato nell’ambito della nostra indagine sulle origini del COVID-19, i rischi della ricerca sul guadagno di funzione e le lacune nella sicurezza nei biolaboratori.
La scoperta è un altro esempio di come agenti patogeni potenzialmente pericolosi siano stati trasmessi con poca registrazione e protocolli di sicurezza inadeguati.
“I documenti mostrano che l’USAID ha finanziato l’esportazione di 11.000 campioni dalla provincia dello Yunnan, dove circolano alcuni dei parenti più stretti del virus COVID-19, a Wuhan, l’epicentro della pandemia, senza alcun piano apparente per garantire che i campioni non fossero indirizzati erroneamente verso le armi biologiche e rimanessero accessibili al governo degli Stati Uniti”, ha riferito Kopp.

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