L’industria molitoria italiana trasforma ogni anno circa 6 milioni di tonnellate di grano duro in semola per produrre pasta, pane e altri prodotti da forno destinati al mercato interno e all’export. Ma da dove arriva il grano? Secondo quanto riportato da Italmopa, l’associazione dei mugnai industriali aderente a Confindustria, l’anno scorso la produzione nazionale si è fermata a 3,5 milioni di tonnellate. Questo significa che abbiamo importato 2,5 milioni di tonnellate di grano duro – pari a circa il 40% del fabbisogno – da Paesi come Canada, Francia e USA. Molti fanno finta di non sapere che si tratta di grano di altissima qualità, come sottolinea Italmopa in un comunicato riferito alla materia prima importata dagli USA, evidenziando la forte dipendenza dell’Italia dall’estero.
Questo avviene anche se l’immaginario collettivo associa gli spaghetti al grano duro coltivato in Italia. La nostra pasta è giustamente considerata un prodotto di eccellenza, ma è altrettanto vero che è sempre stata prodotta con grosse quantità di materia prima importata. Nonostante questo da anni Coldiretti insinua sospetti di contaminazione sul grano duro importato senza uno straccio di prova. Tuttavia, anche se non trovano riscontri nei controlli delle autorità sanitarie, le campagne della lobby riescono comunque a catturare l’attenzione di giornali compiacenti e di giornalisti privi di capacità critica che rilanciano regolarmente i suoi comunicati.

Il raccolto di grano duro
Il raccolto del 2025, secondo Italmopa, si preannuncia più favorevole, grazie all’incremento delle superfici coltivate e alle maggiori rese per ettaro. La produzione nazionale salirà a circa 4,36 milioni di tonnellate, con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente. Si tratta, sottolineano i mugnai, del miglior raccolto dal 2016. I dati regionali confermano il primato del Sud Italia nella produzione: Puglia prima con 950.000 tonnellate, seguita da Sicilia (800.000 t), Marche (580.000 t) ed Emilia-Romagna (450.000 t).
Sul piano qualitativo, il grano del 2025 mostra buoni risultati dal punto di vista sanitario e merceologico, anche se registra una riduzione del tenore proteico rispetto all’anno precedente, elemento che può influenzare la resa tecnologica in fase di trasformazione.
L’Italia, pur considerando la crescita attesa per il 2025, può ridurre la dipendenza dall’estero e valorizzare di più il grano nazionale garantendo un giusto prezzo agli agricoltori, ma non può certo fare a meno delle importazioni come qualcuno vuole fare credere. Il segreto della pasta italiana è sicuramente da correlare alla professionalità dei maestri pastai, ma anche alla materia prima scelta per produrre gli spaghetti.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare



Tutto a proposito della sovranità nazionale !
comincia a rompere questa “moda”. Applicano la dicitura “solo italiano” a ingredienti spesso presenti in quantità minima. Per esempio biscotti fatti con sola panna italiana , presente al 3% Tutte queste rivendicazioni (ormai fuori tempo) denotato un complesso d’inferiorità . Io sono italiano (per caso, mica l’ho scelto io) non mi sento né peggio, né meglio di altri. Un giorno quando ci saranno colonie spaziali…ci saranno dicitura.. 100%.GRANO TERRESTRE, FAGIOLI COLTIVATI DA MARTE.
Articolo fazioso e che non rispecchia la realtà.
Se le enormi superfici destinate alle coltivazioni per produrre alimenti per l’allevamento intensivo, fossero ridotte e in parte destinate all’alimentazione umana, non sarebbe necessario importare altro grano.
Basterebbe ridurre la produzione di carne che viene sprecata abbondantemente nella grande distribuzione.
Nell’articolo si descrive proprio la realtà. Poi si può benissimo essere contrari allo stato delle cose e volerlo cambiare. In questo articolo non parliamo delle risorse e di come potrebbero essere meglio indirizzate. Concordiamo con Lei sul fatto che molte terre coltivate producono foraggio e che quindi l’indice di conversione non è conveniente. Ne abbiamo parlato in diversi articoli.
