Per iniziare bene l’anno scolastico, Nestlé propone nuove confezioni di cereali Nesquik per la prima colazione con all’interno una macchinina come gadget. Si tratta dei Cereali Nesquik, Nesquik Duo e Cookie Crisp che a dispetto dell’immaginario collettivo non sono proprio l’ideale per la prima colazione visto l’elevato quantitativo di zucchero aggiunto (superiore al 25%). L’idea del gadget e in genere molto gradita dai bambini, anche se si tratta di iniziative molto aggressive elaborate dalle aziende per catturare nuovi acquirenti.
L’abitudine di inserire nelle confezioni di cibo con quantità elevate di zucchero, grasso e sale gadget, pupazzi e giochini è una strategia di marketing adottata da molte multinazionali alimentari per accattivarsi le simpatie dei piccoli. La lista delle aziende vede in testa Ferrero con il famoso ovetto Kinder, che da sempre propone come sorpresa pupazzetti e giochini. In seconda posizione troviamo McDonald’s e molte altre catene di fast food, che spesso abbinano il pasto destinato ai bambini al protagonista dell’ultimo film d’animazione di successo. Il sistema funziona perché piccoli influenzati dagli spot e dai messaggi pubblicitari chiedono ai genitori di andare nei fast food e di acquistare i prodotti con il gadget. Negli ultimi anni anche in Italia alcune famose marche di patatine hanno adottato questa strategia di marketing.
Per contrastare quest tendenza, alcuni cittadini americani nel 2010 hanno avviato una class action nei confronti dei gadget acchiappa-bambini di McDonald’s. Gli abitanti di San Francisco sono invece più fortunati, visto che dal 2011 i fast food della città non possono abbinare pupazzetti e giochini ai menù destinati ai bambini, a meno che la proposta non si mantenga sotto le 600 calorie, abbia un contenuto di sodio inferiore a 640 milligrammi e al massimo il 35% di grassi (traguardo impossibile da raggiungere per la maggior parte dei menù per i più piccoli). La decisione è stata presa dal San Francisco Board of Supervisors e va nella direzione di altri provvedimenti ispirati alla campagna lanciata da Michelle Obama, per arginare l’obesità. In Italia, la maggior parte dei menù per bambini supera almeno uno dei tre parametri scelti dagli esperti di San Francisco, soprattutto per quanto riguarda il contenuto di sodio.
L’altra buona notizia è che il 27 giugno di quest’anno in Cile è entrata in vigore una nuova legge sull’etichettatura degli alimenti, per cui i prodotti ricchi di zuccheri, grassi e sale non possono contenere o essere associati a giocattoli o figurine. A quando un provvedimento simile anche in Italia?
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Sarebbe proprio ora che lo si facesse anche in Italia! Qualche deputato di buona volontà??
I bambini non acquistano nulla da soli, se i genitori non sono in grado di farsi rispettare dai propri figli non possono invocare l’aiuto della legge per queste sciocchezze!
Certo è vero, ma spesso è difficile resistere alle richieste di un bambino bombardato da input e spot pubblicitari della tv della rete dei giochi ecc. Poi non è proprio una sciocchezza perché inserendo un gadget nella confezione il valore del cibo viene svilito e si dà più importanza al regalino.
Di questo passo si invocherà anche una legge che regolamenti la vendita dei giocattoli per bambini, che sò.. glie ne posso comprare uno al mese ? Oppure solo a Natale e Compleanno ?
un bambino, BAMBINO, viene “bombardato” da spot pubblicitari, (a scuola, all’asilo??, quando è a casa??) della rete dei giochi??? naviga solo un bimbo di 7 anni? il valore del cibo viene svilito dal gadget? Per quale motivo? La responsabile di acquisto per oltre il 60% è la donna in Italia, madre o comunque adulta, non va il bambino da solo a fare la spesa. E’ proprio una sciocchezza se non una banalità quella scritta, da parte di chi non conosce per niente il mercato e quello che dice.
Il target bambino arriva fino agli 8/9 anni, l’alimentazione e gli acquisti DEVONO e sono seguiti dai genitori. Non si deve ricorrere a una legge se un bimbo piange. Dai su siamo seri ogni tanto
Adesso non esageriamo! I giocattoli omaggio nei cereali (o nei detersivi, ecc.) sono una tradizione pluridecennale, a cui sono legati indelebilmente bei ricordi infantili di intere generazioni. Il problema non è il giocattolo, è la qualità degli alimenti a cui si accompagnano, e su quello bisogna intervenire, oltre che sulla promozione di stili di vita più equilibrati ed attivi per i bambini.
Non sono d’accordo. In ogni caso volendo seguire il suo discorso mi piacerebbe trovare un giocattolino anche nelle confezioni di albicocche, pesche, zucchine e broccoli oppure abbinato al latte fresco o alle scatole di piselli e fagioli in scatola.
Concordo con il dott. La Pira, è una strategia di mercato che non dovrebbe essere consentita per i minori, tanto più se si utilizza per reclamizzare cibi carichi di grassi e zuccheri.
