Alla fine la tanto discussa tassa francese sulle bevande zuccherate è passata. I deputati dell’Assemblea nazionale hanno recentemente approvato la proposta di legge presentata a fine agosto dal Governo. Si prevede che l’imposta farà aumentare di circa due centesimi di euro il prezzo di una lattina.

Il provvedimento è stato esteso anche alle bevande dolcificate con additivi intensi come l’aspartame. Si stima che la normativa sulle bevande zuccherate frutterà alle casse dello Stato francese circa 240 milioni di euro, da utilizzare per finanziare il servizio sanitario nazionale e per ridurre gli oneri fiscali e sociali sui salari più bassi del settore agricolo. La tassa sui dolcificanti – ha spiegato il ministro del bilancio, Valérie Pécresse – porterà altri 40 milioni di euro da utilizzare interamente a favore del settore agricolo.

L’ampliamento della tassa alle bibite che usano dolcificanti intensi è stata motivo di grossi scontri tra la Commissione Finanza del Parlamento e il Governo. Alla fine si è deciso per l’approvazione di due norme distinte, che a questo punto rimangono “legate” solo dalla destinazione di utilizzo degli introiti (parte della prima e tutta la seconda tassa finanzieranno il settore agricolo). La scelta è stata duramente contestata da Jean-René Buisson, presidente di Ania, l’associazione delle industrie alimentari, che ha bollato la legge come incostituzionale, proprio per la presunta incoerenza della destinazione degli introiti, riservandosi di inviare in merito un dettagliato rapporto al Consiglio costituzionale.

Al di là del dibattito legislativo, rimane la domanda sollevata da diverse parti sull’utilità del provvedimento, sentito come punitivo dalle aziende (tanto che la Coca Cola ha deciso per “protesta” di bloccare un grosso investimento nello stabilimento di Pennes-Mirabeau, nel Sud-est della Francia). Si tratta di un modo come un altro dello Stato per “fare cassa” alle spalle dei consumatori con una nuova tassa o, come sbandierato dai difensori della legge, c’è l’obiettivo di arginare l’epidemia di obesità che anche in Francia sta mietendo le sue vittime, guarda caso soprattutto tra i giovani, grandi consumatori di “soft drink”?

Certo, come già Ilfattoalimentare ha avuto modo di sostenere, può essere eccessivo parlare di proibizionismo, come da alcune parti si è fatto. Ma è indubbio che l’elevato consumo di bibite zuccherate abbia un impatto negativo sulla salute, con conseguenti oneri per la sanità pubblica. È anche vero, però, che due centesimi di euro a lattina non dissuadono certo gli affezionati consumatori di bibite gasate. Forse basterebbe limitare il fuoco incrociato degli spot per spingere la gente a comprare meno bibite.

Stefania Cecchetti