Una giuria della Florida ha dichiarato Chiquita Brands International colpevole di aver finanziato il gruppo paramilitare colombiano Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). La giuria ha stabilito che “Chiquita ha fornito assistenza sostanziale all’AUC, creando un rischio prevedibile di danno per altri”. Chiquita dovrà pagare 38,3 milioni di dollari alle famiglie di otto vittime, durante la guerra civile del Paese, da parte dell’AUC, un gruppo paramilitare di estrema destra noto per le uccisioni di massa, il rapimento di civili e la mutilazione dei loro cadaveri. La storica sentenza arriva dopo 17 anni di procedimenti legali e segna la prima volta che il gigante aziendale viene ritenuto responsabile di simili accuse.
Nel 2008, i querelanti avevano accusato Chiquita di aver sostenuto finanziariamente l’AUC, contribuendo alla violenza in Colombia. In una dichiarazione alla CNN, Chiquita ha affermato che farà appello contro la sentenza, ribadendo che non vi è una base legale per queste accuse.
Nel 2007, Chiquita si era dichiarata colpevole di aver effettuato oltre 100 pagamenti all’AUC per un totale di oltre 1,7 milioni di dollari, nonostante il gruppo fosse designato come organizzazione terroristica. L’azienda aveva registrato i pagamenti come “servizi di sicurezza”, sebbene non avesse mai ricevuto tali servizi. L’azienda ha dovuto pagare al governo degli Stati Uniti una multa di 25 milioni di dollari, secondo quanto ha dichiarato all’epoca il Dipartimento di Giustizia.
Chiquita e l’AUC
Lo studio legale Searcy Law, che rappresenta le vittime dell’AUC, ha accolto con favore la decisione, affermando che “la sentenza manda un forte messaggio: le aziende saranno ritenute responsabili quando mettono i profitti davanti alle vite umane”. Gli avvocati della Chiquita, secondo quanto riportato dal Palm Beach Post, hanno dichiarato che la società aveva effettuato questi pagamenti illegali alla fine degli anni ’90 e all’inizio del 2000 per proteggere i suoi dipendenti colombiani da ulteriori violenze. Su Usa Today News si legge che “gli avvocati dei querelanti hanno affermato che il sostegno della Chiquita alle AUC ha violato le leggi statunitensi e colombiane. Durante il processo, hanno sostenuto che la società ha lavorato volontariamente con l’AUC per proteggere i propri profitti e reprimere le agitazioni dei dipendenti.”
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha commentato con un post su X la decisione, chiedendosi perché non siano stati i tribunali colombiani a emettere una sentenza simile.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
incredibile! una multinazionale condannata per aver pagato/finanziato dei terroristi! mi porrei domande su attività sottobanco di diverse altre multinazionali, che, magari, non sovvenzionano criminali, quanto piuttosto politici o funzionari corruttibili…
Adesso anche i produttori di frutta sono nel gioco geopolitico per ricavare sempre più vantaggi a scapito di altri concorrenti. Per quanto riguarda le banane circa un anno fa nei supermercati italiani si trovavano le banane di Bill Gates, quelle col logo della rana. Banane che non ho mai acquistato perché da Bill Gates ci si può aspettare di tutto.
Tutto questo per dire che andare a fare la spesa diventa sempre più difficile. Oltre ai costi il consumatore deve destreggiarsi con le informazioni sulle etichette spesso non veritiere o mancanti di informazioni sicuri.
La lettrice ha ragione: il consumatore deve destreggiarsi con le etichette.
Ma le informazioni sicure che possono mancare sulle etichette non vanno richieste a mio cuggino.
Il logo della rana presente su alcune banane (e caffè e cacao e altri prodotti tropicali) è quello della Rainforest Alliance, un’organizzazione internazionale attiva da trent’anni cui senz’altro mancano alcuni requisiti per poterla considerare un’organizzazione del commercio equo e solidale (non prevede l’obbligo di riconoscere prezzi minimi superiori a quelli di mercato o prefinanziamenti ai produttori nè contratti di luna durata, al di là del fatto che possano essere comunque registrarsi).
Il suo focus è piuttosto sulla gestione delle risorse ambientali e sugli standard sociali per i lavoratori delle aziende agricole, che prevalentemente sono di dimensioni maggiori rispetto ai piccoli produttori al centro del movimento del commercio equo e solidale.
Il WWF la qualifica come “Molto raccomandata”, dettagliando “ll WWF raccomanda il label poichè soddisfa standard elevati e la maggior parte dei requisiti per una produzione corretta dal punto di vista ecologico e sociale. Offre inoltre un importante contributo allo sviluppo sostenibile” e le attribuisce 4 punti su 4 per la credibilità, altrettanti per la compatibilitò sociale e tre su quattro per il rispetto dell’ambiente.
Nè Rainforest Alliance nè il logo della rana verde, comunque, rientrano tra le diverse proprietà di Bill Gates.
Sì, informarsi non è facile; ma se lo si fa è fondamentale la scelta delle fonti a cui attingere. Per ridurre il rischio di prendere … un granchio piuttosto di una rana (a proposisto di rane verdi)
Indagando però sono incappato in alcuni articoli con spiegazioni meno rassicuranti sulla rana verde e la sua logica…………
Uno a caso:
https://www.ethicalconsumer.org/food-drink/questions-about-rainforest-alliance
Tra le perle contenute nei regolamenti c’è per esempio una definizione assai opaca di “foreste” che potrebbero essere equiparate ai terreni agricoli coltivati…………………..
Sono in buona compagnia: https://en.wikipedia.org/wiki/Sinaltrainal_v._Coca-Cola_Co.
Poche parole per spiegare meglio il finale dell’articolo e l’espressione” proteggere i propri profitti e reprimere le agitazioni dei dipendenti.”
Nel libro “cent’anni di solitudine” di G.G.Marquez, oltre ad altre testimonianze scritte e credibili, viene citato un episodio eclatante di cosa vuol dire la frase.
Si tratta di un fatto di sangue avvenuto a Cienaga in Colombia e le vittime non erano ladri ma lavoratori e sindacalisti che cercavano di ottenere migliori condizioni di lavoro, le cifre del massacro sono tuttora incerte ma si contano a migliaia.
I militari colombiani fecero carne da macello per ordine del governo su sollecitazione del governo Usa che minacciò anche di mandare propri militari in caso di mancato intervento, tutto nero su bianco per chi è curioso.
Senza raggiungere questi picchi di violenza comunque le compagnie bananiere multinazionali crearono e mantennero, attraverso sistemi ideologicamente simili nella filosofia, in centro e sudAmerica le cosidette “repubbliche delle banane” finanziando e sostenendo precise forze politico-militari, volontariamente, per profitto.
Per inciso questo è uno dei motivi per cui certe etichette come la “rana verde” non sono molto ben visti causa incoerenze palesi nelle regole che propongono, e perchè sono diretta espressione di organizzazioni che calano dall’alto del loro potere principi da discutere prima tra le parti, tenendo conto dell’interesse vitale di tutte le parti.
La difesa dei profitti tra l’altro procurò all’Unione Europea una guerra commerciale quando i legislatori nostrani ebbero l’idea di dare condizioni di favore a banane provenienti da alcune zone geografiche svantaggiate (Africa, Caraibi, Pacifico), un piccolo antipasto di ciò che succede quando un vaso di vetro cerca di esprimere una sua legittima volontà politica contro un vaso di acciaio.
Buona azione. Come inizio.
Scioccante una notizia di questo tipo