Il 90% circa del petto di pollo venduto nei supermercati Lidl presenta delle strisce di grasso ben visibili ad occhio nudo. Si tratta di un segno inconfondibile che attesta una qualità della carne non eccellente, con una diversa consistenza e una maggiore quantità di grasso. La segnalazione è all’interno di un report dall’associazione animalista Essere Animali che evidenzia le criticità della carne ed è correlato allo scarso benessere degli animali. L’indagine ha riguardato 603 confezioni di petto di pollo proveniente da allevamenti convenzionali, raccolte tra dicembre 2023 e gennaio 2024 in undici città italiane, per un totale di trentotto punti vendita della catena.
La carne di pollo
L’iniziativa nasce nell’ambito di un’azione per tutelare la qualità di vita dei polli di cui abbiamo già parlato che si oppone alla scelta di utilizzare razze a crescita veloce. Questa volta il problema riguarda la catena di supermercati Lidl che con l’associazione animalista ha in corso una controversia sull’argomento. Anche se sul proprio sito Lidl Italia sostiene che il benessere animale costituisce un tema centrale delle politiche di approvvigionamento, finora l’azienda non ha preso impegni in questo senso.
Quella di pollo è una delle carni più consumate: ogni anno in Italia vengono macellati oltre 500 milioni di animali, più del 90% dei quali cresciuti in allevamenti intensivi. Rispetto a cinquant’anni fa, si legge nel rapporto di Essere Animali, i polli di oggi hanno un tasso di crescita più rapido del 400% e impiegano il 60% di tempo in meno a raggiungere il peso di macellazione. Una crescita rapida che ha effetti deleteri sulla salute degli animali, ne compromette le capacità di movimento e comporta lesioni e deformità dolorose.
Proprio per contrastare queste pratiche di allevamento intensivo l’European Chicken Commitment, una piattaforma supportata da quasi quaranta ONG in tutta Europa, chiede alle aziende di eliminare le principali cause di sofferenza dei polli da carne e il passaggio a razze a lento accrescimento. Oltre a ciò si chiede maggiore spazio a disposizione dei polli per muoversi, la presenza di arricchimenti ambientali e l’utilizzo di sistemi di stordimento più efficaci prima della macellazione.
Cosa sono le strisce bianche nel petto di pollo
Il white striping (termine inglese utilizzato per definire il problema delle striature bianche sui petti di pollo) è uno degli inconvenienti dell’aumento di peso rapido cui sono sottoposti gli animali che in poco tempo devono crescere in modo abnorme. Questo incremento di peso favorisce un incremento sproporzionato del petto e la formazione delle strisce che si possono nella carne delle confezioni di pollo della Lidl.
“Crescendo troppo in fretta, le fibre muscolari non ricevono sangue e ossigeno a sufficienza e alcune s’infiammano e muoiono per mancanza di ossigeno – spiega Massimiliano Petracci ordinario presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna. – Il loro posto è preso da strisce bianche di tessuto fibroso e grasso, da cui il nome di white striping”. Un fenomeno che riduce il valore nutrizionale della carne e fa aumentare il contenuto di grasso intramuscolare – e quindi modifica l’apporto calorico derivante da grassi. Nel petto di pollo si nota anche un aumento di tessuto connettivo che peggiora la digeribilità della carne. “Il white striping è un fenomeno assai diffuso, anche se è noto soprattutto tra ricercatori e tecnici” – continua l’esperto.
Petto di pollo e selezione
L’anomalia riguarda quasi esclusivamente il petto, che è anche la parte più importante da un punto di vista commerciale. “È proprio per questo motivo che si selezionano animali che, oltre a crescere rapidamente, sviluppano molto il petto. È qui che si rilevano questi depositi di grasso intramuscolare, che sono del tutto anomali in animali giovani. “Il fenomeno sovente è abbinato a un altro inconveniente chiamato wooden breast. In pratica – spiega Petracci – oltre alle strisce sul petto si rileva un accumulo di tessuto connettivo che rende la carne ‘legnosa’, dura e fibrosa. Entrambi i difetti, spesso presenti nello stesso petto, sono un problema che si riscontra in tutto il mondo, visto che i tipi genetici impiegati per l’allevamento del pollo da carne sono gli stessi”.
