Il marasma che il servizio di Striscia la Notizia ha sollevato circa l’uso di pellicole e contenitori in alluminio per alimenti è per certi aspetti alquanto esagerato visto che, come sostiene il ministero della Salute, e come anche riportato in un precedente articolo del Fatto Alimentare, l’alluminio non è un materiale che comporta danni alla salute. È l’utilizzo scorretto che può avere dei rischi. A volte basta presentare numeri e cifre per scatenare un putiferio, ancor più quando si parla di pericoli per la salute.
Il servizio presentato nella trasmissione di Antonio Ricci (che vale la pena di ricordare: non è un programma redatto da una redazione giornalistica) si apre con l’immagine di un pomodoro tagliato a metà, avvolto nella stagnola e posto in frigorifero, mentre la voce dell’inviato Max Laudadio avverte che, così conservata, quella verdura è soggetta alla migrazione di alluminio. Ma quanto metallo può migrare? A questo punto campeggia al centro dello schermo il numero 300 e sullo sfondo appaiono grafici e tabelle di dati. Il telespettatore già si irrigidisce… Caspita 300!
Ma 300 cosa? Occorre dare un’occhiata all’unità di misura posta accanto al numero per capire di cosa si sta parlando. Nanogrammi (ng) per grammo. Ovvero miliardesimi di grammo! Per farsi un’idea, secondo studi condotti dal BfR (autorevole Istituto di valutazione del rischio tedesco), gli alimenti processati, ma anche quelli pronti da mangiare, contengono in media quantità di alluminio entro i 5.000 nanogrammi per grammo. Secondo dati dell’Istituto superiore di sanità invece, l’alluminio si trova in tutti i tipi di alimenti in concentrazioni tra 1.000 e 2.000 nanogrammi per grammo (dati contenuti nel rapporto Istisan 99/25)
Va da sé che la quantità di alluminio migrata nel pomodoro è piuttosto modesta anche se confrontata con la dose tollerabile settimanale (TWI) stabilita da Efsa, pari a 1 mg (=1.000.000 ng)/kg di peso corporeo/settimana (20 mg di alluminio/settimana per un bambino di 20 kg e 70 mg per un adulto di 70 kg).
Per capirci, un pomodoro da 200 grammi (di dimensione medio-grande) conservato nell’alluminio, se mangiato nella sua interezza da una singola persona, introdurrebbe nell’organismo circa 0.06 mg di alluminio. Sì, avete capito bene: 0.06 milligrammi. Considerando anche solo la metà della dose massima ammessa per un bambino di 20 kg (ovvero 10 mg), dovrebbero essere mangiati circa 160 pomodori da 200 grammi l’uno in una settimana per generare un potenziale rischio per la salute (cioè oltre 30 kg di pomodori).
Certo, si potrà obiettare che vi sono altri cibi, deodoranti e articoli di consumo che il bambino mangia o con cui entra in contatto durante la settimana e che lo espongono all’alluminio. Ma allora perché puntare il dito, già nella copertina del servizio, sul pomodoro avvolto nell’alluminio che, a quanto pare, è uno dei minori contribuenti?
Sebbene la cautela sia d’obbligo quando entra in gioco la salute delle persone, specialmente dei bambini, i dati sperimentali a disposizione del pubblico (Istisan 19/23) non supporterebbero nemmeno le parole del viceministro Pierpaolo Sileri che, nel corso del servizio, consiglia ai genitori di “Non incartare il panino di vostro figlio lasciandolo per ore all’interno della carta di alluminio”. Le analisi di salumi avvolti in alluminio per tre giorni in frigo evidenzierebbero infatti livelli di migrazione di alluminio pari in media a 3.7 mg/kg (3.700 nanogrammi per grammo di alimento, se si volesse usare questa anomala unità di misura), valori che, secondo lo stesso ministero della Salute potrebbero essere già contenuti in partenza da alimenti non trasformati. Vero è che nello studio dell’Iss si parla di temperature refrigerate, ma è anche vero che nessuno si sognerebbe mai di tenere un panino avvolto nell’alluminio per più di qualche ora a temperatura ambiente e certamente non tre giorni.
