pizza cartoneIl recente caso della scoperta di bisfenolo A in cartoni per pizza è rimbalzato su tutti i media, creando discussioni tra i consumatori e gli addetti ai lavori, talvolta con opinioni anche contrastanti. La sostanza sarebbe imputabile, secondo indiscrezioni, alla presenza di cartone riciclato all’interno del prodotto; qualcosa di illegale, quindi, perché la legge italiana non ammette l’uso di carta e cartone riciclato a contatto con i cibi se non in specifici contesti, ovvero per alimenti solidi secchi come sale, zucchero, riso e pasta secca.

Il ministero, infatti, ha sin da subito deciso di avviare un’indagine e ha commissionato una ricerca sulla presenza di bisfenolo e altri contaminati nei cartoni riciclati utilizzati per il trasporto di cibo, a tutela del consumatore. Lasciano un po’ sorpresi, invece, le parole dell’esperto Carlo La Vecchia, ordinario di Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano che sulle pagine del Corriere della Sera afferma: “La quantità di sostanze tossiche che possono essere assunte con il solo contatto di una pizza con il cartone è davvero difficile da misurare e, quand’anche si verificasse, si tratterebbe di una “dose” talmente limitata che è davvero improbabile possa causare danni al nostro organismo”.

Certo è che un limite di migrazione per il bisfenolo A, seppur valido ad oggi solo per le plastiche, esiste (50 parti per miliardo) e le analisi evidenziano quantitativi fino a circa sei volte più alti in uno dei cartoni analizzati; e la pizza rappresenta un alimento di grande successo in Italia, che anche i bambini più piccoli difficilmente disdegnano. Tra l’altro, in alcuni Paesi europei come la Francia, il principio di precauzione è stato applicato attraverso un bando totale del Bpa in tutti i materiali a contatto con alimenti, quindi a livelli ancora più intensivi rispetto a valutazioni che riguardano la sola migrazione.

Ma la questione “cartoni per pizza contaminati” è ben più vecchia di quanto si possa pensare: rilievi furono fatti per sostanze diverse già nel 2007 da un team di ricercatori dell’Università di Milano, coordinato dal professor Fernando Tateo. All’epoca fu evidenziata la contaminazione da parte di sostanze particolarmente preoccupanti: gli ftalati, sostanze tossiche per la riproduzione, già banditi dai contenitori per alimenti così come dai giocattoli per i bambini più piccoli.
Sostanze, la cui presenza fu imputata ancora una volta alla carta riciclata impiegata e provienienti da inchiostri, lacche e adesivi usati nel materiale originale.

pizza cartone
Le temperature che si raggiungono nei cartoni per pizza favoriscono la migrazione di sostanze

Il problema è che nei cartoni la temperatura raggiunge i 60/65 gradi e siccome la pizza resta all’interno del contenitore per molti minuti c’è un serio problema di migrazione. L’aspetto critico è che alcuni cartoni suggeriscono addirittura di riscaldare le pizze nel forno con il contenitore. In effetti  alcuni consumatori lo fanno e, anche se è presente tra le istruzioni la possibilità di scaldare il cartone, il suggerimento è di evitare questa procedura.

Oltre a questa pratica, molti più consumatori sono abituati a utilizzare il cartone come “piatto” in cui mangiare la pizza: è fortemente sconsigliato perché in questo caso il problema migrazione può essere accentuato da eventuali danni che possono generarsi sull’interno del cartone (tagli, sgretolamento dello strato interno una volta impregnatosi di olio o altri condimenti). Sul tema intervenne persino Maria Rosaria Milana, direttrice del reparto Esposizione e rischio da materiali dell’Istituto superiore di sanità: “La legge italiana è tra le più severe in Europa. Oltre all’uso di cartone riciclato vieta anche la presenza di scritte all’interno dei contenitori. Precauzioni necessarie per evitare qualsiasi contatto tra possibili inquinanti e un alimento come la pizza, che essendo umido, ricco di grassi e caldo è in grado di “estrarre” dal cartone sostanze sgradite”.

In seguito all’episodio fu avviata una vasta operazione di controllo da parte dei Nas: misure dovute al fatto che si sospettava la presenza sul mercato di  grosse partite di cartoni per pizza provenienti da Germania e Paesi dell’Est europeo contenenti uno o due strati di materiale riciclato. Il rivestimento a diretto contatto con la pizza era di cellulosa vergine, ma quelli all’esterno erano di cellulosa riciclata e potevano potenzialmente “cedere” ftalati a quello interno.

Fu poi il turno degli oli minerali, sostanze sospettate di essere cancerogene, mutagene e perturbatori endocrini: Oekotest, la rivista di consumo tedesca che ogni mese documenta diversi test di laboratorio, e successivamente l’Agenzia della sicurezza alimentare francese (Anses), sull’onda di un lavoro già portato avanti dal Laboratorio cantonale di Zurigo (Svizzera), evidenziarono il problema di queste sostanze.

