Il comunicato stampa di Coldiretti sulle Agromafie del 14 febbraio 2019, ripreso da diversi media tra cui il Corriere della sera, racconta frodi alimentari destinate a colpire l’immaginario dei consumatori anche se nella realtà i riscontri sono quasi ininfluenti. Secondo la lobby, il business ammonta a 25,4 miliardi di euro con un incremento del 12,4% rispetto all’anno precedente. Il dato è preoccupante, ma ci piacerebbe sapere la fonte e il sistema di calcolo con cui si è ottenuto, perché simili numeri non si possono estrapolare dai documenti ufficiali. L’altro fatto da rimarcare è che una parte delle frodi evidenziate nel comunicato sono frutto di fantasia, oppure, rimandano a episodi sporadici con pochissimi e rari riscontri da parte delle autorità di controllo.
Il Fatto Alimentare da anni segue con attenzione l’andamento delle frodi in Italia, senza per questo rilevare le evidenze focalizzate da Coldiretti. I veri problemi in realtà sono altri e non piacciono alla lobby degli agricoltori, come la vicenda di Prosciuttopoli, definita dall’Icqrf “una delle più rilevanti mai svolte in Italia nell’agroalimentare”. La vicenda ha coinvolto oltre 1,2 milioni di prosciutti per un valore di 80 milioni, provenienti da suini nati e cresciuti in Italia, stagionati in aziende locali e destinati a essere venduti come Prosciutto crudo di Parma e Prosciutto crudo di San Daniele. C’è poi la vicenda del sequestro avvenuto nel marzo 2018 da parte dei Nas di Parma di oltre 18.000 forme di Parmigiano Reggiano per un valore commerciale di circa 10 milioni di euro che ha coinvolto un alto esponente di Coldiretti.
Ma procediamo con ordine. La lista dei crimini nel piatto descritta, racconta una galleria degli orrori che qualsiasi addetto ai controlli sanitari alimentari fatica a riconoscere nell’attività quotidiana. Le mozzarelle sbiancate con carbonato di soda e perossido di benzoile, sono un retaggio di 50 anni fa che già allora era considerato superato. Vorremmo sapere quanti sono i casi riscontrati nel 2018 per capire l’effettivo rischio per il consumatore di incappare in questi prodotti, o se invece si parla di un episodio eccezionale che non merita una simile attenzione.
Poi c’è il miracolo del pesce vecchio “ringiovanito con una miscela di acidi organici e acqua ossigenata (cafados) mescolata con il ghiaccio [che] consente di dare una freschezza apparente”. La realtà non è così, il cafados si usa sui filetti di pesce fresco appena lavorato e in ottime condizioni di conservazione per abbassare l’acidità e dare un aspetto più bianco. Gli esperti di Coldiretti dovrebbero sapere che il pesce vecchio non può essere ringiovanito con questa miscela.
La lobby focalizza l’attenzione sulla frode dell’olio di semi colorato con la “clorofilla” per spacciarlo come extravergine di oliva. Ma questo succedeva 50 anni fa e comunque in tutto il settore nessuno ha memoria di un ritorno di questa furberia. Il rapporto dell’Icqrf del 2017 focalizza l’attenzione sull’olio e ricorda cinque criticità ma non cita mai la clorofilla, quanto piuttosto altre frodi più gravi che il rapporto dimentica. Coldiretti poi parla di bistecca che arriva da macelli clandestini quindi senza alcun controllo sanitario. Anche in questo caso vorremmo sapere quanti casi di macelli clandestini sono stati scoperti in Italia, se si tratta di pochi casi, e magari di realtà marginali, c’è da chiedersi quale sia il motivo per dare rilievo nazionale a un fenomeno quasi del tutto inesistente. La filiera della carne è molto controllata e scoprire una frode del genere comporta la chiusura immediata dell’esercizio che la vende, un rischio che nessuno vuole correre. In ogni caso ci piacerebbe conoscere dove si trovano questi macelli clandestini.
Poi ci sono le tartine ai tartufi cinesi spacciati per italiani visto che il “Tuber indicum” è simile al tartufo nero nostrano al quale assomiglia nell’aspetto, senza però possederne le straordinarie qualità organolettiche”. Anche in questo caso la narrazione è avvincente, ma il problema di questo scambio di specie è ritenuto molto improbabile dagli addetti ai lavori. Il tartufo cinese non può essere commercializzato in Italia in quanto non figura nell’elenco autorizzato dal Ministero, anche se la vendita è autorizzata in Francia. Detto ciò la frode è improbabile perché il tartufo cinese non ha il profumo tipico e questo rende del tutto improbabile lo scambio. In Italia poi viene coltivato il tartufo nero di Norcia per cui l’eventuale ricorso al tartufo cinese è anche antieconomico.
