Flat-lay di vino rosso, rosato e bianco in bicchieri e cavatappi su sfondo grigio cemento, vista dall'alto, composizione orizzontale. Wine bar, cantina, concetto di degustazione di vini

È passato più di un anno e mezzo dalla fine ufficiale della pandemia, dichiarata nella primavera del 2023. Eppure gli americani, che hanno aumentato in misura significativa il consumo di alcol in quel periodo, non hanno ancora invertito la rotta, continuando a bere alcolici in misura superiore rispetto a quanto non facessero prima del 2020. I medici e le autorità sanitarie dovrebbero saperlo, per cercare di aiutare i concittadini a tornare alle abitudini precedenti e, se possibile, a diminuire l’assunzione di alcolici, dal momento che l’alcol, in qualunque quantità, è dannoso per la salute. Questo il messaggio contenuto in un grande studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine dai ricercatori della Keck School of Medicine e dell’USC Institute for Addiction Science dell’Università della California del Sud di Los Angeles.

Lo studio sui drink quotidiani

Per capire se la situazione fosse o meno migliorata rispetto al periodo prepandemico, gli autori hanno attinto ai dati di un grande sondaggio di popolazione, il National Health Interview Survey (NHIS), relativo agli anni 2018, 2020 e 2022, al quale avevano preso parte, rispettivamente, 25.000, 30.000 e 27.000 persone circa, tutte con più di 18 anni e appartenenti a tutte le etnie tranne quella dei nativi e quelle asiatiche. In base alle risposte, i partecipanti sono stati classificati come forti bevitori (secondo la definizione del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism) quando assumevano fino a 15 bicchieri di alcolici a settimana o cinque al giorno se uomini, e otto a settimana o quattro al giorno se donne.

Vino rosso versato in un calice da una bottiglia alcol
Lo studio ha evidenziato un incremento del numero di forti bevitori del 20%

Confrontando i dati del 2018 con quelli del 2020, ciò che è emerso è stato un incremento del numero di forti bevitori del 20%, e di coloro che consumavano alcol in qualunque quantità del 4%, e che le persone più a rischio erano quelle della fascia di età compresa tra i 40 e i 49 anni. Raffrontando poi i dati del 2018 e del 2020 con quelli del 2022, anno nel quale la pandemia non era ancora conclusa, ma che di fatto ha segnato il ritorno alla normalità, si è visto che la situazione era sostanzialmente immutata rispetto al 2020.

Le cause dell’abuso di alcol

Tra le cause ipotizzate, oltre allo stress associato alla pandemia, c’è l’interruzione dei servizi sanitari, che ha impedito ai medici di aiutare i pazienti a non cercare conforto nell’alcol, e anche la scarsità degli interventi di prevenzione dei mesi successivi, dal momento che le iniziative di salute pubblica sono a state a lungo concentrate – e in parte lo sono ancora – su altri ambiti, considerati più urgenti, per recuperare il tempo perso durante la pandemia.

Ora è indispensabile proseguire con l’osservazione, per capire se l’aumento del consumo di alcolici sia destinato a permanere oppure se, sia pure lentamente, a essere riassorbito dal ritorno alla normalità. È fondamentale farlo – scrivono gli autori – così come è cruciale programmare interventi mirati almeno sui soggetti più a rischio, dal momento che metà dei decessi per patologie epatiche sono provocati dall’eccessivo consumo di alcol e le cirrosi alcoliche sono la prima causa di trapianto nel Paese.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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marco
marco
17 Dicembre 2024 15:21

Uno dei tanti danni provocati dalle “misure di contenimento”. E’ un’affermazione che può non piacere, ma è così e negarlo è privo di senso. Cerchiamo di non ricascarci mai più. Solo l’idea mi fa venire l’angoscia, anche se tra tutti i guai che personalmente ho avuto a causa di lockdown e simili per fortuna il mio consumo di alcol non è aumentato.

Fabiano Miceli
Fabiano Miceli
26 Dicembre 2024 15:46

Leggendo l’articolo non ho potuto evitare di pensare che che in tutto il Nordest i “forti bevitori” sono la stragrande maggioranza della popolazione.
15 bicchieri di vino la settimana qui da noi (FVG) sono una dose standard; io stesso raggiungo questi livelli, con un paio di bicchieri a pasto. Siamo certi che tali consumi individuino i “forti bevitori”?

Pino
Pino
31 Dicembre 2024 09:34

Chi può stabilire la quantità di alcool che una persona può assumere, in base a vari fattori come il peso l’età patologie ecc., il medico di famiglia? Chi può indirizzarci per una assunzione corretta? Lo chiedo perché personalmente non saprei dare una risposta corretta.
Ad. esempio, un bicchiere di vino a pasto, un po’ di grappa dopo un pasto importante, è considerato un comportamento a rischio?
In questi articoli, sarebbe meglio entrare bene nei dettagli, oppure non parlarne in modo superficiale e creare allarmismi fra chi fa un uso molto moderato dell’ alcool.
Grazie

Roberto
Roberto
31 Dicembre 2024 10:11

Dall’articolo: “assumevano fino a 15 bicchieri di alcolici a settimana o cinque al giorno…”

Ma che unità di misura è “il bicchiere”?!?
E poi “alcolici” cosa identifica? La birra è un alcolico e può avere anche solo 4-5 gradi, il vino 12-14, un distillato dai 40 in sù…

La mia misura è che con una bottiglia di rosso da 75 cl sui 13 gradi ci faccio tre pasti, con un prosecco sempre da 75 cl lo finisco in due volte e la birra, be’ quella d’estate non meno di 50 cl a pasto…

Detto questo, non ho capito se sono un “forte bevitore” o meno.

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