L’articolo non è certo fazioso, se ricordo bene l’Italia raggiunse l’autosufficienza nella produzione di grano solo nei periodi di fanatismo autarchico, peraltro sfruttando in maniera eccessiva e poco efficiente i terreni agricoli.
Non ha alcun senso perseguire l’autosufficienza nelle produzioni agricole. Però si potrebbe smettere di esportare, magari mettendo dazi sulla pasta, sui vini, sui formaggi venduti negli Stati uniti
Anche il suo commento è fazioso. Differenza, è che lei ,come tutti noi, è ospite. Se i commenti servono per offendere, allora questo sito potrebbe fare come altri dove si legge e basta, e si prende così com’è…vero o no che sia. W l’educazione.
L’articolo asserisce che il grano importato è di ottima qualità. In base a quali parametri formulate questa affermazione.?
È noto che il grano coltivato in Canada e USA fa largo uso di fitofarmaci come il Glifosato, che mi risulta essere vietato in Italia e semi transgenici.
Second lei i migliori produttori di pasta al mondo che usano grano italiano di ottima qualità importano grano di qualità scadente o contaminato e lo pagano anche di più ?
Per chiarezza.
Il Glifosato sul grano NON è usato perché è un graminicida e seccerebbe il grano (una graminacea). E’ utilizzato sul mais (graminacea anch’esso) perché, tramite OGM, solamente ad alcune varietà, o cultivar, è stata conferita ‘resistenza’ al Glifosato.
Queste varietà sono state create dalla stessa ditta produttrice dell’erbicida, che è anche produttrice di sementi di mais.
Buongiorno dr Rossi volevo chiederle, quando parla di controlli fatti dalle autorità sanitarie, a che cosa si riferisce, controlli merceologici,analisi alimentari multi residuali, e di che tipo.Sa come matura il grano duro coltivato il Canada? Sa che cos’ è il glifosato? Sa perché viene usato in preraccolta nei paesi freddi come il succitato Canada?Il glifosato, è un erbicida sistemico non selettivo (totale) .in sintesi i l glifosato viene assorbito dalle foglie dei vegetali trattati e traslocato tramite il sistema linfatico a tutte le parti verdi delle piante comprese le radici e il seme.Il succitato erbicida viene utilizzato in Canada in pre raccolta perché le condizioni climatiche non consentono come succede in Italia una maturazione naturale ,utilizzando il glifosato in pre raccolta (anche se a basse dosi)si induce la pianta ad una maturazione artificiale bloccando la fotosintesi clorofilliana (effetto dell’ erbicida). Quindi i campi di grano trattati con il glifosato risultano contaminati da questo potente erbicida,che da studi effettuati risulta probabile cancerogeno.Un’ ultima domanda, ha mai avuto la possibilità di confrontare un’ analisi multi residuale di un grano duro pugliese con un grano importato? Le dichiarazioni dell’italmopa un’ associazione di categoria di parte possono essere secondo lei attendibili?io credo di no.Si rende conto che con il suo articolo sta screditando il duro lavoro di tanti cerealicoltori italiani?
Distinti saluti.
Alberto Ariano
Tutto il grano importato rispetta i limiti di legge come pure quello nazionale. Nessuno scredita il grano duro italiano che però copre il 60% del fabbisogno .Lei mi dovrebbe spiegare da dove dobbiamo importare la rimanente quota del 40%. Le dichiarazioni di Italmopa riguardano i numeri e credo che siano attendibili. Se il grano canadese come dice lei non va bene vuol dire che il 40% della pasta Italiana non va bene. Poi al supermercato si può scegliere la pasta fatta con 100% grano italiano che non vuol dire che sia esente da residui di fitofarmaci, ma che rispetta i limiti di legge. L’alternativa ? La pasta bio .
Ponendo che il livello qualitativo della pasta prodotta con grano nazionale sia del 100%, la domanda che un produttore intellettualmente onesto dovrebbe porsi è: abbassare la qualità o incrementare la produzione del grano nazionale, soprattutto se se ne fa un segno distintivo.
La realtà è un’altra. L’industria alimentare sacrifica scientemente la qualità per la quantità. Tanto il consumatore si breve qualsiasi baggianata il marketing proponga.
