riso canvas sack

risoI contaminanti negli alimenti vegetali provengono anche dal suolo, oltre che dalla superficie del terreno e dalle sostanze che vengono irrorate. La notizia non è certo nuova, ma Angelya Seyfferth, docente dell’Università del Delaware, l’ha riportata al centro dell’attenzione in una relazione presentata al meeting congiunto dell’American society of agronomy, della Soil sciencesociety of America e della Crop science society of America, svoltosi virtualmente nei giorni scorsi. Non solo perché quello del terreno è un contributo a volte determinante nelle contaminazioni, e spesso poco conosciuto nei dettagli, ma anche perché esistono soluzioni semplici, che possono cambiare molto l’esito di un raccolto, e prevenire gran parte dell’assorbimento. 

Seyfferth, che in passato ha svolto un lavoro simile sui funghi, in questo caso si è concentrata sul riso, che costituisce la base dell’alimentazione di molti Paesi (soprattutto asiatici), e sui suoi due principali contaminanti: l’arsenico e il cadmio. L’arsenico viene assimilato dalle piante quando il campo viene allagato, il cadmio quando l’acqua scarseggia.

campi riso
Uno studio presenta una strategia per abbattere la concentrazione di due comuni contaminanti del riso, arsenico e cadmio

La concentrazione nelle piante e la conseguente pericolosità di entrambi dipende da molte variabili quali il tipo di vegetale, la quantità dei due elementi presenti e la loro forma chimica, l’altezza e il peso della persona, il fatto che il consumo sia cronico o sporadico e così via. Ma entrambi possono essere molto dannosi per la salute umana e, anche in piccole dosi, se assunti cronicamente, possono provocare diverse forme di tumore. 

Ma la contaminazione si può prevenire. Infatti, se si aggiunge la lolla del riso al terreno, la situazione migliora nettamente grazie a un elemento presente in grandi quantità nella “buccia” del cereale: il silicio. Questo elemento è simile, dal punto di vista chimico, alla forma di arsenico assimilata dal riso e per questo la pianta lo assorbe al posto del metallo pesante, abbattendone la quantità finale nel cereale. Nel caso del cadmio, invece, il silicio modifica il pH del terreno e lo rende meno acido, sfavorendo l’assorbimento del metallo. 

È poi importante anche la tempistica: la lolla va messa precocemente, per dare il massimo beneficio. La sua, infatti, è un’azione a lungo termine, perché il silicio impiega parecchio tempo a liberarsi, e se la sua concentrazione è sufficiente, può esercitare la sua azione disintossicante per tutta la durata della coltura, e abbattere i contaminanti.

Tractor on the sunset background. Tractor with high wheels is making fertilizer on young wheat. The use of finely dispersed spray chemicals
Beyer pagherà fino a 200 mila dollari a ciascun partecipante a una class action contro il glifosato, per un totale di 2 miliardi

Per quanto riguarda un altro comune contaminante, il glifosato, l’erbicida della Bayer è al centro di una nuova puntata nella tormentata storia delle cause che lo vedono protagonista. Negli Stati Uniti è appena stato siglato un accordo in base al quale, nei prossimi quattro anni, chi vorrà intentare causa nell’ambito della più grande class action attiva, in California, riceverà fino a 200 mila dollari, per un totale stanziato di due miliardi. Nei mesi scorsi l’azienda, che ha acquistato la Monsanto nel 2018 per 63 miliardi di dollari, ne aveva già messi a disposizione 9,6 miliardi, per risolvere le cause di oltre 100 mila americani che affermavano di aver contratto il linfoma non Hodgkin in seguito all’esposizione al Roundup. Ma le cause non sono finite, evidentemente, e oltre a coloro che rientrano nella class action, dovrà probabilmente fronteggiare altri consumatori che, singolarmente, chiederanno risarcimenti.

L’azienda ha ricordato ancora che numerosi studi hanno scagionato il prodotto ma, com’è noto, queste conclusioni sono controverse. Nel frattempo, la vicenda sta conoscendo un’evoluzione forse inattesa: le vendite agli agricoltori sono in calo in tutto il mondo, per una diminuzione della richiesta.

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Angelo
Angelo
16 Marzo 2021 19:25

Mi chiedo, il consumatore prima di mangiare un alimento , dopo averlo acquistato, deve passare per il laboratorio e farlo analizzare? oppure, più semplicemente e molto drasticamente, non dovrebbe più mangiare?

Giova
Giova
Reply to  Angelo
17 Marzo 2021 20:49

e se fosse – mi permetta la banalità – informato dei livelli di sostanze? perchè quando bevo del vino rosso non conosco quanta solforosa totale è contenuta? magari sono uno magrissimo, che pesa 45 Kg., e raggiungo subito il limite massimo consentito … oppure conosco la soglia oltre la quale manifesto un’intolleranza …