I consumatori amano sempre di più gli ortaggi e la frutta coltivati vicino casa. Ma a quanto sono disposti a rinunciare, in termini di qualità (o, per lo meno, di quell’insieme di caratteristiche cui sono abituati e cui attribuiscono il significato di qualità) pur di comprare vegetali a km zero? La domanda è importante, perché le inclinazioni di chi compra possono avere una grande influenza su chi deve programmare e decidere su cosa investire e come pianificare i raccolti.
Se la sono posta anche i responsabili di un grande progetto in corso negli Stati Uniti che ha come oggetto i broccoli, molto amati dalla cucina a stelle e strisce. Il 90% dei broccoli in commercio negli Usa sono prodotti nella costa ovest, in particolare, in California (la sola contea di Monterey produce il 40% del totale). Ma questo comporta enormi emissioni di CO2 per il trasporto e merce che staziona in media un paio di settimane nei frigoriferi, prima di giungere nei negozi di tutti gli stati.
Per porre rimedio a tutto ciò, gli agronomi della Cornell University di New York hanno dato vita, nel 2010, allo Eastern Broccoli Project, un programma di selezione delle specie più resistenti che ha come finalità la produzione di grandi quantità di broccoli nella costa est, al fine di contenere l’importazione da quella ovest. A tale scopo sono state coltivate specie più adatte al clima della costa orientale, più continentale e, soprattutto in estate, più caldo e umido.
Il risultato non è del tutto soddisfacente, perché i broccoli crescono più irregolari nella forma, nel colore, nelle dimensioni, ma i prodotti sono comunque in commercio. Quindi, come riferito sul Journal of Food Distribution Research, si è cercato di capire quanto i rivenditori fossero favorevoli all’idea di comprare e poi rivendere ortaggi più virtuosi dal punto di vista ambientale, ma meno da quello estetico.La domanda è stata rivolta a 27 tra i principali acquirenti, che hanno in mano circa il 50% del commercio di broccoli della costa orientale.
Le risposte raccolte hanno dipinto un quadro piuttosto chiaro: i grossisti che rivendono ai supermercati e in generale alla GDO non sono disposti a rinunciare agli standard estetici cui sono abituati, che i loro clienti identificano con la qualità. Invece, tra coloro che acquistano all’ingrosso per rivendere poi nei negozi biologici, nei mercati locali e nella piccola distribuzione attenta al chilometraggio delle merci, la disponibilità è maggiore. Questo può orientare i produttori di broccoli meno “perfetti” verso quel tipo di mercato, prima di tentare di conquistare la grande distribuzione. E potrebbe anche essere in investimento lungimirante: secondo i dati delle associazioni di settore, tra il 2008 e il 2014 il mercato dei piccoli negozi è passato da 5 a 12 miliardi di dollari, e la crescita è ancora molto evidente anche.
Tutto ciò dimostra anche che i consumatori si stanno orientando sempre di più verso la sostenibilità: anche a scapito dell’estetica e a costo di mettere in discussione alcune idee ormai date per acquisiste come quella secondo cui alla perfezione estetica corrisponde un elevato standard qualitativo.
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Giornalista scientifica
Io compro abitualmente la verdura “brutta ma buona” quando la trovo. Assurdo che si debba abbassare il prezzo di un brutto peperone, ma di otiima qualità. D’altro canto oggigiorno l’importante è Apparire…
mi piacerebbe molto fare la spesa a Km zero, ma cosa suggerite a chi vive in zone inquinate/contaminate/ degradate ecc…
penso achi vive nella terra dei fuochi, per esempio…
Km zero è più sostenibile ma non sempre corrisponde a qualità e sicurezza per il consumatore
grazie sempre comunque al vostro impegno e alla qualità del vostro lavoro