È allerta botulino per la “Zuppa di Legumi e Cereali” con il marchio Terra&Vita, prodotta dalla società Zerbinati Srl per conto di Buonaterra. Il lotto sospettato di essere contaminato è il numero B0803A, mentre la data di scadenza sulla confezione indica il 26/03/14.
Si tratta di una zuppa pronta in un contenitore di plastica arancione. La società distributrice del minestrone ha annunciato di avere avviato tutte le procedure di ritiro e richiamo dal mercato del lotto in questione.
Questo vuol dire che tutti i supermercati e i punti vendita hanno ricevuto un avviso urgente che invita a ritirare immediatamente il prodotto dagli scaffali dei negozi dovuto ad allerta botulino.
La società Buonaterra ha messo un annuncio anche sul sito internet. La notizia è stata rilanciata anche dal Ministero della Salute che sul suo portale precisa che la tossina botulinica è stata trovata in una confezione aperta analizzata in seguito al ricovero in ospedale di una persona. La tossina botulinica di tipo B è stata riscontrata sui residui della zuppa consumata da un uomo il 19 marzo scorso ora ricoverato in un ospedale di Padova in condizioni critiche. Le analisi sono state condotte dai laboratori dell’istituto Zooprofilattico delle Venezie.
Tutti i consumatori eventualmente in possesso della zuppa non devono assolutamente consumarlo ma restituirlo alle Asl o al punto vendita.
Leggi gli aggiornamenti di questa notizia:
- 26 marzo 2014- Allerta botulino nella zuppa Terra & Vita prodotta da Zerbinati. L’azienda si difende, ma la tossina non è arrivata dal cielo. Un caso simile nel 2010. Il silenzio delle istituzioni
- 25 marzo 2014 – Aggiornamento sull’allerta botulino per la Zuppa di legumi e cereali Terra & Vita venduta all’Ipermercato Rossetto del Centro commerciale Le centurie
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
fai girare l’info
La risposta certa, la fornisce l’eventuale identificazione del tipo di botulino:
se si tratta di botulino che si moltiplica a temperatura di frigorifero allora il processo di produzione è sicuramente responsabile,
se si tratta di botuilno che non cresce alle temperature di frigorifero la confezione è stata mal conservata per un certo tempo, per esempio fuori dal frigorifero, od in un frigorifero malfunzionante.
Se fosse ancora possibile l’identificazione suggerisco che i risutati siano resi noti, come ennesima occasione per educazione alimentare, per esempio nella gestione casalinga dei prodotti refrigerati
Avrei una domanda. Ma con la cottura del prodotto (che suppongo non sia da mangiare freddo di frigo) non si ha l’inattivazione della tossina? Quanto tempo bisognerebbe far cuocere la zuppa per avere una sicurezza?
Fortunatamente non consumo mai questo genere di prodotti, ma una volta mi è capitato di acquistarne uno e l’ho trovato talmente sgradevole che l’ho buttato via. Però ho il forte sospetto che avesse altri problemi perché era molto acido.
Per inattivare la tossina serve una cottura a temperatura superiore a 80°C per almeno 10 miinuti. Così dice il Ministero della salute
Scusate, ma che razza di sistema di prevenzione è questo?
Come è possibile venire informati il 24/03/2014 di non consumare confezioni con scadenza il 26/03/2014, quando cioè con tutta probabilità la maggior parte di esse sarà sicuramente già stata consumata?
Oso sperare che vi sia un errore di stampa nell’indicazione della data di scadenza, e che quella corretta sia 26/03/2015…
Nessun errore è un prodotto di quinta gamma che si conserva 2-3 settimane. La notizia è stata diffusa ieri sera! Infatti come dice lei la zuppa è stata praticamente venduta tutta.
La risposta dell’azienda – e, a quanto pare, della ASL di Alessandria – è molto interessante. Pare confermare che non c’è stata nessuna deviazione dal processo, il che lascia supporre che vi sia un problema con il prodotto o con il processo standard.
