acqua bottiglia

acqua minerale bottiglia plastica“Se sei italiano di certo bevi acqua minerale”. Un’affermazione che sintetizza il primo e fondamentale componente del valore socioeconomico del consumo di acqua in bottiglia emerso dalla ricerca condotta dal Censis intitolata appunto “Il valore sociale rivelato del consumo di acque minerali”, datata febbraio 2018. Secondo l’indagine il 90,3% degli italiani consuma acqua minerale e il 79,7% ne beve almeno mezzo litro al giorno.

In valori assoluti, i consumatori di acqua minerale sono oggi in Italia 49 milioni, contro i 41 milioni di venti anni fa: sono cresciuti quindi di quasi 8 milioni, pari al 19% in più. Ognuno di noi mediamente beve 206 litri di acqua imbottigliata l’anno: siamo i primi in Europa (dove la media è di 106 litri a testa) e i secondi al mondo, dietro ai messicani (244 litri). Tutti sanno che bere fa bene alla salute e quindi non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi se non fosse che… stiamo parlando di acqua in bottiglia e questo fa un po’ meno bene a noi e all’ambiente.

In Italia la rete idrica riesce a raggiungere il 99% della popolazione, un grande risultato se si considera che in Europa l’11 per cento dei cittadini deve ancora far fronte a problemi di scarsità di acqua potabile, con la Romania fanalino di coda, dove soltanto il 57% dei cittadini ha accesso all’acqua potabile.

Da noi il problema è che  i cittadini hanno un’enorme e infondata diffidenza verso l’acqua del rubinetto. Infondata perché l’acqua di rete è buona e sana: inodore, incolore, insapore, limpida, fresca e aerata, priva di microrganismi patogeni e di sostanze nocive, e sicura grazie ai controlli severi previsti dalla normativa (300 mila controlli all’anno da parte dei gestori e delle autorità sanitarie). Stiamo parlando di controlli con limiti più stringenti per alcuni parametri rispetto a quelli per le acque in bottiglia. Lo stesso cloro disciolto in acqua ne garantisce la purezza microbiologica durante tutto il percorso, e può essere eliminato mettendo l’acqua in caraffa un po’ di tempo prima.

acqua bicchiere donna salute vetro
L’acqua potabile del rubinetto subisce una gran numero di controlli molto severi, con limiti molto più stringenti dell’acqua minerale

Sulle acque minerali  e anche su  quelle di sorgente che gli anglofoni chiamano “spring water” e i francofoni  “eau de source”, è  tassativamente vietato operare qualsiasi trattamento chimico tale da alterare la composizione: l’unica deroga è l’eventuale aggiunta di anidride carbonica per renderle gassate. L’acqua minerale devo essere batteriologicamente pura, priva di agenti inquinanti e viene imbottigliata così come sgorga dalla sorgente. Le normali acque potabili del rubinetto invece provengono sia da pozzi, sia da falde superficiali, da fiumi o da laghi e possono essere sottoposte a trattamenti di potabilizzazione. Il costo è assolutamente conveniente  (un litro costa 0,1 centesimi di euro contro i 20 centesimi di quella in bottiglia,  200 volte di più).

Da ultimo, bere acqua del rubinetto come quella dei tantissimi “fontanelli” pubblici sparsi nelle città, significa evitare che milioni di bottiglie di plastica vengano immesse nell’ambiente e risparmiare tonnellate di petrolio utilizzate per la produzione. C’è poi il problema del trasporto da considerare . “Le acque prodotte in Nord Italia vengono vendute al sud e viceversa, una marca viaggia per oltre 700 chilometri. E lo fanno su gomma, ovvio. Solo il 18 per cento usa il treno” sostiene un rapporto di Legambiente.

Il materiale plastico di cui si compone una bottiglia di acqua minerale è il polietilenetereftalato (PET): per produrne un chilo (che dà origine  a 25 bottiglie da 1,5 litri) sono necessari 17,5 litri di acqua e 2 chili di petrolio. I tappi sono invece realizzati con poliolefine, come il polipropilene e il polietilene, plastiche sicure che però secondo recenti studi sono state rilevate in grandi quantità sotto forma di microplastiche nell’acqua imbottigliata.

plastica, mare, inquinamento
Le poliolefine, come quelle dei tappi delle bottiglie dell’acqua minerale, sono le plastiche più diffuse nel Mar Mediterraneo

C’è di più: secondo Greenpeace, le poliolefine rappresentano il primo e più frequente rifiuto che contamina le acque del mediterraneo. I risultati diffusi dall’Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova (ISMAR), dall’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e da Greenpeace Italia sono il frutto dei campionamenti nelle nostre acque realizzati durante il tour “Meno Plastica più Mediterraneo” dalla nave dell’associazione, la Rainbow Warrior.

