Nell’elenco delle bufale e dei falsi miti alimentari che girano in rete Dario Bressanini, in un’intervista su Vanity Fair, cita l’olio di palma. Secondo il noto divulgatore scientifico, accreditato come ricercatore presso il dipartimento di Scienze chimiche e ambientali dell’Università dell’Insubria, “L’isteria collettiva sul tema è infondata: non è diverso dagli altri grassi saturi. La coltivazione delle palme da olio ha un forte impatto ambientale, ma quella dell’ambiente è una causa che muove poco i consumi, quindi si è puntato su altro per demonizzarla”. Le considerazioni del ricercatore sulla questione sembrano del tutto superficiali.
Il Fatto Alimentare ha scritto oltre 150 articoli sull’olio di palma e ha portato avanti la battaglia contro l’invasione dell’olio tropicale, fino a poco tempo fa utilizzato in quasi tutti i prodotti da forno e in centinaia di alimenti. Dopo due anni di campagna siamo riusciti a convincere la maggioranza delle aziende a sostituirlo con oli di girasole, mais, colza… Adesso questi prodotti “rinnovati” hanno un livello decisamente inferiore di acidi grassi saturi e di contaminanti cancerogeni. Non siamo d’accordo sul giudizio di Bressanini perché la sensibilità dei consumatori sulla distruzione delle foreste tropicali per lasciare spazio alle coltivazioni e sulla decimazione degli oranghi, è stato un elemento importantissimo nella campagna. Lo dicono le ricerche, ma anche diverse centinaia di mail e di commenti che abbiamo ricevuto in questi anni.
Per quanto riguarda gli altri aspetti utilizzati per demonizzare l’olio tropicale, il ricercatore con molta probabilità si riferisce alla questione nutrizionale. Il Fatto Alimentare ha accolto i pareri di diversi nutrizionisti indipendenti che hanno espresso in modo chiaro posizioni critiche sull’eccesso dell’olio di palma nella dieta degli italiani. È vero che altri nutrizionisti famosi hanno fornito pareri diversi, ma si tratta di personaggi che in molti casi non hanno mai dichiarato il conflitto di interessi dovuto a rapporti di consulenza con le aziende utilizzatrici dell’olio tropicale. Poi c’è il parere dell’Istituto superiore della sanità, che ha focalizzato il problema dell’eccesso di grassi saturi nella dieta dei bambini correlato all’abuso di olio di palma. Non dobbiamo dimenticare infine il parere dell’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa), sui contaminanti cancerogeni presenti in misura dieci volte superiore nel palma rispetto ad altri oli vegetali. Se la quasi totalità dei prodotti da forno e centinaia di alimenti usano olio di palma, e un bambino ne può assumere, 30-40 grammi al giorno (pari a 15-20 g di acidi grassi saturi vedi tabella sotto), si pone un problema nutrizionale abbastanza evidente. L’olio tropicale non è quindi stato demonizzato come sostiene Bressanini, ma è stato giustamente criticato e boicottatto, perché presente in quantità esagerata nella dieta degli italiani. Liquidare tutto ciò come un’isteria collettiva non fa certo onore a un ricercatore universitario che per professione dovrebbe avere un approccio scientifico. Pensare che Barilla, Colussi, Nestlé e decine di altri marchi, abbiano cambiato le ricette inseguendo una bufala inventata da Il Fatto Alimentare e un’isteria collettiva è una visione ristretta.
La tabella sotto evidenzia come è cambiata la quantità di acidi grassi saturi assunti da un bambino che mangia quattro biscotti macine Mulino Bianco a colazione, un Pan Goccioli a merenda e una Spinacina Aia a pranzo o cena. La prima colonna si riferisce ai prodotti preparati con olio di palma mentre nella seconda colonna troviamo i prodotti preparati senza olio di palma che Barilla e Aia propongono ai consumatori.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Non ci posso credere. Vi rendete conto del fiume di parole spese per questi argomenti e della confusione globale che l’esondare di questo fiume porta al consumatore senza competenze specifiche? Dividiamo in 3 le problematiche nate sull’olio di palma.