Qualità della carne con il white striping
Queste anomalie non presentano rischi per i consumatori, ed è difficile dire se creino disagio agli animali. “Anche se in alcuni polli è stata riscontrata una maggiore difficoltà ad aprire le ali,” prosegue il docente. “I due difetti però comportano una diminuzione della qualità della carne, tanto che sono in corso ricerche per capirne l’incidenza a livello commerciale e le conseguenze sulle caratteristiche qualitative. Al momento, quando il white striping è molto presente la carne si destina alla produzione di prodotti trasformati come hamburger, salsicce o panati”.
La scelta di Lidl di vendere questi petti di pollo di “seconda scelta” è del tutto lecita, ma il consumatore deve sapere che acquista un prodotto che può essere legnoso e avere un sapore non proprio ottimale. Per quanto riguarda il prezzo abbiamo confrontato i listini di Esselunga, Coop, Carrefour e Lidl e contrariamente a quanto ci saremmo aspettati i prezzi del petto di pollo intero della catena discount sono allineati a quelli di altri supermercati.
La vita dei polli
Il fenomeno, che riguarda esclusivamente il pollame da carne, è legato al rapido incremento di peso di questi animali, introdotti nel dopoguerra. “La carne di pollo è magra, ha un sapore neutro ed è consumata e apprezzata in tutti i Paesi”, spiega Petracci. Gli animali allevati oggi sono geneticamente predisposti a crescere velocemente e questo è possibile per la selezione delle razze e l’impiego di mangimi dedicati, alla fine vengono macellati dei pulcinotti e non dei veri polli adulti. In Italia i polli destinati alle rosticcerie sono macellati dopo cinque settimane, quando arrivano al peso di 1,5 kg.
Ci sono poi i polli medi, macellati a sei settimane al peso di 2,2/2,5 chili e destinati alla vendita di sezionati (petti, sovraccosce e fusi). Mentre i polli più pesanti che sono macellati intorno a cinquanta giorni possono raggiungere il peso di 3,5 kg e sono destinati alla trasformazione. “Oggi le aziende cercano di eliminare il problema del white striping selezionando tipi genetici che hanno un accrescimento dei muscoli pettorali più contenuto, ma anche macellando gli animali con un peso inferiore”, sottolinea il docente. “Un cambiamento che in ogni caso riguarda solo l’Europa: nel resto del mondo c’è minore sensibilità nei confronti di questo problema”.
La risposta di Lidl
“In riferimento alle accuse infondate e ingiustificate mosse dall’associazione animalista “Essere Animali”, Lidl Italia prende nettamente le distanze dalla diffusione in tono allarmistico di tali notizie, non veritiere e mirate esclusivamente a ottenere visibilità mediatica a discapito della corretta informazione al consumatore.
La presenza di striature bianche nei petti di pollo (“white striping”) comunemente disponibili in commercio, come riportato dai fornitori di Lidl e confermato dall’associazione di categoria dei produttori di carni (UNAItalia), non comporta alcun rischio per la salute del consumatore, può essere solo in parte riconducibile al tipo di allevamento e viene rilevata con frequenza trascurabile. Nel prodotto selezionato per Lidl, infatti, così come confermato dai fornitori della Catena, le striature bianche sono riscontrabili in una percentuale inferiore al 5.
Lidl Italia ribadisce il suo continuo e immutato impegno nello sviluppo di migliori standard di benessere animale. Un impegno concreto, intrapreso ben prima delle campagne avviate da Essere Animali, che si traduce, per esempio, nell’adozione, in collaborazione con i propri fornitori, di azioni concrete per migliorare le pratiche di allevamento e offrire quindi un assortimento sempre più responsabile. La carne fresca di pollo non elaborata venduta nei punti vendita dell’Insegna, ad esempio, proviene da fornitori che garantiscono allevamenti controllati e certificati, in cui si fa uso di luce naturale e di arricchimenti ambientali.
Aggiornamento del 26/02/2024: la risposta di Essere Animali a Lidl
Abbiamo appreso dai media di una risposta di Lidl al nostro report e riteniamo siano doverose alcune spiegazioni, in quanto la risposta dell’azienda non corrisponde a quanto documentato da Essere Animali in Italia e da numerose altre organizzazioni in tutta Europa nella catena dei fornitori di Lidl.
