In casa mangiamo spesso il pollo perché piace ai ragazzi, perché si prepara in fretta e perché costa relativamente poco rispetto alla carne di maiale o di manzo. Pur acquistando con una certa frequenza il petto di pollo nel supermercato Aldi di Segrate, poco distante da casa, non mi sono mai accorta delle strisce bianche descritte in alcuni vostri articoli. Prima di Pasqua ho fatto la spesa e ho controllato con attenzione le confezioni di petti di pollo marchiati Il Podere. Effettivamente ho riscontrato in diverse vaschette la presenza di vistose striature bianche che a prima vista passano inosservate. Ho notato anche in un paio di vaschette di fusi di pollo macchie scure nella parte inferiore della coscia. Vorrei capire se le strisce bianche e le macchie sono un indice di scarsa qualità e se posso continuare a mangiare pollo tranquillamente. Ho fatto le foto che vi invio. Chiara
Il problema delle strisce bianche
Il problema delle strisce bianche rilevate nei petti di pollo (in inglese white striping) e delle ustioni (in inglese hock burns) nelle cosce vendute nel supermercato Aldi marchiati Il Podere (come si vede dalle foto) è analogo a quello riscontrato da un’altra lettrice nei supermercati Eurospin e Unes (ne abbiamo parlato qui). Un altro aspetto da considerare è che i petti di pollo Aldi marchiati Il Podere provengono dalla stessa cooperativa (Carnj Società Cooperativa Agricola) che rifornisce altre catene come Esselunga, Carrefour e fa riferimento a Fileni.
Siamo di fronte a polli a crescita rapida tutti uguali chiamati broiler, allevati in modo intensivo. Di fronte a tante similitudini non c’è da meravigliarsi se le strisce bianche e le ustioni sono presenti nei polli venduti da diversi supermercati. Volendo generalizzare possiamo dire che i polli venduti da Aldi, Eurospin e Unes sono pressoché uguali a quelli venduti nei supermercati di Bruxelles, Parigi, Londra ma anche New York, Calcutta e in tutto il mondo.
Macellati dopo 35 giorni
Si tratta di animali che vivono poco e male. Alcuni vengono macellati dopo 21 giorni e diventano “galletti”. La maggioranza arriva a 35, mentre solo una parte prolunga di altri 10 giorni. In tutti i casi si tratta di animali che non hanno raggiunto la maturità. Sono polli delicatissimi che nella prima settimana incrementano il peso di 4 volte. Per questo motivo i piccoli mangiano tanto per crescere in fretta. Se un pulcino non mangia come gli altri si sviluppa meno, non riesce ad arrivare al cibo e potrebbe avere anche dei problemi intestinali che lo possono portare alla morte.
Basti pensare che la mortalità tollerata è del 4%. In altre parole in un capannone di 20 mila polli in un ciclo produttivo di 35-45 giorni possono morire 800 animali, quasi 40 al giorno. Una differenza ragguardevole se confrontata con i numeri degli allevamenti di animali a crescita lenta in cui la mortalità oscilla da 200 a 400 unità a ciclo.
Poco spazio
L’altro aspetto critico è che i polli a crescita veloce hanno un petto spropositatamente grande e pesante rispetto al corpo e per questo si muovono poco. D’altro canto lo spazio a disposizione è limitatissimo, per cui gli animali stanno spesso appicciati e questo impedisce i comportamenti tipici dei polli come camminare liberamente, raspare, becchettare, fare bagni di sabbia, agitare le ali, correre. Sicuramente si tratta di una vita difficile, anche se sulle etichette delle vaschette le scritte cercano di infondere al consumatore la sensazione di mangiare polli che hanno avuto una vita relativamente sana e tranquilla.
Si sottolinea l’alimentazione vegetale (senza farina di pesce o proteine animali anche se i polli in natura mangiano vermi e altri insetti presenti nel terreno). Si dice che vivono in capannoni con finestre da cui filtra la luce naturale e che per gli animali ci sono degli arricchimenti ambientali, termine tecnico che indica un numero di posti di riposo, la presenza di pannelli, barriere e balle di paglia o verande coperte e accessi all’aperto.
Animali sproporzionati e fragili
Si nasconde però la realtà di animali fragili, obesi per via del petto sproporzionato che non si possono muovere liberamente per mancanza di spazio. Si cerca di nascondere che si tratta di pulcinotti in fase di crescita. Da un punto di vista della sicurezza alimentare non ci sono problemi. Gli animali sono idonei al consumo, perché la valutazione veterinaria non considera penalizzante la presenza delle strisce bianche (indice di una grave infiammazione muscolare) e delle ustioni (causate dal contatto continuo con una lettiera umida e irritante a causa delle deiezioni). Si tratta di elementi critici, che però non rientrano nella valutazione dello stato di salute ufficiale, per cui il pollo che finisce in padella va sempre bene.