È sconsigliato usare i cartoni per pizza come “piatti”, perché danneggiandoli si può favorire la migrazione di sostanze tossiche, anche se sono a norma

Gli oli minerali derivano dagli inchiostri di giornali e di periodici stampati usati nei processi di riciclo e la loro potenziale migrazione da contenitori della pizza in cartone riciclato è accentuata dalle alte temperature; per la loro facilità di migrazione e diffusa presenza, hanno attirato l’attenzione di molti attori del mondo alimentare, dall’Efsa alle aziende alimentari, dai legislatori dei singoli Paesi fino alle società che si occupano di analisi chimiche. Nonostante questo, attualmente non esiste una regolamentazione europea che stabilisca limiti per gli oli minerali in alimenti, né esistono metodi analitici ufficiali. 

Se si pensa che il primo grande allarme sui cartoni per pizza fu lanciato nel 1994, quando si scoprì che alcuni di essi erano fabbricati con rifiuti cartacei di fax e fotocopiatrici, è impossibile non notare come i problemi si stiano trascinando da fin troppo tempo. In quella occasione ministero della Salute si attivò e cercò di moralizzare un settore che presentava molte criticità, convincendo le imprese ad utilizzare solo cellulosa vergine come prescriveva la normativa, ai tempi spesso aggirata; ma, una visione a quasi 30 anni di distanza, ci permette di dire che l’obiettivo non è ancora stato raggiunto.

In presenza di un cartone di colore grigio, perché si potrebbe trattare di materiale proveniente da processi di riciclo

Come può il consumatore verificare se ha tra le mani un cartone per pizza che soddisfa la legge italiana e non presenta potenziali problemi di contaminazione? Innanzitutto è necessario ricercare sul cartone la presenza dell’indicazione “PER ALIMENTI”, oppure del simbolo previsto dal Regolamento europeo 1935/2004 che definisce i criteri di idoneità alimentare.

Ancora più importante, per un materiale come la carta che non possiede una legge comunitaria specifica ma per cui ogni Stato europeo stabilisce criteri propri a definizione dell’idoneità alimentare, la presenza di riferimenti di conformità alla legge italiana (Decreto ministeriale 21/03/1973 e successivi aggiornamenti) può essere di grande aiuto.

cartoni per pizza idoneita contatto alimenti
Sui cartoni per pizza a norma di legge è presente l’indicazione di idoneità alimentare ai sensi della legge europea (logo a sinistra) e italiana

Infine, un ulteriore controllo può essere fatto una volta giunti a casa: se gli strati di cui è costituito il cartone sono bianchi significa che è stata utilizzata pura cellulosa e siamo in presenza della miglior tipologia di prodotto presente sul mercato. Nel caso il cartone per pizza fosse marrone si tratterebbe di un cartone semichimico, di qualità inferiore rispetto al precedente ma comunque a norma di legge. In presenza di un cartone di colore grigio la cautela è d’obbligo perché si potrebbe trattare di materiale proveniente da processi di riciclo e quindi avremmo tra le mani un contenitore fuorilegge rispetto a quanto previsto dalla norma italiana in materia. 

Il suggerimento è comunque quello di non usare il cartone come “piatto” su cui mangiare la pizza, indipendentemente dal fatto che rispetti o meno i criteri di cui sopra: il cartone è fatto per trasportare l’alimento, eventuali danneggiamenti durante le fasi di taglio non sono contemplati durante la certificazione dell’articolo che pertanto, se alterato, potrebbe non essere più idoneo allo scopo.

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federico
federico
7 Aprile 2019 17:11

Ma mangiarsi la pizza in pizzeria no??? Balorda come la pizza che è rimasta nel cartone per dei minuti non c’è nulla. Un insulto alla Pizza.

Ciro
Ciro
Reply to  federico
8 Aprile 2019 21:20

Certo, tutti hanno il tempo o la possibilità di passare una serata in pizzeria. Personalmente la volgarissima pizza in cartone è il mio salvacena, e credo per molti altri sia lo stesso.

maurizio
maurizio
10 Aprile 2019 17:04

E chi te la mette in contenitori vaschette plastiche ?

Scatolificio Martinelli Srl
12 Aprile 2019 09:46

In un altro articolo avevo già commentato la questione riguardante i box pizza: https://ilfattoalimentare.it/cartoni-per-la-pizza-bisfenolo-a.html. Ma noi dello Scatolificio Martinelli Srl, ci teniamo a ribadire che la nostra azienda produce cartoni pizza d’asporto utilizzando carte di pura cellulosa 100% alimentare, senza contenuti di macero e inchiostri atossici; rispettando alla lettera le normative italiane e cosa più importante, tenendo sempre a cuore la salute dei consumatori.

stefano catalano
stefano catalano
18 Aprile 2019 13:44

A tutela dei nostri clienti consumatori da sempre raccomandiamo alle nostre pizzerie che bisogna pretendere che i materiali utilizzati ad essere a contatto con gli alimenti siano conformi a norma di legge, e a ogni modo preferire sempre cartoni prodotti in italia. In riferimento ai controlli a parere nostro vanno fatti a monte in maniera preventiva a chi produce la materia prima per i contenitori idonei ad essere a contatto con gli alimenti alimentari. E’ buona prassi igienica che la pizza prima di essere posta nei cartoni per asporto lasciarla qualche minuto ad evaporare l’Umidità di cottura e abbassare di temperatura al fine di cedere il meno possibile il vapore (sviluppato dagli ingredienti in cottura) al contenitore. al fine di gustare al meglio la qualità della pizza arrivato a casa può riscaldarla se possibile a forno tradizionale.