Tra gli obbiettivi principali della campagna di monitoraggio vi era la valutazione dell’estensione dei rifiuti di microplastica nel Mar Mediterraneo e lungo la costa italiana, il bioaccumulo di microplastiche nella catena alimentare (partendo dal plancton fino ad arrivare a macroinvertebrati e pesci) e, infine, indagare sulla composizione delle particelle presenti nell’acqua e negli organismi. I risultati non sono  confortanti: nelle acque marine superficiali italiane si riscontra un’enorme e diffusa presenza di microplastiche comparabile ai livelli presenti nei vortici oceanici del nord Pacifico, con i picchi più alti rilevati nelle acque di Portici (Napoli), ma anche in aree marine protette come le Isole Tremiti (Foggia).

Entrando nel dettaglio, sono stati trovati pezzi di plastica in tutte le stazioni campionate, con prevalenza di particelle molto piccole (di dimensione tra 1 mm e 5 mm) e il polietilene ha rappresento il polimero più frequentemente riscontrato (nel 52% dei casi), seguito da polipropilene e viscosa (17%), EVA (6%) e polistirene (3%). Non sorprende che ai primi posti vi siano poliolefine come il polipropilene (PP) e il polietilene (PE) in quanto proprio questi materiali sono abbondantemente usati come materiale da imballaggio, immediatamente eliminato dopo un breve periodo di vita utile. Proprio come i tappi di bottiglia.

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Vittoria Mottolese
Vittoria Mottolese
10 Maggio 2018 15:33

Molto interessante!
Complimenti x la chiarezza espositiva, ma non avete trattato del calcare che (quando faccio bollire l’acqua) si deposita si deposita nella pentola

Roberto La Pira
Reply to  Vittoria Mottolese
10 Maggio 2018 15:59

Ma questo non è assolutamente un problema, anzi è la caratteristica di ogni acqua, tutte le acque hanno il calcare compreso le minerali !

Giovanni
Giovanni
Reply to  Vittoria Mottolese
11 Maggio 2018 13:53

E la sabbia? E la ruggine? e tutti gli altri contaminanti presenti nelle acque, anche quelli sono normali nelle acque minerali?
La depurazione delle acque è inutile se poi le tubature che la portano nei rubinetti delle case dono vecchie e cadono a pezzi.
oltre al fatto che dipende dalla qunatita di calcare, e non solo la presenza.
vivevo a Milano ed attualemtne vivo in Olanda,
in italia cambiavo filtri del rubinetto e doccini ogni 2 mesi, ora se non pulisco la doccia per 2 mesi quasi nemmeno ho gli aloni bianchi.
Ora si che bevo acqua dal rubinetto, tutti i giorni.
La soluzione per ridurre l`inquinamento della Plastica? facilissimo, basta fare come in Germania o anche qui in Olanda, stazioni di riciclo in ogni supermercato, ogni bottiglia di plastica 0,25€ se la riporti. stessa cosa con il vetro.

Roberto La Pira
Reply to  Giovanni
11 Maggio 2018 17:10

I filtri vanno puliti periodicamente ma questo è correlato alla quantità di sali minerali presenti, succederebbe la stessa cosa se dal rubinetto uscisse un’acqua minerale della stessa categoria ( minerale, oligominerale ecc.)

Marialuisa
Marialuisa
12 Maggio 2018 10:56

Qui a Brescia è da anni che ormai si sente parlare dell’altissimo livello di inquinamento da PCB e diossine presenti nel nostro terreno… inquinamento che arriva fino si nostri acquedotti. Pare sia addirittura pericoloso farsi la doccia!

Roberto La Pira
Reply to  Marialuisa
12 Maggio 2018 15:51

In certe località italiane la situazione può essere critica e sono d’accordo, ma nella stragrande maggioranza dei casi non è così per cui giustificare un consumo record pari a 12 miliardi di litri l’anno è difficile.

Alberto
Alberto
14 Maggio 2018 16:05

Perché non si torna al vetro? Non sarebbe la soluzione definitiva?
Lo si usa ancora per il vino e la birra, perché non usarlo anche per le acque minerali?
Naturalmente con il vuoto a rendere nei supermercati.
E questo vale anche per il latte, i vasetti di yogurt e mille altre cose.
Qual’è il problema? Io non capisco…

Roberto La Pira
Reply to  Alberto
14 Maggio 2018 16:11

Costa di più e i supermercati non amano gestire le bottiglie vuote!

Alberto
Alberto
Reply to  Alberto
15 Maggio 2018 14:12

Buongiorno.

Basterebbe una legge che vietasse l’uso della plastica per certi usi e tutto sarebbe risolto. Evidentemente non si vuole affrontare il toro per le corna!

E’ come con l’evasione fiscale. Quale sarebbe il modo più semplice per ridurla drasticamente? Abolire il contante. Al giorno d’oggi la tecnologia lo consentirebbe. Il telefonino (o, in alternativa, un altro dispositivo dotato di SIM) fungerebbe da portafoglio elettronico, e tutti i pagamenti sarebbero immateriali e perfettamente tracciabili. Perché non si fa e dobbiamo sorbirci di tanto in tanto le notizie con l’ammontare dell’evasione in Italia? Evidentemente perché non si vuole farlo! Semplice. Il fatto è che, dopo, il re sarebbe nudo, e non ci sarebbero più scusanti agli sprechi e alle sperperi dei soldi dei contribuenti.