Proprio perché é diventata una tradizione é pericolosa…io genitore da bambino volevo i gadget, ora lo compro a mio figlio…ma guarda caso compri e fai mangiare schifezze di pseudocibo senza pensarci su più di tanto. Occhio alle consuetudini, sono lo strumento per fidelizzare gli acquirenti delle generazioni future.
fate una bella petizione come per l’olio di palma
Scusate, ma mi state dando ragione! Il problema è la ***qualità/quantità*** degli alimenti (senza essere talebani/politically correct ad oltranza però, per favore: ai minori nel 75% del pianeta fanno male ben altre cose che un’OCCASIONALE “sbornia” di zuccheri), NON il giocattolo in omaggio in sè. Concordo col metterlo ANCHE in alimenti più salutari (anzi! vedi mai che non serva da stimolo al loro acquisto… :-), ma se voi davvero non avete ricordi d’infanzia legati al giocattolo nella confezione di cereali per la prima colazione… francamente sono triste per voi. 😀
Hai ragione ma non puoi imporre sempre e comunque la qualità e/o la quantità. L’importante è obbligare a rendere noto il rischio per certi alimenti (come si fa per le sigarette) e vietare queste campagne aggressive così come vieti la pubblicità di certi prodotti.
Alla fine IO genitore sorveglio e decido cosa mio figlio mangia.
Io ricordo perfettamente questi giocattoli e altri prodotti “omaggio” inclusi in certi cibo (le classiche patatine con sorpresa, piuttosto che le uova di Pasqua) e in certi detersivi ed è per questo che sono contrario perché spesso attirano non facendo valutare al consumatore medio (figurarsi il bambino) se lo stesso prodotto sia o meno sano.
Per lo stesso motivo al mio figlio piccolo da almeno due anni non faccio più acquistare le uova con sorpresa (Kinder) che spesso sono piene di olio di palma e l’ho convinto dandogli l’uovo senza grassi aggiunti e facendogli scegliere un giocattolo a parte.
Ma non credo che sia vietato ai produttori di albicocche, pesche, zucchine e broccoli , latte fresco piselli e fagioli abbinare il gadget alle confezioni.
Perchè non lo fanno?!
La catena statunitense MOM’s Organic Market (http://momsorganicmarket.com) è andata anche più in là.
Dal gennaio 2013 ha ritirato dall’assortimento dei suoi 16 supermercati gli alimenti destinati ai bambini che esibiscono sul packaiging personaggi di libri per l’infanzia, fumetti, film e cartoni animati televisivi.
“Il marketing per i bambini è intrinsecamente sbagliato e dovrebbe essere illegale” disse Scott Nash, fondatore e CEO: “La pubblicità è un gioco ambiguo, si concentra sulla creazione di un attaccamento emotivo profondo, invece di sottolineare i meriti di un prodotto. Purtroppo, funziona, e i bambini piccoli sono particolarmente suscettibili”.
I grandi marchi alimentari USA spendono ogni anno un paio di miliardi in marketing per i bambini, con un centinaio di milioni di dollari in costi di licenza per cartoni animati e altri personaggi popolari.
Susan Linn, direttrice della Campaign for a Commercial Free Childhood, sottolineando che “I bambini non dovrebbero essere educati a scegliere gli alimenti sulla base del cartone animato riprodotto sulla scatola” ha auspicato che altri retailer seguano l’esempio di MOM’s.
Ottima informazione.. Grazie. Propongo petizione portata avanti da Il Fatto Alimentare, per far cambiare le cose anche qui in Italia.
Per me è una vera tentata truffa, perché se è comprensibile che ai bambini piaccia scegliersi i giocattoli, è sacrosanto che la scelta degli alimenti sia responsabilità di genitori non in balia dei desideri dei piccoli attratti dai giochini.
Concordo che Il Fatto debba lanciare una petizione per vietare l’abbinamento dei gadget agli alimenti ricchi di grassi, zuccheri, sale, coloranti e conservanti, non adatti ad un’alimentazione sana dei bambini, perché gioco ed alimentazione siano scelte e competenze diverse.
Qui le multinazionali dimostrano tutta la loro aggressività commerciale senza alcuna responsabilità per la salute dei bambini. che non sanno e possono scegliere.
Capita che il bambino si fa comprare il prodotto per il regalo e poi non lo mangi…
Questo strumento di vendita é in palese contrasto con ogni linea guida volontaria sul marketing responsabile disponibile sul pianeta terra, proprio perché mina alla radice il ruolo del genitore quale figura di riferimento nella scelta dei cibi da acquistare. E guarda caso viene impiegata proprio per vendere i cibi spazzatura, o HFSS che dir si voglia. E pure, in tutti i Paesi del mondo dove questa pratica non é espressamente vietata, i soliti noti ne abusano sotto la compiacente indifferenza delle autorità che dovrebbero vigilare per la tutela dei consumatori, dei minori e della loro salute. Il colmo é che i soliti noti osino poi vantare la loro mendace responsabilità sociale…