Api sul telaio di un alveare

Tra le cause del catastrofico calo delle api in tutto il mondo vi sono sicuramente alcuni insetticidi e in generale fitofarmaci, al punto che alcuni di essi sono già stati vietati per cercare di consentire alle popolazioni di impollinatori di riprendersi. Tuttavia, ciò che finora è sempre stato studiato poco, è sia l’effetto di più sostanze insieme, cioè di miscele che possono avere effetti sinergici e che si ritrovano quasi sempre nella realtà dei campi, sia quello sulla parte più vulnerabile degli alveari: quella delle larve. Proprio a questi aspetti è dedicato uno studio appena pubblicato su Environmental Pollution dai ricercatori del Biocenter della Julius-Maximilians-Universität di Würzburg in Germania, che hanno effettuato una minuziosa serie di test in laboratorio su api nei diversi stadi, esposte a un insetticida e due fungicidi, da soli e in combinazione.

Il danno alle larve

Le larve, cioè le api appena nate dopo la schiusa, sono alimentate dalle operaie con una miscela di polline e nettare. Ma è da entrambi, e soprattutto dal polline, che possono arrivare i guai, perché il polline dei fiori delle piante trattate tende a concentrare, o quantomeno a trattenere anche i fitofarmaci, che vengono così trasferiti direttamente ai piccoli.

Larve di api nelle cellette di un alveare
I ricercatori tedeschi hanno studiato l’effetto di miscele di pesticidi sulle larve delle api da miele

Partendo da questo presupposto, i ricercatori tedeschi hanno allevato le api nel loro Biocenter, e hanno nutrito le larve con miscele che contenevano, da soli o insieme, l’insetticida acetamiprid, un neonicotinoide ancora ammesso in Europa, dove è molto utilizzato sulle piante da semi oleosi, e due fungicidi, il boxalid e la dimoxistrobina (che è anche un interferente endocrino per l’uomo di cui da anni viene chiesto il ritiro). I pesticidi sono stati somministrati in dosi simili a quelle usate in agricoltura, oppure, nel caso dell’acetamiprid, dieci volte superiori. Quindi hanno controllato lo stato di salute degli insetti, seguendoli poi per tutta la loro esistenza. Si sono così trovati di fronte a una realtà in parte diversa dalle attese.

L’acetamiprid da solo, alla concentrazione più alta, può uccidere le larve (la sopravvivenza è infatti del 78%, contro il 90% del gruppo di controllo), e può compromettere la durata della vita, che passa da 31 a 26 giorni. A concentrazioni più basse, invece, non si vedono effetti sulla sopravvivenza. Nessuna conseguenza sembra esserci neppure con i due fungicidi, dati insieme. Tuttavia, in questo caso, quando le larve diventano api, il peso è mediamente inferiore alla norma.

L’effetto dei cocktail di pesticidi sulle api

Fin qui nulla di particolarmente inatteso, visto che alle dosi ‘normali’ non sembrano esserci danni gravi. Tuttavia, quando si testano le miscele, la situazione cambia. Unendo i tre composti alle concentrazioni più basse, infatti, la mortalità sale nettamente e la sopravvivenza passa da 31 a 27 giorni. Pertanto, il neonicotinoide acetamiprid, a dosaggi ai quali da solo è quasi innocuo, diventa molto pericoloso, se assunto insieme ai due fungicidi. E questo è molto preoccupante, perché nella realtà le piante sono sempre trattate con più sostanze. E anche se così non fosse, le api, nei loro voli, passano da piante diverse: l’accumulo è inevitabile. 

Api che volano davanti alle arnie
La combinazione di basse dosi del neonicotinoide acetamiprid e due fungicidi aumenta la mortalità delle api

Al contrario, il neonicotinoide in concentrazioni più elevate, sempre insieme agli altri due, non modifica la mortalità, e anche questo dato dimostra quanto poco si sappia, in realtà, di queste sostanze e delle loro combinazioni.

Le api solitarie e gli alveari

Dallo studio emergono poi ulteriori informazioni. L’esposizione ai fitofarmaci danneggia infatti le api solitarie più di quelle degli alveari, perché questi ultimi esercitano una sorta di effetto tampone che riesce a mitigare un po’ l’azione di insetticidi e fungicidi. Tuttavia, nella comunità le conseguenze si riflettono sulle generazioni e sono quindi, da questo punto di vista, devastanti. Ulteriori ricerche si concentreranno ora anche sul comportamento e sui diversi stadi dello sviluppo, per individuare eventuali anomalie legate ai composti chimici. Anche se negli ultimi anni sono emerse numerose possibili cause per spiegare la morte delle api e il collasso degli alveari, la contaminazione da fitofarmaci resta una delle principali. Data l’importanza degli impollinatori, è fondamentale proseguire negli studi, e adottare misure adeguate per cercare di preservare le api.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock

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Sonia Donatella Puppulin
Sonia Donatella Puppulin
12 Ottobre 2024 13:04

Veramente molto interessante. Ho una trentina di arnie in “pensione” in un mio terreno nel Monferrato e sono preoccupata per come possono essere avvelenati i campi adiacenti e nelle vicinanze.

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