I produttori di senape in Francia e Canada hanno affermato che, a causa delle condizioni estreme di caldo, ci sarà una riduzione del 50% della produzione di semi, portando a una carenza del prodotto nei negozi. Secondo quanto riferisce il Guardian, la stessa cosa accade per il peperoncino rosso, condimento principale della salsa piccante chiamata Sriracha molto diffusa in America. Il caldo torrido, la siccità (ne abbiamo parlato qui), le inondazioni, gli incendi e i cambiamenti nelle precipitazioni stanno creando seri problemi all’agricoltura in diversi Paesi coinvolgendo le coltivazioni di grano, mais, caffè, cioccolato e vino.
Il grano e altri raccolti di cereali sono particolarmente vulnerabili tanto che nelle Grandi Pianure degli Stati Uniti la siccità ha depresso il raccolto invernale e i livelli di abbandono del frumento sono i più alti dal 2002. Nel frattempo, nel Montana, le inondazioni stanno minacciando i raccolti di grano. “Questo aspetto è importante – ha affermato al Guardian Carolyn Dimitri, professoressa di nutrizione e studi alimentari presso la New York University – perché in questo modo gli Usa non avendo surplus, non possono contribuire a colmare il divario globale nelle forniture di grano a causa della crisi ucraina”.
Il problema del cambiamento climatico ha colpito altri Paesi. In India, una violenta ondata di caldo ha danneggiato il raccolto di grano a causa delle temperature record durante tutta la primavera e l’estate. Quando Delhi ha raggiunto 40 °C a maggio, il governo ha messo al bando le esportazioni di grano e creando un aumento dei prezzi che si è sommato a quello causato dalla crisi ucraina. Secondo uno studio della Nasa del 2021, i cambiamenti climatici potrebbero influenzare seriamente la produzione globale di mais e grano già nel 2030, con una resa dei raccolti di mais in calo del 24%.
Il clima estremo sta influenzando il costo del caffè. Tra aprile 2020 e dicembre 2021, i prezzi sono aumentati del 70% dopo che la siccità e il gelo hanno distrutto i raccolti in Brasile, il più grande paese produttore. Le conseguenze economiche potrebbero essere profonde, dal momento che 120 milioni di persone fra i più poveri del mondo dipendono dalla produzione di caffè per la sopravvivenza. La crisi climatica cambierà anche dove gli agricoltori possono coltivare cacao e nei prossimi anni è prevista una carenza di prodotti a base di cioccolato a causa del clima più secco nell’Africa occidentale.
L’anno scorso, l’industria vinicola francese ha registrato il raccolto più basso dal 1957, con una perdita stimata di 2 miliardi di dollari di vendite. Uno studio ha mostrato che se le temperature aumentano di 2°C, le regioni vinicole potrebbero ridursi fino al 56%. Con un incremento di quattro gradi è probabile che l’85% di quelle aree non sarà più in grado di produrre buoni vini. Ciò significa che il cambiamento climatico e le condizioni meteorologiche irregolari potranno cambiare la mappa mondiale del vino per cui certe regioni scompariranno e altre emergeranno. La produzione alimentare è un motore della crisi climatica e una sua vittima. La trasformazione del sistema richiederà una serie di azioni, tra cui l’aumento della diversità delle colture , la fornitura di previsioni climatiche agli agricoltori di tutto il mondo, l’espansione dei programmi di conservazione e l’offerta di un’assicurazione ai coltivatori che si ripaga quando un indice come la velocità della pioggia o del vento scende al di sopra o al di sotto di un determinato valore soglia.
A maggio riferisce il Guardian, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha affermato che i disastri climatici e le condizioni meteorologiche estreme sono stati un fattore trainante della fame nel mondo e che 1,7 miliardi di persone sono state colpite dalla crisi climatica nell’ultimo decennio. Gli esperti affermano che, a meno che non si intervenga, possiamo aspettarci di vedere un aumento dei prezzi dei generi alimentari, una diminuzione della disponibilità e conflitti per l’acqua, che interesseranno principalmente i paesi più poveri e gli americani a basso reddito.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare