“Caro direttore”, inizia così la lettera di Guido Barilla pubblicata sul Corriere della sera il 17 luglio, scritta per sensibilizzare i lettori sul problema delle scelte agro-alimentari. Proponiamo integralmente  il testo perchè si tratta di un messaggio che merita attenzione. La posizione di Barila è no agli Ogm pensati per un modello di produzione intensivo e monoculturale, sì alle biotecnologie non transgeniche per ottenere nuove varietà di sementi, in grado di dare risposte adeguate alle complesse esigenze del mondo. La questione degli Ogm come le altre sollevate negli incontri e nei dossier elaborati dal Barilla Center for Food & Nutrition, dovrebbero stimolare un dibattito ampio nel settore. Purtroppo non è così. La capacità mediatica di Barilla non è riuscita  a trasferire questi concetti dibattuti in diversi incontri e trasformati graficamente in coloratissime piramidi in  cultura e divulgazione di massa.

Caro Direttore, per rispondere alle sfide economiche, sociali e ambientali che si vanno profilando all’ orizzonte, il settore agroalimentare richiede innovazione. Cambiamento climatico, riduzione progressiva del terreno coltivabile, emergenza acqua, incremento demografico (con conseguente esigenza di garantire l’accesso al cibo a un numero sempre più elevato di persone) e qualità degli alimenti: sono tutti problemi che richiedono un nuovo approccio e nuovi strumenti.

I processi di innovazione sono, per loro natura, multidimensionali, frutto della combinazione di numerosi fattori, e si declinano diversamente nei vari contesti geografici. Tra le diverse opzioni disponibili, la possibilità di migliorare le varietà vegetali mediante l’adozione delle biotecnologie rappresenta oggi uno degli ambiti di maggiore interesse. Per comprendere quale possa essere il contributo delle biotecnologie alla sostenibilità del sistema agroalimentare, occorre però tenere conto di tutta l’ampia base di conoscenze e strumenti che sono resi disponibili dalla moderna ricerca scientifica e tecnologica. Conoscenze che, come richiamato da uno studio recentemente prodotto dal Barilla Center for Food & Nutrition, centro di pensiero multidisciplinare sui temi dell’alimentazione e nutrizione, vanno oltre gli organismi geneticamente modificati. Ciò è estremamente importante perché sembra difficile ipotizzare che possano essere gli ogm, pensati e sviluppati per un modello di produzione intensivo e monoculturale (dipendente da fertilizzanti e diserbanti chimici), una risposta sostenibile alle complesse sfide del futuro nei singoli contesti geografici.

Se in passato si è lavorato prevalentemente sullo sviluppo di nuove varietà di sementi utilizzabili a livello globale, per il futuro si profila invece la necessità di individuare specifiche varietà adatte ai singoli contesti geografici. Per questa ragione l’ innovazione andrebbe orientata maggiormente verso forme di biotecnologia non transgenica, di cui generalmente si parla meno: le conoscenze scientifiche rese disponibili dalla moderna genetica potranno fortemente accelerare l’ottenimento di nuove varietà di sementi, in grado di dare risposte adeguate alle complesse esigenze del mondo agroalimentare. Guido Barilla Presidente del Barilla Center for Food & Nutrition

Barilla Guido

© Riproduzione riservata