1- Deforestazione, è un fatto, non distruggerà il pianeta, ma può contribuire a farlo anche se in minima parte, se siete ambientalisti convinti e non usate l’olio di palma per questa ragione, allora dovreste smettere di mangiare molte più cose di quanto immaginate.
2- Acidi grassi saturi, sono stati criminalizzati per decenni e poi via via rivalutati da moltissimi studi autorevoli. Comunque stando alle linee guida attuali per un consumo di 2000 kcal giornaliero l’apporto di lipidi dovrebbe essere complessivamente del 26% circa pari a 58g, di cui 30 monoinsaturi, 6 polinsaturi e 17 saturi. Quanti g di saturi da olio di palma ci sono, o c’erano, nei prodotti da forno industriali? Considerando una porzione di questi prodotti circa 1,5 g, quindi meno del 10% del fabbisogno giornaliero. Ovviamente se i bambini in questione mangiano 10 frollini e 2 merendine al giorno, oltre al latte, formaggio e carne, probabilmente la quantità apportata dall’olio di palma eccede, ma soprattutto eccedono i saturi complessivi. Non mi pare che l’affermazione di La Pira, che stimo, sia opportuna quando sostiene che la sostituzione dell’olio di palma abbia prodotto una eccezionale riduzione del consumo di saturi. Anche perché mi sembrerebbe molto difficile misurare tale riduzione rispetto al consumo della popolazione.
3- Tossicità. Vero è che in alcuni prodotti importati, tra questi l’olio di palma, vi sono inquinanti chimici dannosi per la salute, però questi sono presenti anche in tantissimi altri prodotti italiani e non, in ogni caso se sono entrati in Europa è perché queste sostanze chimiche sono sotto il livello consentito dalle norme sulla sicurezza alimentare. Per il problema sicurezza alimentare mi soffermerei invece su alcune sostanze altamente cancerogene che non sono tra le sostanze considerate nocive dalle attuali norme.
Solo un ceco potrebbe ignorare che i pregiudizi popolari sempre più diffusi su alcuni alimenti come grano, latte e latticini e olio di palma, hanno enormemente esagerato la realtà scientifica. Secondo AIC tra celiaci e allergici al glutine in Italia ci sono circa 600 mila soggetti, cioè 1 su 100. Gli intolleranti al lattosio sono di più, ma il lattosio non è presente nel latte delattosato, nel Grana Padano e Parmigiano, quasi nullo nello yogurt, ecc.. La campagna contro l’olio di palma mi vede in posizione neutra, ma le sottolineature “senza olio di palma” fanno ridere e confermano che l’industria ci gioca sopra perché cavalca una paura eccessiva e non giustificata. La conferma di questo “movimento” indefinibile è dato anche a livelli molto bassi e artigianali. Un bar vicino a me vende circa 150 brioche al giorno, da quando propone quelle senza glutine la metà hanno sostituito quelle solite. Stando alla media dovrebbe vendere 1,5 pezzi al giorno, ma forse tutti i celiaci della città vanno a prendere il cappuccino in quel bar. Nello stesso esercizio il 30% dei cappuccini sono fatti con latte di soia, ovviamente richiesti da soggetti che ritengono dannoso il lattosio. Su una mia pagina Facebook qualche tempo fa ho pubblicato una bellissima foto di un famoso pane altoatesino e formaggio Grana Padano, ben 3 utenti hanno postato roba tipo: sei un assassino perché tutti sanno che il lattosio e il glutine ammazzano la gente.
Sottovalutare il fatto che le coltivazioni di palma siano responsabili di gran parte della deforestazione negli ultimi 10 anni è difficile. Visto che la produzione di palma è decuplicata e così di conseguenza i terreni sottratti alle foreste. Il problema è che la deforestazione continua ancora.
