vino bottiglie tappo a vite

Dopo le polemiche suscitate dal Nutri-Score, l’introduzione dell’etichettatura ambientale sulle confezioni, l’aggiunta della dicitura “Spesso buono oltre…” accanto alla scadenza (o meglio al termine minimo di conservazione) e la stretta della Fda sulle regole per apporre claim salutistici sui prodotti, l’attenzione internazionale sulle etichette vira ora in direzione dei vini. Il casus belli stavolta è stata la decisione dell’Irlanda di adottare entro il 2026 etichette con avvertenze sui rischi legati al consumo di alcolici (in particolare per quanto riguarda la cancerogenicità dell’etanolo e alla capacità di danneggiare il fegato) e richiami a un loro uso moderato per vino, birra e liquori venduti sul territorio nazionale, dove il loro abuso è considerato responsabile di almeno mille casi di tumore all’anno.

Notificata lo scorso giugno, questa proposta (basata sull’articolo 12 dell’Ireland’s Public Health Act 2018 che stabilisce le regole per l’etichettatura delle bevande alcoliche messe in commercio entro i confini nazionali, compreso l’uso di avvertenze sanitarie) ha ottenuto il via libera della Commissione Europea. Tuttavia ha suscitato la reazione congiunta di altri Paesi membri dell’Ue come Italia, Francia e Spagna, che in quanto maggiori esportatori europei di vino, temono le ripercussioni degli “health warning” irlandesi sul mercato comunitario e sul loro export.

Donna preleva bottiglia di vino rosso dallo scaffale del supermercato
L’Irlanda ha ottenuto il via libera dalla Commissione europea all’iniziativa di inserire avvertenze sui rischi legati al consumo di alcolici in etichetta

A mostrarsi particolarmente preoccupata dal diffondersi di ingiustificati allarmi e dalla possibile demonizzazione degli alcolici in Europa c’è l’Italia, per la quale le esportazioni nel settore enologico valgono 14 miliardi di euro e coinvolgono centinaia di migliaia di aziende e un milione e 300mila addetti. Per questo lo scorso 15 marzo le Regioni italiane hanno concordato una linea d’azione comune per contrastare la possibile introduzione da parte del governo irlandese di norme tecniche e restrizioni commerciali che potrebbero mettere in crisi migliaia di microimprese che, nell’impossibilità di sostenere i costi di un’etichettatura differenziata, resterebbero esclusi dal mercato irlandese.

In particolare, per contrastare l’introduzione di un’etichettatura che sottintenda un’equiparazione alcol-vino-sigarette ritenuta falsa e senza fondamento scientifico, le Regioni hanno scritto una lettera al presidente del Comitato europeo delle Regioni (CdR) e l’hanno sottoposta alla firma degli altri Paesi mediterranei e che condividono con l’Italia la cultura del vino. In più il ministro Tajani si è fatto promotore di una missiva firmata da un terzo degli Stati membri e indirizzata alla Commissione europea, in cui si sottolineano le compromissioni che l’iniziativa irlandese potrebbe provocare sul buon funzionamento del mercato unico europeo. Il tutto nel tentativo di giocare d’anticipo rispetto al parere dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che ha tempo fino al 6 maggio per pronunciarsi in merito alla misura richiesta dall’Irlanda e renderla o meno operativa.

Secondo l’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità e la Federazione delle società scientifiche europee sulle dipendenze (Eufas) la polemica italiana è infondata perché l’iniziativa irlandese è in linea con la Risoluzione adottata nel febbraio 2022 dal Parlamento europeo per rafforzare le strategie comunitarie nella lotta contro il cancro. L’etichetta, infatti, ha il solo scopo di offrire ai consumatori informazioni più appropriate (perché scientificamente fondate) in merito ai potenziali effetti dell’alcol, al fine di promuoverne un consumo più consapevole (esattamene come avviene con l’indicazione obbligatoria degli ingredienti e delle informazioni nutrizionali per gli alimenti). Pertanto, secondo alcuni osservatori, l’opposizione degli operatori del settore enologico a un miglioramento dell’etichettatura delle bevande alcoliche in linea con le esigenze di trasparenza richieste dal mercato, potrebbe addirittura risultare controproducente per il vino made in Italy, più della messa in guardia rispetto ai potenziali rischi del suo consumo eccessivo.

© Riproduzione riservata Foto: Fotolia, AdobeStock

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Federico
Federico
8 Aprile 2023 15:06

Perché dite “ingiustificati allarmi”? L’alcool è cancerogeno, non c’è niente di ingiustificato. Il timore dei produttori è comprensibile, ma niente può cambiare la realtà, cioè che l’alcool è dannoso. Che sia nel vino, nella birra, nell’ grappa, non cambia.

giova
giova
8 Aprile 2023 15:26

Finchè non sarà chiara la differenza tra un’etichetta trasparente finalizzata ad informare l’acquirente e un’etichetta autopromozionale del prodotto, finalizzata a vendere, passi avanti non ne faremo.
I produttori di vino hanno sempre ostacolato qualsiasi innovazione informativa, anche sulle etichette (v. l’opposizione durissima all’indicazione dei solfiti, piuttosto che la commercializzazione di bottiglie con volume inferiore ai 75 cl.).

massimo brizzi
massimo brizzi
8 Aprile 2023 16:20

Spero che il Fatto non si schieri tra i difensori del business e contro l’evidenza scientifica , l’alcool come altre sostanze sono causa di milioni di tumori nel mondo ma per fare soldi la resistenza ad ammetterlo, anche da parte di operatori evidentemente in malafede, sono fortissime.
Continuate in una corretta ed imparziale informazione

Luca
Luca
9 Aprile 2023 11:54

Ogni abuso è dannoso, persino quello del bere acqua . Allora occorre aumentare la cultura del mangiare e del bere . O forse vogliamo mettere un ALERT su tutti i pesci interi per non far ingerire le spine ? un 14enne che vuole sballarsi si scolerà lo stesso una bottiglia di vino o di brandy . Preferisco che venga evidenziato in carattere molto grande il contenuto in alcool di tutti i vini, alcolici e birre . E poi ognuno si regoli . Da parte mia eviterò più facilmente di comprare vini al di sotto dei 13° , senza dovermi mettere gli occhiali per cercare dove è scritto

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  Luca
29 Aprile 2023 09:43

Scegliere una bottiglia di vino (o di qualunque altro alcolico) in base al suo contenuto di alcol mi pare un emerita … assurdità
Buona giornata a tutti

Roberto Stanzani
Roberto Stanzani
29 Aprile 2023 14:35

I produttori italiani sono ben contenti di spedire negli USA milioni di bottiglie, tutte con etichetta specifica dove è indicato che l’alcol fa malissimo. Strana questa cosa.

davis13
davis13
29 Aprile 2023 15:21

Paese strano l’italia dove vige uno stato paternalista in materia di diritti civili e sostanze stupefacenti ma non in materia di alcool…