In riferimento all’articolo “Bere tanta acqua minerale come dicono gli spot, non fa stare meglio e non depura, è solo una bufala“, Mineracqua tiene a replicare che bere 1,5 o 2 litri di acqua al giorno fa bene. Ciò è innegabile e condiviso a livello scientifico in tutto il mondo, essendo il corpo umano composto per il 65% d’acqua e addirittura il 70,75% nei neonati. Di quale acqua nutrire il corpo è poi libera scelta di ciascuno.
Bisogna però avere consapevolezza che bere acqua potabile sia ben diverso dal bere acqua minerale, perché la minerale proviene da un giacimento profondo, protetto, incontaminato, e’ pura all’origine, ha caratteristiche chimiche costanti e stabilite per legge. L’ acqua potabile, per contro, può provenire da falde superficiarie o, come spesso accade, da fiumi o laghi, ed è sottoposta a trattamenti di potabilizzazione e di disinfezione. Spesso è contaminata da arsenico, come le cronache talvolta riportano, o da altri inquinanti. L’importante è che ogni cittadino sia ben informato per poi scegliere quanto e che cosa bere.
Mineracqua (Federazione italiana delle industrie delle acque minerali
Mineracqua replica al nostro articolo esprimendo un certo risentimento. Siamo contenti perché è difficile condividere le tesi speso tendenziose portate avanti dall’associazione. Anche questa lettera di poche righe è caratterizzata da informazioni scorrette e da un livello di superficialità incredibile.
Procediamo con ordine. A fronte degli studi e dei dati scientifici riportati in modo organico e puntiglioso nel nostro articolo dove si dice e poi si spiega che “Il fabbisogno giornaliero d’acqua varia da persona a persona e dipende dal clima o dall’ambiente esterno, dall’eventuale attività sportiva e dalle condizioni generali dell’organismo” citando diversi studi scientifici, Mineracqua dice che “1,5 -2 litri di acqua fanno bene” e per suffragare la tesi cita come fonte scientifica “tutto il mondo “!
L’aspetto più inquietante è l’accusa verso l’acqua di rubinetto “Spesso è contaminata da arsenico”. La malafede di queste parole è sin troppo evidente, perchè si dimentica che l’arsenico è presente in quantità minime (tali da non rappresentare un problema) anche in moltissime acque minerali , e che la gente non lo sa solo perchè i produttori non lo scrivono in etichetta. Formulare l’accusa nei confronti dell’acqua potabile di essere spesso contaminata dall’arsenico, vuol dire creare allarmismo. Mineracqua sa che il problema dell’arsenico eccessivo nell’acqua potabile riguardava 128 comuni 3 anni fa, poi diventati poche decine quasi tutti situati nel Lazio e non l’intera rete nazionale.
In ogni caso l’attacco all’acqua potabile è sconcertante, perchè Mineracqua dimentica gli incidenti capitati alle bottiglie di minerale in questi anni e la ricca collezione di messaggi pubblicitari ingannevoli che hanno convinto erroneamente milioni di consumatori ad abbandonare l’acqua di rete.
E poi non è vero che l’acqua minerale viene sempre estratta da falde profonde, ci sono decine di fonti che pescano a pochi metri sottoterra e registrano sovente qualche problema. Basterebbe sfogliare gli annali delle Asl della Regione Veneto e Lombardia per trovare decine di casi di contaminazioni microbiche e di contaminazione da sostanze estranee che hanno causato ritiri dal mercato. Infine bisogna ricordare gli incidenti di percorso dovuti all’uso per venti anni di bottiglie di plastica e tappi puzzolenti di PVC che rilasciavano facilmente plastificanti e monomeri appena saliva la temperatura, e gli scandali storici come quello della Perrier al benzene ritirata anni fa in tutta Europa.
La Pira Roberto
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Mineracqua tira fuori la storia dell’arsenico con modalità che sono vietate dalla legge, caro La Pira.
Basta guardare il regolamento sui claims e quello sulle etichette, non si può ammettere alcuna affermazione che getti ombra sulla sicurezza di altri alimenti (l’acqua del rubinetto in questo caso) per promuovere i propri (le acque minerali dei soci della corporazione).
Grazie, andate avanti così!
Nonostante sia d’accordo con la questione della reale necessità di bere 1,5-2 litri di acqua al giorno, trovo in realtà superficiale anche la risposta del dr La Pira.
La fine delle deroghe non ha sempre portato alla soluzione del problema. Parlo di una situazione a me vicina: nel mantovano ci sono alcuni comuni non serviti da acquedotto. I cittadini pescano acqua con pozzi privati e l’acqua contiene arsenico sopra i limiti di legge. Il comune non ha problemi, visto che non ha l’onere di fornire il servizio. Il problema però rimane per il cittadino che “si deve arrangiare” a dearsenificare l’acqua.
Sulla questione delle analisi riportate in etichetta delle bottiglie minerali, ricordo che l’arsenico non c’è, come non ci sono molti altri elementi che fanno parte delle analisi prescritte per le acque potabili dal dlgs 31/01. Le analisi però vengono effettuate sia dalle ditte che imbottigliano sia dalle aziende alimentari che impiegano acqua in produzione con frequenze ben stabilite e (credo) ben superiori a quelle dei comuni.
I comuni, invece, con che frequenza effettuano analisi sulle acque fornite ai cittadini? Il laboratori sono accreditati? Perché non le rendono pubbliche?
Mi sarebbe piaciuto leggere un articolo più obiettivo. Sinceramente la polemica in corso tra ilfattoalimentare e Mineracqua mi interessa poco.
saluti
m
Caro Mauro,
sono davvero tanti anni che Mineracqua vergognosamente instilla dubbi sulla sicurezza delle acque potabili solo per riuscire a vendere qualche bottiglia in più…la pubblicità delle acque minerali è seconda solo a quella delle automibili.
una fa bene perchè ha tanti sali
una fa bene perchè ha pochi sali
ma???
una fa bene perchè ha poco sodio, ma bevendo 2 litri di quell’acqua rispetto a un’altra (o a quella del rubinetto) si risparmia sodio in una quantità presente in un paio di grammi di prosciutto, o in mezza oliva.
È una vergogna. Perchè semplicemente non vendono la loro acqua solo perchè, per alcuni, è più gradevole?. Sarebbe forse troppo serio per loro?
Per quanto riguarda le analisi, a Roma ad esempio, si prelevano oltre 8000 campioni l’anno, per un totale di 300.000 analisi. E i risultati? sono pubblici, basta avere la voglia di andare a cercarli (o chiederli all’azienda) Non conosco tutti i comuni, ma la stragrande maggioranza sono in linea…
beh…
che dire…
Grazie Roberto La Pira