Dire che i grassi saturi nell’alimentazione degli italiani sono diminuiti è un dato oggettivo. Il palma era fino a un anno fa nell’ambito alimentare il secondo olio più consumato in Italia dopo l’oliva e in quantità di gran lunga superiore a tutti gli altri. Se adesso sta sparendo è un buon segnale. Purtroppo nessuna istituzione ha voluto fare un’analisi dei consumi di palma seria, basata su dati aggiornati nonostante il nostro pressante invito al Ministero della salute e al Crea. Gli stessi dati usati dall’Isss per valutare i consumi sono sono vecchi e superati risalendo a 7-8 anni prima quando il palma era ancora poco presente in Italia. Il parere negativo dell’Efsa sul palma è chiarissimo e non credo possa essere contraddetto. Per quanto riguarda il fiume di parole e di articoli posso solo dirle che ne è valsa la pena, visto che la campagna de Il Fatto Alimentare e Gift ha fatto cambiare ricetta al 90% delle aziende che usavano il palma. Affiancare la questione del palma ai pregiudizi mi sembra improprio.
Dott. La Pira molto semplicemente: io sostengo che, chi prima mangiava frequentemente spinacine (sostituisca pure con uno dei centinaia di prodotti a sua scelta) con olio di palma e ora le mangia con la stessa frequenza senza olio di palma NON sta seguendo comunque un’alimentazione corretta.
Secondo lei sì? Ne prendo atto, ma mi permetta di dubitare che ora i nutrizionisti abbiano preso a consigliare spinacine e gocciole perchè, a differenza di prima, non contengono più olio di palma!
Sull’isteria collettiva ho scritto chiaramente che non ho intenzione di entrare nel merito della questione, ma solo nel merito linguistico: in lingua italiana è il sintagma stesso (isteria + collettiva) che ne presuppone la diffusione…pertanto sostenere che non sia isteria collettiva dal momento che si diffonde anche altrove è una contraddizione. Il mio commento peraltro, se avrà la bontà di leggerlo con più attenzione, non presuppone affatto che si sia trattato di isteria collettiva.
Il palma era ovunque quindi non si tratta di Spinacine o Gocciole ma di tutti i prodotti da forno consumati dalla maggior parte degli italiani. Non si tratta di alimentazione corretta, anche le fette biscottate biologiche integrali avevamo il palma.
Per Alessandro.
Lei sostiene che: “chi prima mangiava frequentemente spinacine (sostituisca pure con uno dei centinaia di prodotti a sua scelta) con olio di palma e ora le mangia con la stessa frequenza senza olio di palma NON sta seguendo comunque un’alimentazione corretta” Mi pare condivisibile questa affermazione. Perche non ha aggiunto che comunque quelli che “mangiavano frequentemente spinacine con olio di palma” commetttevano due errori? (alimentazione non corretta e ingurgitazione di grassi saturi a go-go)
Francesco, non l’ho aggiunto perchè era già nella tesi di La Pira. Comunque se l’obiettivo è voler far intendere che io sia pro olio di palma ha sbagliato strada!
E comunque secondo La Pira non si tratta di alimentazione corretta o meno quindi la mia affermazione non era proprio così condivisibile da tutti evidentemente.
Provo a mettere il ragionamento su questi termini poi non proseguo oltre: prenda la piramide alimentare dott. La Pira (che mi auguro venga ritenuta unanimemente un esempio di corretta alimentazione). Seguendo correttamente i principi da essa indicati, mi può dire qual è la potenziale quantità di grassi saturi derivanti da olio di palma assunta giornalmente, considerando che l’olio di palma NON si trova in (e mi limito agli alimenti da assumersi appunto con frequenza quotidiana): frutta, verdura, olio di oliva, latte, formaggi, yogurt, frutta a guscio, erbe e spezie, ma solo eventualmente nella famiglia di prodotti a base di cereali (ed anche in questo caso, ad esclusione di alcuni come pasta, riso e cous cous)?? Che in sostanza si riduce a: quante fette biscottate, fette di pancarrè, biscotti, etc, posso mangiare prima di superare il limite di 20 g stabilito nelle assunzioni di riferimento indicate nel Reg UE 1169/2011? Ha sicuramente i dati per rispondere, gli stessi che ha utilizzato per affermare che i consumi di grassi saturi si sono dimezzati.
