È un falso mito. O una mancata promessa, per dirla con le parole del farmacologo Silvio Garattini che, a proposito del resveratrolo (polifenolo estratto dalla buccia degli acini d’uva), ha espresso una posizione chiara nel suo ultimo libro, Fa bene o fa male? (Sperling & Kupfer): «I dati disponibili non sono per nulla favorevoli, considerando che i possibili effetti antitumorali richiedono almeno un grammo al giorno di resveratrolo, pari alla dose contenuta in ottanta litri di vino».
Questione chiusa, si potrebbe dire: almeno a tavola. Facendo la tara con i rischi correlati agli elevati consumi di alcol, non c’è nemmeno da discutere. Rispetto alla quantità di resveratrolo consigliata (un grammo al giorno), un litro di vino ne contiene appena 12,5 milligrammi. Restano sulla carta, pertanto, le proprietà antiossidanti del composto, scoperto per la prima volta nel 1976 nella vite e da quel momento sempre più studiato per i presunti effetti benefici sulla salute.
Sull’argomento, facilmente fuorviante per il consumatore, sono tornati alcuni ricercatori dell’Università di Leicester che, in uno studio condotto sui topi e pubblicato su Science Translational Medicine, hanno evidenziato come il composto sia risultato più attivo dopo essere stato metabolizzato. «Nel passaggio da resveratrolo solfato a resveratrolo, successivo alla digestione, la molecola si è rivelata più attiva e in grado di rallentare la divisione di alcune cellule tumorali. Il nostro studio è il primo a dimostrare che il resveratrolo può rigenerarsi in cellula e diventare così utile per l’uomo nel trattamento di un’ampia varietà di malattie».
Nulla da eccepire sulle proprietà intrinseche della molecola che, in futuro, potrebbe avere un ruolo da protagonista nel campo della ricerca medica. Ma se si considera che, a oggi, tra le principali fonti alimentari c’è il vino, si capisce subito perché il sillogismo – chi ha detto che bere alcolici faccia soltanto male? – sia dietro l’angolo. «L’effetto del resveratrolo in vivo non è mai stato provato né alcuno studio ha evidenziato l’effettiva riduzione del rischio – precisa Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente della Società Italiana di Alcologia -. Molte ricerche utilizzano chicchi di uva che, erroneamente, i media associano al consumo di vino. Ma è proprio la presenza dell’alcol a pregiudicare l’assorbimento della molecola. Un consumo contenuto di bevande alcoliche può apportare benefici rispetto ad alcune malattie, ma al contempo ne incrementa il rischio per altre sessanta: tra cui diversi tipi di cancro. L’effetto protettivo non sarebbe dovuto ai polifenoli, ma alla modalità di consumo durante i pasti e a un regime alimentare di tipo mediterraneo».
Se si considera che alcuni ricercatori, per anni, hanno truccato i dati relativi agli studi sul resveratrolo (come riferito anche in un articolo de Il Fatto Alimentare) e che una recente pubblicazione ha escluso qualsiasi effetto del composto, se assunto da donne sane e attraverso integratori, è chiaro perché fin troppo spesso si parli dei presunti benefici dell’antiossidante per non dare una spallata al mercato del vino. Negli Stati Uniti, poi, il mercato degli integratori sta facendo leva su questi riscontri inattendibili, sebbene finora nessun trial clinico abbia evidenziato l’importanza di una supplementazione della dieta a base di resveratrolo.
«Chi sceglie di bere un bicchiere dovrebbe esser reso consapevole di tutte le conseguenze insite nel consumo di una bevanda che contiene alcol – chiosa Scafato -. Bere per piacere è una scelta individuale che non dovrebbe mai essere sollecitata attraverso messaggi ingannevoli, rivolti a supportare improbabili aspettative legate alla prevenzione di alcune malattie».
Fabio Di Todaro (Twitter: @fabioditodaro)
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Bravissimi. Siete tra i pochissimi, in Italia, a smascherare questa colossale bufala, su cui sono state costruite montagne di articoli inneggianti a inesistenti effetti salutari del vino rosso.
Articoli che, naturalmente, dimenticano sempre di ricordare l’effetto tossico dell’alcol etilico.
Condivido il commento di Alessandro ….Complimenti!!!
Che peccato però! Il detto “vino rosso fa buon sangue” è proprio da buttare?
Credo che l’errore di fondo sia limitare la funzionalità di singoli composti presenti negli alimenti e non l’alimento nel suo insieme. Credo che la stessa cosa si possa dire riguardo all’olio extravergine di oliva e delle sue presunte facoltà antiossidanti. Si tende insomma a elogiare o ad affossare un alimento solo sulla base di singole molecole. Unica legge e dottrina da parte di tutti gli attori della filiera alimentare deve essere la sicurezza dell’alimento e la moderazione nella sua fruizione.