Ribadisco un concetto che a lei forse sfugge ma è noto a tutti gli addetti ai lavori: la qualità del grano importato è elevata.
Concordo
La filiera di produzione di grano italiano di qualità esiste ma è soffocata dall’ importazione di grani a basso costo , altro che qualità superiore! A breve tra i costi di produzione e i ricavi bassi i nostri pastai potranno comprare solo il loro grano di “qualità” . Esistono filiere di grano e di pasta in Italia di altissima qualità che vengono soffocate dalle multinazionali dei pastai che rovinano il nostro mercato con prodotti standard ottenuto da mescole di grani di dubbia provenienza . Purtroppo gli utenti guardano più il costo del prodotto finito che la qualità .
Le multinazionali dei pastai!!!! La qualità della pasta è in genere ottima proprio perché è preparata con grano importato .Asserire il contrario è scorretto
Però il fatto che la prassi di usare il glifosato in pre-raccolta sia ammesso all’estero e non in Italia danneggia i produttori italiani. Bisognerebbe evidenziare questa circostanza nelle etichette
Gentile Sara Rossi, grazie per fare chiarezza. Possiamo smentire i comunicati Coldiretti sul glifosato canadese? E in Italia?
In Italia il grano duro che arriva dal Canada non è mai stato bloccato. Se contiene tracce di glifosato si tratta di valori al di sotto dei limiti e quindi del tutto regolare e pertanto viene utilizzato da moltissimi pastifici visto che rappresenta il 40% del fabbisogno nazionale. Moltissimi prodotti in commercio contengono sostanze con valori al di sotto dei limiti di legge e vengono consumate regolarmente. Coldiretti può dire quello che vuole ma questi sono i fatti. Se una persona vuole avere la certezza che la pasta non contenga alcun residuo deve scegliere il biologico.
Penso che in futuro la pasta e il pane sarà prodotto al 100 % con grano importato del Canada , Ucraina e altri paesi, in quanto i produttori italiani sono ridotti alla fame, e nessuno ne parla SINDACATI E POLITICI ,E UNA VERGOGNA NAZIONALE.
per dare un risposta soddisfacente a quanto da lei denunciato, bisognerebbe “istruire” il consumatore medio italiano…
Buongiorno, oltre a istruire bisognerebbe accorciare la catena commerciale. Non è pensabile che una famiglia debba spendere gran parte dello stipendio al supermercato! Credo che i produttori dovrebbero preferire le vendite sul web e gli spacci locali (a prezzi onesti, però!)
La vergogna nazionale è la struttura delle aziende agricole italiane, di dimensioni medie grottesche, gestite molto frequente da (almeno nominalmente) da ultrasessantenni, disastrose in termini di gestione ed efficienza economica. Buona parte dell’ agricoltura italiana “sta in piedi” solo grazie a sostegno pubblico. O si ristruttura completamente il sistema o si continuerà all’infinito con il solito chiagni e … (oh, poi aziende moderne ed efficienti ce ne sono eh, ma sono una minoranza)
La pasta italiana è diventata famosa nel mondo conquistando la sua notorietà negli ultimi cento anni. È sempre stata prodotta con grano duro nazionale e nessuno si era mai sognato prima di affermare che la sua qualità non fosse all’altezza della sua reputazione! L’utilizzo di grano duro estero è una realtà che è diventata percentualmente significativa negli ultimi tre decenni, trovando motivazione ESCLUSIVA in ragione di una riduzione di prezzi di mercato ( provenienza Turchia, Russia, Ucraina oltre che Canada ed USA).
Se la pasta italiana è ancora la migliore come 100 anni fa e adesso utilizza il 40% di grano importato vuol dire che la materia prima importata è di ottima qualità
Nessuno dice che non ci sia bisogno di importare grano estero perché anche un bambino da e si rende conto che il quantitativo di grano italiano non basta a soddisfare il fabbisogno annuo nazione male, QUI SI RECLAMA UNA GIUSTA RETRIBUZIONE DI QUELLO ITALIANO (CHE IO PRODUCO) visto che i prezzi di produzione sono lievitati all’inverosimile e il prezzo pagato a noi produttori è quello di 20 anni fa!!! Fatti una domanda e datti una risposta!
