Carne di pollo, una fetta di prosciutto, formaggio, uovo e pangrattato: sono i cinque ingredienti con cui in casa possiamo preparare un cordon bleu. Allora perché lo stesso prodotto realizzato dall’industria arriva contenerne anche una trentina di ingredienti? L’altra domani da porsi è come mai  nel regno degli alimenti ultra-trasformati più scende il prezzo maggiore è il numero degli additivi e minore è la qualità degli ingredienti. La storia di un cordon bleu, dalla formulazione all’assaggio, fa da sfondo all’inchiesta sull’industria alimentare e il cibo spazzatura di Martin Blanchard e Maud Gangler trasmesso da Arte TV.

In 90 minuti, L’invasione del cibo spazzatura porta lo spettatore dietro le quinte dell’industria raccontando come la ricerca di prodotti sempre più convenienti ha portato all’invasione del cosiddetto junk food e ciò che comporta. Nel servizio si parla molto del problema legato agli additivi controversi come il biossido di titanio e i nitriti, agli effetti negativi sulla salute associati al consumo di alimenti ultra-trasformati che stanno emergendo sempre più numerosi negli ultimi anni.

cibo spazzaturaIl servizio parla anche del Nutri-score e di Yuka i due sistemi in uso in alcuni paresi per classificare il cibo industriale. L’inchiesta ricorda anche che un prodotto vegano non è per forza sano quando è ultra-processato e che anche una “etichetta pulita” può nascondere qualcosa.

Il documentario, veramente imperdibile, è stato trasmesso da Arte TV il 2 febbraio, ed è disponibile sul sul sito dell’emittente in francese sottotitolato in italiano fino al 2 aprile 2021.

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Mattia
Mattia
4 Febbraio 2021 22:29

Appena visto. Molto interessante.
Se non altro ora ho compreso cosa sono gli “Ausiliari tecnologici”che non compaiono in etichetta, il vero “segreto” dell’industria agroalimentare e che non ho mai letto in articoli di settore nonostante non mi ritenga proprio disinformato in materia.

Mauro
Mauro
27 Febbraio 2021 13:22

Nell’articolo non lo si dice, ma il servizio di Arte TV parla anche (all’ultimo, in fretta e malvolentieri) degli alimenti etichettati “vegan” e per questo ritenuti acriticamente “naturali” “salutari” “benefici”, mentre in realtà sono anche ugualmente preparazioni industriali ultra-processate con decine di “ausiliari tecnologici” utilizzati nel loro processo di produzione e non indicati in etichetta perché, come spiegato a malincuore, la legge lo consente.

Il filmato è destinato a un pubblico generico, e dura 90 minuti di cui 60 di continue ripetizioni e tutto un teatrino da marionette nel mostrare che nei prodotti industriali vengono utilizzati componenti di cui non sapremo mai nulla, quindi è probabile che molti spettatori, presi dalla noia, non arriveranno alla fine, e se tra questi ci saranno dei vegan resteranno con l’illusione che solo il cibaccio degli altracci sia cattivaccio e additivaccio, mentre è un messaggio che non dovrebbero perdersi.

Mario
Mario
Reply to  Mauro
28 Febbraio 2021 10:03

Curioso veramente che i componenti del cibi industriali vegani venga spiegati solo alla fine del filmato, strano perchè è ancora una moda in espansione nonostante le evidenze dei danni alla salute che provoca specialmente ai bambini, si vede che è un business che non va disturbato troppo e ne hanno parlato quando ormai gli spettatori dormivano o erano passati alla telenovela, per dei comunicatori di mestiere non può essere una svista involontaria come quelle sulle mascherine comunque anch’io l’ho visto quasi per caso perché ci mettono una vita ripetendo in continuazione le stesse cose e stavo per spegnere.

Giuseppa Pirrone
Giuseppa Pirrone
1 Marzo 2021 19:34

Dati I commenti non sto neanche a guardare il video. È una situazione desolante. Non parliamo della presenza di residui di antibiotici che nel tempo aumenteranno la resistenza agli stessi. Poco tempo fa una nutrizionista presente sui social e che ha scritti diversi libri (per vuoto di memoria non ricordo il suo nome) parlava di quanti additivi possono essere persino nel pane. Ci vorrebbero controlli ripetuti in laboratori gestiti sotto il controllo del Ministero della Salute. Io ormai ho 90 anni ma proseguendo di questo passo che ne sarà delle generazioni future già esposte a inquinamento?

Mauro
Mauro
Reply to  Giuseppa Pirrone
2 Marzo 2021 12:13

In realtà consiglierei comunque di guardare il filmato (magari col dito sull’avanti veloce) perché può essere utile specialmente per chi non si è mai occupato di industrie alimentari e ne ha in mente una versione nebulosa tipo pasticceria gigante…

Le cose ovviamente sono molto diverse, e un’industria è tale a prescindere dal prodotto che crea e ha delle regole di sopravvivenza imprescindibili: se il tuo prodotto non piace, non vende, non ti fa guadagnare, in poco tempo finisci per indebitarti, licenziare il personale e portare i libri in tribunale, o essere assorbito da una multinazionale se il tuo marchio ha un valore.

Una cosa, per esempio, che nel filmato sorprenderà il profano è che per passare dal biossido di titanio all’amido di mais (per una cosa in apparenza banalissima come il rivestimento di un confetto) si debba rifare un intero reparto, e questo perché per sostituire un sacchetto di biossido di titanio occorre un motocarro di amido.

Non si potrà fare diversamente perché il biossido di titanio, di per sè inerte, è diventato nocivo per la salute perché riflette la luce meglio quanto più è fine la sua polvere, e a forza di ridurne le dimensioni si era ormai arrivati al livello delle polveri ultrasottili, se non delle nanoparticelle, che hanno il brutto vizio di infilarsi dappertutto e interagire in modo imprevedibile con le cellule del nostro corpo.

Mattia
Mattia
Reply to  Giuseppa Pirrone
2 Marzo 2021 13:14

Cara Giuuseppa,
É arrivata a 90 anni. Non creda che negli anni 70 80 e 90 le cose andavano meglio…
La differenza é che oggi ne parliamo molto di piú e interveniamo con piú celerità.
Oggi le nuove generazioni sanno molto di piú e una nicchia di essi mangia molto meglio dei loro coetanei dei decenni passati (pensiamo solo alle farine integrali che negli anni 70 80 e 90 nessuno sapesse neanche cosa fossero..forse roba x cani 🙂 )
C’é da fare molto ma in passato i suoi coetanei hanno ingurgitato additivi, conservanti e dolcificanti artificiali che oggi sono notevolmente ridimensionati in dosi e quantità alla luce di nuovi studi che traino nuovi cambiamenti..