Nell’attesa ho provato io, (empiricamente, certo) e indicativamente ho calcolato per arrivare a 20 g di saturi da olio di palma secondo la piramide alimentare dovrei assumere circa 12 fette biscottate + 15 fette di pane morbido al giorno!! Non sono numeri a caso, ho semplicemente riportato il risultato di alcuni calcoli fatti in qualche minuto usando il (mio) buon senso. Li posso riportare se interessano, anche per eventuali smentite visto che non è il mio mestiere.
Ma i saturi del palma si sommano a quelli presenti negli altri cibi. Il problema è proprio questo, i saturi del formaggio della carne del latte non li sposso evitare, quelli del palma presente nei biscotti della prima colazione e degli altri prodotti sì e senza problemi.
Scusi se insisto ma non mi invento io i dati, mi limito a seguire i principi della piramide: 125 g di latte parzialmente scremato sono quanto 1,5 g di grassi saturi? la stessa quantità di yogurt quanti saturi apporta? più o meno la stessa quantità? Se mangio il latte non mangio anche lo yogurt giusto? Ma anche se li mangiassi entrambi (uno a colazione e uno a merenda) siamo a 3/5 grammi di grassi saturi, decimale più, decimale meno… quanto al formaggio, la piramide non ne consiglia certo un consumo giornaliero (max 3 volte a settimana), ancora meno frequente la carne, da consumare max 2 volte a settimana…Quindi non è corretto dire che non si possano evitare, vanno anzi consumati con moderazione.
Quindi riassumendo, se mangio 12 (dodici!!) fette biscottate con olio di palma (che ho calcolato essere pari a circa 5,5 g di grassi saturi) e 125 grammi di latte sono a 7 g circa di grassi saturi assunti, (cioè meno della metà dei 20 stabiliti come limite e senza considerare che nessuno mangia 12 fette biscottate al giorno, perlomeno se segue una corretta alimentazione e qui torniamo al punto di partenza!). Se a questo ci aggiungo magari una costata di manzo (che sta al vertice della piramide), a quanto arrivo? 12-13 g di grassi saturi? ok, ma esageriamo pure, quel giorno faccio merenda con uno yogurt e ho voglia pure di un dolce (che sta proprio sulla punta della piramide!!). Arrivo anche ai 20 g di grassi saturi, anzi, magari quel giorno li supero pure… In ogni caso, questa non è la giornata tipo di chi segue una corretta alimentazione, ma è (deve essere) l’eccezione!! Perchè durante la settimana negli altri 12 pasti su 14 non consumerò carne rossa, negli altri 11 pasti su 14 non consumerò formaggio e non consumerò il dolce in almeno altri 12 pasti su 14… Altrimenti significa che non sto seguendo correttamente i principi di una corretta alimentazione (e di nuovo, torniamo al punto iniziale della mia affermazione).
Mi scusi , ma 4 macine Mulino Bianco (con la ricetta di un anno fa ) che non bastano certo a un giovane quando fa colazione e una merendina arrivo a quasi 8 g di saturi al giorno!
L’olio di palma veniva usato come lubrificante, e per la fabbricazione di saponi e detersivi. L’uso alimentare attuale è dovuto al basso costo. L’industria alimentare ha sostituito gli altri oli solo per incrementare il loro profitto. La difesa di questo olio per l’utilizzo alimentare può essere lecito, come per altri prodotti, ma va a discapito dei consumatori.
Una nota multinazpnale ha messo su un battage pubblicitario milionario per convincere i consumatori della bontà di questo olio, perchè? Non era più semplice sostituirlo?
Forse no, è l’economia che fa girare il mondo e sarà l’economia a rovinarlo.
State parlando dei grassi saturi che sono rischiosi e pericolosi, ma lo sapete che ormai è assodato che per i rischi cardiovascolari sono molto ma molto più influenti le infiammazioni e le infiammazioni non vengono causate né da omega-3 né da acidi grassi saturi ma dagli omega 6 contenuti in abbondanza nell’olio di girasole e mais, gli stessi oli che purtroppo hanno preso il posto del palma. Quindi questi oli vanno fortemente limitati.
