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Gli integratori a base di aloe a effetto lassativo presto potrebbero tornare in commercio. La Corte di Giustizia europea, con la sentenza datata 13 novembre 2024 relativa alla causa T-189/21, ha infatti annullato il Regolamento (UE) 2021/468, accogliendo le richieste delle aziende del settore che avevano contestato il divieto fin da subito, ritenuto “arbitrario e sproporzionato”. Aloe Vera of Europe, impresa olandese che vende prodotti a base di gel di aloe, aveva quindi fatto ricorso contro la Commissione.
Il divieto per i preparati a base di aloe
Il Regolamento, entrato in vigore nell’aprile del 2021, prevedeva il divieto di commercializzare preparazioni a base di Aloe vera contenenti derivati dell’idrossiantracene, aloe-emodina, emodina, l’analogo dentrone e suoi derivati. Inoltre, prevedeva restrizioni per quelle a base di foglie o frutti di Cassia senna L., e a base di corteccia di Rhamnus frangula L. o Rhamnus purshiana DC: anch’esse contengo infatti derivati dell’idrossiantracene.
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La Commissione Europea aveva deciso di vietare questi integratori dopo una valutazione sull’uso dei derivati idrossiantracenici negli alimenti che l’Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) aveva pubblicato alla fine del 2017. In quell’occasione, l’EFSA aveva concluso che, sulla base della letteratura scientifica disponibile, queste sostanze potessero danneggiare il DNA e che l’estratto totale di aloe e il dantrone fossero cancerogeni.
La decisione della Corte di Giustizia UE
Aloe Vera of Europe e altre aziende del settore hanno contestato però il fatto che non fosse stata stabilita una dose giornaliera che non desti preoccupazioni per la salute e hanno presentato studi che avrebbero dimostrato la sicurezza dei derivati idrossiantracenici alle dosi utilizzate in integratori e altri preparati. La Commissione europea, però, sembra aver ritenuto che l’insufficienza di dati relativi a una dose giornaliera l’autorizzasse a supporre che non esista alcun livello di assunzione sicuro di queste sostanze e, in virtù del principio di precauzione, ha deciso quindi vietarle in toto.
Tuttavia, secondo le aziende, questa interpretazione non sarebbe in linea con i requisiti che il Regolamento 1925/2006 richiede per inserire l’aloe nell’elenco delle sostanze vietate negli integratori. La normativa infatti prevede che si individuino effetti nocivi per la salute nel caso in cui l’aggiunta di tali sostanze comporti l’“ingestione di quantità di tale sostanza ampiamente superiori a quelle che ci si può ragionevolmente aspettare di assumere in condizioni normali di consumo nell’ambito di una dieta equilibrata e varia”.
Nella sentenza, la Corte di Giustizia europea ha dato ragione alle aziende e ha stabilito che il divieto per tutte le preparazioni a base di foglie di Aloe vera è eccessivo. La Commissione Europea quindi dovrà rivedere il regolamento, stabilendo eventualmente limiti o avvertenze per i derivati dell’aloe, a tutela della salute di consumatori e consumatrici.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.