Inoltre, fino a qualche settimana fa nessuno avrebbe mai messo in dubbio una legge vigente da anni, che permette dichiaratamente l’uso di fogli e pellicole in alluminio a temperatura ambiente, a contatto con qualsiasi tipo di alimento, per un periodo fino a 24 ore (eccetto come risaputo i cibi fortemente acidi e fortemente salati).
Anche in questo caso, può essere fatto un rapido calcolo: un panino imbottito del peso stimato di circa 150 grammi, ci fa assumere, nel peggiore dei casi, mezzo milligrammo di alluminio. Ancora una volta considerando un valore pari alla metà dell’esposizione massima per un bambino di 20 kg (ovvero 10 mg) ci si rende conto che dovrebbero esser mangiati 20 panini imbottiti a settimana tutti avvolti nell’alluminio (circa tre panini al giorno). Siamo d’accordo sul fatto che l’alluminio debba essere usato correttamente e in modo consapevole, che non si debba eccedere nell’uso utilizzo e in situazioni particolarmente stressanti per il materiale (alte temperature, contatto con alimenti fortemente acidi e molto salati), ma da qui a dire che “incartare il panino di vostro figlio può nuocere alla salute” ne passa.
Tornano alla mente le parole di Ugo Stille, giornalista italiano di origine russa, direttore del Corriere della Sera dal 1987 al 1992, secondo cui “C’è una tendenza inevitabile, anche nel giornalismo scritto, ad aumentare la componente spettacolo nei confronti della notizia. È una questione di tecniche. Il pericolo è che il giornalista venga talmente attratto dall’elemento suggestivo da alterare, anche senza volerlo, la base fattuale del suo pezzo.”
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Sicuramente ci sono altri casi nei quali, l’alluminio è più pericoloso, ad esempio le note capsule di caffè in alluminio.
In questo caso il caffè rimane a contatto con l’alluminio per parecchio tempo, il che abbinato all’alta temperatura che si sviluppa durante l’erogazione del caffè, porta probabilmente ad una migrazione di alluminio superiore.
Ma se ne parla pochissimo?
mhmmm…mi sembra si parli di cibi molto acidi e salati, ad alte temperature; il caffé nelle capsule non è soggetto a tali requisiti, se non durante i pochi secondi dell’erogazione
Il caffè è acido e raggiunge temperature prossime ai 100 gradi, oltre a stare a contatto con l’alluminio per parecchio tempo, lo shelf life delle capsule di caffè è di 2 anni.
Evitare del tutto di ingerire alluminio attraverso gli alimenti è praticamente impossibile.Conviene limitare altre fonti usando in modo adeguato vasellame e fogli di alluminio, evitando cosmetici che contengano alluminio e limitando l’uso di antitraspiranti o quanto meno evitando di usarli quando la pelle è irritata o appena depilata , perchè in questo caso l’assorbimento è più elevato.
Questo scriveva la sig.ra Paola Emilia Cicerone in un vostro articolo del 2014 , quindi tutto bene , niente è cambiato………a parte la crescita esponenziale del caffe’ in capsula.
E’ certezza suffragata da studi su topi e conigli che la stragrande parte dell’alluminio ingerito o assorbito, anche dall’aria che respiriamo , venga espulsa attraverso le urine e le feci in un tempo ragionevolmente breve, da qui la correlazione tra i disturbi renali e un maggiore rischio di accumulo.
Nella realtà ci sono anche studi che affermano che alcune formulazioni dell’alluminio sono molto più difficili da smaltire , e comunque anche ad essere ottimisti e fiduciosi una parte del diavoletto rimane al nostro interno e si deposita in alcuni posti chiave, e nel tempo si accumula rendendo più deboli le difese degli anziani e rendendo meno tranquillizzanti per tutti questi calcoli sui limiti di sicurezza.Per i neonati il discorso è diverso e non voglio andare fuori tema.
