Birra Corona Extra

Corona Extra, la birra dal tocco esotico simbolo del Messico, adesso è prodotta in Cina nello stabilimento dell’AB InBev situato a Putian, nella provincia di Fujian. Quando in redazione è arrivata la segnalazione di un lettore arrabbiato non volevamo crederci, ma di fronte alle foto della birra Corona Extra comprata nel supermercato Esselunga a Milano con la dicitura “Prodotta da Anheuser-Busch InBev Sedrin Brewery Co. Ltd – Putian, Cina” ci siamo arresi.

Ma le novità non sono finite. La stessa catena di supermercati vende birra Corona Extra prodotta in Belgio e nel Regno Unito. La bottiglia è la stessa ma cambia la scritta sul retro: “Prodotta in Europa / Brewed in Europe: AB InBev UK Limited, 90 Fetter Lane, London, United Kingdom; InBev Belgium, Industrielaan 21, B-1070 Brussels, Belgium”. Attenzione, però: la bottiglia sull’etichetta frontale continua a riportare la scritta in spagnolo “La Cerveza Más Fina, Cervecería Modelo” e anche il disegno di una corona che richiama quella della cattedrale di Puerto Vallarta, in Messico. Da un punto di vista legale è tutto corretto, visto che sull’etichetta frontale non compare un riferimento diretto al Messico come luogo di produzione.

Birra Corona stabilimento Cina
Birra Corona made in Cina acquistata in supermercato Esselunga

La birra Corona è ancora messicana?

Il cambiamento è avvenuto perché La Cerveceria Modelo è ora del colosso statunitense-sudamericano Anheuser-Busch Inbev (che per ragioni fiscali ha sede legale in Belgio). Si tratta di una multinazionale che copre il 30% del mercato mondiale delle birre con 500 etichette fra cui: Bud®, Stella Artois® e Corona®. Il risultato è che il marchio per decenni sinonimo di ‘birra messicana’ ha cambiato continente trasferendosi in Cina e in Europa.  La scelta di spostare la produzione in Cina o in Europa risponde a logiche economiche — riduzione dei costi e ottimizzazione logistica — ma cambia radicalmente il senso del marchio. Adesso Corona è una birra che di messicano ha solo il nome.

La Corona Extra rimane ancora un marchio forte, riconoscibilissimo, con un immaginario che va oltre la semplice birra. Per i consumatori italiani la bottiglia di Corona evoca il sole, la sabbia, il lime inserito nel collo, il Messico e una sensazione di esotico. D’altro canto le descrizioni sui siti di supermercati e piattaforme online continuano a presentarla come “la birra messicana più famosa al mondo”. Nonostante il cambiamento di origine, il marketing e la pubblicità continuano a evocare spiagge oceaniche e il consumatore continua a pagare un prezzo spropositato.

Corona Extra IG
La Birra Corona prodotta in Cina e in Europa ha un prezzo ingiustificatamente elevato rispetto alle altre birre

Identità messicana, origine cinese

Quando la birra arrivava dal Messico, il prezzo poteva essere giustificato da trasporto, dazi e importazione. Oggi che è prodotta in Cina o in Europa il prezzo è invariato. Il marchio continua a sfruttare l’identità messicana, mentre la filiera produttiva è diventata globale. In questo contesto, è giusto chiedere trasparenza e coerenza: il consumatore deve sapere da dove arriva ciò che acquista, non solo cosa gli viene raccontato. Un litro di Corona Extra costa quasi il doppio rispetto alla Menabrea o alla Moretti pur avendo analoghe caratteristiche merceologiche. 

Questa discrepanza tra realtà produttiva e messaggio promozionale solleva dubbi di trasparenza e potrebbe configurare una pratica commerciale ingannevole, in violazione del Regolamento UE 1169/2011 e del Codice del Consumo (D.lgs. 206/2005). Per questi motivi abbiamo mandato un esposto all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria e all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. La trasparenza sull’origine reale e la coerenza tra pubblicità e filiera sono elementi essenziali di correttezza commerciale. Finché non verranno rispettati, resta la sensazione di pagare più il racconto che la birra.

© Riproduzione riservata Foto: inviate dal lettore, Corona via Instagram

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sergio
sergio
23 Ottobre 2025 11:44

questi sono i servizi che un lettore si aspetta da voi

Samantha
Samantha
23 Ottobre 2025 12:23

Sono astemia e, quindi, ignorante in materia, però mi viene un dubbio.
Le birre sono fatte a partire da malto d’orzo, luppoli e altre piante che vengono coltivate in giro per il mondo, ognuna con le sue caratteristiche (sapore, aroma, colore ecc.).
Immagino, quindi, che una birra messicana sia prodotta utilizzando orzo e luppoli messicani, i quali, dal punto di vista organolettico, sono diversi da orzo e luppoli europei e asiastici.
Se tutto questo è vero, allora abbiamo tre casi: 1) le nuove Corona hanno un gusto diverso, 2) mantengono il gusto importando orzo e luppoli dal Messico, 3) forzano il gusto usando aromi più o meno artificiali.
Il caso 1 mi sembra un rischio, perché gli acquirenti potrebbero non apprezzare il nuovo gusto e l’azienda perderebbe i clienti
Il caso 2 mi fa pensare che risparmiano da una parte per spendere dall’altra, perché orzo e luppoli vanno importati
Il caso 3 mi suggerisce che gli ingredienti di origine non hanno valore nella ricetta e, quindi, il luogo di produzione non ha davvero importanza.
Dato tutto questo ragionamento, mi chiedo quale scelta sia stata seguita dalla multinazionale.