E poi lasciate perdere il discorso delle componenti tossiche perché è di gran lunga al di sotto delle soglie di pericolo giornaliere di un possibile e probabile rischio per la salute. Avete demonizzato un alimento senza aver una valida alternativa
Condivido in pieno e appoggio il dott. La Pira.
La lotta contro l’olio di Palma è stata vinta ed è stata una delle migliori cose successe in questo paese negli ultimi anni.
Forse molte persone non hanno ancora capito che non si tratta di demonizzare questo “alimento” ma di aver tolto una quantità notevole di grassi saturi qundi “cattivi” dalle ns. diete in quanto era presente dappertutto.
Indecente a tal proposito la pubblicità della Nutella che annuncia di usare olio di Palma migliore degli altri e di qualità più alta giocando sull’ignoranza delle persone ignoranti. L’olio di Palma è saturo e basta non esiste un olio di palma migliore o peggiore.
Su quale base tu definisci un grasso saturo un grasso cattivi. La sai la composizione lipidica dell’olio di palma? C’è l’acido palmitico che non desta preoccupazioni anche perché il nostro corpo se manca, se lo autoproduce e assieme al butirrico è di fondamentale nutrimento per le cellule intestinali. Poi c’è molto acido oleico. Quello dell’olio di oliva… Quindi, non mi sembra proprio il caso di definirlo un grasso cattivo. Anzi.
Ferrero ha un impianto proprio di raffinazione del palma che abbassa notevolmente le quantità tossiche che si creano con la lavorazione. Ma comunque sono ben al di sotto delle soglie di preoccupazione
Avete dato un’informazione corretta e chiara e milioni di consumatori ben informati hanno obbligato l’industria a migliorare. Complimenti ! Se qualche scienziato prende una mezza verità per arrivare a colclusioni svianti, per coprire le scelte di alcune industrie, Peggio per lui. Milioni di persone grazie alla vostra informazione stanno facendo scelte consapevoli. Continuate a fare ancora tanto per migliorare l’industria e per informare con rigore scientifico !
Dire che Bressanini “scivola” mi da un po’ da pensare …….. è sempre stato molto attento ……. poi si può sempre sbagliare.
– Deforestazione : non dipende dall’olio di palma , ma dallo sviluppo di un paese, che deforestino per l’olio di palma o per il caffe o per il riso o banane non è che cambi più di tanto, sicuramente si farà selezione naturale verso talune specie animali, orango compreso.
In qualche maniera la loro agricoltura proseguirà.
– Grassi saturi, si è vero che se ne consumavano troppi, ma è un problema di abitudini alimentari, non del grasso di per se; siamo un popolo consumatore di merendine, che avranno calato il % di saturi, ma restano sempre un prodotto da ridurre nel consumo;
perchè non si è risolto con una bella tassa come per le bevande zuccherate ? 🙂
– Tossicità, il controllo delle derrate in ingresso e la loro salubrità è compito dell’autorità sanitaria, se invece si affronta con una campagna denigratoria si fa la fine del glutine : oggi siamo tutti intolleranti.
( per non parlare dell’acrilamide, naturalmente formata: da quanti secoli è si mangia senza senza grandi evidenze epidemiche ?)
Dove si utilizza solo ed esclusivamente quell’olio perchè non ce ne sono altri, c’è una moria in atto ? [ ricordo che sono polpolazioni dove si frigge molto col wok ]
Sicuramente queste campagne influenzano il mercato, oggi consumiamo molto più acesulfame ed aspatame perchè si è demonizzata la nota bibita, si aggiunga la scusante psicologica che non avendo calorie ne posso bere molta di più ed il gioco è fatto; il tutto fino a quando l’acesulfame o l’aspartame non daranno dubbi sulla salubrità.