E’ inutile girarci intorno. Non si può pretendere che le persone cambino drasticamente le loro abitudini e, nel caso specifico, si mettano a bere acqua potabile invece di quella in bottiglia. L’uomo non sarà mai capace di autolimitarsi. Certe cose vanno imposte.

francy
francy
15 Maggio 2018 09:25

Articolo molto interessante. Io vivo a Milano e da anni ormai acquisto bottiglie di vetro. Me le faccio portare direttamente a casa e poi la settimana successiva si riprendono i vuoti e mi lasciano le bottiglie nuove. Hanno un costo leggermente più alto, certo, però la qualità è differente e si sente. L’acqua che esce dal rubinetto della cucina purtroppo riesco a usarla solo per cucinare.

Vale
Vale
22 Maggio 2018 17:47

A Roma l’acqua del rubinetto è buonissima. Sono anni che non compro più le bottiglie. Mi risparmio anche una fatica non indifferente. In certi posti in Italia comunque il sapore lascia molto a desiderare e posso capire chi preferisce quella in bottiglia.

Roberto La Pira
Reply to  Vale
22 Maggio 2018 17:57

Ma se a Roma l’acqua è buona come pure a Milano perché si vende così tanta acqua minerale? Forse i gestori della rete dovrebbero imparare a fare comunicazione, anche se io dubito che si voglia davvero fare “concorrenza” alla minerale

daniela laudati
daniela laudati
22 Maggio 2018 18:50

Berrei volentierissimo l’acqua del rubinetto, anche perchè portarla “a mano” dal supermercato e su fino al 3° piano non è proprio un divertimento. Il fatto è che lo specialista dell’osteoporosi mi ha ordinato di bere un’acqua minerale ricca di calcio !

Roberto La Pira
Reply to  daniela laudati
22 Maggio 2018 21:40

Prima però controlli quanto calcio contiene l’acqua del rubinetto .I valori sono a indicati in tutte le città sui siti o presso la sede dell’acquedotto

daniela laudati
daniela laudati
Reply to  daniela laudati
23 Maggio 2018 06:44

Purtroppo leggendo le analisi di Veritas ci sono tutti i valori possibili, tranne il calcio, nell’acqua che bevo (malvolentieri, non ha buon sapore) il valore è 390, un balsamo per le mie povere ossa !

Giulio
Giulio
23 Maggio 2018 11:52

Fino agli anni 80 il mercato dell’acqua era prevalentemente legato alla bottiglia in vetro, quasi tutto vuoto a rendere. Purtroppo le scelte del mercato italiano hanno portato ad eliminarlo dalla grande distribuzione, relegandolo al solo servizio del mercato Horeca (bar e ristoranti) e al porta a porta degli specializzati di questo settore, in declino a causa della poca remunerabilità.
Se ci spostiamo appena fuori dei nostri confini scopriamo che in Austria invece usano ancora molto il vetro a rendere e i supermercati si sono attrezzati per gestirlo, favorendo la cultura del riciclaggio.
E come diceva un’altra persone, hanno anche attivato un servizio per incentivare il recupero delle plastiche.
Si può fare, basta volerlo!

ezio
ezio
25 Maggio 2018 12:51

Per rendere maggiormente biodisponibile il carbonato di calcio presente nell’acqua, sarebbe utile aggiungere del succo di limone, per il contenuto di acido citrico che trasforma il carbonato in citrato, una forma organica più assimilabile del carbonato inorganico.
Poi nell’acqua del rubinetto non perfetta nel gusto, un po’ di sapore limone come si faceva una volta, coprirebbe anche gusti/odori estranei poco graditi.

Rita Corona
Rita Corona
28 Maggio 2018 20:04

Quando provo a chiedere acqua del rubinetto nei ristoranti
1° mi guardano come una pezzente con il disprezzo che trasuda da tutti i gesti
2° negano di potermela dare per non so quale Legge ( che mi pare esista davvero ! )
3° adducono le più svariate scuse (tipo dovrei avere l’ impianto apposito … “E’ vero ? )
e se insisto si offrono di regalarmi la bottiglietta di minerale (o i più micraniosi un bicchiere ! ) pur di non contagiare gli altri clienti con le stesse pretese . Persino le bottiglie grandi pare siano vietate ai ristoratori !
Vi risulta che ci sia un fondo di verità ? ( Purtroppo mi pare di sì ) Mi piacerebbe saperlo . Grazie
Inoltre da una ricerca di Greenpeace risultava che :
l’ impennata dei consumi in Italia è coinciso con un aumento della pubblicità e per ogni m3 di acqua alla fonte , togliendo tutte le spese , il guadagno di chi la imbottiglia è di 800 volte ! … a buon intenditor

Rita
Rita
28 Maggio 2018 20:09

Esiste una legge che obbliga i ristoratori italiani a servire acqua solo nelle bottigliette ?