Alghe come mangime? Uno studio sembra promettere bene. I bovini allevati sono responsabili, a livello globale, dell’emissione di circa il 14,5% del metano, il gas serra più potente e più resistente alla degradazione. La ruminazione delle fibre provoca infatti forti emissioni di gas, e rende l’allevamento dei bovini particolarmente dannoso per l’atmosfera.
Le alghe per l’atmosfera
Tra le soluzioni proposte per cercare di attenuare questo impatto, da alcuni anni ci sono le alghe che, grazie ad alcune sostanze in esse contenute, diminuiscono la produzione di metano nel rumine, prima che sia emesso, e abbassano così le emissioni. E il sistema funziona: nel 2021, per esempio, uno studio dell’Università della California di Davis pubblicato su PLoS One ha dimostrato, su una ventina di animali, che una supplementazione con alghe rosse (Asparagopsis taxiformis) mischiate al mangime in concentrazioni elevate (circa 80 grammi quattro volte al giorno, per cinque mesi) riduce le emissioni dei bovini allevati al chiuso dell’82%, valore che può arrivare addirittura al 99%.
Prima, nel 2019, lo stesso gruppo aveva dimostrato un effetto simile, anche se di dimensioni inferiori, su una dozzina di mucche da latte. Come avevano poi illustrato sul Journal of the Cleaner Production, anche in quel caso l’aggiunta di alghe rosse si era tradotta in un dimezzamento delle emissioni di metano, con punte del 67% per i dosaggi più elevati, attorno all’1% in peso del mangime. Visti anche questi risultati, i ricercatori californiani hanno fatto un passo ulteriore, per capire che cosa succede in uno scenario molto diverso da quello dei capannoni e delle stalle: quello dei pascoli, dove trascorrono la maggior parte del tempo i bovini allevati appunto a pascolo.
Lo studio nel pascolo del Montana
Ci sono alcune differenze molto rilevanti tra i bovini allevati al chiuso, in condizioni controllate, e quelli che crescono all’aperto (almeno per parte dell’anno). I secondi, infatti, mangiano molta più erba, che provoca un aumento significativo delle emissioni di metano, rispetto ai mangimi non erbosi. Inoltre, pascolando all’aperto, si alimentano spontaneamente o comunque in modo molto meno controllato rispetto ai capi che ricevono il nutrimento solo da una mangiatoia. La domanda cui dare risposta, in questo caso, era quindi se valesse la pena o meno di dare un supplemento di alghe anche a questi bovini e, in caso fosse così, quale potesse essere una formulazione adeguata per far sì che gli animali le mangiassero e non le lasciassero sul campo.
Come illustrato su PNAS, allo scopo sono state selezionate 24 mucche da carne Angus e Wagyu che vivevano in un ranch a Dillon, in Montana, alle quali, per dieci settimane, sono stati dati anche dei supplementi sempre di alghe rosse in forma di barrette da leccare, che le mucche hanno apprezzato. È risultato che le emissioni di metano sono diminuite circa del 40%: le mucche che avevano leccato le tavolette alle alghe avevano emesso in media 115 grammi di metano al giorno, mentre le altre erano arrivate a 185 grammi al giorno. Le quantità di CO2, invece, sono rimaste invariate, così come tutti i parametri associati alla produzione di carne (il peso, la quantità di cibo mangiato e così via).
Le conclusioni
Le alghe rosse Asparagopsis taxiformis potrebbero quindi essere utilizzate anche nei bovini da pascolo, anche perché, nelle giuste proporzioni e condizioni, le rese non ne risentono, e le emissioni scendono. Gli effetti possono essere inferiori a quelli che si ottengono al chiuso ma, al tempo stesso, poiché questi animali emettono molto più metano, l’impatto potrebbe essere assai rilevante. Inoltre, come hanno sottolineato gli autori, questi pellet alle alghe potrebbero essere impiegati anche nei paesi a reddito basso e medio, dove l’allevamento all’aperto è ancora la fonte principale di bovini da carne. Se lo si facesse su larga scala, la riduzione delle emissioni di metano sarebbe significativa. E comunque, solo negli Stati Uniti ci sono 64 milioni di bovini allevati all’aperto, che trascorrono in media circa nove mesi al pascolo.
Del resto, le alghe rosse e di altro tipo sono utilizzate per alimentare gli animali da allevamento da millenni, come ricorda l’esperto Vincent Doumeizel, consulente per le tematiche relative agli oceani presso il Global Compact delle Nazioni Unite e capo della Global Seaweed Coalition nel libro La rivoluzione delle alghe, di Aboca, nel quale ricostruisce in modo avvincente sia la storia che le potenzialità di questi preziosi vegetali.
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Giornalista scientifica
Meno male che avete scoperto anche voi che sono in atto studi scientifici, volti a mitigare il problema delle emissioni di metano dei ruminanti.
A parte che sono anni che questa ricerca e in fase di studio, unitamente ad altre ricerche basate sull’impiego di enzimi, ora è il momento di passare concretamente alla fase di implementazione nel programma alimentare degli animali.
Tuttavia al di là del bene che fanno queste notizie, dovreste anche rettificare il dato del 14,5% di emissioni attribuito fin dal 2006 all’allevamento di animali, che non solo è obsoleto ma basato su errori di fondo nella comparazione di dati e che gli stessi autori del rapporto FAO del 2006 hanno riconosciuto.
Non che non ci siano emissioni da parte degli allevamenti animali (soprattutto ruminanti) ma il dato è molto ma molto più basso!
Potrei certamente evitare di esprimere il mio parere e, se dopo anni mi ritrovo a farlo, mi auguro vogliate credere che a muoverlo siano le migliori intenzioni e la stima e gratitudine che nutro nei confronti de Il Fatto Alimentare, dal momento che è ancora l’unica mia fonte di acquisizione di notizie e articoli sul tema della sicurezza dei prodotti alimentari e delle tendenze nel mondo.
Continuo nel tempo a rilevare che tra i redattori, l’unica encomiabile per il lavoro che svolge è Giulia Crepaldi; a prescindere dalla tipologia di notizie che affronta, i suoi articoli contengono tutti i requisiti attesi che personalmente ritengo riassumibili in un professionale e imprescindibile distacco dai temi, una competenza evidente e mai posticcia nel trattare la materia, ineccepibile abilità nell’esposizione chiara e nella forma, ricchezza e coerenza dei contenuti indici del fatto che non si limita a scegliere frettolosamente le fonti in base al suo pensiero.
Colgo l’occasione per ringraziarvi per l’insostituibile servizio di alert che offrite.
Con affetto
Doriana Di Cesare