Personalmente non ho apprezzato molto questa campagna “moralizzatrice” alimentare, ed i biscotti salutistici all’olio di oliva sono tristissimi.
P.S. ci mancava solo l’indicaziione dell’anidride carbonica consumata per la produzione e il quadro demoniaco era a posto.
Chiedo scusa per la battuta.
Bressanini non scivola mai, ma ogni tanto inciampa visto che le evidenze scientifiche sono tutte contro l’olio di palma tranne quelle portate avanti dai produttori di olio tropicale. In altre parole è vero quello che scriviamo ma la colpa è di altri e non dell’olio di palma! Non è una campagna moralizzatrice.
Sreà , ma io tutte queste evidenze negative non le ho viste, è un oilio solido , che va purificato, che ha bene o male le stesse caratteristiche del burro, ma non ha il colesterolo che era il grosso problema del burro.
– Saturi : Burro 51g – Palma 49g
– Poili insaturi : Burro 3g – Palma 9 g
– Mono insaturi : Burro 21g – Palma 37g
Poi veda lei, ma la mia generazione è venuta su a merende di pane burro (non poco) e zucchero, e se non fosse per il colesterolo probabilmente lo mangeremmo ancora.
Il mio colesterolo è a posto, l’AVIS continua a prendere il mio sangue ed analizzarlo.
Resto del parere che non è colpa dell’olio di palma, ma dello stile alimentare: biscotti e merendine a gogo.
La colpa delle mani aggrinzite è dell’acqua o nel tempo di permanenza a mollo ?
Se parliamo di eccesso di consumo sono d’accordo, ma ogni eccesso è deleterio.
Per evitare ipotesi di conflitti d’interesse , preciso che non ho alcun interesse nella vendita, produzione o utilizzo di olio di palma , ne altro grasso alimentare, mi occupo di analisi alimenti e basta.
Anche i produttori di dolci e prodotti junk food sostengono che la colpa non è dei loro prodotti ma dello stile di vita della gente che forse ne mangiano troppi o non fanno sport.
“Classificare come “isteria collettiva” una delle migliori operazioni degli ultimi dieci anni dove i consumatori riescono a convincere le aziende a cambiare ricette mi è sembrato sgarbato e inaccettabile. Anche in Spagna si sta diffondendo la stessa “isteria collettiva” chissà perché.”
Concordo pienamente con l’articolo ed il commento che riporto sopra di La Pira.
Per un ricercatore come Dario Bressanini, confondere una corretta presa di coscienza popolare come isteria collettiva, non gli fa certo onore.
Sempre secondo questo ricercatore, che nega l’esistenza della sensibilità al glutine solo perché non è ancora dimostrata scientificamente in modo univoco, è un’altro parere che non fa onore a chi dovrebbe contribuire a trovar soluzioni, piuttosto che a negare l’esistenza di problemi che esistono veramente.
Per semplice trasposizione della definizione di isteria collettiva, cosa era diventata per tutti i produttori di alimenti l’uso di grasso di palma? “ISTERIA PRODUTTIVA” o semplice speculazione economica?
Quindi chi e cosa ha la priorità sul tema grassi saturi, tossici e distruzione ambientale, la salute e l’ambiente di tutti, oppure l’interesse economico di pochi produttori?
Schierarsi da una parte o dall’altra del problema è legittimo, ma non è banale ne ininfluente.
E’ un peccato perdere tempo della propria vita per scrivere commenti cercando di curarne sia la forma che il contenuto per poi non venire pubblicati e soprattutto che chi modera non abbia la cura di darne motivazione (come vedo invece accade altrove) che sarebbe utile per poter correggere eventualmente il tiro.
Comunque, qui si vuole sostenere che non sia una questione di corrette abitudini alimentari e che quindi, anche seguendo i principi della piramide alimentare per colpa del palma ci fosse un abuso di grassi saturi oltre il limite.
