Volevo segnalarvi una cosa bizzarra: per caso l’altro giorno ho letto gli ingredienti di una Birra Tuborg e ho scoperto con un certo stupore che è presente anche lo sciroppo di glucosio… È normale?
Risponde l’avvocato Dario Dongo, Ph.D. in diritto alimentare europeo
La legge italiana sulla birra, legge 1354/1962, è senza dubbio la più severa tra quelle in vigore a livello internazionale. Per quanto attiene alla composizione e soprattutto al “grado Plato” (°P), vale a dire l’indice saccarometrico che esprime la quantità di sostanza secca e così distingue la birra di qualità rispetto a quelle low-cost di importazione.
La denominazione “birra” – secondo quanto previsto all’articolo 1 della citata legge (come sostituito d D.P.R. 272/98) – “è riservata al prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica con ceppi di saccharomyces carlsbergensis o di saccharomyces cerevisiae di un mosto preparato con malto, anche torrefatto, di orzo o di frumento o di loro miscele ed acqua, amaricato con luppolo o suoi derivati o con entrambi.”
La fermentazione alcolica del mosto può inoltre venire integrata con una fermentazione lattica. È “consentito l’impiego di estratti di malto torrefatto e degli additivi alimentari”, e “il malto di orzo o di frumento può essere sostituito con altri cereali, anche rotti o macinati o sotto forma di fiocchi, nonché con materie prime amidacee e zuccherine nella misura massima del 40% calcolato sull’estratto secco del mosto.”
Lo sciroppo di glucosio, in quanto “sostanza zuccherina”, può quindi venire utilizzato come succedaneo del mais o del riso. Sebbene ciò non corrisponda alle aspettative dei consumatori che considerano tale bevanda derivata essenzialmente da malto d’orzo e luppolo (oltre all’acqua, che rimane l’ingrediente principale ed è a sua volta sottoposto ad appositi requisiti). Lo sciroppo di glucosio utilizzato per la birra è la parte meno nobile del processo di idrolisi dell’amido di mais. Il suo impiego è motivato da scelte di risparmio, per il minor costo del mais rispetto all’orzo (il cui raccolto nel 2018 è stato scarso) e la riduzione dei costi di processo (poiché lo sciroppo non richiede la cottura).
Alcuni produttori provano poi a giustificare l’impiego di sciroppo di glucosio con la scusa di prevenire i rischi più comuni legati all’utilizzo di mais (contaminazione da micotossine e, sul cereale d’importazione, OGM). Ma tali rischi, a ben vedere, possono venire tenuti sotto controllo senza bisogno di snaturare la composizione caratteristica della bevanda.
Grazie all’impegno assunto su base volontaria dai produttori di birra, è in ogni caso possibile consultare l’elenco degli ingredienti (se pure a tutt’oggi non obbligatorio, sulla generalità delle bevande alcoliche) per scegliere i prodotti che seguono la ricetta tradizionale. Sciroppo di glucosio, no grazie.
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade