Può capitare, talvolta, di leggere diciture sulle etichette che possono sembrarci ingannevoli o ambigue. A volte sono le stesse denominazioni dei prodotti a generare confusione in consumatori e consumatrici. È capitato per esempio a un lettore leggendo il nome “caprino di latte vaccino” su un formaggio a marchio Nonno Nanni. Di seguito la lettera giunta in redazione con la risposta dell’azienda
La lettera sul caprino di latte vaccino
Buongiorno,
Ho comprato all’Ipercoop di San Giovanni Teatino (Chieti) una confezione di Caprino di latte vaccino a marchio Nonno Nanni convinto di acquistare un prodotto in cui il latte di capra fosse in percentuale maggiore rispetto al latte vaccino. Invece a quanto pare non vi è traccia di latte caprino. Questa dicitura, dal mio punto di vista, non è accettabile poiché genera confusione nel consumatore. Quale è la vostra opinione?
Antonio
La risposta di Nonno Nanni
Abbiamo letto la segnalazione che ci avete trasmesso, nella quale un consumatore afferma che la dicitura “Caprino di latte vaccino” a marchio Nonno Nanni genererebbe confusione rispetto alle caratteristiche del prodotto, poiché lo avrebbe indotto ad acquistare il formaggio nella convinzione che contenesse latte di capra in una percentuale maggiore rispetto al latte vaccino, quando in realtà detto prodotto non contiene latte di capra.
In primo luogo ci dispiace che siano state interpretate in modo non corretto le caratteristiche del nostro prodotto. Rileviamo tuttavia che la dicitura “Caprino di latte vaccino”, riportata con grande evidenza grafica in etichetta, descrive in modo chiaro le caratteristiche e la composizione del formaggio, senza generare ambiguità.
Il termine “caprino”, infatti, nell’uso corrente e per prassi ormai consolidata, non indica solo il formaggio realizzato con latte di capra, bensì un determinato tipo di prodotto lattiero caseario con peculiari caratteristiche – in termini di colore (bianco), di forma (cilindrica), di consistenza (molto morbida) e di tecnologia di produzione impiegata – che può contenere anche esclusivamente latte vaccino, o ovino.
Svariati caprini industriali presenti sul mercato della grande distribuzione è infatti prodotta solo con latte vaccino e adotta la medesima dicitura “caprino di latte vaccino”.
Cosa dice la normativa
Le Autorità competenti (Corte di Cassazione e AGCM) si sono già puntualmente espresse sulla correttezza di tale dicitura, ritenendo che la parola “caprino” accompagnata dalla chiara indicazione dell’origine (vaccina) del latte, sia da ritenersi legittima. È stato in particolare sottolineato che la dizione “Caprino di latte vaccino” lascia chiaramente intendere che il sostantivo “Caprino” indica un determinato tipo di prodotto e non si riferisce alla presenza di latte di capra, in quanto seguito dalla specificazione, agevolmente leggibile e di inequivoco significato “di latte vaccino”.
Ad ulteriore conferma della correttezza della locuzione, rileviamo infine che il “caprino vaccino” lombardo e il “caprino presamico (di latte vaccino) di Supino” laziale, sono stati recentemente inseriti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (P.A.T.) nei rispettivi elenchi regionali, come da Decreto del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF) “Aggiornamento dell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali ai sensi dell’articolo 12, comma 1, della legge 12 dicembre 2016, n. 238 (XXV revisione)” dell’11 marzo 2025. Tale ulteriore riconoscimento appare quindi risolutivo della questione.
Rimaniamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento e porgiamo cordiali saluti.
Nonno Nanni
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Nonno Nanni




La sostanza e quella che conta….
Il caprino e’ caprino perche’ fatto con latte di capra. Altre sono imitazioni, foma cilindrica…colore.. etc ma poi il latte e’ diverso.
Non e’ una fregatura perché la dicitura. …” Di vaccino..” e’ esplicita ma comunque induce il consumatore non attento a prendere ugualmente quel prodotto, confezionato secondo legge ma corrispondente alle sue intenzioni di acquisto. …..!!!!
Da ex allevatore e produttore di formaggi con latte di capra affermo che la dicitura è giusta poiché la forma del prodotto è una forma nata con il latte caprino che riporta alla robiola oppure ai formaggi morbidi a base acida.
È altrettanto vero che se letta velocemente con superficialità porta a sbagliare d’altronde la possiamo chiamare ” Strategia di mercato “
Tale dicitura è forviante come la dicitura stessa il latte Caprino è di Capra. Il vaccino è di mucca. X questo lo vedo fuorviante anche x i Signori giudici (forviati dalla parola Caprino) Non esatta alla definizione Caprino Xche non esiste il Caprino Vaccino.Xquesto forviante in lingua italiana. Potrebbe incorrere in truffa alimentare.
La risposta è insoddisfacente e non cita il fatto che vengono vendute anche confezioni pressoché identiche (al netto della scritta VACCINO IN CAPRINO). Più volte ci sono cascato anche io ed i commessi del supermercato.
Sarebbe opportuno almeno cambiare confezioni e colori per rendere più evidente la differenza che è fondamentale dove ci sono intolleranze.( Mia moglie)
A parte il fatto che e’ stato spiegato da non capirci nulla,in pratica non e’ fatto con latte di capra… ho solo capito questo,..comunque un responsabile mai……….firmato……. “”””nonno nanni””””””(vattelapesca) non so se comprero’ ancora lo stracchino ” nonno nanni” ultimamente e’ troppo salato.
Saluti
Denominazioni ingannevoli
Non compro più formaggi di produzione industriale. SONO E SIAMO STUFI!!
Caprino con latte vaccino…
Ho 76 anni, e quando ero bambina amavo molto questi tomini, che si chiamavano ‘ caprini ‘ ed avevano esattamente questa forma e questa confezione, ed erano di latte vaccino. Allora non so chi li produceva, non so da quanto tempo, magari già da anni, perché li conoscevano tutti, comunque parlo con certezza degli anni ’50 del secolo scorso.
Prima di indignarsi per la frode commerciale, sarebbe meglio informarsi, magari parlando con vostra nonna.
Se non ricordo male anche in quel caso però cambiarono la denominazione commerciale
Tanto peggio per Nonno Nanni perché io e mia moglie abbiamo evitato di acquistarlo fino ad oggi in quanto avendo il figlio allergico al latte di capra, alla sola lettura veloce (come sempre avviene con la spesa fatta a tempo di record) della indicazione “caprino”, ce ne siamo sempre tenuti alla larga. Ma a parte ciò, il latte di capra è o no più ricercato in quanto l’animale da cui proviene e numericamente inferiore e quindi il prezzo del manufatto sì alza per tali ragioni?
Una capra buona produttrice arriva sui 900 litri di latte all’anno, una vacca a più di 10.000.
Le capre allevate in Italia sono poco più di un milione (con una produzione grossomodo di 1,1 milioni di tonnellate), le vacche circa 2,5 milioni (con una produzione di circa 12 milioni di tonnellate, che non è sufficiente, tant’è che ne importiamo).
Il prezzo non è fisso, ma possiamo dire che alla stalla il latte di capra viene pagato da 1,35 a 1.65 euro al litro e quello di vacca da 0,55 a 0,60 euro.
Più che dalla numerosità dei capi, la differenza di prezzo trova giustificazione nella differenza dei costi: una vacca costa intoro ai 1.000 euro, una capra non meno di 300 euro; com’è intuititivo sono nettamente diversi il consumo di alimenti e le dimensioni delle stalle.
Questo va bene ma latte di soia no perché non è fatto con il latte animale. Assurdo
Si deve fare la spesa con un consulente di lingue ed espressioni regionali locali.
Meglio cambiare fornitore…..pensare che “nonno nanni” fa’ riferimento ad espressioni antiche ed usuali, quando CAPRINO significava “di capra”….e VACCINO di vacca…
In Italia non esiste una agenzia terza (anche dello Stato) che fa divulgazione merceologica, commerciale e nutrizionale. Tale attività è svolta dall’ pubblicità dei produttori e dai pochi esempi dati da: il fattoalimentare.it, Indovina chi viene a cena, Altroconsumo.
Il problema è la differenza del bacino di consumatori raggiunto e la forza della ripetizione seriale.
Un lettore ha scritto: “…io non compro nulla di quanto pubblicizzato…”, quindi compra solo sul mercato locale. Non è una soluzione alla portata di tutti per organizzazione familiare, spesa, aggiornamento merceologico, ma potrebbe essere una strategia di sicurezza alimentare del MASAF, intrapreso con i mercati dei produttori e poi conclusa li con l’abbraccio a Coldiretti.
La dicitura è corretta perché questo formaggio è nato così ed è sempre stato fatto con latte vaccino. Tra l’altro prima ancora (forse) di Nonno Nanni era un nome di marca Cadermatori.
Si chiama caprino perché ricorda nella forma certi formaggi di capra.
Solo quelli che vivono nelle città e pensano che esistano le mucche lilla posso intendere altro rispetto al termine utilizzato, tanto più se è specificato l’impiego di latte vaccino
Addio lingua italiana.