METTETE IN RISALTO L’INIQUITÀ DI UN SISTEMA CHE STA AMMAZZANDO I CEREALICOLTORI ITALIANI.
Siamo d’accordo le aziende che producono grano debbano essere correttamente retribuite, ma questo rientra nel più generale discorso sulla corretta retribuzione di tutte le aziende agricole e non solo.
se il consumatore medio italiano si rendesse consapevole di questo problema, forse potremmo vedere sostenuto dal mercato stesso una migliore quotazione del grano italiano.
Ma io volevo sapere le noci private del loro guscio che provengono dalla Ucraina terra devastata e distrutta dai bombardamenti come altre terre purtroppo come vediamo tutti i giorni, ma sono sicure da mangiare?le ho comprate all
‘eurospin. Ma me ne sono accorta dopo la provenienza e ora non so se mangiarle o buttarle.
Un motivo può spiegare la necessità di acquistare dai fornitori esteri la materia prima grano duro: la parcellizzazione delle produzioni nazionali, che non consentono all’industria molitoria di accedere a grosse partite di qualità elevata e soprattutto omogenea. Se dal lato dei produttori di grano nazionale si riuscisse a concentrarne l’offerta, basandola su poche varietà di riconosciuta qualità, la situazione potrebbe evolvere positivamente.
Dopodiché mi taccio, perché sono più esperto di altre filiere (soia), una coltura del Nordest, rispetto alla quale molto sarebbe ancora da fare. Ed infatti stiamo scrivendo un libro tecnico, che manca da 40 anni.
Bravi competenti non di parte
E’ giusto! Una stampa libera e’ essenziale ma ha bisogno di un supporto costante. Aiutiamola per quanto ci è possibile.
Antonella
Continuero’ a comprare solo pasta dichiarata con grano italiano, anche se il grano fosse di qualita’ peggiore. La superficie coltivata di cio’ che serve agli italiani deve aumentare!
L’economia italiana si basa prevalentemente sulla trasformazione di prodotti importati che poi vengono in parte consumati sul territorio ed il resto esportati. Non abbiamo né materie prime minerali né produzioni agricole sufficienti per vivere senza importare, trasformare ed esportare .
Giocoforza il settore meno importante, l’agricoltura , viene da sempre sacrificato, scientemente, a favore delle attività industriali in quanto in molti stati, per poter li’ esportare, dobbiamo importare quello che producono prevalentemente, derrate agricole.
Spesso queste sono a costo inferiore dei prodotti italiani per cui poi i nostri agricoltori devono subire la concorrenza di prodotti magari ottimi, ma che entrano in Italia per ragioni di carattere politico.
L’unione europea tende a favorire il formarsi di aziende di ampie dimensioni dove in genere la razionalità comporta la possibilità di produrre a minor costo e in quantità elevate e di uniformità qualitative come richiede ad esempio il settore molitorio per il frumento.
Sono però processi a lungo termine che comportano l’uscita dal mercato delle aziende agricole di minore dimensione.
Allo stesso tempo però certe produzioni di nicchia ricevono il gradimento di parte dei consumatori, disponibili a pagare il giusto per prodotti di alta qualita’ per cui poi troviamo disponibili entrambi le versioni: media, alta ed altissima qualità.
Questo fenomeno ha consentito ai produttori italiani più preparati di mantenere le loro aziende in buona salute anche se di modeste dimensioni proprio perché soddisfano le esigenze di consumatori disponibili a pagare di più per la qualità elevata.
Qualche decennio fa la spesa delle famiglie era costituita prevalentemente da acquisti di alimenti.
Purtroppo adesso, per fenomeni speculativi, si sta ritornando a questo fenomeno che dovrebbe essere ostacolato dal potere politico.
L’aumento notevole di incasso dell’Iva (mi pare di aver letto che si tratta di circa 5 miliardi di euro all’anno) ostacola una presa di posizione da parte del potere del governo.
Sta alle associazioni di consumatori farsi sentire e organizzare manifestazioni per riportare i prezzi al minuto su livelli consoni ai costi sostenuti da chi ora gode di speculazione evidente.
Grazie