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  Samantha
23 Ottobre 2025 13:31

@Samantha, il caso 3 e’ quello giusto…
O meglio quello che si avvicina di piualla realta, perlomeno per i marchi industriali di birra.
Standardizzare parametri quali: composizione dell’acqua, dei luppoli e dell’orzo (gli ultimi due anche facilmente importabili e trasportabili, soprattutto il luppolo) in modo da rendere il risultato finale indistinguibile dovunque sia stata prodotta la birra e’ uno scherzetto per questi colossi.
Pensate che buona parte della Guinness distribuita nel mondo (non in Irlanda!) proviene da uno stabilimento in Nigeria

Valeria Nardi
Reply to  Giuseppe
23 Ottobre 2025 14:11

Gentilissimo,
a noi risulta che tutta la birra Guinness distribuita in Europa sia prodotta in Irlanda. Solo uno dei prodotti, la Malta Guinness, una bevanda dolce analcolica è prodotta in Nigeria ma non è importata in Europa. Certo la Guinness fa parte della multinazionale britannica Diageo plc che ha stabilimenti in tutto il mondo.

Stefano
Stefano
23 Ottobre 2025 13:00

Ho letto l’articolo, e confermo l’origine cinese della Birra Corona. Come distributore del Veneto abbiamo ricevuto un camion Tir di birra Corona dalla AB INBEV, ma nessuno ci ha avvertito della novità e l’abbiamo pagata il solito prezzo di quando era veramente messicana. Vi invio l’etichetta

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Riccardo
Riccardo
23 Ottobre 2025 13:45

C’è di peggio: oggi ho trovato un dentifricio, il Pepsodent della Unilever, prodotto in Vietnam ma con tutte le diciture di legge in italiano, compreso il dettaglio dello smaltimento della confezione.
Una volta si doveva stare attenti alle imitazioni, oggi ai produttori stessi con l’unica variabile che, forse, i prodotti di Unilever sono meno pericolosi per la salue di quelli copiati. Forse….

graziano
graziano
Reply to  Riccardo
24 Ottobre 2025 12:52

dato che è fatto in vietnam la multinazionale è UNILEVEL !!!

Azul98
Reply to  Riccardo
24 Ottobre 2025 13:59

La Unilever è in tutto il Mondo,e ha distrutto Sumatra,per le sue Industrie.

daniele bellussi
daniele bellussi
23 Ottobre 2025 13:49

d’altra parte molte birre sono prodotte, per altri marchi, dalla Peroni, anche birre cinesi

Valeria Nardi
Reply to  daniele bellussi
23 Ottobre 2025 14:00

La Peroni fa parte del gruppo Asahi Breweries, Ltd.

Giorgio Chiodi
23 Ottobre 2025 14:38

Io capisco che l’alimentazione sia un argomento divisivo, come tanti altri , ma ciò che non capisco é il seguitare a disquisire sugli aspetti marginali, quando, per quanto concerne gli alimenti, dovremmo batterci tutti sulla loro veneficità per la salute pubblica. Ci sono migliaia di patologie incurabili, milioni di morti all’anno, milioni di interventi chirurgici, costi stratosferici sulla sanità di tutti i paesi, ma non sento nessuna autorità sanitaria e/o civile, chiedersi come non si modifichi in senso della salute tutte le culture del gozzoviglio che portano anzitempo le persone dal medico, in ospedale e al camposanto. L’alcol è uno dei veleni peggiori. Un fegato sano riesce a tollerare 50/60 grammi di alcol al giorno, (meno di mezzo bicchiere) ma ad essi bisogna sommare i grassi saturi, i trangenici , i bicchierini di superalcolici e gli zuccheri semplici. E’ un bombardamento continuo che il nostro prezioso organo sopporta male per alcuni anni, ma poi si ribella con la steatosi epatica, con la cirrosi, con il cancro. Anche chi pensa di alimentarsi bene, corre il pericolo di intasare questa preziosa ghiandola che sovraintende a numerosi processi vitali per la nostra salute. La stampa più sensibile ( come voi), dovrebbe attivarsi per un’informazione precisa, costante e critica , non verso le cose di poco conto, ma sul nocciolo dei problemi che investono la godibilità di una vita in salute.
Non credo sia un problema irrisolvibile per una medicina “d’eccellenza” e sul mio futuro saggio,(che pochi leggeranno) cercherò ancora di allertare la gente sul pericolo di una alimentazione spazzatura, ipercalorica, grassa e zuccherata, propedeutica per tutte le patologie conosciute e “trattata” per non guarire con altre molecole venefiche (farmaci) che fanno il resto del danno. Vedo amici, parenti e conoscenti morire ancor giovani senza che si erga una voce contraria all’approccio medico che anzi viene incensato! A quando la sveglia?

