Il Ministero delle Politiche agricole ha pubblicato il rapporto annuale sulle attività dell’Ispettorato per la tutela della qualità e la repressione delle frodi agroalimentari, che negli ultimi nove anni ha visto una riduzione del proprio organico di 211 unità, con il taglio di un quinto dei dirigenti. Alla fine del 2017, l’Icqrf ha registrato 733 persone effettivamente in attività, distribuite in 29 uffici sul territorio e in sei laboratori.
Le frodi agroalimentari nel 2017
Nel 2017, l’Ispettorato ha eseguito 53.733 controlli, di cui l’88% ha riguardato i prodotti alimentari e il 12% il settore agricolo: mangimi, fertilizzanti, sementi, prodotti fitosanitari. Sono state inoltrate all’Autorità giudiziaria 455 notizie di reato e sono state elevate 3.715 sanzioni, oltre al sequestro di 22.228 tonnellate di prodotti agroalimentari, per un valore di 93,3 milioni di euro. I settori con il maggior numero di infrazioni sono quello della carne (116 notizie di reato e 500 sequestri) e quello vitivinicolo (111 notizie di reato e 169 sequestri).
Le irregolarità rilevate hanno riguardato il 26,8% dei 25.168 operatori verificati, il 15,7% dei 57.059 prodotti controllati e il 7,8% dei 12.875 campioni analizzati in laboratorio. Le percentuali più alte di operatori fuori norma sono state registrate nel settore della carne (44,9%) e del vino (38,9%), che ha anche la percentuale più alta di prodotti irregolari (23%).
Nel campo dell’agricoltura biologica, le percentuali delle irregolarità sono inferiori. Sono risultati fuori norma il 6,6% dei 2.250 operatori ispezionati, il 5,6% dei 3.476 prodotti controllati e il 3,8% dei 1.249 campioni analizzati. I prodotti con le più alte percentuali di irregolarità sono gli oli (11,2%) e quelli del settore vitivinicolo (8,8%).
I prodotti DOP e IGP
Una parte delle attività dell’Ispettorato riguarda le frodi nei confronti dei prodotti che godono di una certificazione geografica riconosciuta dall’Unione europea (DOP, IGP e STG), sia all’estero che sul web, in particolare sulle piattaforme di Ebay, Amazon e Alibaba. In questo campo, nel 2017 ci sono stati 615 interventi, che hanno riguardato soprattutto il vino, in particolare il Prosecco e l’Asti, il Prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano, con 295 blocchi della vendita dei prodotti online.
Complessivamente, nel settore degli oli, dove sono risultati irregolari il 19,6% degli operatori, il 12,8% dei prodotti e il 6,9% dei campioni analizzati, i principali illeciti accertati sono:
- Olio extravergine di oliva risultato di categoria vergine all’analisi chimica e/o organolettica
- Commercializzazione di extravergine contraffatto, risultato all’analisi olio di semi colorato con clorofilla
- Commercializzazione di olio extravergine di oliva con indicazioni fraudolente relative alla varietà
- Olio dichiarato da agricoltura biologica con presenza di residui di prodotti fitosanitari rilevata all’analisi
- Violazioni delle norme di etichettatura e di presentazione degli oli di oliva per omissioni di indicazioni obbligatorie, irregolare utilizzo di indicazioni facoltative, impiego ingannevole della designazione di origine
- Commercializzazione di oli di semi, risultati all’analisi ottenuti da specie diversa da quella dichiarata.
Le frodi nei settori caseario e della carne
Nel settore lattiero caseario, dove sono risultati fuori norma il 21,2% degli operatori, il 13,5% dei prodotti e il 5,3% dei campioni analizzati, i principali illeciti accertati sono:
- Illecito utilizzo di acido deidroacetico come agente di rivestimento sulla crosta dei formaggi
- Formaggi generici, e talora anche formaggi DOP, contenenti conservanti non consentiti o non dichiarati
- Formaggi pecorini e bufalini risultati all’analisi aggiunti di latte vaccino
- Formaggi a pasta filata e burro contenenti grassi estranei al latte
- Violazioni delle norme di etichettatura e presentazione dei prodotti lattiero caseari per omissioni di indicazioni obbligatorie, irregolare utilizzo di indicazioni facoltative, impiego ingannevole della designazione di origine
- Mancata adozione di idoneo sistema di tracciabilità del latte di bufala
- Non conformità gravi nel piano di controllo dei formaggi DOP.
Nel settore della carne e dei prodotti a base di carne, dove sono risultati irregolari il 44,9% degli operatori, il 15,1% dei prodotti e il 16,2% dei campioni analizzati, i principali illeciti accertati sono:
- Impiego di suini non conformi al disciplinare di produzione di prosciutti DOP
- Preparazioni di carne suina con presenza di additivi non consentiti o non dichiarati
- Prosciutto cotto irregolarmente etichettato per omissione o errata indicazione degli ingredienti utilizzati
- Irregolare etichettatura di carni e preparazioni a base di carne, per utilizzo di menzioni ingannevoli
- Irregolarità nel sistema di tracciabilità della carne.
© Riproduzione riservata
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Avevo letto il rapporto alcuni giorni fa… Non ne hanno parlato molto i media. Forse perché sono combattuti tra il sostenere a spada tratta le eccellenze del made in Italy oppure, stando ai dati del Mipaf, distruggere il settore food in Italia.
Noto che anche Il fatto alimentare si è astenuto dal commentare. E Coldiretti?
Forse conviene davvero comprare olio greco, prosciutto spagnolo, carni danesi, latte tedesco.
Dove sono tutti quelli che dicevano che tutto quello che facciamo noi italiani è meglio? 45% di irregolarità vuol dire che uno su due sta sgarrando. Io credo che sia un dato allarmante.
Oppure c’è da chiedersi se l’ICQRF (o i NAS) hanno idea di cosa stanno facendo o della differenza tra la realtà produttiva e la teoria.
Oppure ci sarebbe da “ponderare” le irregolarità e non dire che il 45% degli operatori del settore carni sono “irregolari”, ma che sono state rilevate delle “non conformità” come può succedere
In effetti così presentata, la relazione annuale potrebbe indurre ai pensieri funesti di Mauro, ma che nell’ultima opzione condivisibile centra il problema di non confondere le irregolarità spesso solo formali, con gli operatori irregolari ed in malafede, che ci sono sicuramente e non isolati, ma mettere tutto nel calderone del rapporto dei condannati mi sembra molto lontano dalla realtà produttiva italiana.
Mentre ritengo che punire con la revoca dell’autorizzazione sanitaria ed operativa alimentare, quei produttori e trasformatori che mettono consapevolmente a rischio la salute dei consumatori, sia cosa buona, giusta e senza troppa tolleranza.