Veniamo ai funghi porcini secchi che secondo Coldiretti sono romeni ma vengono serviti come italiani. La realtà è che sulle etichette non c’è obbligo di indicare l’origine dei funghi. C’è di più, la stragrande maggioranza dei funghi porcini secchi venduti in Italia sono legittimamente importati dalla Cina con regolari contratti e fatturazione, mentre quelli italiani sono venduti freschi. Il vino corretto con lo zucchero è una frode del secolo scorso, di fatto superata: oggi si usa Mcr (mosto concentrato rettificato meglio conosciuto come zucchero d’uva), il cui uso è autorizzato regolarmente su richiesta delle cantine per alcuni tipi di vini.
Il pane cotto in forni clandestini dove si usano scarti di legna e mobili laccati contaminati da vernici e sostanze chimiche, è una favola che risale al 2009, quando un fantasioso comunicato di Coldiretti viene ripreso in prima pagina dal quotidiano La Repubblica. L’articolo di prima pagina, denunciava la presenza nei supermercati di pane romeno precotto congelato, preparato in forni alimentati con legna proveniente da casse da morto! Anche qui la storiella dimostra una forte nota di analfabetismo alimentare visto che nell’ambito della panificazione i forni a legna sono pressoché inesistenti.
Coldiretti focalizza l’attenzione sul problema etico, e sottolinea il rischio di portare a tavola inconsapevolmente le nocciole turche o le banane dell’Ecuador prodotte dal lavoro minorile, come denunciato dal Ministero del lavoro degli Stati Uniti d’America. Ma la lobby dimentica che non bisogna scomodare l’Equador o la Turchia per parlare di sfruttamento. Ogni giorno i consumatori italiano portano a tavola pomodoro, frutta e altri prodotti italianissimi, provenienti dal lavoro nero dei braccianti, per lo più africani, costretti a vivere nelle baraccopoli, come quella di Rosarno (che ha acquisito notorietà nazionale), e nelle altre sconosciute al grande pubblico. In questi posti vivono migliaia di lavoratori stranieri non solo sottopagati e sfruttati, ma stipati in condizioni vergognose non solo dal punto di vista igienico.
C’è infine da chiedersi come mai Coldiretti e i ministri italiani, così efficienti nel segnalare frodi e contraffazione di prodotti made in Italy, non abbiano fatto segnalazioni alla Commissione europea. Dal 2016 esiste uno strumento informatico a disposizione degli Stati – sistema di assistenza e cooperazione amministrativa (Aca) – per denunciare e informare gli altri Paesi in merito a sospetti casi di frode alimentare. Nel 2017, attraverso il sistema Aca, sono stati esaminati 178 casi di possibili frodi alimentari, ma nessuna segnalazione è partita dall’Italia.
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[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Coldiretti si occupa di tutto quello che fa notizia spessissimo gonfiate e false ma non dei problemi del mondo agricolo. Fa una politica spudorata, passa sempre sul carro dei vincitori.
Verifica dei fatti impeccabile! Complimenti.
Grazie, vale un versamento a vs favore.
Spero che Coldiretti colga l’occasione per aprire un sano e rispettoso dibattito, scientificamente solido e su più fronti, compreso il biologico. Il settore ha un bisogno vitale di onestà e scienza.
Grazie
…” preparato in forni alimentati con legna proveniente da casse da morto! Anche qui la storiella dimostra una forte nota di analfabetismo alimentare visto che nell’ambito della panificazione i forni a legna sono pressoché inesistenti.”
Da attento suo lettore e sostenitore del Fatto Alimentare esprimo perplessità per questo paragrafo. A me risulta che nel napoletano il pane cotto a legna sia una realtà ancora diffusa, e che in forni controllati dalla camorra si siano effettivamente verificate le nefandezze di cui si parla. Del resto da una semplice ricerca su internet spuntano subito fuori articoli come questo, provenienti dalla stampa nazionale e nei quali Coldiretti non è minimamente menzionata: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/11/18/il-pane-della-camorra-cotto-col-legno.html
Coldiretti non è citata, ma in quel periodo aveva diffuso una nota dove citava il legno della casse a morto e La Repubblica aveva ripreso la notizia come avevamo segnalato in questo articolo nel dicembre 2012 https://ilfattoalimentare.it/bufale-alimentari-false-notizie.html
Per carità : tutto vero che le frodi segnalate da Coldiretti a volte possono sembrare esagerate, ma ci siamo posti il problema dei controlli ? In Italia una frode alimentare scoperta di tanto in tanto dai NAS costituisce una percentuale minima dei controlli : è un po’ come la droga . . . ci vengono proposte spesso immagini di operazioni di sequestro, effettuate dalle forze dell’ordine, di ingenti quantità di droga, quando poi le nostre città pullulano di spacciatori agli angoli delle strade, che agiscono indisturbati e i nostri giovani continuano a morire . . . Cerchiamo di essere seri !! Le operazioni di controllo effettuate dai NAS sulle frodi alimentari e della Guardia Costiera sul pescato in mare nei mercati e nelle pescherie rappresentano due gocce nel mare di abusi e di contraffazioni esistenti in Italia; altrimenti occorrerebbero degli eserciti di controllori sguinzagliati dappertutto, cosa impossibile anche solo a pensarsi . . . !