Luca CODELUPPI
Luca CODELUPPI
23 Ottobre 2025 14:44

Finché c’è gente che crede alle favole non credo che i brand che fanno il maggior fatturato abbiano problemi a raccontare ai consumatori le loro! Credere di avere un tocco di Messico in mano perché si beve dal collo della bottiglia (tipico da americano) dopo aver spinto lo spicchio di limone giù per il collo della bottiglia… … perché si fa così in Mexico…
A questo punto è giusto che chi crede alle favole paghi il suo attimo di mexican dream il doppio se non di più: l’effetto qualità della bevanda è dato più dall’illusione che dal prodotto.

Luca
Luca
Reply to  Luca CODELUPPI
23 Ottobre 2025 15:08

“effetto qualità della bevanda è dato più dall’illusione che dal prodotto”
Nel mondo dei VINI questo effetto è ancora più evidente

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/06/28/neurogastronomia-il-vino-costoso-e-piu-buono/

cccp
cccp
23 Ottobre 2025 15:11

Bevete la birra italiana che con tutta la birra prodotta in Italia non ne siamo carenti.

marina Caserta
marina Caserta
23 Ottobre 2025 15:34

Meno male che ho smesso di bere qualunque tipo di alcolici compreso la birra

Azul98
23 Ottobre 2025 16:31

Non lo sapevo nemmeno lontanamente, dato che non bevo più alcolici,se non raramente in occasioni particolari, ma della Corona che viene prodotta in Cina adesso non ne sapevo nulla, se trovo una bottiglia gli faccio una foto e ve la mando oppure vedo se è fatta in altre Nazioni. A proposito di Esselunga si sa dell’indagine che ha portato sotto inchiesta anche la catena dei supermercati oltre che della grande moda e i brand internazionali, che avevano appalti con piccole imprese in subappalto in cooperative dove lo sfruttamento era normalità per evadere gli extra-profitti che poi giravano in acquisti per le loro attività, uno scandalo che sta coinvolgendo i grandi marchi di della grande distribuzione e della moda,con un giro di milioni di euro.

Giovanni
Giovanni
23 Ottobre 2025 18:24

Anche la birra made in Cina, da male in peggio

Anna
Anna
24 Ottobre 2025 06:59

Ci martellano con la CO2, poi beviamo birra arrivata da un altro continente. Ne varrebbe ogni tanto la pena se avesse un gusto legato a clima e risorse di un certo luogo, ma è vero che il grosso degli umani non ha le papille gustative efficientissime che crede di avere

roberto pinton
roberto pinton
24 Ottobre 2025 11:49

Probabilmente qualcuno avrà visto gli spot della birra Kozel (“C’è un villaggio dentro”, https://www.youtube.com/watch?v=7dFj66woGII) in cui a causa della sospensione della corrente, un intero villaggio si precipita in bicicletta al birrificio per passare su generatori di corrente a pedali, consentendo così di non fermare la produzione.

Marchio, aspetto degli interpreti, architettura del villaggio, insegna del birrificio (Velkopopovicky Pivovar 1874) presentano con tutta evidenza un contesto mitelleuropeo.

La birra (almeno quella presentata in Italia) è invece prodotta da Peroni nello stabilimento nella zona industriale di Padova (tra via Prima Strada e via dell’industria) che produce, tra numerose altre, anche le birre Asahi Super Dry, Saint Benoit Ambree, Saint Benoit Supreme, Saint Benoit Tripel, Raffo, Pferden, London Pride e Golden Pride.

Niente Kozel (caprone), niente birrificio dal 1874, niente villaggio ceco, ma anche niente abbazie belghe (Saint Benoit), niente Londra (London Pride e Golden Pride), niente spirito moderno del Giappone (Asahi Super Dry) e proprio niente di “decisamente pugliese (Raffo).

gianfranco
gianfranco
27 Ottobre 2025 10:31

giusta segnalazione. sperando che davvero abbia un seguito

Carlo
Carlo
30 Ottobre 2025 18:06

La Nike è un’azienda Americana ma produce in Asia. Dolce e Gabbana ha anche produzioni in Asia. Fiat ha sede in Olanda.. la lista sarebbe infinita. Quello che Corona fa è garantire la qualita’ della birra, come se fosse prodotta in Messico. Anzi, fun fact! Corona cina è stata eletta come miglior qualita’ di Corona!

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