Il prodotto si vanta di essere “senza conservanti”, ma sono proprio spesso i conservanti a tutelare i consumatori, specie quando il processo è “leggero”.
Se ci fosse davvero un problema con il processo standard, non staremmo qui a discutere di un caso isolato come questo.
Il fatto è che purtroppo, il rischio zero non esiste…
L’ASL ha garantito che i processi produttivi sono perfetti, il problema è stata la conservazione del prodotto.
Si fa sempre terrorismo, ma la verità è che se domani decido di conservare un prodotto da frigo, fuori frigo per 10gg il rischio che possa prendere un battere o altro è molto elevato, bisognerebbe sempre seguire le indicazioni, invece di puntare il dito contro aziende che hanno decine di anni di storia, vale per la zuppa, per la carne e per ogni altro tipo di prodotto alimentare.
Ma la spora di botulino come ci è arrivata :legga il nuovo articolo che abbiamo pubblicato oggi 26 marzo.
Il problema del botulino dal punto di vista tecnologico, diversamente da quello per esempio della Listeria, è risolto da decenni con la sterilizzazione del prodotto a 121 °C per tre minuti. L’industria conserviera non sbaglia; i casi di botulismo associati a questi prodotti non si verificano mai. Per prodotti diversi si è tradizionalmente seguita la strada di aggiungere al prodotto conservanti o regolatori di acidità, che garantiscono ugualmente un buon risultato. Da qualche anno ci sono prodotti come queste zuppe e minestroni conservati sottovuoto che adottano processi nuovi e meno aggressivi per eliminare il rischio botulino e scrivere sull’etichetta che il prodotto non contiene conservanti. Non è però del tutto chiaro quanto le aziende sappiano validarli e molte ASL controllarli. In linea di principio, la conseguenza è un rischio per il consumatore che non è accettabile visto che esistono valide alternative. Un prodotto alimentare non deve consentire la crescita di botulino e questo si ottiene attraverso conservanti o sfruttando l’acidità naturale. Se però l’alimento può far germinare le spore di botulino come nel caso di queste zuppe e minestroni, le spore devono essere state eliminate con trattamenti adeguati applicati nel processo produttivo. Non si può fare affidamento sulle condizioni di conservazione (salvo casi particolari) per evitarla.
Infine, c’ è il discorso del rischio zero. Il concetto è stato introdotto per spiegare che non è possibile evitare del tutto la presenza di contaminanti, con la conseguenza che un rischio, anche se molto inferiore a quello di essere colpiti da un fulmine nell’arco della vita, resta. Stiamo parlando però di rischi che non hanno una rilevanza pratica per la vita delle persone, e non certo per giustificare casi di malattia conclamata a fronte delle insufficienti tecnologie utilizzate. Nel caso del botulismo, la nostra conoscenza è attualmente in grado di offrire alimenti totalmente sicuri, con un rischio che di fatto è zero; produrre alimenti con tecnologie diverse, quindi, deve risultare nello stesso livello di sicurezza, e questa volta non ci si è riusciti.
Per eliminare le spore il prodotto andrebbe trattato a 121°C e non è certamente il caso in questione.
Secondo me il processo produttivo di quel prodotto prevede un trattamento termico a 65-70° C sufficiente per eliminare la forma vegetativa mentre la germinazione delle spore viene tenuta sotto controllo con la refrigerazione. I casi possono essere due secondo me: o il trattamento termico è stato inefficace (ma sia l’azienda che l’ASL sostengono che sia tutto a posto) o le spore erano già presenti al momento dell’utilizzo (magari in una delle materie prime) e, a causa di una cattiva conservazione (nel frigo di casa o nei banchi frigo della GDO, visto che quei prodotti li vedo sempre esposti in banchi frigo aperti che non saranno mai a 4° C e che evidentemente le autorità competenti si guardano bene dal controllare e sanzionare), hanno germinato. Se è questo il caso, malgrado l’azienda sia responsabile, probabilmente poco di più avrebbe potuto fare, non potendo certo analizzare il 100% delle materie prime utilizzate. Sul fatto che le modalità di riattivazione indicate sul prodotto non siano sufficienti a eliminare la tossina (come scrive La Pira nell’altro articolo) è vero, ma è proprio perchè la tossina, secondo il piano di autocontrollo, lì non avrebbe dovuto esserci.