Le frodi segnalate da Coldiretti sono allarmistiche e non trovano riscontri nei controlli. In questi giorni abbiamo ricevuto telefonate da più parti che ci hanno segnalato l’assurdità dei teoremi “coldirettiani” sulle frodi. Certo non si può controllare ogni confezioni di latte o di uova, ma statisticamente le frodi rilevate non sono certo quelle evocate dalla lobby degli agricoltori
Concordo, non scadiamo nel benaltrismo. Grazie ad ilfatto alimentare ho scoperto che i controlli esistono
Sono un agricoltore, da anni anch’io piuttosto infastidito dalla smania di protagonismo e da toni ancora prima che allarmistici esasperatamente propagandistici e di stampo smaccatamente “pubblicitario” piuttosto che corretti ed obiettivi, che ha Coldiretti, cui per questo non abbiamo mai voluto aderire. Oltre che favorendo sempre solo i loro associati (quindi configurandosi proprio come una lobby) e non preoccupandosi realmente di proteggere la categoria nel suo complesso ma in modo strutturale e trasparente, ovvero intervenendo eventualmente, con dibattito pubblico TRASPARENTE e rispettoso anche dei consumatori, al livello legislativo per favorire anche funzioni di controllo più efficaci.
Però vorrei sottolineare anche, di nuovo ed ENERGICAMENTE, quello che ha già descritto l’utente Pietro: attualmente c’è un problema di incidenza, sia statistica sia di reale capacità di indagare veri punti di criticità scottanti, del sistema dei controlli. Il problema quindi è che se si scende sotto una certa soglia statistica di possibilità di individuare frodi (o anche solo problemi) nel mare delle merci prodotte e commercializzate il rischio di incappare in controlli e sanzioni, da chi assume comportamenti criminali, può diventare un rischio calcolato e reso “sostenibile” e comunque conveniente rispetto all’adozione di politiche produttive e comportamenti corretti.
Quindi credo che sia giusto mettere alla berlina certe campagne faziose, narcisistiche, malposte e imprecise, che alla fine possono essere addirittura controproducenti per lo stesso settore che si dovrebbe rappresentare nonché per l’intero comparto agroalimentare. Ma anche alzare di più la voce su un sistema di controlli che è tutt’altro che perfetto.
Che Coldiretti racconta balle e spara a caso numeri indimostrabili l’hanno capito tutti da un pezzo, anche i giornalisti che riprendono le sue sparate, ma che sono troppo pigri per fare seriamente il proprio lavoro e andarsi a cercare notizie vere e documentabili, come fa ilfattoalimentare.
I NAS fanno il loro lavoro, e lo fanno bene, ma non possono certo controllare tutto tutti i giorni; altri organi di controllo mi paiono molto meno attivi e molto meno ….. equidistanti!
Se dai TG senti servizi giornalistici quali:
secondo la Coldiretti, dal numero di ombrelloni affittati, si desume che la stagione estiva è caratterizzata da un incremento, o decremento della propensione a spendere per le vacanze, oppure
secondo la Coldiretti, l’estate è stata sì molto calda, ma le uve italiane daranno un ottimo vino perché l’abbassamento di temperatura notturno le farà maturare in modo ottimale,
ti chiedi:
che ci azzecca l’ombrellone con il settore agroalimentare del quale Coldiretti vuol farsi portavoce?
come si può informare correttamente confondendo realtà microclimatiche locali con il clima dell’intero Paese?
Eppure, quando telefona Coldiretti, alla RAI si mettono tutti sull’attenti.
A Napoli è normale trovare la domenica auto ferme agli incroci, che vendono pane, credo che succeda in tutte le città del Sud e anche nei suk del Nord
Ma pensandoci uno mette su tutto un business per far arrivare rapidamente il pane dall’Albania… per poi farsi cogliere alla luce del sole? e infangare una catena di discount nazionale o regionale? me lo aspetterei dai negozi etnici dove c’e anche spesso una puzza…. quantomento sospetta. Con tutti gli irregolari che abbiamo qui dobbiamo acquistare pane in Albania, senza leggerlo in etichetta inoltre?
NOn voglio parlare di benaltrismo ma….
I miei discount di zona cuocciono pane in forno, si tratta di pasta di pane surgelata proveniente dalla Germania o dalla Francia, c’è scritto in etichetta. I tempi cambiano.
Coldiretti va bene solo per far fare magliette da regalare ai politici ed ai loro capi durante le manifestazioni organizzate per ragioni per lo più fasulle e per raccattare voti alla causa del partito di turno, non per fare gli interessi veri dell’agricoltura italiana ed indirizzarla verso traguardi ragionevoli e concorrenziali