I cattivi odori, chiamati dai tecnici anche molestie olfattive, sono un problema abbastanza complesso per la varietà di sostanze odorigene che immettono nell’atmosfera e nell’acqua e per la potenziale nocività per l’uomo e l’ambiente. Nonostante i notevoli sforzi della legislazione e l’impegno in questa difficile tematica, rimangono ancora da adottare specifiche regole per fissare i valori limite delle concentrazioni orarie di alcuni importanti composti odorigeni, quali gli idrocarburi non metanici, l’idrogeno solforato e il benzene (quest’ultimo annoverato come importante composto cancerogeno secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Partendo da questo elemento, un gruppo di studiosi ha redatto il libro Molestie olfattive, frutto di un lavoro che ha coinvolto diverse realtà scientifiche italiane. Il volume, realizzato nell’ambito del progetto Nose – Network for odour sensitivity –, ha visto la collaborazione di massimi esperti del settore del Cnr delle università di Trieste e Bari, insieme all’Arpa Sicilia. Questo gruppo studia da anni gli odori molesti e si prodiga per promuovere strumenti in grado di intervenire in modo adeguato.
“Il volume, unico nel suo genere, unisce il mondo della ricerca a quello dei controlli per presentare lo stato dell’arte di quanto viene sviluppato e svolto in questo campo, anche con riferimenti operativi sul territorio – dice Paolo Bonasoni del Cnr-Isac –. L’odore dell’aria è ampiamente riconosciuto come parametro ambientale essenziale nel determinare la qualità della vita, con effetti significativi su attività quali turismo, gestione del ciclo dei rifiuti, ecc. Negli ultimi anni, l’insediamento di impianti in grado di rilasciare miasmi olfattivi in aree urbanizzate, ha comportato il moltiplicarsi del rilascio di sostanze odorose moleste, generando crescente preoccupazione per un ‘inquinamento olfattivo’ caratterizzato spesso dall’impossibilità di difendersi, generando nell’opinione pubblica ansia, disagi e proteste”.
Come emerge dal capitolo del libro sulla “Percezione del fastidio olfattivo ed effetti sulla salute della popolazione”, l’emissione di composti maleodoranti è comune a molteplici attività agricole, impianti industriali e di smaltimento e/o recupero di rifiuti. Per questo rappresenta uno degli impatti ambientali che negli ultimi 20 anni ha attirato maggiormente l’attenzione della comunità scientifica. Sebbene non tutte le maleodoranze siano collegabili a rischi tossicologici, la molestia olfattiva è compatibile con la definizione di “danno alla salute” rilasciata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La valutazione delle emissioni sgradevoli costituisce un elemento strategico e per questo risulta grande lo sforzo a livello regionale, nazionale ed europeo, per arrivare a una regolamentazione delle emissioni.
Vivere in prossimità di aziende agricole dove si allevano polli o bovini o altri animali, oppure in aree dove ci sono impianti di smaltimento o recupero rifiuti, così come nelle vicinanze di certe industrie petrolchimiche che immettono nell’aria composti organici volatili maleodoranti, per molte persone è un serio problema di salute. Da anni la presenza nelle aree urbane di impianti che rilasciano miasmi olfattivi genera preoccupazione presso i cittadini che non sanno come difendersi. In Europa le persone nella classifica dei problemi indicano l’inquinamento acustico e, subito dopo, quello olfattivo.
Finora le autorità sanitarie delle Arpa raccolgono le segnalazioni e, quando è possibile, fanno campionamenti e analisi dell’aria cercando di caratterizzare e individuare i composti responsabili dei cattivi odori. Da qualche anno per la campionatura dell’aria si usano appositi sistemi, che consentono il monitoraggio ad alta frequenza temporale chiamati nasi elettronici (e-noses) e Ioms (Instrumental odour monitoring systems). La normativa definisce il metodo per la determinazione della concentrazione di odore utilizzando l’olfattometria dinamica, fornendo una base comune di misura in tutti i paesi dell’Unione europea. La caratterizzazione olfattometrica e chimica delle molestie olfattive è descritta nei capitoli centrali del libro, curati da Magda Brattoli di Arpa Puglia, Jolanda Palmisani, dell’Università di Bari, e colleghi.
Il coinvolgimento della popolazione su queste tematiche (noto come Citizen science), si concretizza nella possibilità da parte dei cittadini di monitorare e segnalare i miasmi avvertiti sul territori attraverso app da scaricare sullo smartphone. Ricordiamo quelle di Odortel di Arpa Puglia, OdorNet di Arpa Marche e NOSE del Cnr e Arpa Sicilia. Queste app permettono di monitorare e segnalare alle Agenzie ambientali regionali la presenza di cattivi odori e di determinare l’impatto olfattivo. I dati vengono elaborati statisticamente allo scopo di verificare l’effettiva presenza di molestie olfattive e valutare l’entità del problema.
Molestie olfattive a cura di: Paolo Bonasoni, Stefania Gilardoni, Pierluigi Barbieri, Sara Moraca, Gianluigi De Gennaro, Vincenzo Infantino. Edito da ETS, Pagine: 248, prezzo 16 €
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Ci sarebbe pero` da considerare anche la “storia” dei vari insediamenti. Se si vanno a costruire urbanizzazioni a ridosso di zone con presenza di attivita` agricole/allevamenti presenti in loco da decine d’anni se non secoli non si puo` poi lamentarsi dei cattivi odori e addirittura pretendere che queste se ne vadano altrove.
Invece purtroppo succede proprio cosi`e, in genere, la spuntano gli ultimi arrivati, forti proprio di queste normative.
Esperienze conosciute di persona
-allevamento bovini
-allevamento/addestramento cani pastore tedesco (in questo caso inquinamento… acustico)
Entrambi presenti sul territorio ben prima che venissero costruiti palazzi e villette nelle loro vicinanze e che, a suon di petizioni e denunce, hanno indotto entrambe le proprieta` a chiudere o smammare con anche perdite economiche notevoli.
D’accordo il diritto a vivere in pace ma magari informarsi prima di prender casa?
Un po` come chi abita nelle vicinanze dell’autodromo di Monza o dello stadio di S.Siro (che erano li` ben prima che arrivassero loro) e che pretendono non si corrano piu` gran premi e non si giochi piu` a calcio.
Tutti pronti a far valere i propri diritti, per i doveri…