Barilla, dopo avere contribuito come socio Aidepi alla più costosa campagna pubblicitaria nel settore alimentare del dopoguerra (costo complessivo 10 milioni di euro) per promuovere un grasso tropicale (!), volta le spalle ai compagni di cordata riuniti intorno al sito “olio di palma sostebile”. Dopo avere annunciato il mese scorso di avere in assortimento 32 prodotti già privi di olio tropicale e 5 biscotti in fase di cambiamento, ecco arrivare il nuovo biscotto Buongrano. Cartelloni giganti esposti nelle vie di Milano e Roma insieme a totem giganti nell’atrio delle stazioni ferroviarie mostrano i nuovi biscotti affiancati dalla scritta senza olio di palma!
Il nome “Buongrano”, è stato scelto forse perché il frumento è di qualità superiore rispetto agli altri, o magari perché è il nuovo biscotto della svolta di Mulino Bianco che ha deciso di abbandonare l’olio di palma con il gravoso carico di grassi saturi? Si direbbe che Guido e Paolo Barilla, dopo aver investito molto denaro per difendere l’olio tropicale, abbiano gettato la spugna. I due fratelli per non essere divorati dalla concorrenza sono tornati sui loro passi abbandonando il mediocre grasso tropicale. In questa vicenda un ruolo determinante è stato giocato anche dai consumatori che hanno dirottato la scelta su altri marchi.
Una certa influenza è stata assegnata anche al dossier dell’Istituto Superiore di Sanità sull’eccesso di grassi saturi assunti da ragazzi e bambini italiani. Insomma i fratelli sembrano essersi sulla retta via e hanno capito che i grassi tropicali sono un prodotto mediocre, proprio come hanno sempre sostenuto i grandi nutrizionisti italiani non legati alle aziende alimentari come Carlo Cannella e Oliviero Sculati.
In questa situazione, dove l’azienda leader di mercato insieme ad altre cambia idea e abbandona gli ex amici di sostenitori del grasso tropicale, il folto gruppo di aziende che ruotano intorno al sito Olio di palma sostenibile continua a fare conferenze stampa. C’è da pensare che ormai questo gruppo sia sostenuto più dai produttori malesi e indonesiani,che dalle industrie dolciarie italiane. Qualcuno sostiene che se Barilla continuerà con questo percorso presto vedremo Antonio Banderas mentre spiega alla gallina Rosita perché Mulino Bianco ha abbandonato l’olio di palma.
Roberto La Pira e Dario Dongo
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Pecunia non olet ovvero: Marketing.
Sicuramente il marketing conta non poco, per intercettare quella quota di clienti che si interessa alla questione . Non per niente è un biscotto “doppiamente salutista” visto che e’ pure integrale 🙂
Clienti che lo troveranno buonissimo solo per averne letto l’etichetta.
Tutti gli altri continueranno ad acquistare la solita produzione.
Ma quanto costa ? Piu’ o meno degli altri ?
Perché poi se ci si fa qualche soldino extra grazie a chi trova corretto pagarli “il giusto” ..
Bene, battaglia vinta, alla prossima 🙂
Secondo voi a Barilla, così come tutte le altre aziende alimentari, sono passate a pubblicizzare il fatto che non ci fosse olio di Palma solo per questioni etiche, di salvaguardia dell’Orangotango, di salute etc etc?? l’hanno fatto solo ed esclusivamente per questioni di marketing! il “Senza Olio di Palma” fa vendere alla grande!
Interessante articolo… peccato che non venga specificato il vero motivo per il quale le aziende ORA si stanno allontanando dell’olio di palma. Era da menzionare il rapporto dell’EFSA e delle sostanze cancerogerene pubblicato qualche mese fa. Come potrebbe Barilla ignorarlo?
Sarebbe interessante leggere se si tratta di reale farina INTEGRALE o farina di grano tenero (00) mescolata a cruschello, che è ben altro. Scommettiamo la seconda?
La seconda, confermo
Pensate veramente che Gentilini, Di Leo, Colussi e altri abbiano tolto il palma per amore della salute e dell’ambiente?
Pensiamo che abbiano capito subito che era una mossa sbagliata opporsi alla nostra petizione e che esistevano buone ragioni per togliere il palma . Altri invece hanno invece seguito cattivi consiglieri e uomini del marketing dalla visione limitata che speravano di farcela con 10 milioni di pubblicità e tante bugie
Entrambe le cose, non ha importanza, conta la sostanza ed è certamente una informazione utile.
Bravo Claudio. Invece di stare qui a lamentarci se è o no marketing complimentiamoci con noi stessi consumatori che pretendiamo i nostri diritti e principi
E’ corretto indicare in etichetta che il prodotto è “senza olio di palma”?
Sì, è un’informazione ai consumatori
Un motivo in più per boicottarli.
Posso ipotizzare (come già commentato in un altro articolo sul medesimo argomento) che la ragione per cui Barilla non ha abbandonato subito l’olio di Palma è dovuta al fatto che – rispetto a una Colussi e altri marchi a distribuzione prettamente locale – i contratti di olio di palma di Barilla saranno stati sicuramente bloccati da una regolamentazione internazionale e per periodi lunghi. Le ritorsioni in campo internazionale che una Barilla può subire non riguardano chi si muove solo in Italia.
La presenza ubiquitaria di un marchio prestigioso come Barilla ha giocato in questo caso contro gli interessi dei consumatori italiani.
Mi piacerebbe meno giustizialismo in queste pagine, stiamo parlando di cose serie tra cui 8000 posti di lavoro in Barilla.
Se il suo errore ci ha irritato proprio per il credito che Barilla ha, ora accettiamo, alla luce di questa ipotesi, il fatto che sia sopravvissuta alla tempesta e abbia reagito come desideriamo. Se fosse morta, avremmo subito la colonizzazione di industrie straniere che sono sicuramente meno sensibili di loro.
Personalmente non sono comunque soddisfatto della situazione dolciaria italiana: non sono contento che vengano usate margarine vegetali nella pasta frolla, preferirei che aumentassero i prodotti che usano burro; basterebbe da parte di noi consumatori farne un uso più moderato, è una nostra responsabilità anche quella!
macchè burro e burro… Olio di oliva extra vergine dovrebbero usare, esclusivamente..
molto esplicativo ed interessante l’articolo, ma purtroppo ritengo che la battaglia sarà davvero vinta nel momento in cui TUTTI i prodotti Barilla saranno privi di olio di palma, altrimenti io vedo solo un’ azione di Marketing pura.
Con questa campagna la gente ricomincerà a pensare che i prodotti Barilla sono salutari… comunque meglio di niente! Bravi
Sono sempre i consumatori che decidono tutto. Abbiamo una grande arma in mano e molti non se ne rendono conto. E’ il nostro carrello della spesa che muove tutto. E’ molto probabile che Barilla non avrebbe cambiato rotta se non avesse visto una contrazione delle vendite!
Siamo proprio certi che non usino più l’olio di palma?
In che modo il consumatore è in grado di distinguere se c’è olio di palma, di colza, di girasole, di mais etc…..
Esiste un organismo di controllo che certifichi il prodotto o ci dobbiamo fidare della parola dei vari “Barilla” che fino ad ora non si sono minimamente preoccupati della salute della gente.
Io personalmente mi fido di gente come “Alce Nero” che da un trentennio produce alimenti di qualità e biologigici.
Dei voltagabbana dell’ultima ora, che per paura di perdere fette di mercato diventano salutisti, ne faccio volentieri a meno.
Mauro, ottimo commento, sono d’accordo con te. Vale lo stesso discorso anche per Giorgio Armani.