Ricordiamo che i piani di autocontrollo delle aziende sono approvati dalle ASL per cui si presuppone siano validi ed efficaci…
Il problema è che se hai un prodotto come quello che descrivi, come accaduto con il caso del pesto tempo fa (anche questo buonissimo e sanissimo ma senza protezione contro il botulino con conseguente allerta al primo ritrovamento), è che andrebbe acidificato perché della temperatura non ci si può fidare se il rischio è il botulino. Questo è il problema, visto che sappiamo tutti che la catena del freddo non è sempre così perfetta e che quindi è irragionevole chiedere al consumatore quanto neanche la distribuzione riesce a garantire.
I discorsi di responsabilità sono delicati. Avrei però molti dubbi sul commercializzare un prodotto in cui può crescere il botulino contando solo sulla temperatura per evitarla, e con periodi di conservazione neanche particolarmente brevi (3-4 settimane se ho capito bene).
D’accordo sull’analisi in sè. Ma questo ci pone di fronte almeno a tre questioni: 1) non tutti i prodotti sono sterilizzabili; 2) c’è ancora purtroppo la demonizzazione “a priori” degli additivi, e lo si legge qui tutti i giorni nei commenti ai vari articoli…e non solo nei commenti; 3) l’effettiva competenza delle ASL che approvano i piani di autocontrollo e di conseguenza la tanto millantata eccellenza dei controlli italiani sbandierata ad ogni occasione da chi ne ha l’interesse…
Il minestrone si può sterilizzare
Certo che lo è, ma il mio discorso è più ampio, visto che lo stesso tipo di problema c’è in generale nei refrigerati. Detto questo, quanto maggiore è la percentuale di incidenza di morti causate dalla listeriosi rispetto a quelle da botulino? Eppure non mi sembra che venga messo in discussione il processo di produzione del gorgonzola tanto per dirne una…con questo voglio dire che sì, la presenza della tossina botulinica è grave ovviamente, ma la probabilità che si verifichi è talmente rara che potrebbe non essere necessario per l’azienda coinvolta peggiorare organoletticamente il proprio prodotto sterilizzandolo (e da quel che ho capito l’asl non ha ritenuto che il piano di autocontrollo fosse da modificare). Altrimenti, ribadisco, lo stesso discorso sarebbe da fare per il gorgonzola appunto…
io non sono tanto d’accordo sulla rarità della presenza della tossina, mi spiego meglio, i clostridi produttori della tossina sono abbastanza comuni specialmente in prodotti derivanti dal terreno, la tossina è rara perchè di norma si interviene prima evitandone la formazione, ma il rischio in se non è cosi basso. Il rischio è si facilmente controllabile, ma la possibilità che si sviluppi la tossina se non si interviene adeguatamente a monte non è rara.
Oltretutto parliamo di una sostanza che più di altre è seriamente pericolosa per la salute, non è un semplice quandto sgradevole disturbo intestinale, di botulismo si muore quindi, a mio avviso, è necessario che per queste tipologie di prodotti si prevedano trattamenti termici adeguati o piani che possano ridurre al minimo la presenza.
Quello che intendevo è che si muore con maggiore frequenza per altri patogeni rispetto a quanto accada per il botulino. Putroppo non riesco a trovare la statistica dell’OMS (o dell’EFSA?) che avevo visto in passato, che riassumeva le principali cause di morte per patogeni da alimenti e il botulino non era assolutamente nelle prime posizioni…La listeriosi l’ho portata come esempio di causa di morte ben più frequente (sempre che la memoria di quella statistica non mi inganni), non la ridurrei ad un banale disturbo intestinale…
Poi, è chiaro che la tossina si sviluppa se non sono presenti interventi a monte, la rarità dei casi di botulino è tale proprio perchè si interviene a monte! Non volevo negare ciò, assolutamente e mi scuso se ho fatto intendere questo.