Per correttezza abbiamo rivolto gli interrogativi della lettrice alla catena di supermercati Aldi. La riposta è stata che lo staff è a conoscenza del problema delle strisce bianche collegato in parte al tipo di allevamento. Nel contempo ha sottolineato l’assenza di rischi per la salute dei consumatori. Aldi precisa che i polli hanno un’età di macellazione media superiore ai 35 giorni, senza altri dettagli. Questo vuol dire che la media potrebbe essere anche di 37-38 il che non cambierebbe molto per quanto attiene la vita dei pulcini cresciuti troppo in fretta e dei polli arrivati alla macellazione fisicamente squilibrati e sofferenti per le infiammazioni.
Bisogna poter scegliere
C’è però un aspetto da ricordare. Queste condizioni di allevamento permettono di mantenere prezzi molto convenienti. Il pollo intensivo risponde a un’esigenza ben precisa del mercato: produrre carne a basso costo senza curarsi del benessere animale. Mangiare “polli felici” comporta un incremento dei costi che probabilmente una parte degli acquirenti è disposto a pagare. In Olanda hanno deciso di non usare polli a rapida crescita e il mercato ha accettato il cambiamento. Forse da noi bisogna cominciare a differenziare in etichetta le varie tipologie di pollo come si è fatto con le uova e così il consumatore potrà scegliere.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Dovremmo ciascuno di noi interrompere l’acquisto x un periodo relativamente giusto affinché l’animale cresca
Se si mangiasse meno carne si eviterebbero allevamenti intensivi…..si , ho scoperto l acqua calda …..ma un piatto di ceci costa poco , ruba poco tempo , ed e’ proteico uguale ……pensateci , se avete tempo.
Nella foto dei fusi di pollo si legge che sono prodotti a San Vittore,e da quelle parti dovrebbe esserci uno stabilimento Avicolo in orbita Amadori,ma voi avete parlato solo della Fileni.
Penso che le informazioni andrebbero date correttamente.
Saluti
Buongiorno il collegamento fra Amadori, Aia e Fileni e le aziende “associate” che allevano per loro i polli e che compaiono in etichetta non è così immediato . Stiamo peparando un articolo dove indichiamo proprio i collegamenti di cui le parla
Il pesce costa più della carne, il pollo ancora meno tra la carne…
Oggi il pollo costa il doppio di 4 anni fa, il pesce mi sembra si trovi più a buon prezzo, non capisco il perché.
Orate da 400/600g trovarle a 9€/kg è diventata la normalità nelle pescherie, non devi aspettare il supermercato che le mette in promo.
Il pollo costa uguale o più.
E se parliamo di merluzzo congelato che oggi ha assunto qualità da quasi fresco, trovi il nasello pulito a 5-6€/kg presso gli specializzati (io vado da delfinosurgelati.it)
Si può mangiare più sano e spendere meno!
Apprezzo molto il vostro assetto organizzativo.
Ritengo che il giornalismo attuale abbia serie colpe e responsabilità nella perdita di credibilità e nella bassa qualità dell’informazione.
Mi iscrivo per sostenervi, nel mio piccolo, un po’.
Un cordiale saluto
Buongiorno, sono ďaccordo di dare al consumatore la scelta, è una vergogna trattare così gli animali!
Purtroppo il “main stream” giornalistico non parla affatto di queste cose per non disturbare il manovratore e nei rari programmi TV (soltanto su RAI3!) i capi delle associazioni osano negare l’evidenza dei video girati negli allevamenti arrampicandosi sugli specchi con la scusa delle “poche” mele marce!
Bisogna semplicemente smettere di mangiare pollo. Quei polli non hanno neppure un buon gusto, spesso hanno un cattivo odore, in cucina diffondono da crudo batteri e sono grassi. Perché mangiarli? Per forza di inerzia? I bocconcini vegetali hanno la stessa consistenza del pollo e pure un sapore migliore.
Smettere di mangiare pollo non è così semplice. Il cattivo odore non è una caratteristica. Tutti i polli diffondono batteri
Poveri animali che tristezza. Sono così belli i colori delle verdure e dei frutti che madre terra ci dona…
Io non mangio carne dal 1973, ma prima di allora, pur essendo carnivora, non ho mai mangiato carne di volatile, mai. La mia, inizialmente, è stata una scelta per tornare in salute poi, con gli anni, è diventata un’ scelta etica. Leggere quanto siamo capaci di far soffrire queste creature mi sgomenta, non ho parole.