L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato le Linee guida sul rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi, annunciate lo scorso 10 gennaio (leggi qui il nostro articolo sulle nuove regole per gli influencer). Come anticipato, le regole stabilite, per ora, non si applicano a tutti i creatori di contenuti, ma solo a quelli con un numero di follower complessivo di 1 milione (tra le varie piattaforme). Vediamole nel dettaglio.
Quali influencer sono coinvolti?
Il milione di follower non è l’unica caratteristica che devono avere i creatori di contenuti che dovranno rispettare le Linee guida dell’AGCOM. Gli influencer coinvolti devono anche aver pubblicato in un anno almeno 24 contenuti di stampo pubblicitario. Devono anche avere un engagement rate (la misura di quanto il pubblico interagisce con i contenuti) di almeno il 2% su una piattaforma. L’Autorità si riserva la possibilità di applicare in futuro queste linee guida anche a influencer ‘più piccoli’ e ad altri soggetti che operano online.
I principi generali
Le Linee guida contengono anche dei principi generali che la comunicazione degli influencer deve rispettare. In prima battuta, i contenuti non devono istigare il pubblico a commettere reati o fare apologia di reati. I creator devono anche rispettare la dignità umana e non devono “diffondere, incitare, propagandare oppure giustificare, minimizzare o in altro modo legittimare la violenza, l’odio o la discriminazione” nei confronti di persone e gruppi di persone, soprattutto nel caso di minoranze.
Allo stesso modo, i contenuti pubblicati non devono fare “vittimizzazione secondaria”, cioè deresponsabilizzare l’autore di atti di violenza, odio e discriminazione, o far ricadere parte della responsabilità sulle vittime. Infine, gli influencer devono rispettare le norma a tutela dei minori, evitando di pubblicare contenuti nocivi allo sviluppo fisico, psichico o morale dei più giovani oppure utilizzando gli strumenti forniti dalle piattaforme, se disponibili, per indicare che il contenuto è inadatto ai minori.
Le regole per l’influencer marketing
Quando pubblicano un contenuto pubblicitario in collaborazione con un’azienda, gli influencer devono evitare di ricorrere a “tecniche subliminali”. Devono rispettare inoltre le norme in tema di comunicazioni commerciali, televendite, sponsorizzazioni e inserimento di prodotti stabilite dal Testo unico ed evitare la pubblicità occulta.
Come già stabilito dalla Digital Chart dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (IAP), che risale al 2016, gli influencer devono rendere riconoscibile i contenuti a scopo commerciale (leggi qui il nostro articolo sulla Digital Chart). Per farlo, i creatori di contenuti con collaborazioni commerciali devono inserire nel testo che accompagna il contenuto (nella descrizione di un post su Instagram o Facebook) o in sovraimpressione (ad esempio in un video su Instagram o TikTok), una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo immediatamente riconoscibile. La maggior parte degli influencer già lo fanno, utilizzando hashtag come #ad o #adv. Piattaforme come Instagram, inoltre, consentono di rendere riconoscibili i post pubblicitari con la dicitura “sponsorizzato” o “paid partnership with” seguito dal nome del brand.
Chiedendo agli influencer di rispettare il Testo unico sui servizi di media audiovisivi, l’AGCOM impone anche di garantire una presentazione veritiera dei fatti, verificare la correttezza e l’obiettività delle informazioni, citando le fonti utilizzate, e contrastare la disinformazione online. I creator, infine, sono chiamati a rispettare il diritto d’autore e della proprietà intellettuale.
I limiti delle Linee guida
Le regole dell’AGCOM, per quanto riguarda la comunicazione commerciale, in realtà non aggiunge molto a quanto già indicato dallo IAP dal 2016. Tanto è vero che la maggior parte dei creator che pubblica contenuti sponsorizzati, già indica la natura commerciale del post. Il limite più grande è l’esclusione di tutto il sottobosco di micro-influencer, che così non sono tenuti a rispettare il Testo unico sui servizi di media audiovisivi come i grandi influencer. In merito l’AGCOM dichiara che “non appare giustificata l’imposizione di tali oneri”. Di fatto, però, in questo modo si esonerano creator con migliaia, o magari centinaia di migliaia di follower di continuare a pubblicare contenuti falsi, disinformativi o discriminatori, magari allo stesso tempo promuovendo questo o quel prodotto, senza segnalarlo adeguatamente al pubblico. Almeno per ora.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Non mi sembra equo applicare regole ai “macro” influencer e non ai “micro”. Credo che non sia formativo/educativo. Inoltre, mi sfugge la procedura della scelta numerica per distinguere macro da micro.
una normativa del tutto inutile e insufficiente. ingiustificata l’esclusione degli influencer sotto il milione: la regola deve valere per tutti. Infine ci vogliono le sanzioni: tempestive e severe, compreso l’oscuramento dei siti.
come al solito non si vuol decidere in modo chiaro…ma se ci devono essere delle regole, peraltro concordo pienamente che servono delle regole, che allora siano per tutti….