Questo non è corretto e non perchè lo dico io: basta guardare come la piramide alimentare stessa è strutturata e risulta evidente che seguendone i principi non c’è possibilità di abusare abitualmente di grassi saturi. Se non se ne seguono i principi non ci si sta alimentando correttamente. Se tutti i pomeriggi mangio una merendina come nell’esempio di La Pira non mi sto alimentando correttamente. Quindi è una questione di corrette abitudini, non di ingredienti. Mi conforta perlomeno il fatto di non essere l’unico a pensarlo.
Interessante discussione tra chi ritiene che l’apporto alimentare debba essere valutato in modo complessivo e chi preferisce concentrarsi su un singolo nutriente. Naturalmente la seconda opzione è più accattivante e redditizia dal punto di vista giornalistico, in quanto separa i buoni (noi che non ci facciamo turlupinare!) dai cattivi che ordiscono complotti a danno della salute dei nostri bambini, come fa una nota azienda alimentare così perversa che è disposta a perdere clienti pur di continuare ad avvelenarli. Anche se fa meno notizia, l’approccio corretto è indubbiamente il primo, infatti non esistono veleni ma esistono solo dosi. È altrettanto indubbio che la diminuzione del consumo di grassi saturi è opportuna e avere a disposizione alimenti che ne contengono meno potrebbe aiutare. Tuttavia compagne come quella condotta dal Fatto Alimentare contro l’olio di palma può far erroneamente credere ai genitori che basta utilizzare i prodotti palma free per dare una alimentazione corretta ai propri figli. Naturalmente non è così in quanto non basta togliere l’olio di palma per avere degli alimenti sani, quando magari questi stessi alimenti hanno una quota esagerata di zuccheri semplici e il fatto di essere considerati migliori potrebbe di per sé aumentarne il consumo.
Non siamo certo noi a fare credere ai genitori che basta utilizzare alimenti palma free per dare un’alimentazione corretta. Basta leggere una volta il nostro sito per capire qual sono le nostre posizioni in materia. Forse dovrebbe aggiungere al suo discorso che sono proprio le aziende che hanno usato il palma fino a pochi mesi fa a utilizzare messaggi ingannevoli e scorretti per accattivarsi le simpatie dei genitori presentando i loro prodotti come l’ideale per i ragazzi. Negare la valenza positiva di questa campagna contro l’invasione dell’olio di palma e i risultati ottenuti è miope. In ogni caso noi non abbiamo mai scritto che l’olio di palma è tossico. Il termine avvelenare lo usa lei in modo improprio.
Barilla ha eliminato l’Olio di Palma a favore di formulazioni con Burro/Girasole o Olio di Cocco/Burro di Cacao…dal punto di vista dei grassi saturi e della sostenibilità, veramente un grande risultato Dott. La Pira. Grazie!
Forse nel termine “avvelenare” c’era un filino di ironia che certo non le sarà sfuggita.
Di per sé quella contro l’olio di palma non è una campagna sbagliata, in primis per l’impatto ambientale, e poi è senz’altro un grasso mediocre… ma battersi contro di esso è sbagliare il campo di battaglia: se un alimento contiene olio di palma o di mais o di colza o burro poco importa, perché sarà un alimento da consumare con moderazione. Ed è innegabilmente (a meno di non avere la coda di paglia) diventata un’isteria collettiva. Il fatto alimentare non passa giorno che si vanta d’aver guidato questa battaglia, e personalmente lo considero un grossissimo punto a sfavore di questa testata.
Non è un vanto, la campagna contro l’invasione del palma è stata molto faticosa e ci ha inimicato molte aziende, ma abbiamo ottenuto un grande risultato.
C’è un aspetto finora poco considerato:
è eticamente deplorevole che le aziende alimentari sostituiscano ingredienti sani con altri meno sani ma più economici e non per abbassare i prezzi ai consumatori ma per aumentare i loro profitti, come è avvenuto in silenzio con l’olio di palma.
Le aziende devono sapere che i consumatori sono attenti e possono condizionare il mercato.
Se i consumatori non si ribellano succederà come in Cina (riso di plastica, atte in polvere alla melanina, salsa di soia fatta con i capelli, inchiostro e paraffina negli spaghetti, olio da motore usato nei ristoranti).