Ma gli interventi a monte sono stati fatti dall’azienda. Almeno è lecito presupporlo dal fatto che il piano di autocontrollo fosse approvato dall’ASL e che a seguito dell’episodio non sia stato ritenuto necessario modificare il piano…
Non credo che il minestrone delle 5 gamma fosse sterilizzato, altrimenti la shelf life e la scadenza sarebbero molto più lunghe.
Con la pastorizzazione si ha solo la distruzione delle forme vegetative del Botulino ma NON l’eliminazione delle spore.
Sussiste quindi il rischio potenziale che spore di Botulino possano eventualmente residuare dal trattamento termico aziendale. La condizione fondamentale per inibire lo sviluppo delle spore è che il prodotto sia conservato rispettando la catena del freddo ( 2°_4°C) sia nei banchi frigo del supermercato che nel frigo di casa.
Per eliminare questo punto critico ( non sempre sono rispettate le temperature nella catena del freddo) è indispensabile che la cottura del minestrone in cucina deve essere adeguata al fine di distruggere le tossine che si fossero nel frattempo sviluppate ( cottura all’ebollizione di almeno 8-10 minuti). Se il consumatore non dovesse conservare correttamente in frigo il minestrone o peggio cuocerlo in modo insufficiente si assume gran parte dei rischi conseguenti. Mi domando se le informazioni di etichettatura del produttore siano sempre chiare e complete sia relativamente alle modalità di conservazione che, ancora più importanti, per quelle di cottura che il consumatore deve percepire come OBBLIGATORIE.
I prodotti della 5 gamma sono pratici e utili ma bisognerebbe educare e informare meglio il consumatore, altrimenti potrebbero rappresentare un grave potenziale rischio…… Ma i programmi TV di cucina, sempre più frequenti, parlano mai di sicurezza alimentare ??.
Sono d’accordo con lei .Le istruzioni non dicono di riscaldare fino a ebollizione per 8-10 minuti . Ma stiamo preparando un articolo più dettagliato. Grazie per il contributo
Tutti i prodotti di V gamma che ho visto in vita mia (pur non essendo un fruitore di tali prodotti ne leggo le etichette) prevedono una RIATTIVAZIONE e non una cottura proprio perchè per definizione i prodotti sono già cotti. Tant’è vero che con 3-4 minuti di microonde sono pronti. Affermare che un prodotto di V gamma vada cotto non è corretto, e non è una sfumatura da poco.
Un prodotto di V gamma refrigerato, per sua natura, sarà sempre a rischio botulino (se le caratteristiche sono favorevoli al suo sviluppo), ma i piani di autocontrollo servono proprio a ridurre al minimo questo rischio. Analogamente a quanto accadrà, immagino, nei piani ai autocontrollo dei produttori di gorgonzola nei confronti della Listeria…Ora capisco che mediaticamente il botulino sia qualcosa che fa scalpore, ma continuo a non capire perchè ci si scandalizzi per questo caso, grave, mentre nessuno metta in discussione il gorgonzola (sì insisto, ma non ho nulla contro i produttori di gorgonzola che peraltro amo!) malgrado nel 2011 (non ho trovato dati più recenti) ci siano stati 134 casi di morte, (fonte EFSA) riportati da 19 stati membri UE, causata da listeriosi…Non che la listeria sia solo nel gorgonzola ovviamente, prendo quel prodotto come esempio di qualcosa dove la listeria c’è spesso….basta leggere le allerte settimanali.
Ecco, chiedere che nell’etichetta di un prodotto di V gamma sia indicata una “cottura” tale da distruggere le tossine botuliniche equivale, a mio parere, a chiedere che sulla confezione di gorgonzola vi sia scritto “da consumare previa cottura” in modo che si superino i fatidici 65 °C per eliminare la listeria…