Nella insufficienza renale grave (uremia) l’idrossido di alluminio e’ tuttora utilizzato come chelante del fosforo alimentare (es Maalox), sostituito più di recente dal un altro farmaco ( sevelamer) non privo di effetti collaterali a sua volta. Sono stati descritti casi di encefalopatia da alluminio, proprio nello stato uremico, perché viene a mancare l’ escrezione renale. Il servizio di Striscia è irrilevante sul piano pratico. Fidiamoci del Ministero della Sanità e in Europa dell’EFSA. A volte si parla di cose inutili per non parlare d’altro.
Occhio anche ai metalli pesanti presenti nel caffè maggiori di quelli rilasciati dalle capsule come occhi alle tradizionali Moka in alluminio (meglio d’acciaio)
Buongiorno, cecheremo di fare un articolo, a breve, anche sul tema alluminio e caffè. Preparato sia con capsule in alluminio che con la classica moka.
Nelle scuole stanno regalando le borracce in alluminio, noi utilizziamo le flaska in vetro, ma vedo le compagne delle mie figlie che riempiono la borraccia la domenica sera e magari cambiano l’acqua il mercoledì. Qali rischi può comportare per la salute? Tenendo conto del fatto che essendo in regalo, probabilmente avranno acquistato quelle al “miglior” prezzo sul mercato.
Abbiate pazienza, l’alluminio E’ un materiale pericoloso per la salute. Lo dimostrano centinaia di studi scientifici che ne evidenziano gli effetti dannosi sul sistema nervoso, sui reni, ecc…
PROPRIO PER QUESTO è necessario “un utilizzo corretto per evitare rischi”. Se fosse un materiale innocuo, tale attenzione non sarebbe necessaria. Occhio a quello che si scrive!
E non è del tutto corretto assimilare le sostanze cedute da materiali inerti o inquinanti a quelle contenute naturalmente nei cibi: anche se sono simili, in realtà sono cose diverse e nell’organismo hanno effetti diversi, un po’ come la differenza tra integratori alimentari e nutrienti contenuti naturalmente nei cibi. Ci sono studi interessanti anche su questo.
Gentilissimo Luca, infatti è prorpio nel corretto utilizzo la chiave della sicurezza. Qui avavamo pubblicato un articolo basato sui dati del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare. Il punto è dare una corretta informazione e non fare inutile allarmismo: https://ilfattoalimentare.it/alluminio-tutela-consumatori.html
Ciao Luca.
Sono una biologa esperta in educazione alimentare consapevole.
Inoltre non hai accennato minimamente al danno sull’ambiente che provoca l’alluminio, primo motivo per evitarne l’acquisto.
Grazie
Antonia Tosi Sole
Ciao,
l’alluminio è presente come adiuvante in diversi farmaci per somministrazione via intramuscolo (quindi qualcosa di completamente diverso rispetto all’ingestione). In letteratura (basta fare una ricerca su Pubmed) si trovano infiiti studi sulla tossicità, in particolare a livello neurologico. Sommando tutto l’alluminio a cui si è sottoposti, volontariamente o involonatariamente, non è che possiamo poi dormire sonni cosiì tranquilli. E l’alluminio è UNA sostanza in mezzo a centinaia in cui siamo immersi 24h
Ciao
Elena
Ciao,
l’alluminio è presente come adiuvante in diversi farmaci per somministrazione via intramuscolo (quindi qualcosa di completamente diverso rispetto all’ingestione). In letteratura (basta fare una ricerca su Pubmed) si trovano infiiti studi sulla tossicità, in particolare a livello neurologico. Sommando tutto l’alluminio a cui si è sottoposti, volontariamente o involonatariamente, non è che possiamo poi dormire sonni cosiì tranquilli. E l’alluminio è UNA sostanza in mezzo a centinaia in cui siamo immersi 24h
Ciao
Elena