Nel nostro report specifico sul problema del white striping non abbiamo fatto riferimento a rischi generici per il consumatore, ma esclusivamente a quelli legati all’aumento dei grassi proprio dovuto alla presenza di white striping nel petto di pollo, un alimento che viene invece spesso presentato come l’emblema del prodotto ‘salutare’ a basso contenuto di grassi e ricco di proteine.
Questo è confermato anche dal dottor Massimiliano Petracci, ordinario presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, che in un articolo apparso proprio in questi giorni sul Fatto Alimentare spiega che nel caso dei polli a rapida crescita il petto presenta “depositi di grasso intramuscolare che sono del tutto anomali in animali giovani”. Lo stesso professore conferma le nostre affermazioni sulla qualità inferiore di prodotti affetti da white striping e spiega che insieme al wooden breast “comportano una diminuzione della qualità della carne, tanto che sono in corso ricerche per capirne l’incidenza a livello commerciale e le conseguenze sulle caratteristiche qualitative”.
Inoltre, anche un altro specialista intervistato proprio in questi giorni in completa autonomia dai media, il medico nutrizionista Fabio Mariniello, in un articolo apparso su Napoli Today spiega come il white striping renda il petto di pollo “più grasso rispetto allo standard” e che quindi “viene alterato/condizionato nei suoi “punti di forza”” e “diviene sconsigliato per chi soffre di dislipidemie, steatosi epatica, cardiopatie ed altri disturbi legati al consumo inadeguato di grassi”. Lo stesso Mariniello conferma le nostre affermazioni sulla qualità alterata della carne affetta da white striping.
La conclusione di Essere Animali
Su questo tema invitiamo con molto piacere i rappresentanti di Lidl in Italia a un incontro nei nostri uffici per poter valutare e consultare con noi il report prodotto. A questo ovviamente aggiungiamo la nostra massima disponibilità ad accompagnare i rappresentanti di Lidl insieme a un media indipendente nei loro supermercati, in modo da poter valutare insieme l’incidenza di questa problematica.
1. Bailey, R. A., Watson, K. A., Bilgili, S. F. & Avendano, S. The genetic basis of pectoralis major myopathies in modern broiler chicken lines. Poult. Sci. 94, 2870–2879 (2015)
© Riproduzione riservata. Foto: Essere Animali, Redazione
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giornalista scientifica
Mi pare molto bla-bla animalista e pochi dati fattivi. Facendo un po’ di ricerca online con studi comparativi fatti a modo, in doppio, se ne trova solo uno:
Il white striping è un difetto presente solo in polli gestiti con allevamento “tradizionale” a “veloce accrescimento”?
No. Uno studio a confronto fra “allevamento tradizionale” e “allevamento alternativo” (razza a lento accrescimento, senza antibiotici, con arricchimenti ambientali, e dieta con maggiore percentuale di cereali), ha mostrato che non ci sono differenze significative tra i due tipi di allevamento, in termini di white striping.
Fonte: Albrecht et al, 2019 – Conclusioni: The decelerated growth of the animals did not lead to a significant improvement for the incidence of WS in comparison to conventional production.
Ci sono pochi studi al riguardo. Il white striping si riscontra anche in polli a lento accrescimento che però vengono allevati in modo di incrementare velocemente il peso.
Non ha molto senso estrapolare da uno studio una singola frase, comunque i polli a lento accrescimento di cui si parla sono macellati a 42 giorni, non proprio dei vecchietti…in ogni caso, non etichetterei come “ bla bla animalista “ l’attenzione per il benessere animale.
Buongiorno,
ad ogni modo la presenza di “white striping” nella carne di pollo – a differenza di altre problematiche legate alla presenza nei cibi di sostanze nocive, che possono essere valutate solo mediante esami di laboratorio – può essere verificata direttamente dal cliente del supermercato, esaminando il colorito della carne contenuta nel vassoio. Giusto?
Lo dico perché la carne di pollo Lidl non proverrà certamente tutta da uno stesso allevamento, e boicottare tutta la carne di pollo Lidl mi sembra francamente stupido, considerato anche il fatto che – come affermato nell’articolo e su altri siti – il “white striping” non crea problemi per la salute.
