Scenari sull’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura, la zootecnica e la pesca in Europa. Ma la Corte dei conti boccia i metodi di spesa per il clima
Scenari sull’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura, la zootecnica e la pesca in Europa. Ma la Corte dei conti boccia i metodi di spesa per il clima
Beniamino Bonardi 24 Aprile 2017A Malta, la Presidenza di turno del Consiglio dell’Ue ha organizzato una conferenza dei presidenti delle Commissioni parlamentari responsabili per gli affari economici ed ambientali, per discutere l’impatto socioeconomico dei cambiamenti climatici e il finanziamento delle misure da adottare. In occasione della conferenza, l’Ufficio studi di Camera e Senato ha realizzato un dossier sui vari settori economici investiti dai cambiamenti climatici, tra cui l’agricoltura, la zootecnica e la pesca.
In base agli ultimi dati forniti dall’Agenzia europea dell’ambiente, l’agricoltura nel 2012 contribuiva al 10% delle emissioni di gas serra provenienti dall’Ue, con una diminuzione del 24% rispetto al 1990, dovuta ad una diminuzione significativa del numero dei capi di bestiame, un più efficiente ricorso ai fertilizzanti e una migliore gestione del letame. Tuttavia, nel resto del mondo le cose vanno diversamente: tra il 2001 e il 2011, le emissioni globali provenienti dall’agricoltura e dal bestiame sono cresciute del 14%, soprattutto in molti paesi in via di sviluppo, a causa dell’accrescimento della produzione agricola complessiva.
Oltre a contribuire al cambiamento climatico, l’agricoltura ne subisce gli effetti, che in futuro potrebbero influenzarla sia a livello globale che all’interno dell’Unione europea. Si tratta infatti di un’attività molto sensibile al clima, alle precipitazioni e alle temperature medie, che determinano la produttività e la distribuzione spaziale delle colture, così come a siccità, inondazioni, ondate di calore, gelate e altri eventi estremi. Secondo la Commissione Ue, nell’Europa settentrionale il prolungamento della stagione vegetativa e del periodo in cui il suolo è libero dai ghiacci potrebbe favorire l’aumento della produttività agricola e consentire anche la coltivazione di nuovi prodotti. Tuttavia, potranno esserci impatti negativi come l’aumento di parassiti e patogeni e una minore presenza di sostanza organica nel suolo. Nell’Europa meridionale, invece, le ondate di calore estremo e la riduzione delle precipitazioni e dell’acqua disponibile potrebbero influire negativamente sulla produttività, e alcuni prodotti tipicamente estivi potrebbero dover essere coltivati in inverno, aumentando la volatilità dei prezzi.
La Commissione europea stima che il 30% delle perdite causate da organismi nocivi possa essere attribuita a nuovi parassiti e a nuovi patogeni e gli effetti dovrebbero essere più visibili verso il 2050, quando i cambiamenti climatici si intensificheranno. I terreni agricoli in zone costiere potranno diminuire notevolmente, a causa del potenziale aumento di allagamenti e di inondazione dei campi. Inoltre, l’intrusione di acqua salata nelle falde acquifere sotterranee potrà avere un impatto negativo sull’acqua per l’irrigazione e quindi sulla resa delle colture.
Il cambiamento climatico ha un impatto anche nel settore zootecnico, con mutamenti di produttività di pascoli e colture foraggere. Cambiamenti nei modelli di transumanza e di pascolo possono facilitare la diffusione di malattie, dovute a una maggiore concentrazione di animali per l’alimentazione o l’abbeveraggio in piccole aree. Nelle aree mediterranee, le temperature più calde e il deficit delle precipitazioni estive potranno accorciare il periodo del pascolo e diminuire la produzione di foraggio e la sua qualità. Nelle zone umide nord-occidentali, un moderato riscaldamento può, tuttavia, essere benefico per le attività zootecniche, nel breve-medio termine, grazie all’aumento della produttività dei pascoli. L’innalzamento della temperatura dell’acqua, inoltre, può agevolare l’insediamento di specie marine invasive, a danno delle risorse ittiche locali.
A fronte di questi possibili scenari c’è la realtà di come vengono spesi i fondi europei per il clima, che sono stati oggetto di una relazione critica della Corte dei conti europea dello scorso dicembre. L’Ue si è posta l’obiettivo di spendere a favore dell’azione per il clima almeno il 20% del proprio bilancio per il periodo 2014-2020, ma secondo la Corte dei conti è proprio nei settori dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca che non si registra una svolta significativa in tale direzione.
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