E poi, siamo sicuri che questo sia un problema solo della Lidl? Chi ci dice che in altre realtà non vi sia una selezione della carne migliore a monte, per cui quella più scadente viene ad esempio macinata rendendo quindi impossibile un controllo?
E’ giusto porre l’accento sul benessere animale e spingere le aziende a sostenerlo non solo nelle parole ma anche nei fatti. Il consumo di carne è ormai da anni messo in discussione, così come appare sempre più necessaria una riduzione degli allevamenti. Una delle sfide del futuro sarà quella di trovare altre fonti più ecologiche di sostentamento, senza per questo eliminare del tutto la carne (per chi vorrà continuare a mangiarla) e, soprattutto, facendo in modo che essa continui ad essere disponibile per tutti i ceti sociali, ricchi e poveri.
Tuttavia – io credo – almeno nel caso della Lidl, non bisogna creare allarmismi. Chi acquista alla Lidl può tranquillamente selezionare a vista la carne migliore, e lasciare sui banchi quella più scadente. Penso che al giorno d’oggi sia moralmente giusto evitare gli sprechi, e sprecare vuol dire anche non comperare carne di pollo che potrebbe essere tranquillamente consumata.
Cosa ne pensate?
Grazie,
Alberto
Prima di scrivere l’articolo sono andato due volte a distanza di 4 giorni in un supermercato Lidl e ho sempre trovato petti di pollo con chiare evidenze di white striping
Il problema, come si legge anche nell’articolo, è molto diffuso e non riguarda solo Lidl Italia che Essere Animali ha chiamato in causa perché particolarmente refrattaria ad adottare misure efficaci per il benessere animale. Che è il problema centrale: questa carne non è pericolosa ma è meno sana e meno gradevole ( particolarmente se al fenomeno si associa quello del wooden breast che rende la carne legnosa e dura) rispetto a quella di un pollo ad accrescimento meno forzato. Come lei ha intuito, probabilmente altre catene della GDO usano questa carne per i trasformati, invece di metterla nel banco frigo. Resta il fatto che sarebbe opportuno chiedersi da dove viene e come è prodotto quello che mangiamo.
Aggiungo: quando scrivo che non bisogna creare allarmismi non mi riferisco certamente al vostro articolo. Grazie e cordiali saluti, Alberto.
Penso,,sia da rivedere tutto il settore carni da allevamento,spero al piu presto per averne la fiducia della sua bonta’
Personalmente credo che l’alimentazione onnivora è allo stadio terminale. E per fortuna, sopratutto per le sofferenze animali che sono dietro al consumo di carne e pesce… I vegetariani sono già il presente, i vegani probabilmente sono il futuro…ma forse ancora di più ci dovremo abituare ad essere frugivori (ammesso e concesso che le terre coltivate bastino a dare frutta e verdura a miliardi di persone sulla Terra). Vedremo. Saluti
Grazie per questi articoli, rendono un grande servizio ai consumatori e aiutano a scegliere meglio
Desidero intervenire sull’argomento per una serie di ragioni: innanzitutto per il dovuto rispetto nei confronti del consumatore.
Non tutti conoscono le attuali metodologie di allevamento degli animali destinati a produrre carni o uova.
Bisognerebbe innanzitutto tendere a superare tutte quelle tecniche di produzione che si allontanano dalla naturalità.
Personalmente acquisto solo uova dichiarate da allevamento all’aperto e mi piacerebbe che anche per le carni ci fosse la possibilità di poter scegliere tra quelle provenienti da allevamenti dove gli animali sono liberi di potersi muovere come vogliono.
Non è un caso che siano così ricercati i prodotti caseari provenienti dall’attività di “malga” dove le vacche scelgono quali erbe mangiare, donandoci un latte di elevata qualità. Indirizzare gli allevamenti verso la naturalità con apposite leggi che sfavoriscano metodologie di tipo industriale quali quelle che impediscono agli animali di potersi muovere a piacimento, ci consentirebbe di poter avere alimenti che, attraverso una rigida certificazione della qualità potrebbero tranquillizzarci per un consumo di maggior sicurezza.
Molte persone che sono diventate vegetariane in quanto non possono essere sicure della qualità dei prodotti di origine animale, potrebbero così tornare ad avere una alimentazione più varia e completa.
Altra problematica da risolvere è quella del rispetto degli animali. Anche in questo caso, normative più severe potrebbero migliorare sia la vita che il momento in cui gli animali vengono necessariamente abbattuti per la nostra alimentazione. Stordimenti più efficaci per non farli soffrire al momento dell’abbattimento, abolizione di trasporti per lunghi tragitti, fonti di stress e anche di peggioramento della qualità delle carni ecc.
Tutto questo in attesa che si sviluppi in maniera adeguata la produzione di proteine animali attraverso la ventilata “coltivazione delle carni” che assicuri prodotti certificati con indicazioni chiare di percentuali di grassi saturi e non, di acqua, e di tutti gli altri componenti.
Questa novità consentirà di dedicare maggiori quantità di territorio a ritornare ad essere “non coltivato” e pertanto a bosco come era prima che l’uomo lo trasformasse in terreno coltivato per far fronte alla fame imperante che contraddistingueva le nostre precedenti generazioni.
Si potranno mantenere attività di allevamento nelle zone di alta collina e di montagna per assicurare una presenza umana di controllo in quelle zone al fine di assicurare produzioni di alta qualità e il mantenimento di razze animali di pregio.
Sono esattamente le richieste di Essere Animali, cui Lidl non sta rispondendo.
La soluzione è compiere una scelta, l’atto più democratico che esiste al mondo, solo così si modificano le cose. Possiamo scegliere di non consumare determinati prodotti, allora facciamolo
Sinceramente non capisco tutto questo trambusto, d’altra parte è stato conumato fin’ora e non ci siamo mai posti il problema …
petti di pollo con white striping sono presenti in diversi supermercati oltre alla LIDL
Sì
Estremamente interessante, non ero a conoscenza di questa informazione molto utile.
Mai comprato carne di nessun tipo nei discount e mai ne comprerò. E quando leggo queste notizie mi vergogno di mangiare poveri animali che vengono maltrattati per arricchire gente senza scrupoli. Possibile che non si riesca a fare un contrassegno etico per quanto riguardano le carni animali come ad esempio avviene per frutta o verdura biologica oppure i vari DOC, IGP, ecc?
Il problema è presente anche negli altri supermercati
Buongiorno,
mi permetto di tornare sul discorso del “white striping”, anche a seguito della risposta dell’associazione Essere Animali a Lidl del 26 febbraio scorso, per sollecitargli un’argomentazione più precisa per quanto riguarda la minore qualità della carne di pollo affetta da questo problema.
Perché – tralasciando l’aspetto etico della questione (cioè il benessere animale), che è certamente importante e che non intendo qui minimizzare – da consumatore vorrei però che Benessere Animale mi fornisse i valori nutrizionali della carne di pollo affetta da “white striping” (percentuale di materia grassa rispetto alle proteine) per ciascuno dei diversi stadi individuati (score 1, 2, 3) rispetto allo stadio ideale (score 0).
Perché si fa presto a scrivere che la carne di pollo con “white striping” è meno sana.
Ci credo, per carità, è intuitivo. Ma quanto è poco sana?
Nei supermercati si vendono cibi salutari e cibi meno salutari (merendine, bibite, cibi trasformati) e tutti hanno la loro etichetta che fornisce al consumatore indicazioni precise sulle loro caratteristiche nutrizionali.
A me piacerebbe capire, qualora acquistassi del pollo con “white striping” (alla Lidl come altrove, visto che il problema riguarda molte altre realtà, non dimentichiamolo), a quanta qualità dovrei rinunciare rispetto al pollo privo di queste striature.
Perché solo con i numeri alla mano posso davvero quantificare il problema e capire se – per me – è davvero un problema (aspetto etico a parte, torno a ribadire).
Altrimenti – lasciatemelo scrivere – trovo l’approccio poco serio.
Grazie e cordiali saluti,
Alberto
grazie di queste preziose informazioni
E le altre parti del pollo diverse dal petto che caratteristiche hanno? Per esempio i fusi di pollo del Lidl speziati e arrostiti hanno una caratteristica. Le estremità dell’osso in prossimità delle cartilagini hanno una friabilità non comune, sono spugnose. Vengono dagli stessi pulcinotti col petto striato?
Tendenzialmente sì